Come ogni cosa nella vita ci deve essere il giusto equilibrio delle forze, la funzione del “mediatore” nella ricerca di Dio non può che essere quella di accompagnamento verso la conoscenza della verità, ma la verità, quella vera.
"La parola” è una forza in se, una volta trasferita non ha più necessità del “mediatore”. La presenza continua ed ingombrante del “mediatore umano” tra Dio e la sua “creatura” alla fine si spiega solo nella forza usuraia, utile solo a far sopravvivere il mediatore che diventa un parassita della fede altrui e di conseguenza ne determina di fatto debolezza della verità di cui si è attribuito il monopolio.
La chiesa, quindi, potrebbe essere anche un ostacolo nell’arrivare al Dio Verità, in quanto si è voluta dare il monopolio di una verità che sta solo in lei e non può essere trasferita. La presenza è nel Logos (GV 1,1) e la parola passa dalla bocca all’orecchio dalla mente al cuore, si sdoppia diventa seme e cresce.
Ecco la necessità (tutta umana) di avere una “presenza” - “rituale” diversa dalla “parola”, ossia la presenza eucaristica, per giustificare il monopolio della chiesa sulla verità di Dio.
Un Dio infinito, onnisciente e onnipotente, non escluderebbe mai gli altri infiniti modi di parlare alle sue creature “tutte” e tanto meno darebbe mandato esclusivo solo alcuni uomini su tutti gli altri, e solo in un periodo storico preciso, e perché mai quello (2000 anni fa) che è insignificante rispetto all’infinito e all’eternità, se così non fosse non stiamo parlando del Dio unico onnisciente onnipotente buono ed universale.
Un Dio che ha creato l’universo estremamente preciso e razionale troverebbe la necessità di realizzare ben “dieci” (10) dogmi contro ogni principio di coerenza e non contraddizione per tenere in piedi la sua stessa dottrina esistenziale della “verità”, e tutto questo tramite la sua terza persona lo Spirito Santo ispiratore, perché altrimenti la sua “stessa” creatura non comprenderebbe il suo Creatore ed il disegno divino?!
Giuseppe Turrisi
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