martedì 15 giugno 2010

Giulio Tremonti, il manovratore, ritira gli incentivi per la produzione energetica da fonti rinnovabili...

Tre Monti é il nome di un ristorante a Calcata, dove vanno a mangiare tanti, compresi i carabinieri, ed una volta, anni fa quando mi candidai a sindaco di Calcata (ma non fui eletto ovviamente), ci andai anch'io assieme al mio "fido" braccio destro, Fabrizio de Jorio.. Invece il ministro Tremonti é uno che il "mangiare" ce lo leva, compresi gli ecoincentivi per la produzione energetica da fonti rinnovabili.
L'unica speranza é che gli ecoincentivi tolti siano quelli per l'ecolico industriale e per il fotovoltaico a terra... (Paolo D'Arpini)

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Il governo italiano, dopo aver introdotto come elemento programmatico l'ecoscettiscismo (propugnato con fervore anche dalle pubblicazioni e dai giornali più vicini alla maggioranza), dopo essersi segnalato per una posizione tra le meno propositive nel corso del summit di Copenaghen e per non aver dato seguito agli impegni presi in quei giorni, con l'articolo 45 introdotto dalla Finanziaria 2010 assesta un colpo pesante al futuro sostenibile dell'economia del nostro Paese.

Senza entrare nel merito del valore e dell'orizzonte contemplato dalla manovra di cui il ministro Tremonti si è fatto carico, non possiamo non sottolineare come le misure predisposte abbiano un valore contingente e difficilmente contribuiranno a mutare il quadro economico finanziario del Paese. Non aiuteranno a sviluppare comparti e settori produttivi, non agevoleranno soluzioni utili a innescare processi di sviluppo, non getteranno le basi a nessuna prospettiva di crescita.

Per quanto riguarda le rinnovabili, quindi un ambito che in questo momento avrebbe potuto segnare un momento di forte trasformazione - nuove opportunità occupazionali, risparmio economico grazie all'efficienza economica, un approccio più ecosostenibile -, il governo ha deciso di bloccare tutti gli incentivi fino ad oggi a disposizione.

Introducendo l'art45, infatti, vi sarà il congelamento, con carattere retroattivo, del ritiro da parte del Gestore dei Servizi Elettrici dei Certificati Verdi in eccesso sul mercato, strumento che ha finora garantito l'equilibrio fra una domanda ridotta e l'offerta. Il pericolo più prossimo sarebbe quello di far crollare il prezzo dei titoli, influendo negativamente sul ritorno degli investimenti già realizzati e di quelli programmati.

"L'abolizione dell'obbligo di ritiro dell'eccesso di offerta di certificati verdi - dichiara il presidente di Federprogetti Fabrizio Di Amato - conferma l'instabilità normativa che governa lo scenario della produzione di energia rinnovabile, soprattutto per quanto riguarda l'incentivazione per l'intera filiera produttiva. Questo provvedimento danneggia fortemente un settore ricco di iniziative imprenditoriali. Le prospettive di sviluppo del settore risultano compromesse ma anche la credibilità internazionale, rispetto al raggiungimento degli obiettivi europei, é indebolita".

Per Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente si tratta di "un errore incredibile che rischia di colpire pesantemente lo sviluppo delle energie pulite nel nostro Paese e la credibilità delle scelte italiane rispetto alla prospettiva di diffusione delle rinnovabili al 2020 obbligatoria per tutti i Paesi UE. Mentre non si hanno notizie del piano di sviluppo delle rinnovabili che il governo deve consegnare a Bruxelles entro il 30 giugno, il decreto cancella le certezze degli investitori".

Ma anche Confindustria scende in campo contro la manovra. Secondo Emma Marcegaglia, l'articolo 45 "produrrà una drastica riduzione degli investimenti in nuovi impianti di produzione di elettricità con fonti rinnovabili ed avrà effetti gravissimi nel settore delle rinnovabili. Al contempo tale norma non avrà effetto alcuno sulle finanze pubbliche". "Risulta incomprensibile che dopo aver approvato la direttiva, ora si blocchi lo sviluppo. Il sistema delle incentivazioni delle fonti rinnovabili può essere aggiornato- ha aggiunto Emma Marcegaglia- ma in una sede normativa appropriata e con un provvedimento organico".

L'intervento in questo settore, deve purtroppo farci riflettere su un punto. La politica, in questo momento, nonostante le emergenze, continua a fare i conti con il consenso. Ogni azione ed ogni intervento presuppone un'attenta analisi dell'impatto che viene prodotto in termini di consenso. Se il governo ha deciso di intervenire senza remora su un aspetto che si presume delicato come la green economy significa che ha già valutato le conseguenze in termini di popolarità.

I temi ambientali, l'ecosostenibilità e l'efficienza energetica, oggi, in Italia interessano solo ad una minoranza dei cittadini.

Federico Bertazzo

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