Mentre in Puglia si installano a tutto spiano impianti fotovoltaici a terra, in Piemonte, nel territorio del Comune di Alba sono stati banditi. Infatti, secondo la delibera approvata nei giorni scorsi, è stata esclusa la possibilità di installazione di pannelli fotovoltaici a terra per impianti con potenza superiore a 20 Kilowatt. Vietati a terra nel centro storico, centro urbano, sulle colline, nei pressi della Scuola Enologica, zone agricole, boschi, nei pressi e fino a 150 metri dai fiumi Tanaro, Cherasca, Seno D’Elvio, Talloria, nei pressi del sito archeologico di San Cassiano, nelle terre coltivate a nocciole, su terreni fragili, vicino le cascine e a La Morra e Roddi poiché sono da tutelare le colline candidate a diventare patrimonio dell’Unesco.
Spiega il sindaco Maurizio Marello:
Il fotovoltaico va benissimo sugli edifici, sui capannoni, nelle aree produttive, dove non solo è consentito, sarà consentito e noi spingeremo perché sia praticato. Altro è sui terreni agricoli. Una realtà come Alba deve fare molta attenzione. L’esclusione quasi totale del fotovoltaico a terra non è una presa di posizione contro questa tecnologia ma è il bilanciamento di un interesse per noi fondamentale: la tutela dell’ambiente, del paesaggio, della tipicità agricola. Fonti principali di ricchezza del nostro territorio di attrazione turistica.
Dove si possono allora installare i pannelli fotovoltaici a Alba? Spiega Targato Cn:
L’installazione è possibile solo in pochissime aree classificate 1 e 2. Zone in cui la proprietà è talmente frazionata che difficilmente i proprietari si metteranno d’accordo per rendere disponibili vari ettari necessari a creare distese d’innumerevoli pannelli a terra occupanti 10 metri a Kilowatt atte a produrre quantità elevate di energia, dice l’assessore all’Ambiente ed Agricoltura Massimo Scavino dopo aver incontrato nei giorni scorsi le Associazioni agricole del territorio per un parere sull’argomento. Tuttavia, nelle rare zone possibili l’installazione dovrà rispettare determinate condizioni: migliori tecnologie disponibili, no a fondazioni in cemento armato, no a sostanze chimiche per la pulizia dei pannelli, altezza atta al passaggio della fauna, etc.
Ricevuto da Claudio Martinotti (Fonte: Ecoblog)
Altri articoli di Claudio Martinotti:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=claudio+martinotti
mercoledì 30 giugno 2010
martedì 29 giugno 2010
Lettera aperta a Paolo Dottarelli, sindaco del Comune di Bolsena, sulla situazione di degrado ambientale dell'area vulsina
Spett. le Comune di Bolsena,
Alla cortese attenzione del Sindaco Paolo Dottarelli,
postacertificata@pec.comune.bolsena.vt.it
Egr. Sig. Sindaco, salve, sono Luca Bellincioni, storico, guidarista, fotoreporter, consulente per la valorizzazione turistica del paesaggio, nonché segretario dell’Associazione Culturale Onlus Oreas finalizzata alla tutela, alla valorizzazione e alla promozione del paesaggio laziale.
Sono tornato a Bolsena dopo un anno, nell’ambito del nostro annuale lavoro di documentazione e monitoraggio dei centri storici e dei territori di pregio della regione, e purtroppo ho dovuto constatare come la situazione del Comune volsino sia negli ultimi tempi drasticamente peggiorata.
In primo luogo la proliferazione edilizia, spesso palesemente abusiva, che negli ultimi anni ha prodotto alcuni manufatti in punti strategici per il transito dei turisti, agli occhi dei quali il territorio di Bolsena rischia sempre più di apparire “sciatto” e quindi poco qualificato per gli alti standard dell’odierno turismo culturale e “di qualità”; particolarmente inaccettabile è la villa-casale sorta l’anno scorso su una collina in alto a destra della Via Cassia, poco prima dell’entrata all’abitato per chi proviene da Montefiascone, e rimasta – appunto da un anno – allo stato di squallido cantiere. Discorso simile, sempre nella stessa zona, per l’enorme struttura bianca, rimasta addirittura allo stato di scheletro, che affianca da anni un’antica e suggestiva torretta, all’apice di una collina che domina la Cassia. A questo punto di chiediamo: è mai possibile che Comuni dalla spiccata vocazione turistica come quello bolsenese non possano agire con tempi certi e rapidi per la demolizione di tali costruzioni, qualora abusive, e per il ripristino dello status quo ante? Quanti anni dovranno attendere i turisti e la stessa cittadinanza bolsenese per vedere le belle colline bolsenesi libere da ecomostri?
Veniamo poi ad un altro aspetto di degrado non meno grave ed inquietante: abbiamo saputo della costruzione, in un’area di diversi ettari in una zona collinare pregiata, di una centrale fotovoltaica a terra. Sappiamo bene che questo tipo di impianti ha un devastante impatto paesaggistico ed ambientale, con l’urbanizzazione - e quindi la distruzione di fatto - di terreni agricoli, ossia di ecosistemi pregiati sia dal punto di vista estetico-turistico sia faunistico-floristico. La nostra associazione – come i rappresentanti più attenti e più liberi da influenze politiche dell’odierno ambientalismo italiano – è assolutamente contraria a questo tipo di impianti, poiché siamo convinti che lo sviluppo delle energie rinnovabili debba svolgersi in contesti già urbanizzati o degradati, mai su terreni liberi, in quanto il “consumo del territorio” è oggi la prima causa – rispettivamente diretta e indiretta - del degrado degli ecosistemi e del surriscaldamento globale.
Insomma, benissimo il fotovoltaico sui tetti di case e capannoni o nei parcheggi, malissimo nei terreni agricoli: non vorremmo che il Comune sia ormai pronto a favorire una vera e propria proliferazione di questi impianti, che ridurrebbero ulteriormente il valore ambientale e turistico del territorio di Bolsena, e contribuirebbero al fallimento del riconoscimento dell’area volsina quale Patrimonio Unesco, iter, questo, già a serio rischio a causa dei folli progetti di centrali eoliche nella zona di Piansano e Tuscania.
Chiediamo pertanto al Comune non solo di bloccare immediatamente ogni altra iniziativa legata al fotovoltaico “a terra” (o “non integrato” come è tecnicamente definito), ma anche di rivedere l’iter dell’impianto già realizzato, poiché probabilmente ricadente in zona sottoposta a vincoli paesistici e ambientali. Seppure questo impianto risulti poco visibile al visitatore che percorra le strade principali o che semplicemente guardi le colline dal lago, esso risulta terribilmente impattante per chi invece percorra quella località a piedi o in bicicletta; del resto sappiamo bene che l’escursionismo sulle strade di campagna di Bolsena è notoriamente in voga fra i turisti stranieri, che scelgono questo Comune per le vacanze proprio per la possibilità di percorrere grandi spazi collinari tranquilli e quasi intatti, andando tavolta a riscoprire proprio le località meno note e più isolate, che dovrebbero essere le più incontaminate.
Un altro argomento collegato a quello precedente è costituito dall’allargamento delle numerose cave, sia quelle fra la Teverina e l’Umbro Casentinese, sia – soprattutto - quella in direzione di San Lorenzo Nuovo, enorme squarcio rosso ben visibile sin dal lungolago di Marta e Capodimonte! A tal proposito, vogliamo ribadire che il territorio di Bolsena - oltre ad essere vincolato da una fitta rete di SIC e ZPS - è interessato da alcuni itinerari turistici ormai di importanza internazionale, come quello della Via Francigena, alla quale si somma l’interesse che sempre più la zona suscita nel mondo dell’escursionismo a piedi e dell’equiturismo, tutte attività che – essendo ispirate dalla ricerca di spazi liberi intatti – sono notevolmente disturbate e respinte sia dal fotovoltaico a terra sia dalle cave.
Infine, tuttavia, una nota positiva, che contrasta con la situazione invece drammatica di un territorio che pare ormai abbandonato a se stesso. Il nostro lavoro di monitoraggio ha potuto infatti evidenziare l’ulteriore miglioramento del centro storico, sia come pulizia sia come arredo urbano, con l’apposizione di bandiere che riportano i colori comunali. Bisogna tuttavia ammettere che gran parte di tali migliorie è forse da additare ad iniziative di privati (vale a dire il rifacimento di facciate, finestre, portoni e altri dettagli) e non ad un vero e proprio progetto del Comune. In caso contrario, saremmo ben lieti di tenerne conto.
Concludendo, auspico che le mie parole possano farvi riflettere sulla situazione gravissima in cui versa attualmente il territorio di Bolsena dal punto di vista ambientale e paesaggistico, il che rischia di comprometterne lo sviluppo turistico.
