giovedì 25 settembre 2014

Eunucazione democratica: "Il rottamatore colpisce ancora!" - E quel che c'è da sapere sull'Art. 18

Eunucazione. Annunciazione. 




Ci annunciarono l'arrivo del ''rottamatore'' di persone, di quelle persone che occupano le sedie nel suo partito.  
resto sbigottito e prendo atto che esistono ancora persone capaci di ''rottamare altre persone''. 
Il soggetto ''rottamatore'' - che ha già visitato la villa del bunga - ''prima colpisce nel suo partito, ma chi non lo era ....'' .
e prendo atto che la società imbocca la solita via delle chiacchiere invece di innalzare la bandiera del valore della dignità, invece di considerare che ''il riconoscimento della dignità inerenti a tutti i membri della famiglia umana costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo'' - è l'apertura della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.   
Quel rottamatore  ''poi colpisce l'art. 18, ma .......''
l'art. 18 ha - fin'ora - impedito la ''rottamazione'' di persone ''lavoratori-dipendenti'', ed è sopravvissuto ai feroci e potenti attacchi per farlo scomparire. 
più precisamente, l'art. 18 ha - fin'ora - impedito la ''pratica'' del disconoscimento della citata dignità umana, quella che viene proclamata ''intoccabile'' dalla legge fondamentale tedesca, tedesca.
Senza alcun motivo viene licenziata una persona umana ......... attenzione a quel licenziatario, attenzione alla sua resistibile ascesa.
Allo stato bisogna erigere le barricate, altro che difesa dell'art. 18 a parole.  

Vito de Russis   



Note integrative: 

L’art. 18 è uno degli ultimi baluardi giuridici che rimangono per rendere effettivo l’articolo 1 della costituzione. Quello che manca come elemento di analisi in tutti i dibattiti ed in tutta la propaganda di regime è che l’articolo 18 non limita in alcun modo la libertà imprenditoriale del datore di lavoro, ma tutela contro i LICENZIAMENTI ILLEGITTIMI, ovvero quelli senza giusta causa e senza giustificato motivo.
la libertà di licenziare è sempre esistita. Da avvocato del lavoro, sono anni che faccio cause per impugnare licenziamenti, alcune si vincono ed alcune si perdono.
Esistono i licenziamenti DISCIPLINARI, PER GIUSTIFICATO MOTIVO (CRISI E RISTRUTTURAZIONI AZIENDALI) GIUSTIFICATO MOTIVO SOGGETTIVO (SOPRAVVENUTA INIDONEITà DEL LAVORTORE, ECCESSIVA MORBILITA’), COLLETTIVI (CRISI AZIENDALI).
Una azienda seria che rispetta le regole non si troverà mai ad avere a che fare con l’articolo 18.
I licenziamenti illegittimi perchè privi di giusta causa e giustificato motivo mascherano licenziamenti discriminatori impossibili da dimostrare o che non possono essere considerati tali in base alla definizione legislativa (che prevede motivi razziali, religiosi, di sesso etc).
Ho assistito a licenziamenti collettivi intimati a tutti gli iscritti al sindacato più combattivo (e solo a quelli), licenziamenti individuali disciplinari e non, intimati a lavoratori che pretendevano il rispetto dell’orario di lavoro, delle ferie, il pagamento delle retribuzioni.
L’articolo 18 rende (o meglio rendeva prima della legge Fornero) antieconomico l’esercizio arbitrario del potere di licenziare da parte del datore di lavoro, prevedendo pesanti sanzioni economiche in caso di impugnazione del licenziamento e suo annullamento in tribunale.
La cancellazione dell’art. 18 renderà conveniente licenziare, il gioco varrà la candela.
Tutti i diritti dei lavoratori saranno sottoposti al ricatto del posto del posto di lavoro e diventerà un rischio fare qualsiasi rivendicazione.
Già oggi con la liberalizzazione dei contratti a termine i lavoratori mi chiamano e poi mi dicono “aspettiamo a vedere se mi rinnovano il contratto, poi semmai gli scriviamo una lettera”.
Questo è il risultato, stanno reintroducendo la schiavitù.
Ciao, Dario

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Niente livore, ma una ragionevole e ragionata analisi dei fatti, al di fuori del mio caso personale.
Stanno preparando una modifica delle pensioni, che forse attenua la Fornero, proposta Damiano e Baretta, ma che rischia di penalizzare di nuovo i Quota96, oltre chequelli nati negli anni successivi prevedendo delle penalizzazioni se si va in pensione prima dei 66 anni! Io mi sono arrabbiato sulla questione dei poteri dei DS e sulla "riforma " della scuola, che è la stessa che ha presentato la Gelmini, insieme all'Aprea, la hanno presa da loro, hanno cambiato i nomi dei presentatori e la hanno riciclata, senza vergogna, dopo che per anni è stata combattuta anche da parte del loro elettorato. Francesco

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