Ho letto con piacere l’intervento del trio Paolo Bianchini, Luigi
Maria Buzzi e Giuseppe Talucci Peruzzi in merito alla città termale.
Mi sono
detto: “finalmente qualcuno si interessa delle Terme”. Devo confessare che pur
riconoscendo che il piatto delle terme è ghiotto e che da qui alla fine di
maggio (periodo deputato per le elezioni comunali di Viterbo), saranno in tanti
a fiondarsi su questo appetitoso boccone, sono rimasto abbastanza deluso.
A mio
parere il tema è troppo serio per essere affrontato in poche righe. Sembra
quasi che i tre sopracitati abbiano voluto solo tirarci il cappello, più che
affrontare seriamente il problema. Comunque vorrei complimentarmi con questi
politici, perché finalmente il clima effervescente della campagna elettorale li
ha galvanizzati al punto di cercare, almeno a parole, di lavorare per Viterbo. Rimane
comunque in me, che da anni vado combattendo per il termalismo, lottando contro
il disinteresse generale, l’amarezza di capire che si parla non per aiutare lo
sviluppo di Viterbo termale, ma solo per raccattare qualche voto in più.
Tra i
firmatari dell’articolo c’è anche il vicesindaco di Viterbo Luigi Maria Buzzi,
che mi risulta si sia speso (solo a parole e con scarso successo), anche per
fare riaprire i bagni pubblici del sacrario, che ad oggi sono però ancora
chiusi. Ma torniamo all’argomento principe: il termalismo.
Caro sig. Buzzi, suppongo
che lei in qualità di vicesindaco dovrebbe conoscere molto della realtà attuale
di Viterbo. A lei che con la firma messa in calce all’articolo della città
termale, ha rivendicato il suo amore per lo sviluppo termale di Viterbo, vorrei
porre alcune domande. Lo sa che la Società Free Time
ha presentato al Comune di Viterbo ben quattro progetti termali (nel
2002, 2004, 2009, 2010) e che solo poche settimane fa, dopo un silenzio
assordante di dieci anni, complice la campagna elettorale, ha ricevuto le prime
timide risposte? Lo sa che alle Terme del Bacucco (altro impianto in progetto) il
permesso comunale è stato subordinato alla chiusura di due pozzi abusivi che
sono stati scavati in zona da privati, che non li vogliono richiudere? E’ per
caso a conoscenza di iniziative del Comune di Viterbo per ridurre a 4 litri al secondo la portata del “pozzetto” e
restituire così l’acqua sottratta ai pozzi Gigliola e Uliveto delle Terme ex
Inps? Sa niente a che punto è la pratica per la costituzione della società
mista Regione Comune per la gestione delle Terme ex Inps? Sa per caso se la Itet dopo che è fallito il
suo tentativo di edificare a Monte Pizzo con un guadagno di rivalutazione delle
cubature da fare spavento, abbia ancora voglia di fare termalismo alle
“Zitelle”?
Per oggi mi fermo qui, in
attesa delle sue risposte. A Paolo Bianchini e a Giuseppe Talucci Peruzzi che hanno firmato la lettera più per farsi
pubblicità che per amore delle terme, raccomando vivamente di studiare a
fondo l’argomento.
Il termalismo viterbese è un problema di
difficile soluzione, ma è ancora più difficile se chi ci si accosta per
risolverlo, non ne conosce assolutamente i termini e parla a sproposito.
A
tutto il trio che lamenta che non si può parlare solo delle Terme ex Inps,
risponderò con un aneddoto. Un giorno ad un gentiluomo fu rimproverato di usare
ancora il baciamano. Il galantuomo non si scompose e affermò: “Da qualche parte
bisogna pure incominciare”.
Giovanni Faperdue
Associazione Il Bullicame di Viterbo
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