Scrive Paolo Bellenghi a proposito del focolaio di aviaria in un allevamento da 600.000 galline ovaiole: “...puntuale come le cambiali e la morte, arriva la solita dose estiva di pandemia. qui la situazione è drammatica, sopratutto per le aziende, che perdono tutto, ma a mio parere è anche il prodotto di una errata gestione del problema. sin dai tempi del buon Pasteur, il problema delle pandemie si risolve con la vaccinazione a tappeto degli animali, o degli uomini, non con la loro soppressione in massa. e magari rivedendo il sistema di allevamento che con numeri folli di animali, seicentomila in un solo allevamento, porta inevitabilmente a forti rischi di contagio dilagante. ma i segnali di fumo che arrivano dall'in-competente e traballante ministero sono di ben altro tono, purtroppo. e gli animali, vittime della gestione ideologica del problema, continuano a morire. chi paga? come sempre Pantalone. (Paolo Bellenghi)"
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Annotazione di Paola Botta Beltramo: "in risposta all’articolo di Paolo Bellenghi: il chimico Pasteur, a differenza del suo contemporaneo medico Antoine Béchamp, non comprese che il terreno biologico si può alterare per molti fattori ma non dai virus. Così è per l’uomo e così è, pare, anche per gli animali come afferma il dr. Stefan Lanka, noto genetista-virologo tedesco, come risulta dal sottoindicato link. (traduzione automatica)
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Integrazione di Paolo Bellenghi:
"Credo sia opportuno chiarire il senso del mio intervento. Quando ho citato il buon Pasteur, l'ho fatto intenzionalmente perché pur ben sapendo che il percorso delle vaccinazioni di deve come suo inizio a Jenner, Pasteur si è interessato anche agli animali affrontando i problemi legati alla rabbia, alle epidemie dei polli ed alla cosiddetta allora peuvrine che massacrava gli allevamenti di bachi da seta, risolvendo in parte il problema. Adesso, ora ed oggi, credo che con questa "strana" e ricorrente epidemia di aviaria occorra affrontare due questioni, la prima legata alla mole degli allevamenti, perché seicentomila galline sono troppe da controllare, è umanamente impossibile, e quindi chissà cosa mangeranno per non ammalarsi, boccaccia mia statti zitta, acqua di Lourdes? Ed il secondo problema riguarda l'approccio alle vaccinazioni. oggi si sta ancora discutendo se eliminare l'ultima provetta posseduta dall'oms con dentro l'ultimo ceppo superstite del bacillo del vaiolo, debellato in circa 50.
Danni di vaccinazioni di massa, che oggi ovviamente scomparsa la malattia non si fanno più. ma abbiamo ancora in casa la tubercolosi, la poliomielite, e tutte le malattie tropicali che fanno strage. qualcosa dovremo pur fare...
per gli animali il discorso è più complesso, e variegato. da allevatore, ricordo bene quando per verificare la presenza della tubercolosi bovina nelle vacche da latte si faceva il test della tubercolina, ma una volta sola perché la seconda volta al test la vacca risultava positiva anche se sana. per i polli e gli animali il discorso è analogo.
Poiché una volta vaccinato l'animale può risultare positivo agli anticorpi anche se sano, si cerca di evitare la vaccinazione. e i risultati sono sotto agli occhi di tutti: migliaia di animali massacrati, arriveremo al milione di capi con gli ultimi allevamenti positivi, mentre altra gente muore di fame, e le autorità che ormai non sanno più che pesci pigliare di fronte al dilagare di un contagio che non si sa a cosa attribuire, se non al fatto che "c'è". ne usciremo solo, a mio parere, quando gli allevamenti avranno un tetto al numero dei capi e sopratutto animali sani e non creati in laboratorio per essere fragilissime macchine da uova o altrettanto fragilissime macchine da carne come i tacchini di Ravenna. non credo infatti che l'aviaria avrebbe colpito le nostre care vecchie galline comuni da 150 uova all'anno, rustiche ed indistruttibili. ma le povere galline ovaiole rosse ibride, credo siano giunte al capolinea. (Paolo Bellenghi)
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