Come segretario della nostra associazione, mi riprometto peraltro di contattare il Touring Club Italiano per esporre le mie perplessità sul riconoscimento della bandiera arancione. Già in passato ci attivammo in questo modo per denunciare la situazione – al tempo grave per via delle discariche abusive – del Comune di Vitorchiano. E’ noto, infatti, che il TCI effettua un severo monitoraggio biennale delle località che abbiano ottenuto la bandiera arancione, verificando che non sussistano condizioni di degrado ai danni delle valenze (ambientali, paesaggistiche, culturali, …) per cui lo stesso Comune ha ottenuto il riconoscimento.
Ad ogni modo, rimando a Sua disposizione per eventuali chiarimenti. Cordiali saluti,
dott. Luca Bellincioni, segr. Ass. Cult. Onlus Oreas
lucabellincioni@interfree.it
...............
Altri articoli di Luca Bellincioni:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=luca+bellincioni
Alla cortese attenzione del Sindaco Paolo Dottarelli,
postacertificata@pec.comune.bolsena.vt.it
Egr. Sig. Sindaco, salve, sono Luca Bellincioni, storico, guidarista, fotoreporter, consulente per la valorizzazione turistica del paesaggio, nonché segretario dell’Associazione Culturale Onlus Oreas finalizzata alla tutela, alla valorizzazione e alla promozione del paesaggio laziale.
Sono tornato a Bolsena dopo un anno, nell’ambito del nostro annuale lavoro di documentazione e monitoraggio dei centri storici e dei territori di pregio della regione, e purtroppo ho dovuto constatare come la situazione del Comune volsino sia negli ultimi tempi drasticamente peggiorata.
In primo luogo la proliferazione edilizia, spesso palesemente abusiva, che negli ultimi anni ha prodotto alcuni manufatti in punti strategici per il transito dei turisti, agli occhi dei quali il territorio di Bolsena rischia sempre più di apparire “sciatto” e quindi poco qualificato per gli alti standard dell’odierno turismo culturale e “di qualità”; particolarmente inaccettabile è la villa-casale sorta l’anno scorso su una collina in alto a destra della Via Cassia, poco prima dell’entrata all’abitato per chi proviene da Montefiascone, e rimasta – appunto da un anno – allo stato di squallido cantiere. Discorso simile, sempre nella stessa zona, per l’enorme struttura bianca, rimasta addirittura allo stato di scheletro, che affianca da anni un’antica e suggestiva torretta, all’apice di una collina che domina la Cassia. A questo punto di chiediamo: è mai possibile che Comuni dalla spiccata vocazione turistica come quello bolsenese non possano agire con tempi certi e rapidi per la demolizione di tali costruzioni, qualora abusive, e per il ripristino dello status quo ante? Quanti anni dovranno attendere i turisti e la stessa cittadinanza bolsenese per vedere le belle colline bolsenesi libere da ecomostri?
Veniamo poi ad un altro aspetto di degrado non meno grave ed inquietante: abbiamo saputo della costruzione, in un’area di diversi ettari in una zona collinare pregiata, di una centrale fotovoltaica a terra. Sappiamo bene che questo tipo di impianti ha un devastante impatto paesaggistico ed ambientale, con l’urbanizzazione - e quindi la distruzione di fatto - di terreni agricoli, ossia di ecosistemi pregiati sia dal punto di vista estetico-turistico sia faunistico-floristico. La nostra associazione – come i rappresentanti più attenti e più liberi da influenze politiche dell’odierno ambientalismo italiano – è assolutamente contraria a questo tipo di impianti, poiché siamo convinti che lo sviluppo delle energie rinnovabili debba svolgersi in contesti già urbanizzati o degradati, mai su terreni liberi, in quanto il “consumo del territorio” è oggi la prima causa – rispettivamente diretta e indiretta - del degrado degli ecosistemi e del surriscaldamento globale.
Insomma, benissimo il fotovoltaico sui tetti di case e capannoni o nei parcheggi, malissimo nei terreni agricoli: non vorremmo che il Comune sia ormai pronto a favorire una vera e propria proliferazione di questi impianti, che ridurrebbero ulteriormente il valore ambientale e turistico del territorio di Bolsena, e contribuirebbero al fallimento del riconoscimento dell’area volsina quale Patrimonio Unesco, iter, questo, già a serio rischio a causa dei folli progetti di centrali eoliche nella zona di Piansano e Tuscania.
Chiediamo pertanto al Comune non solo di bloccare immediatamente ogni altra iniziativa legata al fotovoltaico “a terra” (o “non integrato” come è tecnicamente definito), ma anche di rivedere l’iter dell’impianto già realizzato, poiché probabilmente ricadente in zona sottoposta a vincoli paesistici e ambientali. Seppure questo impianto risulti poco visibile al visitatore che percorra le strade principali o che semplicemente guardi le colline dal lago, esso risulta terribilmente impattante per chi invece percorra quella località a piedi o in bicicletta; del resto sappiamo bene che l’escursionismo sulle strade di campagna di Bolsena è notoriamente in voga fra i turisti stranieri, che scelgono questo Comune per le vacanze proprio per la possibilità di percorrere grandi spazi collinari tranquilli e quasi intatti, andando tavolta a riscoprire proprio le località meno note e più isolate, che dovrebbero essere le più incontaminate.
Un altro argomento collegato a quello precedente è costituito dall’allargamento delle numerose cave, sia quelle fra la Teverina e l’Umbro Casentinese, sia – soprattutto - quella in direzione di San Lorenzo Nuovo, enorme squarcio rosso ben visibile sin dal lungolago di Marta e Capodimonte! A tal proposito, vogliamo ribadire che il territorio di Bolsena - oltre ad essere vincolato da una fitta rete di SIC e ZPS - è interessato da alcuni itinerari turistici ormai di importanza internazionale, come quello della Via Francigena, alla quale si somma l’interesse che sempre più la zona suscita nel mondo dell’escursionismo a piedi e dell’equiturismo, tutte attività che – essendo ispirate dalla ricerca di spazi liberi intatti – sono notevolmente disturbate e respinte sia dal fotovoltaico a terra sia dalle cave.
Infine, tuttavia, una nota positiva, che contrasta con la situazione invece drammatica di un territorio che pare ormai abbandonato a se stesso. Il nostro lavoro di monitoraggio ha potuto infatti evidenziare l’ulteriore miglioramento del centro storico, sia come pulizia sia come arredo urbano, con l’apposizione di bandiere che riportano i colori comunali. Bisogna tuttavia ammettere che gran parte di tali migliorie è forse da additare ad iniziative di privati (vale a dire il rifacimento di facciate, finestre, portoni e altri dettagli) e non ad un vero e proprio progetto del Comune. In caso contrario, saremmo ben lieti di tenerne conto.
Concludendo, auspico che le mie parole possano farvi riflettere sulla situazione gravissima in cui versa attualmente il territorio di Bolsena dal punto di vista ambientale e paesaggistico, il che rischia di comprometterne lo sviluppo turistico.
Come segretario della nostra associazione, mi riprometto peraltro di contattare il Touring Club Italiano per esporre le mie perplessità sul riconoscimento della bandiera arancione. Già in passato ci attivammo in questo modo per denunciare la situazione – al tempo grave per via delle discariche abusive – del Comune di Vitorchiano. E’ noto, infatti, che il TCI effettua un severo monitoraggio biennale delle località che abbiano ottenuto la bandiera arancione, verificando che non sussistano condizioni di degrado ai danni delle valenze (ambientali, paesaggistiche, culturali, …) per cui lo stesso Comune ha ottenuto il riconoscimento.
Ad ogni modo, rimando a Sua disposizione per eventuali chiarimenti. Cordiali saluti,
dott. Luca Bellincioni, segr. Ass. Cult. Onlus Oreas
lucabellincioni@interfree.it
...............
Altri articoli di Luca Bellincioni:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=luca+bellincioni
lunedì 28 giugno 2010
"L'Aquila, il terremoto.. e la verità su Sky..."
Il 22 giugno 2010 mi ha telefonato l'impiegata di una società di recupero
crediti, per conto di Sky.
Mi dice che risulto morosa dal mese di settembre del 2009.
Mi chiede come mai. Le dico che dal 4 aprile dello scorso anno ho lasciato la mia casa e non vi ho più fatto ritorno, causa terremoto.
Il decoder sky giace schiacciato sotto il peso di una parete crollata.
Ammutolisce.
Quindi si scusa e mi dice che farà presente quanto le ho detto a chi
di dovere, poi, premurosa, mi chiede se ora, dopo un anno, è tutto a posto.
Mi dice di amare la mia città, ha avuto la fortuna di visitarla un
paio di anni fa. Ne è rimasta affascinata. Ricorda in particolare una
scalinata in selci che scendeva dal Duomo verso la basilica di Collemaggio, mi sale il groppo alla gola.
Le dico che abitavo proprio lì. Lei ammutolisce di nuovo. Poi mi invita a
raccontarle cosa è la mia città oggi. Ed io lo faccio.
Le racconto del centro militarizzato.
Le racconto che non posso andare a casa mia quando voglio.
Le racconto che, però, i ladri ci vanno indisturbati.
Le racconto dei palazzi lasciati lì a morire.
Le racconto dei soldi che non ci sono, per ricostruire.
E che non ci sono neanche per aiutare noi a sopravvivere.
