... Qui solo qualche
veloce considerazione. L’attentato al Charlie Hebdo del 7 gennaio 2015 ha colpito un bersaglio perfetto per
alimentare di magma vulcanico la “guerra al terrorismo”, tirarci dentro
milionate di boccaloni destri e sinistri a sostegno di guerre e “misure di
sicurezza”, fornire benzina ai piromani dell’universo mediatico e politico
globalizzato. Tutto nel nome di quella sacra “libertà di stampa”, simbolo della
nostra superiore civiltà, rappresentata da noi da becchini della libertà di
stampa come la Botteri ,
Pigi Battista, Calabresi, Gramellini, Mauro, Scalfari e, nel resto
dell’emisfero, da presstituti solo un tantino meno rozzi di questi. Un
verminaio ora rimescolato e infoiato da un evento che gli dà la possibilità di
coprire la propria abiezione con nuovi spurghi di odio e menzogne.
“Charlie Hebdo”, è una rivista
satirica che ha la sua ragion d’essere nell’islamofobia, cioè nella guerra
imperiale al “terrorismo” e contro diversi milioni di cittadini francesi
satanizzati perché con nome arabo. Accanita seminatrice di odio antislamico,
beceramente razzista, un concentrato di volgarità, vuoi di solleticamenti
pruriginosi (Wolinski), vuoi da ufficio propaganda dei macellai di musulmani,
al servizio del suprematismo euro-atlantico-sionista e, dunque,vessillo della
civiltà occidentale a tutti cara, pure alle banche. Tanto che queste la
salvarono dal fallimento e le infilarono economisti di vaglia, come Bernard
Maris, pure dirigente nel Consiglio Generale della Banca di Francia.
Rientra in questo ordine di cose l’entusiasmo con cui il mattinale ha
accolto l’opera del sodale Michel Houellebecq, celebratissimo e ora
protettissimo romanziere, il cui capolavoro, “La sottomissione”, è uscito in
felice sincronismo con l’attentato. La sottomissione deprecata per tutte le
centinaia di pagine è quella dell’Occidente che ha “rinunciato a difendere i suoi
valori” e ha ceduto all’Islam, la
più stupida delle religioni”. Non meraviglia che, su “Il Fatto Quotidiano”,
il vignettista Disegni solidarizzi con i colleghi parigini e, in particolare,
con il già citato amico e maestro Wolinski. Chissà perché m’è venuto in mente
il giorno, al tempo del disfacimento Nato della Jugoslavia, quando collaboravo
a una sua rivista, in cui Disegni mi cacciò dal giornale, spiegandomi che non
poteva tollerare nel suo giornale uno che stava dalla parte dei serbi.
House Organ di sinistra, con
altri (Liberation, Le
Monde), dei servizi segreti franco-israeliani, è anello fintamente satirico
della catena psicoterrorista che ci deve ammanettare tutti e trascinarci
convinti alla guerra contro democrazia e resto del mondo. L’attentato parigino,
preceduto dagli altri tre grandi episodi della campagna per il Nuovo Ordine
Mondiale, Torri Gemelle-Pentagono, metrò di Londra, ferrovia di Madrid (ma noi
siamo stati gli antesignani: Piazza, Fontana, Italicus, Brescia, Moro, le bombe
del mafia-regime), si inserisce alla perfezione nella storia del terrorismo false flag. Minimo, o massimo,
comune denominatore, un cui
prodestche si risolve immancabilmente a vantaggio della vittima conclamata
e a esiziale detrimento dei responsabili inventati.
L’apocalisse scatenata dal
capitalismo terrorista in tutto il mondo, come di prammatica anche stavolta è
stata firmata dall’urlo Allah-U-Akbar. Prova inconfutabile di chi siano i
mandanti, no?A prima vista, l’operazione rientra nella campagna di
destabilizzazione dell’Europa che, attraverso sfascio economico-sociale,
conflitti interetnici e misure di “sicurezza”, deve rafforzare la marcia verso
Stati di polizia, politicamente ed economicamente assoggettati all’élite
sovranazionale, ma controllati da proconsoli e signori incontrastati della vita
dei loro sudditi.
Si possono individuare due
motivazioni specifiche: una punizione USraeliana a Hollande, che non si era
peritato di invocare la revoca delle sanzioni al mostro russo, inaccettabile
incrinatura del blocco bellico del Nuovo Ordine Mondiale (avviso alla Merkel e
ad altri devianti), con effetti a lungo termine di disgregazione sociale e
conflitto inter-etnico; oppure un contributo della casta antropofaga francese,
in questo caso concordato con i padrini d’oltremare, alla guerra infinita
esercitata, fuori, contro le colonie recuperande (Mali, Chad, RCA, Maghreb) e,
a casa, contro il cuneo sociale islamico e l’insubordinazione di massa
che compromettono le mire dei correligionari dei maestri di Tel Aviv ,
Hollande, Fabius, Sarkozy, Lagarde.
