giovedì 17 gennaio 2013

montanario il riformatorio (dello smantellamento)


"Riforme": la parola chiave della campagna di Monti è in realtà la prospettiva dello smantellamento del Paese. 


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Bene, abbiamo capito quale è la parola chiave della campagna elettorale di Mario Monti: "riforme". Non solo la proferisce ogni tre per due, ma la usa per attaccare gli avversari politici: "Non vogliono fare le riforme!" tuona, insinuando che gli altri partiti siano il vecchio mentre lui rappresenti invece il nuovo.
 
Mi chiedo cosa passi per la testa dei poveri piddini, i quali non solo si sono riempiti la bocca con le "riforme" fino all'altro ieri ed oggi si vedono scippare da sotto il naso la magica parolina, ma gli tocca anche passare da retrogradi e retrivi conservatori che non vogliono "riformare" il Paese.
 
Mi chiedo anche quanti cittadini se la berranno, consapevole che la maggior parte degli elettori, ahinoi, si accontenta di una paroletta dall'apparenza positiva senza neppure chiedersi cosa significhi in realtà. Alla gente piace l'idea di riformare un Paese ridotto ecce homo, quindi carta bianca a chi promette.
 
Purtroppo, però, è da molti anni già chiaro cosa ha in animo il liberista che vagheggia riforme. Sono le riforme da shock economy, quelle che hanno già riformato i connotati di altri disgraziati Paesi finiti in ginocchio. Se non ci credete, sappiate che già sono state pressantemente chieste all'Italia con la famigerata letterina UE dell'agosto 2011, che fu il preludio alla cacciata del Berlusca per mettere Monti al posto suo. 

Cosa diceva la letterina? Chiedeva le riforme, eccole qua:
 
1) mercato del lavoro: modifica della contrattazione collettiva in favore di accordi a livello dell'impresa;2) pensioni: innalzare l'età pensionabile e parificarla per uomini e donne; 3) pubblica amministrazione: adeguare salari e produttività, e promuovere la mobilità; 4) ordini professionali: liberalizzare; 5) beni dello Stato: privatizzare.
 
Insomma: licenziamenti facili, dumping salariale, massacro pensioni, massacro dipendenti pubblici, dumping dei compensi delle professioni, e per finire la svendita di tutti i beni dello Stato, dall'acqua al demanio all'ENI a Finmeccanica.
 
Monti sta promettendo questo, e altro dello stesso tenore. Riforme per far essere i nostri giovani meno choosy e i nostri vecchi meno attaccati a mamma sanità pubblica, ad esempio. Se ne è già accennato alla privatizzazione della sanità, ricordate? Non crederete mica che lo smantellatore dello Stato e dei beni italiani si trasformerà poi magicamente in un riformatore che cambia l'Italia nel modo che conviene a voi. Monti che diventa Mujica, ah ah che risate.
 
Quando Monti dice "riforme", insomma, non sta promettendo: sta minacciando. L'unico aspetto positivo è che ci avvisa prima: e se noi capiamo tutto il contrario beh, in fin dei conti siamo degli zotici che non hanno studiato alla Bocconi, quindi è solo colpa nostra.
 


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