Il castello del mago - Dipinto di Franco Farina
Può succedere che qua e là, un momento o l’altro, non riusciamo a respingere una manovra delle classi dominanti: l’importante è che abbiamo una strategia per vincere la guerra e che la perseguiamo con tenacia e creatività, escogitando tattiche adeguate, fino alla vittoria!
La crisi del capitalismo è irreversibile. La lotta per eliminare la dominazione della borghesia e del clero sarà dura, ma le masse popolari si organizzeranno e vinceranno. Il futuro è luminoso!
Che la manifestazione di sabato 30 giugno a Napoli confermi e rafforzi il movimento dei mesi scorsi!
Mario Monti è partito per Bruxelles portando nella borsa l’approvazione del Parlamento dei figli della porcata Calderoli all’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori (1970) che nelle aziende capitaliste con più di 15 operai vietava i licenziamenti individuali “senza giusta causa”. Spera che i suoi complici, i portavoce politici della grande finanza e delle grandi imprese capitaliste europee e nordamericane, riuniti nel Consiglio d’Europa saranno incoraggiati dal suo successo e imporranno nuove restrizioni economiche e il sacrificio di altri diritti politici, sindacali e civili alle masse popolari europee, ivi comprese le masse popolari tedesche che da mesi cercano di demonizzare e contrapporre al resto.
Che la congrega dei loschi individui, con il beneplacito di Barack Obama e la benedizione di Benedetto XVI, trovi a Bruxelles un accordo o che si lascino con un disaccordo più acuto ha in definitiva poca importanza. Perché l’eventuale accordo sarebbe comunque labile e il disaccordo li condannerebbe comunque a proseguire a complottare insieme contro le masse popolari del loro paesi; contro i popoli oppressi di tutto il mondo e contro la resistenza dei popoli arabi e musulmani dall’Afghanistan all’Africa che non riescono a soffocare; contro gli Stati che non obbediscono al cento per cento agli ordini della Comunità Internazionale del sistema imperialista mondiale: dalla Siria alla Repubblica Popolare Cinese, dalla Russia all’Argentina, dall’Iran al Venezuela.
Gli operai e la masse popolari del nostro paese hanno forse perso una battaglia, perché forse il governo dei tecnici della finanza e dei professori bocconiani designati dal Vaticano a comporre la Giunta Monti-Napolitano riusciranno a superare lo scoglio del loro secondo crimine, dopo quello delle pensioni. Ma non perdiamoci di coraggio. La guerra non è finita e le file delle masse popolari si sono rafforzate, anche se la sconfitta in questa battaglia fosse confermata dagli eventi dei prossimi giorni e i tristi figuri della Giunta Monti-Napolitano non affogassero nel putrido fango dei loro intrighi e contrasti e restassero in sella.
La guerra non è comunque finita perché la borghesia imperialista e il clero sono condannati dallo loro crisi a proseguire nei loro crimini: dopo la riduzione dei diritti dei pensionati e degli anziani, dopo la riduzione dei diritti dei lavoratori, si propongono di aumentare le tasse (IMU e IVA) e le angherie (Equitalia e Guardia di Finanza), di ridurre i servizi pubblici (tagli dei trasferimenti agli enti locali per sanità, trasporti e servizi sociali), di aumentare la precarietà a scapito del lavoro con contratto a tempo indeterminato e di ridurre il numero degli occupati (ivi compresa la riduzione del pubblico impiego), di proseguire la spoliazione delle classi intermedie (lavoratori autonomi, professionisti, ecc.). Per reggere devono ampliare la guerra, come facevano gli imperialisti nel Vietnam durante gli anni ’60 e ’70, fino alla fuga ignominiosa.
L’opposizione che incontreranno non sarà affievolita né dalle loro spedizioni militari (le “spedizioni umanitarie” o “spedizioni di pace”) all’estero, né dall’impiego su più vasta scala della polizia e delle Forze Armate nella repressione all’interno, dalla Val di Susa alla Sicilia, né dalla militarizzazione del territorio da Sigonella e Niscemi a Vicenza, al servizio del riarmo e delle aggressioni NATO e USA.
