venerdì 7 ottobre 2011

No alla svendita del patrimonio pubblico ed all'impoverimento del popolo per saziare la voracità bancaria liberista




DECRETO SULLO “SVILUPPO” DEL GOVERNO BERLUSCONI: NEL MIRINO PENSIONI E BENI PUBBLICI.

La Banca centrale europea e i governi europei hanno sposato la dottrina dell'austerità col taglio alla spesa pubblica perchè hanno concepito la crisi di bilancio dei vari Paesi come se derivasse da un eccesso di uscite generato dai costi dello stato sociale, mentre si è trattato di un calo delle entrate fiscali.


- 20 motivi per cui è insensato reperire fondi con pensioni, svendita del patrimonio pubblico ai privati e grandi opere ambientalmente devastanti.

- Utile uno sviluppo economico guidato da un investimento diretto dello Stato e basato sui nuovi settori emergenti e incremento di stipendi e occupazione. Per le risorse paghi chi ha di più.


L’ERRORE DI FONDO ULTRALIBERISTA DEI GOVERNANTI EUROPEI

La Banca centrale europea e i governi europei hanno sposato la dottrina dell'austerità col taglio alla spesa pubblica perchè hanno concepito la crisi di bilancio dei vari Paesi come se derivasse da un eccesso di uscite generato dai costi dello stato sociale, mentre si è trattato:

1) di un aumento del debito publico dovuto ai salvataggi delle banche e della finanza (4.600 miliardi di euro, secondo il presidente della Commissione Europea);

2) di un crollo della domanda interna (e quindi una diminuzione di introiti fiscali per lo Stato) causata dalla crisi finanziaria che ha prodotto riduzione dell’occupazione e del reddito;

3) della speculazione che ha fatto perdere fiducia nei Paesi e quindi salire i tassi d’interesse anche dei Titoli di Stato e perciò aumentare il debito pubblico;.

4) per quanto riguarda l’Italia del discredito di Berlusconi e della mancata lotta alla grande evasione fiscale del suo governo, con effetti devastanti sul debito pubblico

5) di un notevole calo delle entrate fiscali statali dovuto alle riduzioni dell'onere fiscale, ai crediti agevolati e al sostegno economico concesso agli imprenditori, che delocalizzavano pure le aziende pagando le imposte all’estero anziché nel paese d’origine.


Troppo facile fare impresa facendo pagare dipendenti e pensionati, che contribuiscono per il 70% delle imposte pagate. E paradossalmente poi a questi stessi dipendenti e pensionati ora Confindustria chiede anche di pagare il prezzo del debito pubblico!

Confindustria infatti è tornata alla carica col Governo Berlusconi chiedendo "riforme" urgenti e fra queste: il "superamento" delle pensioni di anzianità con accelerazione sulla “quota 100″ (sommando anni e anzianità contributiva); lo stop al sistema retributivo per il calcolo della pensione (quindi pensioni più misere); le donne in pensione nel privato a 65 anni già nel 2012; privatizzazioni dei beni pubblici; riduzione delle partecipazioni pubbliche nell'economia; grandi opere ambientalmente devastanti.


PERCHÉ È INSENSATO REPERIRE FONDI CON LE PENSIONI

Il sistema pensionistico pubblico è in attivo e finanzia il bilancio dello Stato in misura consistente e crescente dal 1998 in poi (+1,8% del Pil); versando contributi per 40 anni la pensione ce la siamo strapagata per i pochi anni che ancora vivremo; la Germania ha quota 98 (sommando anni e anzianità contributiva), noi nel 2013 avremo quota 98 e 3 mesi; le pensioni tedesche sono adeguatamente rivalutate, le nostre no; tagliandole si risparmia poco ma si uccidono i consumi e la crescita; allungando l’età pensionistica meno giovani avranno lavoro; meno occupazione = meno contributi pensionistici; sui lavoratori dipendenti pesano i Fondi in passivo dei Dirigenti d’azienda; meno lotta all’evasione da parte del governo Berlusconi = meno contributi previdenziali e più debito pubblico.

