Viterbo e la scoperta dell'acqua calda - Dipinto di Franco Farina
Care amiche, cari amici,
oggi puntiamo l’indice contro l’inefficienza di chi siede a Palazzo dei Priori. Tale stato di cose impedisce ai progetti di prendere corpo e frenando l’occupazione favorisce la disoccupazione.
E’ un malcostume che va condannato e noi lo condanniamo senza mezzi termini. Chi non ha le capacità di aiutare Viterbo ed i viterbesi può starsene a casa. Glielo chiediamo con forza.
Solo da pochi giorni il Comune di Viterbo ha finalmente approvato il progetto dello stabilimento termale della
Società Free Time. La pratica era partita nel lontano 2009.
Era andata
più volte in commissione edilizia senza alcun risultato. A marzo di quest’anno la Free Time , in linea con
la crisi che stiamo vivendo, aveva ripresentato il progetto riducendo la
cubatura residenziale e lasciando quasi
invariata quella termale. Qualche giorno fa la commissione edilizia ha
finalmente approvato il progetto.
Diciamo finalmente perché a Viterbo servono
stabilimenti termali che creino occupazione e rilancino questo settore che dal
1993 è governato da un monopolio, che non fa bene al nostro turismo (vedere su
Google Maps un commento di un cliente che ha fatto una vacanza in uno noto stabilimento
termale di Viterbo) e non fa bene alla città. Infatti, se a Viterbo chiudono i
negozi, se a Viterbo la disoccupazione è alle stelle, se a Viterbo non
circolano più soldi, la colpa è anche di tutta questa burocrazia che fa dormire
le pratiche.
Noi pensiamo che se il progetto Free Time presentato nel marzo
2009, fosse stato subito approvato, oggi quello stabilimento termale sarebbe
già funzionante e darebbe lavoro a diverse centinaia di persone tra dipendenti diretti
e indiretti, facenti parte dell’indotto.
Nell’economia di Viterbo un numero
così elevato di stipendi alleggerirebbe la crisi e sarebbe una boccata vitale di ossigeno.
Però i nostri
amministratori non la pensano così, essi stanno comodi sulla poltrona dove sono
seduti e verificano tutti i giorni il famoso adagio: “Panza piena non pensa a
quella vota”.
Un’altra questione che ancora oggi è avvolta in un grande mistero
è la storia recente della proprietà delle Terme ex Inps. Dunque rileggendo le cronache
del tempo scopriamo che fu l’on. Giuseppe Fioroni allora deputato, a far
passare la legge che stabiliva il passaggio delle ex terme Inps al Comune di
Viterbo a titolo gratuito.
Poi nel secondo passaggio al senato fu il senatore Michele Bonatesta che
bloccò un emendamento che le voleva fare ritornare alla formula onerosa. Quindi
tutto a posto e la pratica passò al
Comune di Viterbo dov’era sindaco
Marcello Meroi.
A questo punto della storia su tutta la vicenda cala una nebbia
fitta che copre tutto e tutti per diversi anni. Quando alla carica di sindaco
fu eletto Giancarlo Gabbianelli si scoprì con grande stupore che le ex Terme
Inps erano diventate di proprietà della Regione al 100% (forse c ‘era stata
qualche inadempienza?).
A quel punto tra Comune e Regione si litigò, si lottò e
alla fine Viterbo riuscì a fatica a riconquistare il 50% di quella struttura. Si
cantò vittoria ma era una vittoria di Pirro.
In effetti la verità era che avevamo
perso il 50% di quella struttura, che poteva essere tutta nostra. Questi i fatti
abbastanza inquietanti che ci dicono come per tanti anni la gestione del bacino
termale del Bullicame è stata fatta senza porre la giusta attenzione alla
creazione di posti di lavoro e allo sviluppo del termalismo viterbese.
Noi che
abbiamo studiato bene tutta la storia termale di Viterbo, ribadiamo ancora una
volta che il vero termalismo non può essere un solo stabilimento che lavora in
regime di quasi monopolio. Il vero termalismo è quello per il quale si batte da
tempo l’Associazione “Il Bullicame” e che adesso è nel progetto “Viterbo Città
Turistica” della lista “Insieme per il Territorio con Bonatesta”.
Il vero
termalismo è creare un’offerta multipla e variegata che consenta di poter
rispondere a tutte le fasce di possibile utenza. Se sarò eletto mi batterò per
la nascita di nuove strutture termali e, come prima cosa, farò cambiare il nome
di questa città in Viterbo Terme, che da
solo è un cartello pubblicitario.
Giovanni Faperdue
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