Quanto sta avvenendo nel campo editoriale e della comunicazione risponde ad una logica scontata- Una volta si diceva... Dio li fa e poi li accoppia... Oggi semplicemente prendiamo atto del loro accoppiamento.
Il progetto è quello che più vanti leggerete, nell'articolo di Giulietto Chiesa, ed è il seguito del progetto Elkann di ingravidare una Agnelli a sua insaputa. Che l'interesse geopolitico porti oggi ad un ulteriore concentramento del POTERE di controllo mentale fa parte dell'evoluzione storica. Ma ormai sono sulla difensiva... sulla base del principio, comune a Evola e Del Noce, della eterogenesi dei fini. Va tenuta presente l'evoluzione dell'informazione: I vecchi quotidiani perdono terreno giornalmente, sostituiti da Internet. Chi è interessato all'informazione DISERTA I QUOTIDIANI E SOPRATTUTTO I TG. Chi legge i quotidiani o guarda la tv non è interessato all'informazione e quindi non conta politicamente. Fa solo massa, nel senso che si tratta di una massificazione indotta che si limita a confermare l'attuale sistema di potere. Esempio... le primarie del PD a Roma. Roba disgustosa per chiunque sia capace di provare sentimenti o emozioni.
Per fare un altro esempio: si può criticare quanto si vuole, e da molti punti di vista, il periodo che va da fine settecento a metà ottocento, ma non si può negare che coloro che hanno fatto la storia sono stati gli enciclopedisti. Preciso ulteriormente... vale di più l'articolo di Giulietto Chiesa, letto da qualche migliaio di persone...o i nostri interventi su Accademia della Libertà e Albamediterranea di quanto scritto sui soliti quotidiani. Acquistati da migliaia di abituali non lettori che acquistano i giornali per scena. Tra parentesi, mi risulta che gli articoli più seguiti sui media sono quelli dedicati allo sport.
Giorgio Vitali
Repubblica, più Stampa, più Espresso, più Secolo XIX: nasce un gigante cartaceo e digitale con l'intenzione di seppellire definitivamente il pluralismo informativo e comunicativo italiano.
Non è detto che sarà facile ma, forti dei dichiarati 5,8 milioni di lettori, dei 2,5 milioni di affezionati utenti del web, con 750 milioni di ricavi annuali, senza debiti, il nuovo colosso potrà assicurarsi il controllo essenziale sulle menti di una decisiva fetta di "decision makers". Assicurandosi, inoltre, una fetta assolutamente maggioritaria degli afflussi pubblicitari.
Con tutto quello che ne consegue.
L'operazione è, in primo luogo, una questione di business, in un mondo in cui la notizia è una merce e, dunque, conta essenzialmente come viene impacchettata più che il contenuto. Ma chiunque capisce che il consenso è sempre stato una componente del business e ora, nei tempi moderni, esso diviene sempre di più la componente essenziale del grande business di convincere le grandi masse ad essere spennate dal potere.
Quindi si vede in bella trasparenza una riformattazione dell'élite dirigente del paese, con la marginalizzazione di frange "superate dagli eventi" - quelle che oscillano incerte, che vorrebbero un'Europa autonoma, che si "attardano" sulla sovranità nazionale e sugli interessi nazionali e, dunque, che non vogliono il conflitto con la Russia - e il rafforzamento dei settori imprenditoriali e bancari che intendono mantenere e cementare la posizione dell'Italia all'interno della linea tracciata oltre oceano.
Lo scriveva con tutta chiarezza (per il lettore smaliziato s'intende) l'ex direttore di Repubblica Ezio Mauro che - con l'aria di esaltare una mossa lungimirante - riconosceva in questa svolta la "logica della Fiat". Che sarebbe appunto quella di "perdere quote di sovranità pur di acquisire quella forza e quella superficie che è la miglior difesa del business e del lavoro in tempi di crisi".
Dove la "superficie" metaforica di cui si parla non è solo quella della dimensione di scala italiana, ma è quella dell'Alleanza Atlantica nel suo insieme.
Torino e Roma contro Milano e il Nord-est (e anche contro il Sud del paese). Qui c'è una parte della verità che sta sotto il tappeto. Di cui la vittima cartacea è il povero Corriere della Sera (con la moribonda RCS abbandonata dalla Fiat, che la lascia nelle mani di Diego della Valle).
Ma questi sono dettagli secondari.
Repubblica, più Stampa, più Espresso, più Secolo XIX: nasce un gigante cartaceo e digitale con l'intenzione di seppellire definitivamente il pluralismo informativo e comunicativo italiano.
Non è detto che sarà facile ma, forti dei dichiarati 5,8 milioni di lettori, dei 2,5 milioni di affezionati utenti del web, con 750 milioni di ricavi annuali, senza debiti, il nuovo colosso potrà assicurarsi il controllo essenziale sulle menti di una decisiva fetta di "decision makers". Assicurandosi, inoltre, una fetta assolutamente maggioritaria degli afflussi pubblicitari.
Con tutto quello che ne consegue.