Le racconto che, dal primo luglio, torneremo a pagare le tasse ed i
contributi, anche se non lavoriamo.
Le racconto che pagheremo l'i.c.i. ed i mutui sulle case distrutte e
ripartiranno regolarmente i pagamenti dei prestiti.
Anche per chi non ha più nulla. Che, a luglio, un terremotato con
uno stipendio lordo di 2.000 euro vedrà in busta paga 734 euro di
retribuzione netta. Che non solo torneremo a pagare le tasse,
ma restituiremo subito tutte quelle non pagate dal 6 aprile.
Che lo stato non versa ai cittadini senza casa, che si gestiscono da
soli, ben ventisettemila, neanche quel piccolo contributo di 200 euro
mensili che dovrebbe aiutarli a pagare un affitto.
Che i prezzi degli affitti sono triplicati. Senza nessun controllo.
Che io pago ,in un paesino di cinquecento anime, quanto Bertolaso
pagava per un appartamento in via Giulia, a Roma.
La sento respirare pesantemente. Le parlo dei nuovi quartieri
costruiti a prezzi di residenze di lusso.
Le racconto la vita delle persone che abitano lì. Come in alveari
senz'anima. Senza neanche un giornalaio o un bar.
Le racconto degli anziani che sono stati sradicati dalla loro
terra lontani chilometri e chilometri. Le racconto dei professionisti
che sono andati via. Delle iscrizioni alle scuole superiori in netto calo.
Le racconto di una città che muore e lei mi risponde, con la voce che le
trema:
"Non è possibile che non si sappia niente di tutto questo. Non potete restare così. Chiamate i giornalisti televisivi. Dovete dirglielo, chiamate la stampa. Devono scriverlo."
Loro non scrivono... voi fate girare...
Rosaria Bosio
.........
Altra lettera ricevuta a ridosso del terremoto de L'Aquila:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/05/03/560/
crediti, per conto di Sky.
Mi dice che risulto morosa dal mese di settembre del 2009.
Mi chiede come mai. Le dico che dal 4 aprile dello scorso anno ho lasciato la mia casa e non vi ho più fatto ritorno, causa terremoto.
Il decoder sky giace schiacciato sotto il peso di una parete crollata.
Ammutolisce.
Quindi si scusa e mi dice che farà presente quanto le ho detto a chi
di dovere, poi, premurosa, mi chiede se ora, dopo un anno, è tutto a posto.
Mi dice di amare la mia città, ha avuto la fortuna di visitarla un
paio di anni fa. Ne è rimasta affascinata. Ricorda in particolare una
scalinata in selci che scendeva dal Duomo verso la basilica di Collemaggio, mi sale il groppo alla gola.
Le dico che abitavo proprio lì. Lei ammutolisce di nuovo. Poi mi invita a
raccontarle cosa è la mia città oggi. Ed io lo faccio.
Le racconto del centro militarizzato.
Le racconto che non posso andare a casa mia quando voglio.
Le racconto che, però, i ladri ci vanno indisturbati.
Le racconto dei palazzi lasciati lì a morire.
Le racconto dei soldi che non ci sono, per ricostruire.
E che non ci sono neanche per aiutare noi a sopravvivere.
Le racconto che, dal primo luglio, torneremo a pagare le tasse ed i
contributi, anche se non lavoriamo.
Le racconto che pagheremo l'i.c.i. ed i mutui sulle case distrutte e
ripartiranno regolarmente i pagamenti dei prestiti.
Anche per chi non ha più nulla. Che, a luglio, un terremotato con
uno stipendio lordo di 2.000 euro vedrà in busta paga 734 euro di
retribuzione netta. Che non solo torneremo a pagare le tasse,
ma restituiremo subito tutte quelle non pagate dal 6 aprile.
Che lo stato non versa ai cittadini senza casa, che si gestiscono da
soli, ben ventisettemila, neanche quel piccolo contributo di 200 euro
mensili che dovrebbe aiutarli a pagare un affitto.
Che i prezzi degli affitti sono triplicati. Senza nessun controllo.
Che io pago ,in un paesino di cinquecento anime, quanto Bertolaso
pagava per un appartamento in via Giulia, a Roma.
La sento respirare pesantemente. Le parlo dei nuovi quartieri
costruiti a prezzi di residenze di lusso.
Le racconto la vita delle persone che abitano lì. Come in alveari
senz'anima. Senza neanche un giornalaio o un bar.
Le racconto degli anziani che sono stati sradicati dalla loro
terra lontani chilometri e chilometri. Le racconto dei professionisti
che sono andati via. Delle iscrizioni alle scuole superiori in netto calo.
Le racconto di una città che muore e lei mi risponde, con la voce che le
trema:
"Non è possibile che non si sappia niente di tutto questo. Non potete restare così. Chiamate i giornalisti televisivi. Dovete dirglielo, chiamate la stampa. Devono scriverlo."
Loro non scrivono... voi fate girare...
Rosaria Bosio
.........
Altra lettera ricevuta a ridosso del terremoto de L'Aquila:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/05/03/560/
Rigurgito fantascientifico di Calcataonline News... "gli alieni sono fra noi, qui a Calcata.."
Avevamo sperato in una vita breve, con fine incruenta, delle trasmissioni virtuali di Calcataonline News... ma come in "Hollywood Party" i folletti "Vitali" dei redattori si sollevano e declamano ad libitum... Colpiti a morte, tacitati in tutti i modi, tappate le bocche, incartate le dita, spenti i computers.. ma i "Vitali" continuano a produrre deliranti News... Stavolta é la volta degli alieni... e potevano mancare gli alieni a Calcata?
Macché... sono persino nominati nell'Home Page del sito del Circolo Vegetariano VV.TT. (vedi: http://www.circolovegetarianocalcata.it/ )
Quindi ancora una volta a reti unificate ecco a voi l'edizione "fantascientifica" di Calcataonline News, le notizie di cronaca spiccia sono in calce al presente notiziario.
Ed ora proseguiamo senza pietà...
Schiere di astronomi, linguisti, matematici, filosofi, da decenni si interrogano su come comunicare correttamente con un alieno, per evitare equivoci. Intanto, però, vengono inviati nello spazio migliaia di messaggi in ordine sparso. Oltre alle trasmissioni TV che potrebbero essere il nostro involontario biglietto da visita cosmico. (Sylvie Coyaud).
NOTA, in attesa della trasmissione su Italia 1 del prossimo 1 luglio, dedicata agli "alieni", occorre riflettere su quanto finora hanno fatto gli alieni sulla nostra Terra.
Cosa sono infatti le antiche divinità mediterranee se non alieni conosciuti da tutti i popoli? E questo andare su e giù delle divinità in questione, non sono forse piccoli viaggi spaziali? Io sono convinto che Noi potremmo avere ulteriori informazioni dal nostro amico e protettore PRIAPO! Proprio in questo momento s’ode l'aere circostante inebriarsi di un suono profondo, che sembra sgorgare dalla natura. E' la voce maschia e baritonale di Priapo che, come una melodia di zampogna, si espande per i boschi, i campi gialli di messi mature, di calli, di collinette e di borghi arrampicati in cima ad improbabili e friabili rocce, come Calcata d'altronde. La stessa Voce che fu udita dal famoso Erasmus di Rotterdam, esperto in similitudini, quando giunse a Calcata, nel 1513 (Mense Dicembri, Anno MDXIII), alla ricerca del "preputius Christi", onde scrivere un trattato sulla corretta conservazione dei prepuzi e prostate di santi e madonne).
Scriveva infatti Erasmus, nella lettera dedicatoria all'amico Pietre Gilles, pubblicata in anteprima sul " Monitore di Faleria", tessendo l'elogio della Metafora come strumento pedagogico per insegnare a scrivere bene, come sosteneva Cicerone. La metafora è l'artificio sommo che conferisce ad uno scritto non solo splendore, ma l'intera sua eleganza: e il "paragone" è una Metaphora esplicata, una metafora sciolta, distesa, adatta ed efficace in ogni tipo di scrittura. (Scrive pertanto l'illustre protagonista: Come le briciole di un cristallo non si possono assolutamente ricomporre, così è difficilissimo riconciliare coloro che da una strettissima confidenza passarono all'odio reciproco.
Orbene, è proprio qui, a Calcata, che il costruttore di metafore colse l'arcano che circonda questa straordinaria Civitas. Quando, per esemplificare, è invalso l'uso di nomare in istrano modo i Frati dermatologi (dell'Ospedale dell'Immacolata, giustamente da questi romiti, curanti cutanee macchie, invocata in quanto priva di macchie), e questo nomignolo essendo a loro dato dalla marmaglia romana quali "frati teppisti", trattasi ciceronianamente di metafora in quanto giro di parole, perché da frati si giunge a frati trappisti e da questi alla già nomata teppisti.
