venerdì 21 agosto 2015

Sogno di una notte di mezza estate - Sindrome di Peter Pan e ignoranza proterva di un "premier"



Sogno di una notte di mezza estate...

Non mi permetto neppure per gioco di accostarmi all’unica espressione elegante della lingua inglese, quella dell’immenso Guglielmo, in arte William Shakespeare (chissà se è vero che fosse un ebreo di origine siciliana? Intrigante ipotesi!); ma nell’insonnia dell’età condita col mal di fegato della visione della realtà quotidiana, mi scappano scritte parole che vorrebbero descrivere le fantasticherie di un vecchiaccio con la sindrome di Peter Pan e che ha lottato tutta la vita per impedire che gli crescesse il callo attorno al cuore. E in realtà ho ancora la capacità di scandalizzarmi e di incazzarmi come un bufalo africano con la carie ai denti.
  • Vorrei annullare la parola “proprio” da tutti i reportage televisivi. La trovo una volgare mistificazione tesa a fingere una pressante presenza, un essere sul pezzo, una eccitante testimonianza di qualcosa di già avvenuto ed ormai quasi sempre obsoleto. Ricordo Emilio Fede (in arte Fido, almeno fino alla dismissione) che dette, onore al merito, in diretta l’attacco degli occidentali all'Iraq  di Saddam Hussein. Giornalismo d’attacco.
  • Vorrei, per una settimana, tempo sufficiente, eliminare la parola “io” da ogni discorso. Capisco che ci sarebbe un’impennata di suicidi. Ma sarebbe igiene sociale.
  • Vorrei che per un mese gli Italiani non pagassero nessun tipo di tassa. Una volta pensavo che occorressero tre mesi, ma il pessimismo dettato dalla constatazione della realtà mi permette di accorciare il tempo. Un mese. Basterebbe un mese e tutto il marcio sistema italiota crollerebbe come una capanna di canne marcite dal tempo e dall’incuria.
  • Vorrei togliere anche la parola “importante” dal linguaggio sportivo. Un giocatore di calcio, un corridore ciclista possono essere grandi, campioni, in forma, decisivi. Ma mai importanti. Chiamarli importanti significa non conoscere quel miracolo che è la lingua italiana.
  • Così come mi irrita l’uso della parola “grande” (e più raramente “piccolo”) per indicare la differenza di età. Io sono vecchio, anziano, ma non mi sogno di dire che sono più grande di mio figlio, o che lui è più piccolo di me. Lo trovo sciatto, erroneo e mistificatorio. Ignorante, soprattutto.
  • Mi irrita oltremodo l’utilizzo subliminale di alcune parole. Prima fra tutte la parola “democrazia”. La si fa passare come valore positivo sempre e comunque. Ignoranza semantica, mistificazione storica, falsità adunca. La democrazia nella Grecia di allora, quella grande, era “Forza di Popolo”, bianco, maschio e libero. Il tentativo di riedizione è squallido, bugiardo e fallimentare. Prima di tutto perché, se il voto valesse qualcosa, non lo avrebbero concesso. Lo disse quell’iconoclasta di Oscar Wilde e sono assolutamente d’accordo. La democrazia di oggi è il male assoluto (del resto anche Atene, che la inventò, finì sculacciata a dovere da Sparta, antidemocratica, militarista, guerrafondaia: sic transit gloria mundi).
  • Vorrei che il libro “I protocolli dei saggi anziani di Sion” diventasse libro di testo. Autentico? Falso? Irrilevante. Quello che è essenziale è la sua micidiale precisione profetica, che dimostra come il cosiddetto popolo eletto desideri arrivare ad un meticciato mondiale senza radici, per impossessarsi del potere universale: “tutti i re della terra porteranno strisciando il loro oro ai piedi del popolo eletto”, recita quel porno libro che è il talmud. Battaglioni di psichiatri per guarire gli ebrei dal loro complesso di inferiorità, trasformato in malintesa missione messianica. Ma vivete tranquilli e non sarete più considerati corpi estranei ovunque!
  • Vorrei che gli Stati Uniti, grandi organizzatori, terzi al mondo dopo Germania e Giappone, primi in economia, con potenzialità ancora inespresse, lasciassero la politica estera a chi ne capisce. Inghilterra? No, ladri di vocazione e storicamente assassini di mestiere. Francia? Troppi complessi di marginalità, da Giulio Cesare in poi. La Grande Germania? Ostrega!, Questa sì che sarebbe la soluzione!
  • Un giornalista (?) della “7” se ne è uscito, durante una di quelle tavole rotonde che hanno sostituito zelig, con un roboante, dirompente “se sarebbe….”, al posto di “se fosse”. Parlava in dialetto italiano e non in lingua istroveneta, che non possiede il congiuntivo. Ora non mi risulta che la….. spendig review di Renzi abbia ancora abolito il congiuntivo per risparmiare. Ignoranza proterva.


Fabrizio Belloni

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