giovedì 24 ottobre 2013

USA/Letta - Ricevimento a corte e l´arte della guerra. I preziosi doni di Letta a Obama




    
Essere ricevuti alla Casa Bianca equivale oggi, in Occidente, a quello che un tempo significava essere ammessi a corte. Il gran giorno per Enrico Letta è stato il 18 ottobre, quando fu accolto dal  presidente Obama. Portando in omaggio preziosi doni. Lo si  capisce dal comunicato della Casa Bianca. 
    
    Anzitutto «il Presidente e il premier Letta sostengono entrambi la 
    Partnership transatlantica per il commercio e gli investimenti». Il 
    progetto di una Nato economica, voluto dalle multinazionali e 
    grandi banche Usa, al quale il presidente Napolitano, lo scorso 
    febbraio alla Casa Bianca, ha espresso incondizionato appoggio 
    ancor prima che l´accordo sia scritto e ne siano valutate le 
    conseguenze per l´economia italiana (soprattutto per le pmi e le 
    aziende agricole). 
    
    Altro tema dell´incontro sarà «la cooperazione Usa-Italia nella 
    Nato». Ossia la cooperazione italiana alla presenza di comandi e 
    basi militari Usa, cui si aggiungono le strutture Nato sempre sotto 
    comando Usa. Letta assicurerà Obama che il Muos di Niscemi sarà
    completato, nonostante l´opposizione popolare. 
    
    Gli assicurerà che l´Italia resterà nel programma del caccia 
    statunitense F-35, comunque si esprima il parlamento. Lo 
    testimonia il fatto che, nonostante la Camera (26 maggio) e il 
    Senato (16 luglio) abbiano impegnato il governo a non acquistare 
    caccia F-35 senza che il parlamento si sia espresso nel merito, il 12
    luglio è stata consegnata all´impianto di Cameri la fusoliera del 
    primo F-35 «italiano» e, il 30 luglio, il Pentagono ha ordinato alla 
    Lockheed Martin i primi 6 dei 90 F-35 che l´Italia acquisterà. A un 
    prezzo ancora da definire: nel budget 2014 del Pentagono, i primi 
    29 caccia costano 219 milioni di dollari l´uno, che salgono a 291 
    compresi sviluppo e collaudo. 
    
    Terzo tema dell´incontro quello delle «comuni sfide in Nordafrica e 
    Medio Oriente». Letta assicurerà Obama che l´Italia, oltre a restare 
    in Afghanistan quale «nazione quadro» dopo il 2014, si occuperà in 
    Libia di ricostituire esercito e istituzioni e di disarmare le milizie.. 
    
    Non a caso, tre giorni prima il ricevimento di Letta alla Casa 
    Bianca, il suo governo ha lanciato la «missione militare 
    umanitaria», il cui scopo dichiarato è rendere il Mediterraneo «un 
    mare sicuro». Obiettivo dell´operazione, dichiara il ministro della 
    difesa Mario Mauro, è quello di «triplicare la nostra presenza, in 
    termini di uomini e mezzi, nell'area sud del Mediterraneo, per una 
    missione militare-umanitaria con lo scopo di contenere la crisi 
    dovuta in parte alla situazione di `non Stato' in cui si trova la 
    Libia». 
    
    Le stesse forze aeronavali, usate nella guerra che ha ridotto la Libia 
    a un «non stato», vengono ora mandate a «contenere la crisi» che 
    ne è derivata. Si strumentalizza la tragedia umana provocata dalla 
    guerra, di cui le ultime stragi nel Mediterraneo sono solo la punta 
    dell´iceberg. I salvataggi dei naufraghi, sotto gli occhi delle 
    telecamere, servono ad accreditare l´idea che occorre potenziare le 
    forze armate, sempre e ovunque impegnate in «missioni 
    umanitarie». 
    
    Se il vero scopo fosse salvare vite umane, non si userebbero navi 
    da guerra, costosissime e non adatte a tali operazioni, ma si 
    creerebbe una apposita task force civile. Scopo reale della 
    missione, che triplicherà la presenza militare italiana nell´area sud 
    del Mediterraeo, è rafforzare la strategia Usa/Nato in Nordafrica e 
    Medio Oriente. Sulla missione «umanitaria» Obama loderà Letta 
    sotto gli occhi delle telecamere. Quelle che ci mostrano le tragedie 
    del Mediterraneo, invece, tra non molto si spengeranno. E altri 
    barconi affonderanno in silenzio.
    
    Manlio Dinucci 

    (Il Manifesto)
    

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