Ordunque, essendo giunto con la propria carrozza, dalle brume di Rotterdam in quel di Calcata, avendo Egli ordinato al fiaccheraio di tirare le briglie ai corsieri, già provati dal viaggio, onde poter discendere per andare ad orinare nel prospiciente boschetto, da questo sentì provenire il canto melodioso che con intelligenza Erasmus non potè che attribuire ad una possente divinità: era proprio la vellutata voce di Priapus che così elevava i suoi gorgheggi al cielo:
"Un'ora sola ti vorreiiiiiiiiii.....
per darti quello che non saiiiiiiii...."
(Ma come poteva saperlo il pur esperto Erasmus non conoscendo egli la costumanza di Priapus a locarsi nei pressi del Tempio ove giaceva religiosamente conservato in una teca finemente arabescata dalle trepide mani di verginali romite, il prepuzio del Divin Fantolino??).
Udì egli invece un'altra voce elevarsi dal bosco incantato. Essa voce diceva:
"Ma l'amore noooooooo!!!
l'amore mio non puòòòòòòòòò
dissolversi nei gorghi del rio Trejaaaaaaa......"
Era dessa la voce di Lupo Mannaro, che in precedenza ebbi a significare quale amante di Lupa Capitolina- Ma Erasmus nol sapea e pertanto, credendo avere a che fare col diabolico Mephisto, amico di Fausto, l'intrigante alchimista, emulo di tale berluska o burlesca o matrioska, nella seduzione coattiva d'ingenuotte villane, si diede invettivamente ad apostrofarlo in latino: "FAUSTE! FAUSTE! IN AETERNUM DAMNATUS ES!!" Profilavasi pertanto, in mente a Priapus, di ricorrere ad un ossimoro o alla peggio ad uno jojaro. Egli infatti gorgheggiò:
"C'era un Grillo (Beppe) in un campo di lino,
la formicuzza glie ne chiese un pochettino....."
Ed infine un po' di programmatica spinta... Ricordiamo a tutti gli affezionati lettori di Calcataonline News che sicuramente l'edizione viene chiusa, anche perché il "direttore" emigra altrove. Nel prossimo futuro potrebbe nascere l'inserto Spilambertoonline News, oppure Treiaonline News, dipende dall'ubicazione dell'Arpinate. Nel frattempo invitiamo gli accorti lettori e collaboratori a visionare sulle carte geografiche le posizioni di Spilamberto (anticamente Spilimberto) che si trova in provincia di Modena e di Treia (anticamente Atreia) che é in provincia di Macerata, studiandone attentamente la storia e le origini.
Il 29 giugno 2010, alle h. 16.30, nel centro visite del Parco Valle del Treja a Calcata, si tiene una commovente cerimonia di commiato con la redazione. Nell'occasione verranno anche riferiti i veri avvistamenti di UFO, angeli, demoni ed altre entità più o meno paranormali che si sono verificati nei secoli e nei millenni, fra Calcata, Pizzo Piede e Monte Li Santi...
Ma non volendo entrare in tema di ermeneutica dell'affettività, al momento ci s'impone ad indurre il lettore a sospendere la lettura.
Georgius Vitalicus Veientis et Saulus Arpinate Calcatensis
Macché... sono persino nominati nell'Home Page del sito del Circolo Vegetariano VV.TT. (vedi: http://www.circolovegetarianocalcata.it/ )
Quindi ancora una volta a reti unificate ecco a voi l'edizione "fantascientifica" di Calcataonline News, le notizie di cronaca spiccia sono in calce al presente notiziario.
Ed ora proseguiamo senza pietà...
Schiere di astronomi, linguisti, matematici, filosofi, da decenni si interrogano su come comunicare correttamente con un alieno, per evitare equivoci. Intanto, però, vengono inviati nello spazio migliaia di messaggi in ordine sparso. Oltre alle trasmissioni TV che potrebbero essere il nostro involontario biglietto da visita cosmico. (Sylvie Coyaud).
NOTA, in attesa della trasmissione su Italia 1 del prossimo 1 luglio, dedicata agli "alieni", occorre riflettere su quanto finora hanno fatto gli alieni sulla nostra Terra.
Cosa sono infatti le antiche divinità mediterranee se non alieni conosciuti da tutti i popoli? E questo andare su e giù delle divinità in questione, non sono forse piccoli viaggi spaziali? Io sono convinto che Noi potremmo avere ulteriori informazioni dal nostro amico e protettore PRIAPO! Proprio in questo momento s’ode l'aere circostante inebriarsi di un suono profondo, che sembra sgorgare dalla natura. E' la voce maschia e baritonale di Priapo che, come una melodia di zampogna, si espande per i boschi, i campi gialli di messi mature, di calli, di collinette e di borghi arrampicati in cima ad improbabili e friabili rocce, come Calcata d'altronde. La stessa Voce che fu udita dal famoso Erasmus di Rotterdam, esperto in similitudini, quando giunse a Calcata, nel 1513 (Mense Dicembri, Anno MDXIII), alla ricerca del "preputius Christi", onde scrivere un trattato sulla corretta conservazione dei prepuzi e prostate di santi e madonne).
Scriveva infatti Erasmus, nella lettera dedicatoria all'amico Pietre Gilles, pubblicata in anteprima sul " Monitore di Faleria", tessendo l'elogio della Metafora come strumento pedagogico per insegnare a scrivere bene, come sosteneva Cicerone. La metafora è l'artificio sommo che conferisce ad uno scritto non solo splendore, ma l'intera sua eleganza: e il "paragone" è una Metaphora esplicata, una metafora sciolta, distesa, adatta ed efficace in ogni tipo di scrittura. (Scrive pertanto l'illustre protagonista: Come le briciole di un cristallo non si possono assolutamente ricomporre, così è difficilissimo riconciliare coloro che da una strettissima confidenza passarono all'odio reciproco.
Orbene, è proprio qui, a Calcata, che il costruttore di metafore colse l'arcano che circonda questa straordinaria Civitas. Quando, per esemplificare, è invalso l'uso di nomare in istrano modo i Frati dermatologi (dell'Ospedale dell'Immacolata, giustamente da questi romiti, curanti cutanee macchie, invocata in quanto priva di macchie), e questo nomignolo essendo a loro dato dalla marmaglia romana quali "frati teppisti", trattasi ciceronianamente di metafora in quanto giro di parole, perché da frati si giunge a frati trappisti e da questi alla già nomata teppisti.
Ordunque, essendo giunto con la propria carrozza, dalle brume di Rotterdam in quel di Calcata, avendo Egli ordinato al fiaccheraio di tirare le briglie ai corsieri, già provati dal viaggio, onde poter discendere per andare ad orinare nel prospiciente boschetto, da questo sentì provenire il canto melodioso che con intelligenza Erasmus non potè che attribuire ad una possente divinità: era proprio la vellutata voce di Priapus che così elevava i suoi gorgheggi al cielo:
"Un'ora sola ti vorreiiiiiiiiii.....
per darti quello che non saiiiiiiii...."
(Ma come poteva saperlo il pur esperto Erasmus non conoscendo egli la costumanza di Priapus a locarsi nei pressi del Tempio ove giaceva religiosamente conservato in una teca finemente arabescata dalle trepide mani di verginali romite, il prepuzio del Divin Fantolino??).
Udì egli invece un'altra voce elevarsi dal bosco incantato. Essa voce diceva:
"Ma l'amore noooooooo!!!
l'amore mio non puòòòòòòòòò
dissolversi nei gorghi del rio Trejaaaaaaa......"
Era dessa la voce di Lupo Mannaro, che in precedenza ebbi a significare quale amante di Lupa Capitolina- Ma Erasmus nol sapea e pertanto, credendo avere a che fare col diabolico Mephisto, amico di Fausto, l'intrigante alchimista, emulo di tale berluska o burlesca o matrioska, nella seduzione coattiva d'ingenuotte villane, si diede invettivamente ad apostrofarlo in latino: "FAUSTE! FAUSTE! IN AETERNUM DAMNATUS ES!!" Profilavasi pertanto, in mente a Priapus, di ricorrere ad un ossimoro o alla peggio ad uno jojaro. Egli infatti gorgheggiò:
"C'era un Grillo (Beppe) in un campo di lino,
la formicuzza glie ne chiese un pochettino....."
Ed infine un po' di programmatica spinta... Ricordiamo a tutti gli affezionati lettori di Calcataonline News che sicuramente l'edizione viene chiusa, anche perché il "direttore" emigra altrove. Nel prossimo futuro potrebbe nascere l'inserto Spilambertoonline News, oppure Treiaonline News, dipende dall'ubicazione dell'Arpinate. Nel frattempo invitiamo gli accorti lettori e collaboratori a visionare sulle carte geografiche le posizioni di Spilamberto (anticamente Spilimberto) che si trova in provincia di Modena e di Treia (anticamente Atreia) che é in provincia di Macerata, studiandone attentamente la storia e le origini.
Il 29 giugno 2010, alle h. 16.30, nel centro visite del Parco Valle del Treja a Calcata, si tiene una commovente cerimonia di commiato con la redazione. Nell'occasione verranno anche riferiti i veri avvistamenti di UFO, angeli, demoni ed altre entità più o meno paranormali che si sono verificati nei secoli e nei millenni, fra Calcata, Pizzo Piede e Monte Li Santi...