a) L'Inps chiuderà anche il 2011 con un avanzo finanziario. Si dice che le pensioni pesino troppo sui conti pubblici ma non è vero, perchè nel calcolo viene inclusa tutta la componente dell'assistenza e dei prepensionamenti (che dovrebbero gravare invece, come in molti Paesi, sulla fiscalità generale), mentre il sistema pensionistico pubblico ha un saldo tra le entrate contributive e la spesa per le prestazioni di natura previdenziale positivo ormai dal 1998. E ciò considerando anche le gestioni autonome. Nell'ultimo anno di cui si hanno i dati, il 2009, questo saldo positivo è pari all'1,8% del Pil. Quindi il sistema pensionistico pubblico finanzia il bilancio dello Stato, e in una misura consistente e crescente dal 1998 in poi.

b) Una persona che lavorando ha pagato per 40 anni il 41% (33% + 8%) sul lordo del proprio stipendio, la sua pensione se l’è strapagata. Considerando infatti che si va in pensione a 60 anni circa campandone ancora 16 o 17 mediamente, non si recupera neppure tutto ciò che si è versato di contributi!

c) Si esalta il sistema pensionistico della Germania ma lì è possibile andare in pensione anche a 63 anni se ci sono 35 anni di anzianità. In sostanza a quota 98. In Italia in questo momento, senza nessun intervento, la quota in vigore è 97 ma siccome per chi matura il diritto la finestra si apre 12 mesi e nel 2013 scatterà lo slittamento di tre mesi legato all'aspettativa di vita, si arriverà a quota 98+3 mesi, una quota più alta di quella tedesca! E in Italia tra 20 anni le lavoratrici andranno in pensione oltre i 68 anni….

d) Se poi si guarda all'età di pensionamento effettivo, l'Italia ha anche quasi un anno in più della Francia.

e) E dal 1992 le pensioni in essere non sono più agganciate alla crescita dei salari e anche l'aggancio all'inflazione è parziale, esattamente il contrario di ciò che accade in Germania, dove le pensioni sono legate all'andamento dell'economia. Il risultato è che negli ultimi 19 anni i tedeschi hanno visto rivalutare le loro pensioni, mentre il potere d'acquisto dei pensionati italiani si è ridotto.

f) Colpendo le pensioni, il magro risparmio per il bilancio previdenziale sarebbe vanificato dal mancato sviluppo della domanda interna, uno dei principali freni alla crescita.

g) L'allungamento dell'età pensionistica va a discapito delle già magre opportunità di impiego dei giovani e dispersione all'estero delle intelligenze.

h) Se la spesa pensionistica è elevata in termini di Pil non dipende da pensioni troppo generose o da troppi pensionati, ma anche dal fatto che i tassi di occupazione sono bassi, nel 2010 57,2% contro il 65,8 dell'UE

i) I tagli alle pensioni servono allo Stato per ridurre alle imprese il prelievo contributivo, come se non bastasse alle imprese la loro evasione contributiva che si aggira sui 25 mld di euro annui. Servono dunque provvedimenti legislativi, organizzativi e investigativi efficaci per scovare e punire la grande evasione contributiva.

j) È inaccettabili la distorsioni della forzata solidarietà che deriva dal travaso dei contributi dei lavoratori dipendenti e parasubordinati verso tutto il mondo dei dirigenti d'azienda industriali e del lavoro autonomo, categorie che peraltro
continuano a beneficiare di una bassa aliquota contributiva versata. E i Fondi dei Dirigenti d'azienda sono pure in passivo.

k) Tutti i governi Berlusconi non hanno mai contrastato con fermezza la grande evasione fiscale e contributiva previdenziale, smantellando pure le valide misure prese dal governo Prodi (tracciabilità dei pagamenti, soppressione dell'obbligo di allegare alla dichiarazione Iva gli elenchi clienti/fornitori, abolizione della tenuta da parte dei professionisti di conti correnti dedicati, eliminazione dell'obbligo di comunicazione preventiva per compensare crediti di imposta superiori ai 10mila euro) e riducendo il personale addetto alle ispezioni. TUTTO CIÒ HA CONTRIBUITO ANCHE A FAR SCHIZZARE IN ALTO IL NOSTRO DEBITO PUBBLICO.