Tra le masse popolari la rassegnazione e la disperazione lasceranno sempre più il posto alla protesta e alla rivolta, perché l’organizzazione delle nostre file si sta sviluppando. Le nostre file si sono rafforzate. Consideriamo in quali condizioni eravamo due anni fa quando Marchionne lanciò il suo attacco contro gli operai a Pomigliano. Sbaglieremmo a confrontare lo stato in cui ci troviamo oggi con i nostri desideri: giustamente i nostri desideri sono grandi, ma per realizzarli dobbiamo avanzare passo dopo passo con tenacia e anche con pazienza. Noi abbiamo riserve inesauribili e la nostra lotta è giusta: quindi vinceremo. Dobbiamo confrontare lo stato attuale della nostre forze con lo stato in cui erano le nostre file ieri, quando Marchionne diede il via all’attacco padronale affermando che contro le masse popolari la Repubblica Pontificia poteva infierire più e meglio di quello che faceva il governo della banda Berlusconi che non riusciva a fare peggio del governo del circo Prodi di cui aveva preso il posto.
Da allora vi è stato una riorganizzazione crescente delle nostre forze (quantità) su un livello politico più avanzato (qualità).
1. L’influenza del Partito comunista è grandemente cresciuta: chi segue con intelligenza l’evoluzione numerica e qualitativa delle Organizzazioni Operaie e delle Organizzazioni Popolari se ne rende ben conto.
2. I referendum di giugno 2011 sono frutto di un orientamento più avanzato contro la politica della Repubblica Pontificia e a loro volta con i loro risultati hanno rafforzato quell’orientamento.
3. Con le elezioni amministrative del 2011 e del 2012 si sono formate Amministrazioni Comunali non più completamente controllate dalle losche congreghe PD-PdL-UDC e la Lega Nord è con le spalle al muro.
4. I sindacati alternativi e di base e il sindacati conflittuali si sono enormemente rafforzati a scapito della destra sindacale: essi costituiscono già oggi centri importanti di mobilitazione.
5. Accanto ad essi e a garanzia ulteriore del corso delle cose si sono formati e si rafforzano nuclei di operai e di delegati operai che si coordinano tra loro, escono dalle fabbriche sul territorio e lottano con crescente autonomia dalla sinistra borghese e dai sindacalisti di regime: gli scioperi da marzo in qua sono stati un importante strumento d’organizzazione.
6. Tra le file della sinistra borghese e della società civile sono sorti centri di aggregazione e di mobilitazione: dal Comitato No Debito ad ALBA.
7. Si succedono grandi manifestazioni di protesta non più promosse solo da organismi di regime che principalmente cercavano di mantenere il loro controllo sulle masse popolari.
8. Contro la spoliazione delle classi intermedie i lavoratori autonomi hanno incominciato a organizzarsi: dal Movimento dei Forconi al Movimento dei Pastori Sardi.
9. Il movimento No TAV della Val di Susa è diventato per tutto il paese un polo luminoso di mobilitazione e orientamento contro la speculazione e il saccheggio del territorio.
10. Il teatrino della politica borghese è dilaniato da contrasti insanabili che fanno esplodere uno dopo l’altro scandali che espongono alla luce del sole la putredine in cui affoga la Repubblica Pontificia con la sua Corte vaticana.
I mille centri di organizzazione e di orientamento che si sono formati o consolidati nelle lotte dei mesi scorsi devono proseguire con slancio maggiore il loro lavoro. Non lasciamoci prendere dallo sconforto perché forse abbiamo perso una battaglia!
Compagni, noi possiamo vincere la guerra! L’esito della guerra dipende solamente da noi!
La borghesia e il clero non hanno via d’uscita!
Nuovo P.C.I. - nuovopci@hotmail.it
venerdì 29 giugno 2012
Nuovo P.C.I. - Una nuova voce nella vecchia bagarre politica
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