Ma non volendo entrare in tema di ermeneutica dell'affettività, al momento ci s'impone ad indurre il lettore a sospendere la lettura.
Georgius Vitalicus Veientis et Saulus Arpinate Calcatensis
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domenica 27 giugno 2010
Roma, 1 luglio 2010: "A Piazza Venezia per far sentire la voce dei pedoni..."
1° luglio 2010 in piazza a Roma per la Mobilità.
Sappiamo che gli operatori della informazione-comunicazione applicano la massima ATTENZIONE sulle Istituzioni quando quest'ultime trattano (ed agiscono) sui temi della mobilità e della sicurezza stradale; come sanno che le Istituzioni intendono sostenere obiettivi totalmente opposti agli obiettivi umani, sociali e civili perseguiti dalle Associazioni. Infatti, in questa Roma, dove si muore e si resta invalidati per tutta la vita (incidenti stradali ed inquinamenti), alcuni obiettivi dell'ADP sono: Valore della Vita (“STOP STRAGI PEDONI”); Diritti alla salute (aria pulita e assenza di rumori) e alla mobilità (sostenibile); Diritto al rispetto della dignità della persona (pari dignità); ripristino della Legalità (stroncare la vigente immensa illegalità diffusa e non contestata); attuazione della Carta europea dei diritti dei pedoni; ecc..
E’ dall’agosto 2006 che Roma ha il Sindaco “Commissario per la Mobilità” ma nulla è cambiato perché tale incarico serve per finanziare interventi (ed appalti), nonché per rilasciare deroghe alle norme urbanistiche senza l’ascolto e la partecipazione della cittadinanza. (Dpcm 06.08.2006)
L'ADP NON PERDERA' L'OCCASIONE promossa da C.A.L.M.A, Giovedì 1° luglio 2010 dalle 17 alle 20, a Piazza San Marco (Piazza Venezia) per far sentire la voce dei Pedoni che, insieme alle tante altre voci, griderà:
“Basta con il Commissario per la mobilità” perché ostacola la costruzione della “convivenza civile” sulle strade della nostra meravigliosa (e preziosa) città di ROMA.
Vito Nicola De Russis, Presidente
COMUNICATO STAMPA
Prot.10040
(Con www.assopedoni.it visita anche www.tgmonitor.ilcannocchiale.it)
(Dal Dpcm del 6 agosto 2006 istitutivo del Sindaco di Roma quale Commissario per la mobilità)
«…Considerato che le misure e gli interventi a tutt’oggi attuati, in via ordinaria, non hanno consentito il superamento delle problematiche emergenziali afferenti a specifici “fattori di rischio”, connessi alla situazione del traffico cittadino, e che risulta necessario e urgente predisporre e realizzare un programma di interventi di emergenza, che consenta un miglioramento significativo e rapido della situazione in atto e favorire il ripristino delle normali condizioni di vita;…»
"...... favorire il ripristino delle normali condizioni di vita; .... " : ripristinare qualcosa che non esisteva allora e che non esiste oggi, dopo 1.441 giorni dal Dpcm!
.............
Altri articoli di Vito De Russis:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=vito+de+russis
Sappiamo che gli operatori della informazione-comunicazione applicano la massima ATTENZIONE sulle Istituzioni quando quest'ultime trattano (ed agiscono) sui temi della mobilità e della sicurezza stradale; come sanno che le Istituzioni intendono sostenere obiettivi totalmente opposti agli obiettivi umani, sociali e civili perseguiti dalle Associazioni. Infatti, in questa Roma, dove si muore e si resta invalidati per tutta la vita (incidenti stradali ed inquinamenti), alcuni obiettivi dell'ADP sono: Valore della Vita (“STOP STRAGI PEDONI”); Diritti alla salute (aria pulita e assenza di rumori) e alla mobilità (sostenibile); Diritto al rispetto della dignità della persona (pari dignità); ripristino della Legalità (stroncare la vigente immensa illegalità diffusa e non contestata); attuazione della Carta europea dei diritti dei pedoni; ecc..
E’ dall’agosto 2006 che Roma ha il Sindaco “Commissario per la Mobilità” ma nulla è cambiato perché tale incarico serve per finanziare interventi (ed appalti), nonché per rilasciare deroghe alle norme urbanistiche senza l’ascolto e la partecipazione della cittadinanza. (Dpcm 06.08.2006)
L'ADP NON PERDERA' L'OCCASIONE promossa da C.A.L.M.A, Giovedì 1° luglio 2010 dalle 17 alle 20, a Piazza San Marco (Piazza Venezia) per far sentire la voce dei Pedoni che, insieme alle tante altre voci, griderà:
“Basta con il Commissario per la mobilità” perché ostacola la costruzione della “convivenza civile” sulle strade della nostra meravigliosa (e preziosa) città di ROMA.
Vito Nicola De Russis, Presidente
COMUNICATO STAMPA
Prot.10040
(Con www.assopedoni.it visita anche www.tgmonitor.ilcannocchiale.it)
(Dal Dpcm del 6 agosto 2006 istitutivo del Sindaco di Roma quale Commissario per la mobilità)
«…Considerato che le misure e gli interventi a tutt’oggi attuati, in via ordinaria, non hanno consentito il superamento delle problematiche emergenziali afferenti a specifici “fattori di rischio”, connessi alla situazione del traffico cittadino, e che risulta necessario e urgente predisporre e realizzare un programma di interventi di emergenza, che consenta un miglioramento significativo e rapido della situazione in atto e favorire il ripristino delle normali condizioni di vita;…»
"...... favorire il ripristino delle normali condizioni di vita; .... " : ripristinare qualcosa che non esisteva allora e che non esiste oggi, dopo 1.441 giorni dal Dpcm!
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sabato 26 giugno 2010
Come sopportare e contrastare il fastidio arrecato da mosche e zanzare in modo non violento...
Anche gli animalisti più impegnati a volte di fronte agli attacchi insidiosi di mosche o zanzare non sanno resistere alla tentazione di sopprimere questi ignari animali giustificandosi con la difesa della propria incolumità. C’è chi ha terrore dei ragni, chi dei topi, chi delle salamandre, chi dei serpenti, chi degli scorpioni, alcuni hanno terrore anche dei cani e perfino dei gatti. Così succede che alcuni animalisti, di fronte alla paura di un eventuale pericolo, cadano in contraddizione con la loro etica in difesa del mondo animale.
Infatti se la posizione di chi ritiene giusto sopprimere un animale quando questo costituisse pericolo (salvo naturalmente difesa della propria vita) la stessa giustificazione potrebbe estendersi, a seconda delle fobie personali, a qualunque specie animale: ai cinghiali quando invadono i campi dei contadini, agli uccelli che si nutrono di quel che trovano nelle campagne, ai lupi, agli orsi e così via: chi per un modo chi per un altro troverebbe la giusta motivazione per improvvisarsi giustiziere dal momento che ognuno di noi ha più o meno paura di qualche animale.
Nessun animalista si sentirebbe giustificato ad ammazzare una rana o un pipistrello se dovessero invadere per errore la loro dimora: giustamente lo considererebbero un fatto inconciliabile con la nostra causa, mentre difficilmente si sentirebbero in dovere di rispettare la vita di un moscone, di una vespa o di uno scarabeo.
Si reagisce con clamori di piazza quando viene uccisa una balena mentre si subisce passivamente la strage quotidiana dei tonni, sardine, seppie, salmoni ecc. eppure la vita di una balena vale quanto quella di un qualunque altro animale, anche se di più piccole dimensioni.
Non è la dimensione fisica dell’animale, né la sua bellezza a sancire il loro diritto al rispetto, altrimenti l’elefante avrebbe più diritto di un cervo. Ne il valore intrinseco di un animale dipende dal numero dei componenti la sua specie, altrimenti anche il valore della vita umana sarebbe inversamente proporzionale all’aumentare dei suoi componenti. Ma allora dovremmo rispettare anche i batteri? Non esageriamo, anche se sarebbe auspicabile una sensibilità umana capace di rispettare anche tali microscopici esseri dai quali dipende la nostra stessa vita. La nostra morale ci impone di fare meno male possibile agli altri esseri viventi con cui condividiamo la stessa casa: abbiamo il dovere di evitare di uccidere e di far del male volutamente, ma non abbiamo colpa di ciò che non possiamo evitare.
Naturalmente il nostro è un parlare da cittadini, da abitanti metropolitani. Basta fare una passeggiata in campagna per rendersi involontariamente responsabili dell’uccisione di molti piccoli animali, diversamente occorrerebbe fare come i monaci janisti che muniti di scopa spazzano il terreno per evitare di calpestare i piccoli abitanti della terra. I contadini nell’arare il campo o in qualunque altra attività campestre non si sottraggono all’uccisione di miglia o milioni di piccoli insetti e formiche, per non parlare dei trattamenti chimici dei terreni e delle piante, vera e propria ecatombe di esseri minuti. Ma anche se qualunque coltura, anche la meno invasiva, causa inevitabilmente la soppressione di insetti, molto dipende dal modo in cui ci si pone nei confronti di situazioni inevitabili.