LE NORME GIÀ VARATE DAL PARLAMENTO HANNO PEGGIORATO PESANTEMENTE LA SITUAZIONE DELLE DONNE E DI TUTTI, SIA DAL PUNTO DI VISTA DEI RENDIMENTI, SIA CON UN NETTO INNALZAMENTO DELL'ETÀ PREVIDENZIALE; A CIÒ SI SONO AGGIUNTI GLI INTERVENTI SULLA FINESTRA MOBILE E IL LEGAME AUTOMATICO DEL PENSIONAMENTO CON L'ASPETTATIVA DI VITA:

SULLE PENSIONI ABBIAMO GIÀ DATO FIN TROPPO!


CONTRO LE PRIVATIZZAZIONI E LA SVENDITA DEL PATRIMONIO PUBBLICO


L’abbassamento del prezzo e la vendita di pezzi del patrimonio pubblico attraverso ondate di privatizzazioni sono uno degli obiettivi dei ripetuti attacchi speculativi di questi mesi.


1) la dismissione dovrebbe partire a gennaio 2012 con la realizzazione della Sgr (società di gestione del risparmio), una sorta di contenitore dove verrà piazzato tutto ciò che dallo Stato potrà andare al mercato: crediti, immobili, concessioni e partecipazioni. Così Enel, Finmeccanica e Eni, ma anche Bancoposta, municipalizzate, appartamenti degli ex Iacp, altri immobili, ma forse anche beni artistici, culturali e monumenti potrebbero essere in parte o del tutto ceduti. E i beni dati in concessione come ad esempio autostrade, spiagge, cave, demanio, porti, aeroporti, dovrebbero triplicare il flusso facendo salire a dismisura le tariffe.

2) Quando lo Stato privatizza o cerca di "vendersi" il patrimonio immobiliare, si espropria la comunità, perché il governo non vende quanto è suo ma quanto appartiene pro-quota a ciascun componente. L’appartenenza a una comunità implica il diritto a un insieme di beni essenziali che appartengono di diritto all’intera umanità, e dunque a nessuno deve essere permesso appropriarsene per proprio profitto

3) Parlare oggi di privatizzazioni con valori del capitale così bassi a causa della crisi, significa di fatto aderire a una logica speculativa, perché a trarne beneficio non sarà il bilancio dello Stato ma soltanto coloro che potranno fare affari a prezzi scontati

4) Le privatizzazioni hanno sempre causato ai dipendenti di quelle aziende condizioni salariali e di lavoro peggiori, e ai cittadini servizi più scadenti e costosi per far risparmiare i privati. Ad esempio le Regioni dove il processo di privatizzazione dell’acqua è più avanzato sono quelle che hanno i prezzi più elevati, e da quando è entrata in vigore la norma che ha dato il via al processo di liberalizzazione del servizio idrico, gli investimenti sono diminuiti di circa due terzi, le tariffe sono aumentate del 60%, si è verificata una dispersione/cattivo utilizzo delle risorse pari a circa 60 - 65%, e una riduzione importante del personale, anche di quello specializzato per fare i controlli

5) Privatizzare, svendere i beni comuni dello Stato, consegnare patrimonio immobiliare o aziende partecipate a banche, assicurazioni o Fondi, significa anche dare agli speculatori le risorse per continuare a speculare. Senza considerare che c’è sempre chi utilizza la privatizzazione per fare regali agli amici….

6) Sarebbe utile invece trasformare la Cassa Depositi e Prestiti in una Banca pubblica finalizzata a finanziarie enti locali, aziende pubbliche e beni comuni.



LE PRIVATIZZAZIONI SONO SEGNO DELL’INVOLUZIONE CULTURALE OGGI IN ATTO, CON LA PREVALENZA DEL PROFITTO SULLA PERSONA, DELL’AVERE SULL’ESSERE, DEGLI AFFARI PRIMA DEL DIRITTO, DEL CRIMINE AL POSTO DELLA TRASPARENZA.


