lunedì 7 novembre 2011
Italo Campagnoli: "Testimoni di Giustizia abbandonati a se stessi... lo Stato intervenga in loro aiuto..."
Caro Paolo, ti ringrazio per il tuo puntuale aggiornamento giornalistico e per quanto hai già fatto per la nostra petizione sui testimoni di giustizia.
Ma ti scrivo ancora sull'argomento perchè io stesso, che ho scritto la petizione assieme ad alcuni testimoni, non sapevo veramente quanto fosse tragica la situazione umana di tante persone in italia.
Ti rigiro qui di seguito questo breve messaggio che mi è arrivato da uno di loro, luigi coppola, (verificato) e capirai di cosa sto parlando. un'altra testimonianza mi è arrivata dai coniugi Candela ed è stata pubblicata per intero sul sito del movimento radicalsocialista.
Ti ringrazio per tutto quello che potrai fare e ti chiedo di aiutarmi a trovare più persone possibili disposte a perdere 30 secondi per firmare la petizione on line, un abbraccio, Italo Campagnoli
Firma per la petizione: http://www.petizionionline.it/petizione/tutela-per-i-testimoni-di-giustizia/5444
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Lettera aggiunta:
SALVE SONO UN TESTIMONE DI GIUSTIZIA,CHE VIVE IN LOCALITA DI ORIGINE -POMPEI- NON VOGLIOANNOIARVI IN UN LUNGO ROMANZO SI PERCHE LA MIA STORIA PER SPIEGARLA CI VORREBBERO PAGINE E PAGINE. Vi dico solo che alla data odierna non ho potuto far mangiare moglie e figlie, la mia unica speranza che mi resta e togliermi la vita. Luigi Coppola
tel 339.6657609
NB PER SINCERARVI BASTA ANDARE SU GOOGLE E DIGITARE "luigi coppola testimone di giustizia"
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Notizie sulla petizione:
TUTELA PER I TESTIMONI DI GIUSTIZIA
firma e diffondi con tutti i mezzi la
PETIZIONE PER GARANTIRE LORO LAVORO E SICUREZZA
I “testimoni di giustizia” non sono “collaboratori di giustizia”, in quanto non hanno mai fatto parte di organizzazioni criminali ma hanno soltanto esercitato il loro diritto-dovere di testimoniare contro le attività criminali, e per questo hanno perso casa, lavoro e libertà di vivere una vita civile comune.
Oggi in Italia decine e decine di testimoni di giustizia sono abbandonati a se stessi, in attesa di avere dallo stato non solo la protezione che era stata loro garantita, ma persino un lavoro per poter vivere.
Buona parte dei 70 testimoni di giustizia italiani hanno manifestato a Palermo per chiedere il rispetto degli accordi presi. Come ha fatto con estremo coraggio Maria C., tornando a Crotone e digiunando per venti giorni sotto il solleone, finendo ricoverata in ospedale.
In Calabria le donne che si ribellano vengono massacrate senza pietà, come Maria Concetta Cacciola, testimone di giustizia “suicidata” il 22 agosto 2011; Tita Buccafusca, testimone di giustizia “suicidata” il 16 aprile2011. Ciascuna a distanza di quattro mesi, tutte con l’acido muriatico.
E ancora, la distruzione del corpo di Lea Garofalo, legata, imbavagliata, interrogata brutalmente, torturata, uccisa con un colpo di pistola alla nuca e sciolta nell’ acido.
E Angela Costantino, cognata di Barbara Corvi, “scomparsa” ormai da quasi due anni. Era giovanissima e incinta, ma il figlio che portava in grembo non era del marito, che si trovava in carcere a scontare una pena. La famiglia, per difendere l’onore del boss-marito, la fece strangolare e seppellire in un terreno mentre l’auto di lei finiva in mare, così da simulare un suicidio.
“Oggi e dopo tutti i precedenti mi chiedo ancora come ho potuto anche solo pensare che in Italia possa realmente esistere qualcosa di simile alla giustizia”. Queste parole sono di Lea Garofalo, scritte in una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica, inviata a vari giornali e pubblicata solamente dopo il suo assassinio.
Una giovane madre, disperata, allo stremo di tutte le proprie forze: così si definisce. Una donna che aveva trovato il coraggio di rompere i rapporti con la propria famiglia e di denunciare molte persone, ma che per la legge figurava come “collaboratrice di giustizia”, nonostante che di reati non ne avesse mai commessi. L’uso improprio del termine -utilizzato anche nei confronti di M. C. Cacciola e che si differenzia in maniera netta e sostanziale dal termine appropriato di “testimone”-era per lei assolutamente inaccettabile, le toglieva quella dignità in nome della quale aveva stravolto la propria vita e quella di sua figlia. In nome della dignità, di un’esistenza da vivere all’insegna della legalità.
La situazione dei testimoni di giustizia è stata affrontata più volte in parlamento e in particolare il sottosegretario Mantovano, che per conto del governo da anni sta sistematicamente smontando i programmi di protezione, nel 2008 ha respinto l’emendamento 12.04.400 all’art. 12 bis che chiedeva l’inserimento dei testimoni di giustizia nella pubblica amministrazione.
La petizione chiede al Presidente Napolitano e a tutti i parlamentari che l’emendamento venga ridiscusso ed accettato.
Difendiamo i testimoni di giustizia, pretendiamo per loro la tutela da parte dello stato.
I primi firmatari della petizione sono Salvatore Borsellino, Elio Veltri, Doris Lo Moro deputata calabrese del PD, Angela Napoli deputata calabrese del FLI, Franco Laratta deputato del PD Componente Commissione Antimafia, Sonia Alfano euro parlamentare IDV, Giuseppe Lumia senatore del PD.
La mozione è stata promossa da Movimenti Civici, Movimento RadicalSocialista, Movimento Agende Rosse, Democrazia e Legalità.
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