Napolitano
cerca di guadagnarsi la pagnotta. Tuona contro “populismi” ed
astensionismo. Curiosa posizione per chi cantava “Avanti popolo,
alla riscossa, bandiera rossa, bandiera rossa….”. Naturalmente
dopo aver osannato la Fiamma Nera Fascista, con dolci occhi per la
Svastica Nazista. Ovviamente. In gioventù era capace di seguire il
vento che tirava, e di adeguarsi, con italica abilità trasformista.
Da vecchio sta perdendo i giri di pista della Storia. Il fiatone dei
quasi novanta anni pretende il suo contributo. Il terrore corre sul
filo dei sondaggi. Sarà curioso sentire il presidente affermare di
essere il presidente di tutti gli Italiani DOPO il 25 Maggio.
Requiem.
Un
altro lolito, anagrafico e politico, il Silvio,
sa di essere pubblicamente finito. Sembra che solo il cagnolino Dudù
gli sia rimasto fedele veramente. Anche il supercalvomaggiore, il
Bondi,
lo ha lasciato, dopo il delfino Alfano.
Topi che abbandonano la nave che affonda. Anche la minore espressione
dell’essere umano, l’uomo politico italiota cioè, non è libera
di fronte all’evidenza. Si sono creduti megalomani ed unti dal
destino, e si ritrovano vagabondi nell’inutilità della loro
avventura umana, straccioni morali, desaparecidos pubblici, guidatori
ciechi di una scialuppa in mezzo alla tempesta epocale. Il Silvio,
vicino agli ottanta, viene mantenuto in vita pubblica, oltre che da
un battaglione di medici che può permettersi e che gli consentono di
sopportare i due o tre chili di cerone che deve spalmarsi sul viso ad
ogni comparsata, da una illimitata auto stima, da un egocentrismo
siderale, da il bisogno vitale di apparire, per verificare minuto per
minuto la ragione di vita che si è scelta, il punto di riferimento
esistenziale che ha trovato nell’approvazione altrui. Impossibilità
di guardarsi dentro. Requiem.
Ci
sono anche i cespugli,
piccoli partitini che bramano la remunerata poltrona di turno, oggi
europea. Come quasi nessuno ricorda i partitini di solo cinque anni
fa, così il contributo che portano assomiglia alla bava che lascia
una lumaca: asciugata e cancellata dal primo raggio di sole. Requiem
ridicola.
Pinocchietto
Renzi
sfrutta la vitalità della giovane età per fingere di svolgere bene
il compitino affidatogli. Impersona con entusiasmo la figura
dell’apripista. Sa che dopo di lui arriverà un macellaio, un Pol
Pot che massacrerà
l’Italia, riducendola allo stato ellenico, come ordinato dai
“poteri forti”. Ma la medaglietta, anche se provvisoria e caduca,
lo ha ingolosito oltre le forze della sua morale (?). Nutre fiducia,
come Facta.
Mi viene da pensare, maligno come sono, che sia un qualche modo
imparentato con Mario
Merola, il fu re della
sceneggiata napoletana. Ma Merola
aveva una dignità oggi sconosciuta. Requiem annoiato e disgustato.
Rimane
il Beppe Grillo.
Lo detesto, perché ulula che vuol difendere la “democrazia”, che
considero, sempre più convinto, come il male assoluto. Però in
questo momento serve, perché si è assunto la funzione del Daiaco,
del tagliatore di teste. Non sarà lui a cambiare, ma aiuta, e molto,
a buttare in aria gli stracci, a rovesciare un sistema verminoso,
marcio, putrido, colante pus, in disfacimento.
Danza
macabra di Saint Saens (https://www.youtube.com/watch?v=YyknBTm_YyM)
Oppure
“Una notte sul Monte Calvo”, di de
Falla, magistralmente
rappresentata dai cartoni animati di Walt
Disney, in un
capolavoro assoluto: “Fantasia”, troppo poco riproposto. Forse
anche perché Walt
Disney era accusato di
essere un tantino nazista, razzista, antisemita. Un genio immortale.
Fabrizio
Belloni
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