L'operazione è, in primo luogo, una questione di business, in un mondo in cui la notizia è una merce e, dunque, conta essenzialmente come viene impacchettata più che il contenuto. Ma chiunque capisce che il consenso è sempre stato una componente del business e ora, nei tempi moderni, esso diviene sempre di più la componente essenziale del grande business di convincere le grandi masse ad essere spennate dal potere.
Quindi si vede in bella trasparenza una riformattazione dell'élite dirigente del paese, con la marginalizzazione di frange "superate dagli eventi" - quelle che oscillano incerte, che vorrebbero un'Europa autonoma, che si "attardano" sulla sovranità nazionale e sugli interessi nazionali e, dunque, che non vogliono il conflitto con la Russia - e il rafforzamento dei settori imprenditoriali e bancari che intendono mantenere e cementare la posizione dell'Italia all'interno della linea tracciata oltre oceano.
Lo scriveva con tutta chiarezza (per il lettore smaliziato s'intende) l'ex direttore di Repubblica Ezio Mauro che - con l'aria di esaltare una mossa lungimirante - riconosceva in questa svolta la "logica della Fiat". Che sarebbe appunto quella di "perdere quote di sovranità pur di acquisire quella forza e quella superficie che è la miglior difesa del business e del lavoro in tempi di crisi".
Dove la "superficie" metaforica di cui si parla non è solo quella della dimensione di scala italiana, ma è quella dell'Alleanza Atlantica nel suo insieme.
Torino e Roma contro Milano e il Nord-est (e anche contro il Sud del paese). Qui c'è una parte della verità che sta sotto il tappeto. Di cui la vittima cartacea è il povero Corriere della Sera (con la moribonda RCS abbandonata dalla Fiat, che la lascia nelle mani di Diego della Valle).
Ma questi sono dettagli secondari.
Come dettagli secondari sono la permanenza dei giornali della destra più o meno berlusconiana, e del solitario Il Fatto Quotidiano. Non è con queste forze che si potrà contrastare la marcia trionfale dei corifei unici del pensiero unico.
Sale in cattedra, con le sue falangi, e con il coro dei canali Rai al completo, la squadra comunicativa che tirerà la voltata di Matteo Renzi per il referendum decisivo che deciderà l'abbandono (se gli riesce, e non è ancora detto) della Costituzione Repubblicana nel corso del 2016.
Sale in cattedra, con le sue falangi, e con il coro dei canali Rai al completo, la squadra comunicativa che tirerà la voltata di Matteo Renzi per il referendum decisivo che deciderà l'abbandono (se gli riesce, e non è ancora detto) della Costituzione Repubblicana nel corso del 2016.
È la stessa squadra che in questi ultimi 30 anni ha in sostanza imposto al paese la "mappa dei valori liberal-democratici" (parola ancora di Ezio Mauro), "stimolando la sinistra a evolversi in questa direzione".
Qui la Repubblica ha giocato il ruolo decisivo, prendendo in mano l'ex Partito Comunista Italiano per traghettarlo, armi e bagagli, da sinistra a destra e per mettere i suoi rimasugli, mescolati a quelli della Democrazia Cristiana, nelle mani di Matteo Renzi.
Unica pecca di questa impeccabile parabola il non piccolo dettaglio che, lungo la strada discendente, i valori liberal democratici sono stati abbandonati da qualche parte sul ciglio. Per essere sostituiti dal business e dalla guerra (che di questo gruppo editoriale nascente sarà senza alcun dubbio la doppia bandiera).
Giulietto Chiesa
(Fonte: http://it.sputniknews.com/opinioni/20160304/2212745/requiem-per-pluralismo.html)
Qui la Repubblica ha giocato il ruolo decisivo, prendendo in mano l'ex Partito Comunista Italiano per traghettarlo, armi e bagagli, da sinistra a destra e per mettere i suoi rimasugli, mescolati a quelli della Democrazia Cristiana, nelle mani di Matteo Renzi.
Unica pecca di questa impeccabile parabola il non piccolo dettaglio che, lungo la strada discendente, i valori liberal democratici sono stati abbandonati da qualche parte sul ciglio. Per essere sostituiti dal business e dalla guerra (che di questo gruppo editoriale nascente sarà senza alcun dubbio la doppia bandiera).
Giulietto Chiesa
(Fonte: http://it.sputniknews.com/opinioni/20160304/2212745/requiem-per-pluralismo.html)
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Commento ricevuto: "Non dimentichiamo che sia De Benedetti che Elkann sono della stessa setta. Forse Israele - che si vede in questo momento abbastanza isolata, tra la Russia presente nel Vicino Oriente, gli Usa che se ne allontanano (non hanno voluto impegnarsi nè in Siria nè in Libia), l'Iran più forte dei sauditi - vuole avere come suo retroterra l'Italia. Non dimentichiamo che Renzi ha come "consigliere" Yoram Gutgeld, cittadino israeliano, e vuole affidare i servizi segreti a Marco Carrai, che già lavora con Israele. Poi vi è la figura ambigua di Bergoglio, a dargli manforte... Giulietto Chiesa, come gli accade da qualche tempo, è lucidissimo; e, da ex-comunista "vero", riconosce anche che "noi" avevamo ragione (ho fatto delle conferenze insieme a lui, ed ho notato cordialità di rapporti). Riflettiamoci. (N.M.)"
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