Nessuno ha il merito o il demerito di essere nato uomo, topo o uccello. Se fossimo nati zanzara certamente non vorremmo essere schiacciati contro una parete. Non ci vuole molto ad essere coerenti: basta prendere le precauzioni necessarie per evitare di dover attivare iniziative deprecabili. Se in casa troviamo delle formiche, dei ragni o degli scarafaggi forse è sufficiente prenderli con una paletta è portarli in un terreno vicino. Se le zanzare non ci fanno dormire è sufficiente fare in modo che non entrino nel nostro campo d’azione per non dover ricorrere a rimedi estremi che ci causerebbero sensi di colpa, ma soprattutto perché spegnerebbero il loro percorso evolutivo.
Ogni animale, di qualunque specie, merita rispetto e protezione non perché bello, intelligente o utile alla specie umana, ma perché parte della famiglia dei viventi,. Se giustificassimo l’uccisone di alcuni animali perché dannosi, fastidiosi, o perché incutono timore, ben pochi si salverebbero e tutto sarebbe giustificabile. Non è forse lo stesso concetto per cui alcuni ritengono che non tutti gli esseri umani abbiano gli stessi diritti? E se questo concetto dovesse essere estendersi agli esseri umani dovremmo accettare di buon grado l’idea che un ladro, o chiunque più forte di noi, ci rapini, ci violenti, ci uccida. In questi caso la terra sarebbe un inferno.
Nell’universo c’è posto per tutti. Ogni cosa vive per un preciso scopo, quello di proseguire il proprio cammino evolutivo e tutte le cose sono interconnesse: la vita stessa è possibile solo perché esistono anche le vespe, i topi, le zanzare... E quando un animale entra accidentalmente nella nostra sfera d’azione forse non è l’animale ad aver invaso il nostro spazio vitale: può darsi che siamo nel posto sbagliato. Gli animali di cui spesso gli umani hanno un’ingiustificata paura vivevano sulla terra molto prima della comparsa dell’uomo. Per l’animale non esiste proprietà privata, barriere geografiche, campi recintati, e se la zanzara ci punge seguendo il suo istinto non per questo deve essere uccisa. La zanzara non sa che non deve pungerci: non ha alternative, noi si: possiamo proteggerci. Un pò di sacrifico vale bene una vita. Impariamo a trattare ogni animale come se fosse l’ultimo rimasto della sua specie e allora avremo una vera coscienza animalista e impareremo a rispettare maggiormente il miracolo della Vita.
Franco Libero Manco
Altri articoli di Franco Libero Manco:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=franco+libero+manco
Infatti se la posizione di chi ritiene giusto sopprimere un animale quando questo costituisse pericolo (salvo naturalmente difesa della propria vita) la stessa giustificazione potrebbe estendersi, a seconda delle fobie personali, a qualunque specie animale: ai cinghiali quando invadono i campi dei contadini, agli uccelli che si nutrono di quel che trovano nelle campagne, ai lupi, agli orsi e così via: chi per un modo chi per un altro troverebbe la giusta motivazione per improvvisarsi giustiziere dal momento che ognuno di noi ha più o meno paura di qualche animale.
Nessun animalista si sentirebbe giustificato ad ammazzare una rana o un pipistrello se dovessero invadere per errore la loro dimora: giustamente lo considererebbero un fatto inconciliabile con la nostra causa, mentre difficilmente si sentirebbero in dovere di rispettare la vita di un moscone, di una vespa o di uno scarabeo.
Si reagisce con clamori di piazza quando viene uccisa una balena mentre si subisce passivamente la strage quotidiana dei tonni, sardine, seppie, salmoni ecc. eppure la vita di una balena vale quanto quella di un qualunque altro animale, anche se di più piccole dimensioni.
Non è la dimensione fisica dell’animale, né la sua bellezza a sancire il loro diritto al rispetto, altrimenti l’elefante avrebbe più diritto di un cervo. Ne il valore intrinseco di un animale dipende dal numero dei componenti la sua specie, altrimenti anche il valore della vita umana sarebbe inversamente proporzionale all’aumentare dei suoi componenti. Ma allora dovremmo rispettare anche i batteri? Non esageriamo, anche se sarebbe auspicabile una sensibilità umana capace di rispettare anche tali microscopici esseri dai quali dipende la nostra stessa vita. La nostra morale ci impone di fare meno male possibile agli altri esseri viventi con cui condividiamo la stessa casa: abbiamo il dovere di evitare di uccidere e di far del male volutamente, ma non abbiamo colpa di ciò che non possiamo evitare.
Naturalmente il nostro è un parlare da cittadini, da abitanti metropolitani. Basta fare una passeggiata in campagna per rendersi involontariamente responsabili dell’uccisione di molti piccoli animali, diversamente occorrerebbe fare come i monaci janisti che muniti di scopa spazzano il terreno per evitare di calpestare i piccoli abitanti della terra. I contadini nell’arare il campo o in qualunque altra attività campestre non si sottraggono all’uccisione di miglia o milioni di piccoli insetti e formiche, per non parlare dei trattamenti chimici dei terreni e delle piante, vera e propria ecatombe di esseri minuti. Ma anche se qualunque coltura, anche la meno invasiva, causa inevitabilmente la soppressione di insetti, molto dipende dal modo in cui ci si pone nei confronti di situazioni inevitabili.
Nessuno ha il merito o il demerito di essere nato uomo, topo o uccello. Se fossimo nati zanzara certamente non vorremmo essere schiacciati contro una parete. Non ci vuole molto ad essere coerenti: basta prendere le precauzioni necessarie per evitare di dover attivare iniziative deprecabili. Se in casa troviamo delle formiche, dei ragni o degli scarafaggi forse è sufficiente prenderli con una paletta è portarli in un terreno vicino. Se le zanzare non ci fanno dormire è sufficiente fare in modo che non entrino nel nostro campo d’azione per non dover ricorrere a rimedi estremi che ci causerebbero sensi di colpa, ma soprattutto perché spegnerebbero il loro percorso evolutivo.
Ogni animale, di qualunque specie, merita rispetto e protezione non perché bello, intelligente o utile alla specie umana, ma perché parte della famiglia dei viventi,. Se giustificassimo l’uccisone di alcuni animali perché dannosi, fastidiosi, o perché incutono timore, ben pochi si salverebbero e tutto sarebbe giustificabile. Non è forse lo stesso concetto per cui alcuni ritengono che non tutti gli esseri umani abbiano gli stessi diritti? E se questo concetto dovesse essere estendersi agli esseri umani dovremmo accettare di buon grado l’idea che un ladro, o chiunque più forte di noi, ci rapini, ci violenti, ci uccida. In questi caso la terra sarebbe un inferno.
Nell’universo c’è posto per tutti. Ogni cosa vive per un preciso scopo, quello di proseguire il proprio cammino evolutivo e tutte le cose sono interconnesse: la vita stessa è possibile solo perché esistono anche le vespe, i topi, le zanzare... E quando un animale entra accidentalmente nella nostra sfera d’azione forse non è l’animale ad aver invaso il nostro spazio vitale: può darsi che siamo nel posto sbagliato. Gli animali di cui spesso gli umani hanno un’ingiustificata paura vivevano sulla terra molto prima della comparsa dell’uomo. Per l’animale non esiste proprietà privata, barriere geografiche, campi recintati, e se la zanzara ci punge seguendo il suo istinto non per questo deve essere uccisa. La zanzara non sa che non deve pungerci: non ha alternative, noi si: possiamo proteggerci. Un pò di sacrifico vale bene una vita. Impariamo a trattare ogni animale come se fosse l’ultimo rimasto della sua specie e allora avremo una vera coscienza animalista e impareremo a rispettare maggiormente il miracolo della Vita.
Franco Libero Manco
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giovedì 24 giugno 2010
All’osteria del chiaro di luna… in una data ipotetica, ad esempio il 26 giugno 2010
Ante scriptum
Mi sembra carino abbinare il racconto che segue alla festa di luna piena del 26 giugno 2010, che si tiene a Calcata:
26 giugno 2010: Luna Piena in Cancro, Festeggiamenti per il Solstizio d’Estate. Introduzione al tema del linguaggio:
Semantica e filosofia – Religione e spontaneità – Razionalismo e poesia.
Programma, in collaborazione con European Consumers Tuscia:
h. 16.30 – Tavola Rotonda nel Centro Visite del Parco del Treja su: “Antropizzazione e trasformazione del linguaggio nei secoli”.
h. 19.00 – Rinfresco con i prodotti locali da ognuno portati.
(Paolo D’Arpini)
…………..
