L' islam fondamentalista potrà portare il mondo sull' orlo di una
catastrofe totale. La previsione non appartiene al solito scenario
dietrologico catastrofista, appunto, oppure alle dichiarazioni di
folli intolleranti. È invece quello che si legge nel Rapporto sulla
libertà religiosa nel mondo 2016, curato dall'associazione pontificia
Aiuto alla Chiesa che soffre. I numeri e le testimonianze presentati
dal voluminoso rapporto parlano chiaro. Ma ancora più chiara è la voce
di padre Jacques Mourad, che ha scritto la prefazione del libro. Il
religioso era stato rapito in Siria da guerriglieri dell' Isis il 21
maggio 2015 e tenuto prigioniero a Raqqa, la città che il Califfato si
è scelto per «capitale». Per 83 giorni il sacerdote ha vissuto con l'
idea di poter morire da un momento all'altro. Ora scrive: «Il nostro
mondo vacilla sull'orlo della completa catastrofe, dal momento che
l'estremismo minaccia di spazzar via tutte le tracce della diversità
dalla nostra società. Ma la religione ci insegna il valore della
persona umana, il bisogno di rispettarci l' un l' altro come un dono
di Dio».
Dal Rapporto, che prende in esame il periodo giugno 2014-giugno 2016,
in 23 Paesi ci si rende colpevoli di totali e violente violazioni del
diritto alla libertà religiosa. In 7 Paesi (Iraq, Arabia Saudita,
Somalia, Corea del Nord- maglia nera in assoluto, Nigeria del sud,
Afghanistan, Siria) le violenze sono talmente gravi, efferate, da non
poter neppure essere inquadrate in ulteriori categorie nonostante gli
aggravamenti. Ma il fenomeno allarmante è proprio quello legato alle
violenze a sfondo religioso, descritto come «iper-estremismo
islamico», di progressiva radicalizzazione, che si diffonde e colpisce
senza confini e usa i social per reclutare nuovi adepti, con livelli
di crudeltà che non hanno precedenti. Che appunto, come scrive padre
Mourad, hanno un impatto devastante sul mondo intero.
Concetto rimarcato alla presentazione del Rapporto l’altra settimana a
Roma, con Alfredo Mantovano e Alessandro Monteduro, rispettivamente
presidente e direttore di ACS-Italia, il cardinale Mauro Piacenza,
Giuliano Amato, nella sua veste di giudice della Corte Costituzionale,
Marco Tarquinio, direttore di Avvenire. E soprattutto la testimonianza
di monsignor Jacques Behnan Hindo, arcivescovo siro-cattolico della
diocesi di Hassakè in Siria, per intenderci, dove si trova Raqqa. Il
vescovo ha usato parole molto dure e chiare: «L' islam moderato non
esiste, lo pensate solo voi in Occidente. Quando l' islam diventa
debole accetta ogni cosa, quando è forte azzera ogni differenza. Non
accetta il confronto. Certo, capisco che bisogna convivere. Ma la
verità non si può nascondere». Tuttavia, riconosce monsignor Hindo, in
riferimento alla Chiesa, «Roma per noi fa quello che può. E io mi
sento comunque il vescovo di tutti, nella mia terra. Assolvo perfino
alle funzioni di sindaco, cerco di tenere le strade pulite...».
Caterina Maniaci
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