giovedì 10 novembre 2011

Fulvio Di Dio ed il Profumo d'Italia... Un viaggio in mezzo ai rifiuti!

Caro Paolo D'Arpini, sei ufficialmente invitato alla presentazione del mio libro "Profumo d'Italia. Il Paese della continua emergenza rifiuti", che si terrà lunedì 14 novembre, alle ore 18.00, c/o la Libreria Arion del Palazzo delle Esposizioni di Roma).

Qui sotto, invece, ti invio una piccola parte del primo capitolo (Un mondo di rifiuti), laddove mi soffermo sul rapporto acqua-rifiuti, con tutte le loro implicazioni. Un abbraccio, Fulvio Di Dio





Acqua e rifiuti


Vogliamo concentrare l'attenzione su una coppia di termini e di concetti di elevata carica semantica, l'acqua e i rifiuti.

L'acqua come elemento indispensabile alla vita, i rifiuti come tutto ciò che è privo di valore in quanto ha esaurito la sua utilità.
La vita e l'inerte, l'indispensabile e l'inutile, pieno e vuoto … con tutte le implicazioni psicologiche, culturali, sociali, economiche, ecologiche, politiche e istituzionali che, nel corso dei secoli, hanno suggerito agli esseri umani le soluzioni per venire a capo del problema dell'accesso all'acqua e di quello, parallelo, dell'eliminazione dei rifiuti prodotti dall'attività umana.

In Italia la gestione dei rifiuti (e dell'acqua) è stata per tradizione materia tipica dell'Ente locale, che - direttamente o mediante le aziende municipalizzate – ha garantito ai cittadini questi servizi.
Controllare l'ambiente fisico cittadino, sempre più equivalente all'ambiente sociale tout court, regolare le sue risorse e tutelare la loro qualità: sono problemi che attengono primariamente alla sfera politica, ancor prima che a quella tecnica, economica o amministrativa.
Se pensiamo alla città medievale, lo scontro-competizione tra potere pubblico e poteri privati, tra coniuratio comunale e nobiltà feudale, è tra i più accesi in tema di rifornimento idrico. La fontana pubblica si contrappone simbolicamente (ma non solo) al pozzo privato.
Dalla città medievale siamo arrivati a questo paradosso: la degradazione di una risorsa indispensabile come l'acqua comporta la sua trasformazione da bene libero a bene economico.

Abbiamo già discusso (F. Di Dio, Acqua Sporca. Il gorgo nero delle privatizzazioni, Editori Riuniti, Roma, 2011), appurandone gli effetti e le conseguenze, se sia l'operatore pubblico o l'impresa privata il soggetto più adatto a fornire un bene di così universale consumo.
Dopo questa svolta epocale, la qualifica di bene libero si restringe alla sola aria. È valido ancora oggi questo discorso?

Inceneritori, miasmi di discariche, industrie che scaricano i loro fumi, di fatto, non sono anche questi le cause di una sorta di "privatizzazione" dei beni comuni?

Cosa comporta la gestione del ciclo dei rifiuti in mano a privati e multinazionali?


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