Nell'immagine "io sono uno con il sole" una creazione artistica di Teri Volini
L'inaugurazione a Potenza della mostra "L'arte non è cosa nostra" presso la Galleria Civica, che vede presentati ufficialmente in connesione con la "sezione lucana" della Biennale di Venezia 20 artisti rigorosamente al maschile e per inciso nemmeno tutti della Basilicata, alla faccia di decine di artisti e artiste lucane di valore che non sono in alcun modo stati/e consultati/e per verificare se erano "degni " di partecipare alla manifestazione - mi offre lo spunto - come artista, operatrice culturale e presidente di un'associazione di arte e cultura - per una forse non superflua riflessione.
Il sistema dell'arte? È Cosa Nostra!
Nel mondo della cosiddetta arte, tutto è in linea con ciò che succede abitualmente nella società consumista che ingloba e lobotomizza la maggior parte della gente.
Il sistema dell'arte: enorme, blobboso organismo dotato di vita propria e sebbene ormai prossimo alla scadenza - al pari di tanti altri usurati settori politico/economico/cultural/sociali a livello mondiale - tenacemente abbarbicato alle modalità e alleanze più corrotte di quella parte della società non esattamente"civile".
Il sistema dell'arte: un contenitore di dubbio nitore, in cui l'arte si è venuta come a “dissolvere”, determinando un abbaglio, una deformazione, una dequalificazione, una confusione che nulla ha a che vedere con la realtà e la profondità della creazione artistica.
Il mondo della cosiddetta arte: un sistema perverso, con comandamenti tutti suoi, il primo dei quali è fare dell'arte stessa non un nobile fine - in cui l'Opera, la sua qualità e la pienezza di senso siano protagonisti - quanto piuttosto un mezzo machiavelliano per acquisire sostegni importanti, visibilità, fama e danaro.
Insomma le qualità che si richiedono a un "prodotto" per la vendita; e come in una qualunque Impresa Commerciale, ciò che conta è il "risultato ad ogni costo"...
In carriera!
Di conseguenza, nel mondo dell' arte in carriera si richiede agli "operatori del settore" - artisti compresi - una forte dose di cinismo, di super-intraprendenza manageriale, di ambizione morbosa, di competizione come valore, anche se ciò "può" voler dire essere privi di etica - perlomeno professionale - e di dignità.
Lo scopo finale è il successo, la fama, il denaro, raggiunti grazie alle giuste conoscenze, alle modalità carbonare, agli ammanigliamenti di ogni tipo.
La civile correttezza, l'attenzione nelle relazioni e nei comportamenti, la condivisione delle opportunità, il rispetto per il lavoro e l'esperienza altrui, sono cose risibili per gli scafati personaggi del sistema dell'arte, che scambiano la furbizia per intelligenza e non si peritano di mostrare impunemente le caratteristiche non precisamente virtuose di arrampicatori ed arrivisti...
In questa ottica i sentimenti e i diritti di pari opportunità delle persone non contano granché; la strumentalizzazione è d'obbligo; l'alleanza si fa sotterraneamente e coi più forti: siamo insomma nel regno globale e incontrastato della riduzione dell'umano a cosa...
Dal lato dei "risultati" comunemente ritenuti importanti, è penalizzante non appartenere a quel mondo, visto che in esso qualunque "concorrente", emerito o mediocre che sia, a patto che si dia molto da fare - public/relazionando, spingendo, spintonando, vendendosi, comprando, conoscendo, pagando, occhieggiando, ammanigliando, tradendo, eliminando – raggiunge il suo scopo, riceve riconoscimenti e quant'altro.
Quanto agli altri artisti, rimangono lì imbambolati, tanto strettamente imbozzolati nel loro inutile e improduttivo egocentrismo da non rendersi conto che l'alternativa alle ingiuste modalità del “sistema” non è consumarsi nel torvo rimuginare, ma semmai unirsi tra loro, protestare, farsi valere, invece di isolarsi ulteriormente, con triste risultato di impedire alla loro creatività se non la reale espansione, anche il giusto riconoscimento.
Tutto si tace: sia essi che la società “civile”; gli esclusi si limitano ad avvolgersi nel tarlato mantello di una protestata ma non espressa - quindi inutile - indignazione, rinunciando anche a conoscere quanto e come accade – o guardandosi bene dall'evidenziare quanto di ingiusto pervade - anche a causa del loro silenzio - ogni ambito della vita sociale, mutilando in tal modo la parte più attiva della partecipazione alla vita sociale e culturale.
Molti si chiudono nel loro mondo, nella inutile speranza delle briciole che le miopi Istituzioni magari getteranno loro se appena insistono un po', o fanno i bravi; altri non fanno neanche questo, nell'assurdo timore medievale di venire individuati dal potere e quindi vieppiù respinti ai margini o stigmatizzati: cosa comunque non tanto lontana dalla realtà, specie nei piccoli centri feudali, e che comunque è resa possibile – nel 3° millennio! - proprio dall'isolamento e dalla paura di esporsi, seppure per rivendicare attenzione e diritti!
Ma attenzione: se, mancando un sana opinione pubblica, capace di esprimere una “resistenza condivisa e critica”, il "potere" , sotto forma di arroganti organizzatori, trova davanti a sé individui soli, immobilizzati dalla paura o mossi da interessi particolari, è fatta: il sistema si riproduce imperturbato, e Cosa Nostra può dilagare.
Prof.ssa Teri Volini
artista, operatrice culturale,
presidente del Centro d’Arte e Cultura Delta di Potenza
mercoledì 12 ottobre 2011
Potenza in Arte - Teri Volini: "L'arte è creatività e bellezza... Oppure è solo Cosa Nostra..?"
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