Essere ricevuti alla Casa Bianca equivale oggi, in Occidente, a quello che un tempo significava essere ammessi a corte. Il gran giorno per Enrico Letta è stato il 18 ottobre, quando fu accolto dal presidente Obama. Portando in omaggio preziosi doni. Lo si capisce dal comunicato della Casa Bianca.
Anzitutto «il Presidente e il premier Letta sostengono entrambi la
Partnership transatlantica per il commercio e gli investimenti». Il
progetto di una Nato economica, voluto dalle multinazionali e
grandi banche Usa, al quale il presidente Napolitano, lo scorso
febbraio alla Casa Bianca, ha espresso incondizionato appoggio
ancor prima che l´accordo sia scritto e ne siano valutate le
conseguenze per l´economia italiana (soprattutto per le pmi e le
aziende agricole).
Altro tema dell´incontro sarà «la cooperazione Usa-Italia nella
Nato». Ossia la cooperazione italiana alla presenza di comandi e
basi militari Usa, cui si aggiungono le strutture Nato sempre sotto
comando Usa. Letta assicurerà Obama che il Muos di Niscemi sarà
completato, nonostante l´opposizione popolare.
Gli assicurerà che l´Italia resterà nel programma del caccia
statunitense F-35, comunque si esprima il parlamento. Lo
testimonia il fatto che, nonostante la Camera (26 maggio) e il
Senato (16 luglio) abbiano impegnato il governo a non acquistare
caccia F-35 senza che il parlamento si sia espresso nel merito, il 12
luglio è stata consegnata all´impianto di Cameri la fusoliera del
primo F-35 «italiano» e, il 30 luglio, il Pentagono ha ordinato alla
Lockheed Martin i primi 6 dei 90 F-35 che l´Italia acquisterà. A un
prezzo ancora da definire: nel budget 2014 del Pentagono, i primi
29 caccia costano 219 milioni di dollari l´uno, che salgono a 291
compresi sviluppo e collaudo.
Terzo tema dell´incontro quello delle «comuni sfide in Nordafrica e
Medio Oriente». Letta assicurerà Obama che l´Italia, oltre a restare
in Afghanistan quale «nazione quadro» dopo il 2014, si occuperà in
Libia di ricostituire esercito e istituzioni e di disarmare le milizie..
Non a caso, tre giorni prima il ricevimento di Letta alla Casa
Bianca, il suo governo ha lanciato la «missione militare
umanitaria», il cui scopo dichiarato è rendere il Mediterraneo «un
mare sicuro». Obiettivo dell´operazione, dichiara il ministro della
difesa Mario Mauro, è quello di «triplicare la nostra presenza, in
termini di uomini e mezzi, nell'area sud del Mediterraneo, per una
missione militare-umanitaria con lo scopo di contenere la crisi
dovuta in parte alla situazione di `non Stato' in cui si trova la
Libia».
Le stesse forze aeronavali, usate nella guerra che ha ridotto la Libia
a un «non stato», vengono ora mandate a «contenere la crisi» che
ne è derivata. Si strumentalizza la tragedia umana provocata dalla
guerra, di cui le ultime stragi nel Mediterraneo sono solo la punta
dell´iceberg. I salvataggi dei naufraghi, sotto gli occhi delle
telecamere, servono ad accreditare l´idea che occorre potenziare le
forze armate, sempre e ovunque impegnate in «missioni
umanitarie».
Se il vero scopo fosse salvare vite umane, non si userebbero navi
da guerra, costosissime e non adatte a tali operazioni, ma si
creerebbe una apposita task force civile. Scopo reale della
missione, che triplicherà la presenza militare italiana nell´area sud
del Mediterraeo, è rafforzare la strategia Usa/Nato in Nordafrica e
Medio Oriente. Sulla missione «umanitaria» Obama loderà Letta
sotto gli occhi delle telecamere. Quelle che ci mostrano le tragedie
del Mediterraneo, invece, tra non molto si spengeranno. E altri
barconi affonderanno in silenzio.
Manlio Dinucci
(Il Manifesto)
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