Vi
ricordate la Nicoletta Strambelli, in arte Patty Pravo? Biondissima,
esile, sexy, cantava in un modo assolutamente personale. Fu
rivalutata dopo un lungo esilio “rigenerante”.
Uno
dei suoi successi fu “Tripoli”.
Tripoli
era, nell’immaginifico del popolo ascoltatore, il luogo esotico ove
l’innamorata canterina pensava andasse il beneamato guerriero,
lasciandola in lacrime.
Mi
è tornata in mente, la Patty, in questi giorni, sommerso
mediaticamente dalle vicende del Silvio Berlusconi, da Arcore.
Onestamente,
indipendentemente da qualsiasi credo politico, non se ne può più.
Ed,
essendo Tripoli troppo vicina, ed anche infiltrata da Al Qaida
(niente niente hai visto mai che l’organizzazione sia implicata in
un intreccio torbido ed inconfessabile con i poteri forti
dell’arcinemico yankee?.....), il mio istinto di conservazione ha
immaginato altri luoghi. Timbuctù? No, ancora troppo vicina, la
città del Mali, ad un volo di un elicottero. La Patagonia?
Cominciamo a ragionare. Il Tibet? Troppi cinesi. Finalmente la scelta
sognatrice: un’isoletta
sperduta del Pacifico, nella Micronesia.
Ad
una condizione: batterie di cannoni ad ogni punto cardinale,
molteplici cannoncini a quattro canne, da venti mm., in servizio
antiaereo permanente. Filo spinato, antisbarco. Ad evitare l’arrivo
del “postale”, il bastimento portatore di notizie, o il
“bombardamento aereo di giornali……
Poi
potersi sdraiare all’ombra di una palma e leggere in santa pace.
Cose serie, come Topolino, Cocco Bill od Asterix, roba da Premio
Nobel al confronto della stampa italiota di questo periodo.
Sono
sicuro che la maggioranza degli abitanti del nostro squinternato
Stivale, Isole comprese, della vicenda del Silvio ne abbia piene le
tasche. Ma proprio piene. Strapiene. Straboccanti.
Parliamoci
chiaro, e diciamo le cose anche politicamente scorrette (grazie a
dio!): comunque finisca la vicenda
politico-giudiziaria-umana-sociale-economica del Berlusconi, il
Silvio politicamente è finito,
morto, kaputt. E con lui finisce il partito-azienda, il
partito-personale.
Lo
spettacolino da avanspettacolo di quart’ordine, cui siamo costretti
ad assistere, l’importanza che amici
e (cosiddetti)
nemici stanno dando a
tutta la faccenda è stomachevole, ripugnante, viscida e
contemporaneamente noiosa, stucchevole, prolissa.
Il
“Berlusca” tenta disperatamente di arrampicarsi sugli specchi.
Cosa di per sé difficilissima, resa impossibile quando gli stessi
specchi siano stati spalmati abbondantemente di vaselina.
Dire
che altri sono i problemi quotidiani della nostra Italia è
tautologico ed ovvio.
Pensate ad un Paese qualsiasi dell’Europa. E
non correte subito con la mente alla Grande
Germania (cacciarono
un Presidente della Repubblica per un prestito agevolato alla
moglie!), od ai Paesi Scandinavi, ma è sufficiente che andiate con
la mente a colossi, in senso morale e civico, come San Marino,
Andorra, Gibilterra…. Come pensate che giudichino l’Italia di
oggi? Una sceneggiata napoletana? Lasciate perdere quel gigante - al
confronto – che fu il povero Mario
Merola, “‘o
zappatore”. Noi oggi
siamo molto più in basso, più risibili, con minor dignità. “Ah,
les Italiennes!”…..
Sì,
sì…. Un’isoletta della Micronesia, con cannoni da 155, con
antiaerea a quattro canne da 20 mm. E Topolino, Cocco Bill, Asterix……
Fabrizio
Belloni
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