Pensate alle ricadute della
carneficina “islamista” di Parigi, ascoltate gli ululati delle mute di
sciacalli che per un bel po’ avranno modo di cibarsi di cadaveri della verità.
Quante ragioni di più avranno, agli occhi dei decerebrati dai media, i
trogloditi nazifascisti e razzisti che si aggirano in sparuti ma vociferanti
drappelli per l’Europa, e sono tanto utili a spostare il giudizio di estrema
destra, di fascismo, dalla classe dirigente a queste bande di manipolati.
Quanto si attenuerà la protesta per le immonde condizioni dei migranti
invasori. Quanto ne saranno rafforzati l’impeto e l’impunità degli addetti alla
repressione di “corpi estranei”, come dei dissidenti autoctoni: Ilva, Tav, Tap,
Trivelle, basi militari, disoccupazione, miseria, Renzi che toglie gli ultimi
lacciuoli ai grandi evasori (avete visto che chi guadagna di più potrà
evadere di più) e a quelli in cui era stata costretta l’inclinazione a delinquere
di Berlusconi. Sempre più degna dei suoi antichi e recenti titolari, si ergerà
una civiltà partorita dai roghi e dagli squartamenti di mille Torquemada, dalle
crociate da mille anni mai interrotte, dalla guerra infinita, dal dio bliblico,
il più sanguinario e protervo della storia.
Bonus aggiuntivo, la distrazione
di massa occidentale dalla dittatura neoliberista in progress, dal genocidio
sociale euro-atlantico e dalle guerre militari ed economiche che portano
avanti. La distrazione, da noi, dalle canagliate, una dopo l’altra, che ci
infliggono il ciarlatano zannuto e le sue risibili ancelle.Tutto questo si
ripete nei secoli della tirannia feudalcapitalista, monotonamente e anche con
trasparente pressapochismo, salvaguardato, però, dalle coperture mediatiche.
Coperture nelle grandi occasioni condivise con passione sfrenata dal
“manifesto”: mobilitati tutti i furbi e i naives della redazione e del suo
cerchio magico per ben 13 articoli fiammanti per 6 pagine, fotone e vignette,
in difesa della libertà di stampa offesa. Ce ne fosse uno, tra questi pensosi
guru del politically correct, che, sulla scorta di una storia
clamorosa di false flag padronali, da Pearl Harbour al
Golfo del Tonchino, dallo stesso 11 settembre al piano del Pentagono
(Northwoods) di far saltare per aria, sotto etichetta cubana, palazzi
governativi negli Usa e abbattere un aereo di studenti statunitensi nel cielo
dell’Isola, avesse osato un assolo problematico, dubbioso.
Gli autori dell’eccidio, veri
professionisti che non avevano nemmeno effettuato un sopraluogo sulla scena.
Che bisogno c’era? Servono così, bruti selvaggi, tanto dietro hanno chi
professionista lo è davvero. Kalachnikov alla mano e passamontagna sul viso,
hanno sbagliato portone e cercato indicazioni da un passante. Sono stati
identificati prima ancora che si asciugasse il sangue. Nuovamente esponenti di
quella comunità islamica che stoltamente si è tollerata, che deve stare bagnata
con la coda tra le gambe.Tre di quei 18mila tagliagole stranieri, perlopiù
europei, di cui l’Intelligence e la polizia sapevano tutto e li tenevano fissi
d’occhio e di intercettazioni, ma che potevano agevolmente espatriare,
addestrarsi nelle basi governate da istruttori Usa-Nato, e gestite dai
subalterni giordani, turchi, qatarioti, sauditi. Per poi altrettanto
agevolmente rientrare, sotto lo sguardo comprensivo dei protettori dello Stato,
e dedicarsi al mercenariato imperiale domestico. Di conseguenza, si ammette,
sorveglianza zero sui “potenziali terroristi”, pur celebrati dall’ossessiva
vulgata del “nemico della porta accanto”. Ora, vista la figuraccia del mancato
controllo su uscite verso il Medioriente e rientro, cambiano versione: quelli
lì non sono affatto stati in Siria. Invece si sono addestrati sparacchiando qua
e là per Parigi, con tanto di istruttori
di rango, sempre fuori da sguardi e cimici indiscreti. Figuraccia al cubo. E così, dal momento in cui è iniziata la sparatoria, subito
ripresa e telefonata dai giornalisti di CH con telefonino e comunicata dal
furgone della polizia sul posto, poi mitragliato, è passata quasi mezz'ora
prima dell'arrivo di rinforzi, in una delle metropoli più sorvegliata e
tecnologizzata del mondo.
