giovedì 20 ottobre 2011
Yukari Saito e l'emergenza nucleare in Giappone e nel mondo....
Cari amici, sono passati 3 mesi da quando avete ricevuto una mia ultima mail di tono assai disperato inviatavi dal Giappone. E ora, vi scrivo di nuovo da Kyoto - questa volta solo di passaggio, quindi, perdonatemi se scrivo di corsa - purtroppo con lo stesso tono, ma più per indignazione che per disperazione.
Perché?
Perché, ora, il governo giapponese sta cercando di trovare una via d'uscita
dalla crisi nucleare non con l'abbandono dell'atomo bensì con l'esportazione
degli impianti e della tecnologia, visto che il suo popolo non lo vuole più
in casa.
Metto in calce alcuni link delle ultime notizie in inglese sulla
dichiarazione e le mosse del ministro dell'economia e dell'industria
giapponese a Parigi (forse lo sapete già?).
Queste riconfermano esattamente la vergognosa e ridicola apparizione del
primo ministro Noda (del mese scorso) all'Onu dove ha osato parlare della
"sicurezza della tecnologia nucleare giapponese da portare al massimo
livello" con l'intento di non rinunciare all'esportazione mentre il disastro
di Fukushima non vede(va) ancora l'uscita dal tunnel radioattivo.
Il ministro giapponese sta ora corteggiando soprattutto la Turchia (che non
dista cosi tanto dall'Italia).
Dopo avervi chiesto l'aiuto, all'inizio di agosto, con alcuni miei
connazionali residenti in Italia, abbiamo promosso una petizione tra i
cittadini giapponesi in Italia (e in Europa) per chiedere al nostro governo
di proseguire la politica di uscire dalla dipendenza "lanciata" da Naoto
Kan, il premier fino a fine agosto, raccogliendo 140 adesioni, presentate
poi al nuovo governo.
Ma, se desiderare l'uscita del Giappone dalla dipendenza nucleare significa
l'esportazione degli impianti all'estero, mi vacilla e crolla la certezza di
aver fatto una cosa giusta.
(Già negli ultimi decenni il Giappone ha esportato - soprattutto nei paesi
asiatici - cosi abbondanti veleni industriali che la prosperità economica e
la vita moderna confortevolissima comportano quando si cerca di contenere le
spese.)
Come fermarlo?
Un'idea che mi è venuta è questa.
Promuovere una specie di campagna di boicottaggio "costruttiva", massiccia e
transnazionale nei confronti dei maggiori produttori d’impianti nucleari
giapponesi, quali Mitsubishi Heavy Industries, Hitachi e la Toshiba.
Cioè studiare una serie di azioni per convincere queste compagnie che il
settore non ha alcun futuro (quindi è meglio abbandonarlo e convertire
completamente in altri settori).
Credo che un boicottaggio in queste circostanze funzioni meglio fuori dal
Giappone.
Perché, benché a boicottare di queste compagnie nel paese al livello
individuale ce ne sono, una campagna creerebbe più le lacerazioni
nell'opinione pubblica - i danni ai lavoratori ecc. - che non possiamo
assolutamente permetterci ora come movimenti antinucleari.
Che ne pensate?
Altre idee migliori?
Chi può muoversi?
Infine, sperando di "ricuperare" un po' il vostro umore, segnalo anche una
notizia buona:
nel prossimo gennaio (14-15 gennaio 2012) a Yokohama avrà luogo una
conferenza internazionale "Addio all'energia nucleare" organizzata da Peace
Boat, GreenPeace Japan, Citizens' Nuclear Information Center e altre 3
associazioni giapponesi.
Le prime informazioni organizzative (sempre in inglese) trovate qui:
http://npfree.jp/download/20111004_Concept_Paper_en.pdf
Come Centro di documentazione abbiamo già aderito e io mi metto a vostra
disposizione per eventuale partecipazione dall'Italia.
Grazie in anticipo per la diffusione, per un brain storming, per proposte
ecc.
Un caro saluto,
Yukari Saito
alcune notizie (in inglese)
http://www.interaksyon.com/article/15461/japan-still-considering-total-nuclear-power-pullout
http://mdn.mainichi.jp/mdnnews/national/news/20111019p2g00m0dm023000c.html
http://english.kyodonews.jp/photos/2011/10/121095.html
http://english.kyodonews.jp/news/2011/10/121093.html
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