Ed ora il racconto fantasmagorico di Simone Sutra:
Le tremule luci di lontane imbarcazioni scivolavano via sul mare buio, liquido universo popolato di creature, immagini, sensazioni, emozioni, volti e braccia, bocche e sguardi, solitari addii e amplessi furtivi. Dentro quel mare c’era tutto un mondo di paure e di speranze, pensò lui. Le scie di navi distanti nel tempo avevano tutte lasciato qualcosa dietro di sè, e l’acqua aveva assorbito, accettato tutto senza discutere, tutte le gioie, i timori, le ire; e poi anche i bagordi, le sbornie, le baruffe, le riconciliazioni; i pensieri spavaldi e i sospiri d’amore, i tormentosi silenzi, le parole ardite. E adesso, di notte, sapendo di non essere spiata, faceva affiorare alla superficie quel tesoro di tracce mai perdute che nessuno poteva raccogliere.
Nessuno tranne lui, si disse con un sospiro: non sapeva nemmeno se di rassegnazione, di tristezza oppure solo di velata nostalgia di momenti che non aveva mai vissuto, di emozioni che non aveva provato, ma che gli sembrava di passare in rassegna come se tutto quanto quel bagaglio di mondi e persone ormai andate gli appartenesse in qualche modo. E gli si rimescolava tutto nell’animo, e gli pareva quasi di vederle, quelle scene, quelle persone: ognuna con il suo fardello, leggero o pesante. O meglio gli sembrava di essere loro, ciascuno di loro, e di sentire ciò che sentivano o avevano sentito loro.
Era strano, però: sia la gioia che il dolore si acquietavano insieme, e il bello e il brutto si fondevano in uno, e non c’era modo di distinguerli; perchè il profumo del salmastro, stuzzicando le narici e stimolando i sensi, provocava in maniera aperta la mente ma in fondo lasciava solo depositare sull’anima una pace immensa, senza confini, come se tutti quegli interpreti di storie allegre o tristi vissute secoli o millenni -o forse solo poche ore prima- si fossero messi d’accordo per ingannare il mare che aveva accolto le loro confidenze e talvolta i loro corpi, facendogli credere che, comunque fosse, tristezza e felicità erano rapidi battiti di ciglia su di un unico lungo sguardo ammiccante all’universo. Rimaneva solo una strana musica sussurrante, dolce e un po’ malinconica eppure vagamente sorridente, che scivolava via senza rimpianti spandendosi fluida sull’acqua. Questa, complice gentile e discreta confidente, dal canto suo ne amplificava le note consegnandole, con un mormorìo e una carezza, alle sponde più lontane fra loro: le avrebbero poi raccolte i bimbi con gli occhi stellati, gli innamorati dallo sguardo sognante, i vecchi dolcemente piegati dalla saggezza di vivere, gli artisti spiritati e i folli di turno, quelli che non mancano mai perchè di loro sono piene le pagine dei libri.
Riconciliato con se stesso dopo queste riflessioni Otello si incamminò sotto la luna piena lungo la spiaggia deserta. La graziosa baia si curvava come a voler accogliere e serbare tutti i suoi pensieri gravidi di briciole di luce e di bagliori di vita. Il mondo si distanziava da lui mentre lui vi entrava dentro, facendo ingresso nella sua “osteria con cucina e bar – aperto fino a notte fonda” come un viandante da un paese lontano approdato per caso sulla luna, con stupore più di chi ne testimonia l’arrivo che suo.
Lui in effetti si era abituato a questo suo andirivieni fra la sua dimensione interiore e quella certamente più confusionaria del quotidiano, a volte persino un po’ becero, rappresentato dalla sua clientela, mentre chi lo conosceva non si capacitava di come sembrava esserci sempre qualche aspetto di lui che sfuggiva ad ogni attento tentativo di catalogazione; e chi invece non lo conosceva, vedendolo entrare, percepiva qualcosa di insolito nella sua presenza, senza poter dire cosa.
Come ogni sera l’atmosfera del locale lo investì con una certa rudezza, però stasera...c’era qualcosa di diverso. Lo captava nell’aria, anche perché come conosceva lui il suo locale non lo conosceva nessuno: gli angoli più riposti rivelavano sempre volentieri ogni segreto al buon Otello, e riusciva a capire con uno sguardo se un cliente cercava rogna o avrebbe depositato un po’ della sua grazia fra i tavoli.
Ma stasera... sì, stasera c’era qualcosa che gli sfuggiva. Era una sensazione...morbida, in linea con il chiaro di luna del cielo là fuori; come se un po’ di quella tenera luminescenza si fosse inoltrata dentro il locale, per rivestire con una patina di dolcezza ogni cosa. Fece prima una capatina in cucina, per accertarsi che il cuoco armeno, Elohè, avesse la situazione sotto controllo: si diresse poi al bar e fu allora che lo vide.
Lui, una pertica di uomo, tutto vestito di verde come un ramarro, se ne stava appoggiato al bancone, conversando amabilmente con Nathalie, la sua fidanzata che era poi anche la barista.
Ciò lo stupì oltremodo, sapendo quanto fosse riservata e poco loquace la sua ragazza, che non dava certo per abitudine spago agli sconosciuti. Però, proprio perché la conosceva, comprese che quello straniero non doveva essere chicchessia.
Nathalie gli fece un grande sorriso quando lo vide:
“Oh, Otello, vieni! Ti presento il signor *****!”
L’orchestrina di fiati aveva attaccato con la musica proprio in quel momento, impedendogli di captare il nome dell’individuo. E mentre la cantante, Millie, intonava “Moonshadow” gli rimase solo lo spettacolo degli occhi di quell’uomo, che si era girato verso di lui: apparivano immensi come quel mare che aveva contemplato fino a pochi minuti prima, si intuiva in essi lo sprofondarsi di abissi senza fine e senza memoria. Ma fu questione di un attimo: dopodichè lo sconosciuto ritornò ad essere, semplicemente, una persona dall’aria affabile e dal sorriso aperto.
“Gran bel locale, mastro Otello! Le faccio i miei complimenti!” Disse lui.
“Grazie...si fa quel che si può...”
“E lei può molto, ne sono certo”
Otello rimase a bocca aperta: ma chi era quello, che voleva dire, cosa voleva da lui? E in quell’attimo gli parve di percepire di fianco a sè, come succede quando nel campo visivo appare qualcosa di sfuggita che inquadriamo per un istante con la coda dell’occhio, l’immagine dello sconosciuto che di fatto gli stava davanti: era lui che danzava ridendo, con in testa un cappello a cilindro sfondato e indosso una lunga palandrana stracciata; e roteava su se stesso, circondato dallo splendore dorato di uno sterminato campo di grano, assorto nella gioiosa celebrazione di un qualche rito misterioso immerso ai limiti della realtà, come lui stesso appariva ad Otello in quello scenario carpito dai bordi della coscienza.
“Però...vedo che lei è stanco, mastro Otello”
“Stanco....io?” L’immediata perplessità che andò a cozzare contro la mente nel considerare il pensiero lo colse di sorpresa. E fu costretto a dirsi: è vero, sono stanco di tutto questo. Una volta mi divertiva gestire questo locale, mi soddisfaceva...ora non più.
“Bè, non si può rimanere ancorati in eterno a qualcosa, dico bene?” le parole dell’uomo furono una risposta ai dubbi inespressi di Otello.
Era come se tutto ciò che dentro di lui era rimasto in sospeso, nel limbo dell’indefinito, dell’inconfessato persino a se stesso, con ogni parola dello straniero avesse assunto una connotazione ben precisa, bianco su nero, e a Otello pareva di star precipitando lungo la linea che divideva i due colori; si sentiva come se essi fossero due forze prepotenti che lo stringevano in mezzo, e che non lo avrebbero lasciato continuare a navigare di conserva, con le vele mezze ammainate, senza pretendere da lui una presa di posizione, una decisione. Comprese in un attimo che l’accelerazione imposta al suo stato d’animo aveva qualcosa a che fare con la venuta dello strano individuo vestito di verde; ma, cosa più importante, si rese conto di aver aspettato questo momento da tanto, senza mai avere il coraggio di affrontarlo prima.
Millie aveva lasciato il posto, sul palco, al pianista di Otello, Larry Vey. Le sue abili dita accarezzarono la tastiera ricavandone una dolcissima interpretazione della Sonata al Chiar di Luna di Beethoven. Il locale ammutolì come per incanto, e tutti si girarono verso il palco. Ognuno sentiva in quella melodia il richiamo straniero di una voce ignota e ben conosciuta al tempo stesso, che sconvolgeva i blandi ritmi della mente mettendo a soqquadro l’ordinato scenario interiore, rovesciando le certezze posticce, strappando da sotto i piedi i tappeti dell’inerzia. L’emozione che aleggiava nell’aria era palpabile, e si leggeva facilmente nei visi contratti delle persone, negli occhi lucidi, nelle bocche semiaperte.
E la musica, entrando nei cuori, riempiva le pareti dell’Osteria, finché quelle non ce la fecero più a contenerla; e si diffuse tutt’intorno, si espanse per tutta la baia, e c’è persino chi giura di aver percepito il suono tuffarsi in mare, perché a un certo punto tutto tacque, e solo il buio avvolse la notte.
***************************
“ Serata memorabile, quella, al “Chiaro di Luna”! Io me la ricordo bene.... ah, se me la ricordo! Ero seduto nelle prime file, e seguivo stregato i movimenti delle dita del pianista, che sembrava stesse schiudendo le porte del paradiso: dovevi vederlo, dovevi sentirlo, Rico! Quel Larry ci faceva l’amore con il suo piano!”