PICCOLE OPERE CONTRO LE GRANDI OPERE AMBIENTALMENTE DEVASTANTI PROPOSTE DAL GOVERNO

1) In alternativa alle grandi opere ambientalmente devastanti dalla Val di Susa al ponte sullo Stretto, al terzo valico della Milano-Genova, occorre un piano basato su migliaia di piccole opere, a partire da quelle per mettere in sicurezza il territorio italiano da frane, alluvioni, incendi, terremoti e siccita', per continuare poi col completamento, ammodernamento e risanamento del sistema idrico e di tutte le dighe e opere di canalizzazione incompiute sul territorio nazionale.

2) Bisogna sottrarre soldi in particolare alla mostruosa ed inutile opera Ponte di Messina, come fece l’ex Ministro alle Infrastrutture Di Pietro sottraendo un miliardo e 62 milioni al Ponte per potenziare invece le linee ferroviarie e marittime pubbliche, i porti, le strade e la messa in sicurezza del territorio.

3) Le vicende corruttive di questi anni impongono che si operi attraverso procedura ordinaria, prevedendo protocolli di trasparenza e legalità e sviluppando anche un’azione di controllo dal basso sulla spesa pubblica


UNO SVILUPPO ECONOMICO BASATO SUI NUOVI SETTORI EMERGENTI E GUIDATO DA UN INVESTIMENTO DIRETTO DELLO STATO

a) La mancata crescita dell’economia italiana, a partire dagli anni ‘90, deriva da una parte dal ritardo tecnologico per gli scarsi investimenti in ricerca e formazione, e dall’altra da incapacità del sistema d’investire nei nuovi settori emergenti.

b) La crescita può scaturire smettendo di perseguitare con effetti recessivi salari, pensioni e occupazione, e promuovendo invece un investimento diretto dello Stato. Ma ciò è ostacolato dal rifiuto ideologico ultraliberista della destra oggi al governo.

c) Lo Stato dovrebbe avviare uno sviluppo economico ambientalmente e socialmente compatibile sui nuovi settori (economia verde, nanotecnologie, ecc.) con aiuti ai settori strategici innovativi ad alto beneficio sociale. Sarebbe opportuno dare migliori servizi, più occupazione, deduzioni fiscali, potenziamento di ricerca, tecnologia, scuola e università e una redistribuzione della ricchezza prodotta tramite un incremento di pensioni e salari, aumento delle quote pubbliche in aziende come Eni, Enel e Finmeccanica, controllo dei movimenti di capitale e dotando il Sud di una struttura industriale e di relative infrastrutture.

d) Le risorse andrebbero reperite attraverso una severa lotta alla grande evasione fiscale, patrimoniali verso la grande ricchezza anche immobiliare, una maggiore tassazione delle rendite finanziarie esclusi i Titoli di Stato, riduzione dell’assurda spesa militare, tagli ai costi della politica, una politica fiscale ispirata a criteri di legalità e giustizia, Ici sulle attività di lucro della Chiesa; recupero dei capitali occultati all’estero (230 miliardi solo in Svizzera!), utilizzo del surplus di riserve auree di Bankitalia.


I SOLDI PER FINANZIARE LE BANCHE NON MANCANO MAI, MA PER PENSIONI, SANITÀ, ISTRUZIONE, SERVIZI PUBBLICI E BENI PUBBLICI SOLO TAGLI E PRIVATIZZAZIONI!

MANDIAMO IN PENSIONE IL GOVERNO, E BERLUSCONI AD OCCUPARSI DEI NIPOTINI PERCHÉ IL PAESE NON HA PIÙ BISOGNO DI GENTE COME LORO!

È ORA DI GIRARE PAGINA: IL NUOVO ULIVO È L’ALTERNATIVA, DEMOCRATICA, RIFORMISTA E SOLIDALE.



Franco Pinerolo

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