Chi fossero i tre, mica s’è
saputo grazie al costante controllo su movimenti e discorsi scientificamente
condotto dai modernissimi flic tecnologizzati francesi. Figurati, è
bastata una carta d’identità abbandonata nella fuga da un attentatore che,
comprensibilmente, terminata la sparatoria e in fuga frenetica dalla scena, ha
ammazzato il tempo tirando fuori il portafoglio (per vedere se bastava per il
taxi?) e frugatoci dentro, estratta la tessera, l’ha posta in bella evidenza
sul sedile. Ricorda quel umoristico passaporto di Mohammed Atta, presunto
capofila dei dirottatori dell’11/9, trovato lindo e intonso nel pulviscolo di
tre grattacieli disintegrati. Con Atta che dal padre viene rivelato vivo, nella
disattenzione assoluta dei gazzettieri. Visto che ovviamente la carta
d’identità è stata lasciata a bella posta, quale sarà stato lo scopo? Indicare
una testa di legno come autore e coprire quelle vere?
Vedremo, nei prossimi giorni,
quanto questa operazioni prodest all’Obama in precipitoso calo di
consensi (come lo era Bush al tempo delle Torri), a multinazionali, banche,
Pentagono e armieri, tutti quelli che devono gestire il trasferimento di
ricchezza dalla periferia al centro e dal basso verso l’alto. E poi, scendendo
per li rami, a un’UE di nominati da business e arsenali, in crisi di
credibilità e fiducia; a despoti europei reclutati per fare da capro espiatorio
pagatore nella guerra alla Russia e al resto del mondo; a produttori di
tecnologie per il controllo sociale; alle combine mafiose tra PD e soci e
faccendieri. Allo sparaballe in carenza di aria fritta. Al papa che sollecita
gli islamici, solo loro, a farla finita con il terrorismo. Dall’altra parte,
vedremo di che prodest ci
avvantaggeremo noi, comuni mortali, islamici, cristiani o niente, di che
lacrime gronderemo e di che sangue….
Concludendo, un esercizio di
fantasia. Immaginiamo cosa sarebbe successo, in termini di esecrazione e
persecuzione degli antisemiti, se quelle vignette su Allah a culo all’aria e
Maometto stupratore bombarolo avessero preso di mira Jahve, Mosé, o un
qualsiasi “eterno ebreo”..?
Fulvio Grimaldi - fulvio.grimaldi@gmail.com
www.fulviogrimaldicontroblog. info
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Commento di Paola M.: "...la libertà di espressione non è messa in discussione da un omicidio spettacolare, se è garantita in un paese o da un patto culturale e politico.
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Commento di Paola M.: "...la libertà di espressione non è messa in discussione da un omicidio spettacolare, se è garantita in un paese o da un patto culturale e politico.
nello specifico di charlie Hebdo è una libertà non trasgressiva ma ossessiva.
personalmente non mi sembra che si sia liberi perché si inculano i padroni o i profeti non è nemmeno un gran livello di civiltà, sensibilità ed è al limite dell'abuso per tutti quelli (diciamo metà del mondo) che non necessariamente usano il cazzo come "arma di scherno o di offesa", insomma culturalmente simile all'usare lo stupro come arma .... sarà che sono donna, ma queste cose le colgo.
il "ridicule", la satira ha un margine con la offesa via sodomizzazione o stupro ... da parecchie delle vignette che ho guardato oggi, non conoscevano bene il limite (e conoscere il limite fa parte della libertà di persone intelligenti)
qui poi si tratta di un omicidio per "delusione " (che in inglese significa falsa realtà) politica e sebbene non si capisce bene ancora, sembra, da come starebbero scappano alla persa (se sono veri i report) che siano anche 4 gatti.
quindi secondo me non è una guerra tra ideologie, non è in gioco la libertà di espressione, ma solo che gli agenti omicidi hanno massimizzato la visibilità del loro gesto, ISI insegna ed a sua volta ha imparato dall'occidente, probabilmente.
stiamo parlando di un crimine non dello status di una nazione, della libertà della cultura dei popoli e nemmeno di un plot internazionale, pare, nonostante sia un crimine orrendo.
il resto è approfittare della morte di persone, nonostante la incompetenza nel proteggere le stesse vittime."
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