In
entrambe le interrogazioni sono state evidenziate le anomalie
architettoniche del manufatto realizzato sopra il monastero, la
chiusura del sito con l’esposizione del cartello di proprietà
privata e le incongruenze rilevate tra i pareri espressi dalla
sovrintendenza ai beni archeologici e la sovrintendenza ai beni
paesaggistici e ambientali. In molti conoscono l’importanza del
sito archeologico di Malano soprattutto per la caratteristica di
avere (ha detta dell'archeologo Federico Prayon e dello storico Lidio
Gasperini) due primati: quello della massima concentrazione di are
rupestri sacro-funerarie di periodo etrusco-romano e quello della
massima concentrazione di monumenti epigrafici latini rupestri.
Mario
Tizi dell’Archeotuscia descrive l’abbazia benedettina di San
Nicolao (molto probabilmente l'Ecclesia Sancti Nicolai in Valle
Sorana di cui si parla nelle cronache benedettine conservate a
Montecassino) “un complesso che trasmette un senso di imponenza non
tanto per le dimensioni in sé, quanto per la formidabile mole del
masso di peperino su cui sorgono i ruderi” e continua definendolo
come “un importante e sostanzialmente incontaminato ambiente in cui
possono leggersi tutte le fasi antropiche attraversate nei millenni
dal territorio cimino dal Neolitico, alle presenze etrusche, romane,
paleocristiane e fino a tutto il Basso Medioevo”. Risulta dunque
evidente che si è di fronte ad un atto che suscita molte perplessità
in molti viterbesi e che necessita quanto prima di un chiarimento da
parte delle istituzioni che forse non hanno vigilato adeguatamente
sulle varie fasi dell’iter procedurale seguito per l’acquisizione
dei permessi e che con la loro inefficienza hanno contribuito al
depauperamento del patrimonio storico, archeologico e paesaggistico
della Tuscia.
Stefano Fiori
Movimento 5 stelle di Viterbo
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.