Vita in montagna, che noia…
Qui in montagna la vita è dura. Durissima. E’ il sole a tirarti giù dal letto e sempre lui a rimboccarti le lenzuola a fine giornata. Qua si accende il camino ad agosto e la terra è così dura che piega la zappa e ti rosicchia la schiena. Dopo una settimana vengono dei calli alle mani su cui puoi spegnerti le sigarette. Qui i marmocchi nascono già con due dita di pelo sulla pancia. Non c’è nessuno che può portarti la pizza a casa, non ci sono McDonald’s in cui ammazzare qualche anno di vita, non ci sono quei supermercati così grandi in cui ci metti mezzora per scegliere un dentifricio del cazzo. E la gente… uh, i montanari sono degli avvinazzati cronici che tra bestemmie e scatarrate, ti parlerebbero tutto il santo giorno rigorosamente in un dialetto strettissimo, di trattori, di legna, di clima, di funghi e di un bel paio di tette. Al posto dei santini nel portafoglio hanno le carte da briscola. Qui ci si nutre solo di tigelle, gnocco fritto e ciccioli. Trovi lo strutto anche nella verdura oramai. Nonostante la giornata più nera, tutto si puo’ risolvere in una serata all’unica osteria del paese. Ovvio che da qui non si vede l’ora di scappare appena finita la scuola.
Però basta aprire la finestra e trovare un’alba che fa sanguinare le cime dei monti e che ti ricorda quanto sia importante la libertà. Si acquistano solo prodotti locali da vecchie massaie perfezioniste o da panzoni dall’aria bonaria, facendo a gara per trovare il formaggio più gustoso, la farina più buona, la gamba di porco più saporita. Sopravvive chi riesce ad autoprodursi di più, il resto è solidarietà tra vicini e rinunce. Perchè la montagna screma il superfluo. Quello che non serve, resta in città. Le persone sono grossolanamente genuine e cristalline come innocenti bambini rinchiusi nei loro box, saggi amareggiati dal tempo in grado di parlare solo con le mani e con lo sguardo. Basta uscire di casa e scoprire sentieri lunghi come autostrade pronti a portarti più vicino a te stesso. Di notte c’è un silenzio divinamente spaventoso, interrotto solo dai grilli e dal luccichio delle stelle che ritornano a mostrarsi dopo tanto tempo che erano rimaste nascoste. Qui bisogna cavarsela, bisogna inventarsi… questa austerità obbliga a ripiegarsi in se stessi fino a ritrovare quell’umanità che il chiasso delle città aveva fatto smarrire. Qui si vive grazie alla nostalgia. Nella penuria, nella fatica e nella solitudine, il cibo e la vita a volte riacquistano il loro sacro valore.
Però basta aprire la finestra e trovare un’alba che fa sanguinare le cime dei monti e che ti ricorda quanto sia importante la libertà. Si acquistano solo prodotti locali da vecchie massaie perfezioniste o da panzoni dall’aria bonaria, facendo a gara per trovare il formaggio più gustoso, la farina più buona, la gamba di porco più saporita. Sopravvive chi riesce ad autoprodursi di più, il resto è solidarietà tra vicini e rinunce. Perchè la montagna screma il superfluo. Quello che non serve, resta in città. Le persone sono grossolanamente genuine e cristalline come innocenti bambini rinchiusi nei loro box, saggi amareggiati dal tempo in grado di parlare solo con le mani e con lo sguardo. Basta uscire di casa e scoprire sentieri lunghi come autostrade pronti a portarti più vicino a te stesso. Di notte c’è un silenzio divinamente spaventoso, interrotto solo dai grilli e dal luccichio delle stelle che ritornano a mostrarsi dopo tanto tempo che erano rimaste nascoste. Qui bisogna cavarsela, bisogna inventarsi… questa austerità obbliga a ripiegarsi in se stessi fino a ritrovare quell’umanità che il chiasso delle città aveva fatto smarrire. Qui si vive grazie alla nostalgia. Nella penuria, nella fatica e nella solitudine, il cibo e la vita a volte riacquistano il loro sacro valore.
Stefano Andreoli
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Fiori di settembre
Sono abbondanti, piccoli e lilla, sono i settembrini, sono piccoli astri, non profumano tanto ma sono infiniti. Le api accorrono in tante a suggere il miele ed io sono felice di averli riprodotti un po’ dappertutto qui a Cranno. Se ne volete ve ne dono volentieri. Basta prelevare un ciuffo con le radici e spostarli dove volete, attecchiscono facilmente e diventano infestanti. Utilmente infestanti, se disponete di una scarpata da coprire e non volete più perdere tempo a decespugliare, i settembrini con la loro massa vi risparmiano il lavoro ed accolgono, cosa utilissima, moltitudini di api da poter nutrire, e farfalle a frotte, questi umili fiorellini si prestano a risolvere tante cose. E poi, avete visto nel mio album fotografico, grazie alla paziente Loredana che ha fotografato tutto, seguendomi passo passo, amorevolmente, documentato tutto, come son belli. Sono fiori di settembre, accanto, quelli che a me piacciono di più, anemoni, cosmos, cosmee, le superbe tithonie, i tagete dai colori caldi, fioriscono altri ma sono i settembrini i più numerosi.
Segno di queste settimane di luce, un settembre mite che ci ha donato giornate di sole. Un settembre che si farà ricordare, questo del 2014, a me ha recato l’amore, a voi? E settembre mi ha recato questa messe di fiori. fiori che sono disposto a condividere. Semi, per quelli annuali e biennali, direttamente dei cespi, per i settembrini, se venite a trovarmi. Buona fine mese, grazie ai molti che hanno espresso il loro gradimento e non solamente in queste pagine. A presto, con le mele di ottobre.
Segno di queste settimane di luce, un settembre mite che ci ha donato giornate di sole. Un settembre che si farà ricordare, questo del 2014, a me ha recato l’amore, a voi? E settembre mi ha recato questa messe di fiori. fiori che sono disposto a condividere. Semi, per quelli annuali e biennali, direttamente dei cespi, per i settembrini, se venite a trovarmi. Buona fine mese, grazie ai molti che hanno espresso il loro gradimento e non solamente in queste pagine. A presto, con le mele di ottobre.
Teodoro Margarita
Meravigliose cronache che mi fanno tornare ai pochi giorni che riesco a passare annualmente sull'Appennino ligure, dove riesco ancora a conservare (non so per quanto, tra TASI, TARI, IMU, Tisi varie...) una casetta fine 800 che avrebbe bisogno di una marea di lavori che non posso permettermi. Il silenzio è sovrano, i tramonti spettacolari, l'aria è un miscuglio di profumi e tutto diventa essenziale... i miei ricordi risalgono all'infanzia; la nostalgia del paese pieno dei miei vecchi di allora, delle osterie fumose e dei sigari diventati cicche, spesso mi assale e mi fa desiderare di non tornarci più per non soffrire ancora quando lo devo lasciare. Non ho più la forza per poterci vivere; la mia famiglia non ha ancora capito quanto salutare sarebbe fare la scelta di viverci e non posso biasimarli, perché come dice Stefano, la vita è durissima. I fiorellini lillà mi attirano, chissà che prima o poi non riesca a venirvi a trovare... Nel prossimo inverno il mio pensiero sarà per voi. Magari posterò qualche racconto mio, dai ricordi dell'infanzia e dai racconti di nonno e papà sulla montagna. Ne ho scritti parecchi.... Un grande abbraccio
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