Rico ebbe un moto di impazienza.
“Sì, nonno, ma che successe poi? Tutta quella gente, che cosa hanno fatto dopo? E tu?”
“Vedi, figliuolo, quello fu l’inizio di una straordinaria serie di eventi che ebbe come epicentro l’Osteria di Otello. Tanto per cominciare lui scomparve il giorno dopo insieme a Nathalie, e nessuno li vide mai più. Ogni tanto arrivava una sua cartolina da qualche parte del pianeta, indirizzata ad Elohè, il cuoco, che oramai si era arrangiato a gestire il locale, non sapeva nemmeno lui come: ma le cose funzionavano, e anche più di prima. La gente veniva per ascoltare Larry, più che per mangiare e bere: sembrava che lui, che diventava sempre più magro e più pallido ogni giorno, mettesse in funzione quando suonava una specie di sfera di cristallo, e tutti ci potevano leggere dentro.”
“E che ci leggevano?” Chiese il ragazzo, con un tono a metà fra l’impertinente e l’incredulo.
“Buon Dio, che domande! Ci leggevano di sè, del senso della propria esistenza...e ci vedevano più chiaramente, riscoprivano la propria bellezza interiore… capivano meglio se stessi e gli altri...insomma cose da far venire i brividi!”
“E poi?”
“Insomma, tutto questo ben di Dio finì quando Larry, schiantato da quella responsabilità, non rese l’anima. O forse era solo il suo momento di andare, chi lo può dire? In ogni caso, dare aveva dato, eccome! E comunque sembrava che suonare gli risucchiasse tutte le energie, finchè non ne ebbe più”
“E l’uomo verde?”
“E chi lo sa? Dopo quella sera neanche lui fu più visto da queste parti”
“Ma chi era, in definitiva?”
“Nessuno lo sa. Certo è però che dal momento della sua apparizione ne sono successe di cose...e tutte buone. Io per esempio qualche sera più tardi, ballando nell’Osteria alle note di Moon river, cantata magistralmente da Millie mentre Larry l’accompagnava al piano, mi sono innamorato di tua nonna buonanima, che ha riempito di gioia la mia vita...e ti potrei raccontare di molti altri: chi guariva da misteriose malattie nervose, chi riconquistava la gioia di vivere dopo anni di sepoltura non ufficiale, chi incontrava il grande amore, chi veniva indirizzato verso luminosi stati di creatività...tutti toccati, in un modo o nell’altro, dalla magia di quel piano...o di quel locale, non so. La cosa strana è che prima di quella sera Larry Vey era un pianista sconosciuto, poco più che mediocre...sì, suonava discretamente, ma niente di che. E poi, d’un tratto...dimmi tu se questa non è magia!”
Rico, meditabondo, se ne andò a passeggiare sulla spiaggia. Non era la prima volta che ascoltava questa storia del nonno, ma ogni volta era come se si aggiungesse un piccolo tassello che rendeva il quadro più completo, e lo faceva quasi rivivere un evento accaduto ancor prima della sua nascita. In fondo credeva alla magia...o meglio gli sarebbe piaciuto crederci. Ma non era certo che esistesse davvero, o che potesse essere parte della sua vita.
Senza rendersene conto era arrivato proprio davanti all’Osteria del Chiaro di Luna. O meglio, ciò che rimaneva di essa: pochi brandelli delle mura perimetrali, diroccate e annerite, dopo il furioso incendio che l’aveva devastata lo stesso giorno che Larry era morto. Allora anche Elohè era tornato in Armenia, aveva detto il nonno, piangendo e ridendo al tempo stesso mentre prendeva il treno.
“Pensa, si dice che proprio quel giorno arrivò anche l’ultima cartolina di Otello, che aveva scritto: “tutto a posto”, accompagnando le parole con lo schizzo di una faccia sorridente.” Gli aveva detto, a conclusione del racconto di una delle tante versioni della storia.
“Eh, sì, così è la vita...c’è chi va e c’è chi viene” Una voce, musicale come un sublime sequela di note. “Esistono spazi che si possono esplorare solo girando un angolo dentro...e ci sono momenti in cui il cielo sorride svincolando cicli d’amore, quando nella mappa della vita incontri solo angoli magici”.
Non sapeva se se l’era immaginata o se l’aveva sentita veramente: quel che sapeva era che un nuovo mondo gli si era spalancato davanti, anche se tutto intorno a lui era lo stesso. Sembrava che un refolo di brezza gli portasse dinanzi agli occhi della mente visi sorridenti, volti su cui molti secoli erano passati, chiome incanutite dall’età, ma spiriti eternamente vivi; e lo sguardo di ognuno di loro cedeva la dolcezza di ricchezze sconosciute alitandole nell’animo di Rico.
“Gelato, giovane?” La voce di un uomo alla guida di un Apecar coloratissimo che si era fermato proprio davanti a lui accompagnato dal suono allegro di una campanella lo sottrasse all’incantesimo in cui si era perso per quel lungo attimo. L’individuo, altissimo, lo fissava sorridendo, e nei suoi occhi si indovinavano abissi inesplorati, profondità oceaniche, luci che celebravano il riaprirsi di danze festose nei saloni del tempo, in un mondo che sempre è pur senza trovarsi da nessuna parte.
Simone Sutra – itdavol@tin.it
Mi sembra carino abbinare il racconto che segue alla festa di luna piena del 26 giugno 2010, che si tiene a Calcata:
26 giugno 2010: Luna Piena in Cancro, Festeggiamenti per il Solstizio d’Estate. Introduzione al tema del linguaggio:
Semantica e filosofia – Religione e spontaneità – Razionalismo e poesia.
Programma, in collaborazione con European Consumers Tuscia:
h. 16.30 – Tavola Rotonda nel Centro Visite del Parco del Treja su: “Antropizzazione e trasformazione del linguaggio nei secoli”.
h. 19.00 – Rinfresco con i prodotti locali da ognuno portati.
(Paolo D’Arpini)
…………..
Ed ora il racconto fantasmagorico di Simone Sutra:
Le tremule luci di lontane imbarcazioni scivolavano via sul mare buio, liquido universo popolato di creature, immagini, sensazioni, emozioni, volti e braccia, bocche e sguardi, solitari addii e amplessi furtivi. Dentro quel mare c’era tutto un mondo di paure e di speranze, pensò lui. Le scie di navi distanti nel tempo avevano tutte lasciato qualcosa dietro di sè, e l’acqua aveva assorbito, accettato tutto senza discutere, tutte le gioie, i timori, le ire; e poi anche i bagordi, le sbornie, le baruffe, le riconciliazioni; i pensieri spavaldi e i sospiri d’amore, i tormentosi silenzi, le parole ardite. E adesso, di notte, sapendo di non essere spiata, faceva affiorare alla superficie quel tesoro di tracce mai perdute che nessuno poteva raccogliere.
Nessuno tranne lui, si disse con un sospiro: non sapeva nemmeno se di rassegnazione, di tristezza oppure solo di velata nostalgia di momenti che non aveva mai vissuto, di emozioni che non aveva provato, ma che gli sembrava di passare in rassegna come se tutto quanto quel bagaglio di mondi e persone ormai andate gli appartenesse in qualche modo. E gli si rimescolava tutto nell’animo, e gli pareva quasi di vederle, quelle scene, quelle persone: ognuna con il suo fardello, leggero o pesante. O meglio gli sembrava di essere loro, ciascuno di loro, e di sentire ciò che sentivano o avevano sentito loro.
Era strano, però: sia la gioia che il dolore si acquietavano insieme, e il bello e il brutto si fondevano in uno, e non c’era modo di distinguerli; perchè il profumo del salmastro, stuzzicando le narici e stimolando i sensi, provocava in maniera aperta la mente ma in fondo lasciava solo depositare sull’anima una pace immensa, senza confini, come se tutti quegli interpreti di storie allegre o tristi vissute secoli o millenni -o forse solo poche ore prima- si fossero messi d’accordo per ingannare il mare che aveva accolto le loro confidenze e talvolta i loro corpi, facendogli credere che, comunque fosse, tristezza e felicità erano rapidi battiti di ciglia su di un unico lungo sguardo ammiccante all’universo. Rimaneva solo una strana musica sussurrante, dolce e un po’ malinconica eppure vagamente sorridente, che scivolava via senza rimpianti spandendosi fluida sull’acqua. Questa, complice gentile e discreta confidente, dal canto suo ne amplificava le note consegnandole, con un mormorìo e una carezza, alle sponde più lontane fra loro: le avrebbero poi raccolte i bimbi con gli occhi stellati, gli innamorati dallo sguardo sognante, i vecchi dolcemente piegati dalla saggezza di vivere, gli artisti spiritati e i folli di turno, quelli che non mancano mai perchè di loro sono piene le pagine dei libri.
Riconciliato con se stesso dopo queste riflessioni Otello si incamminò sotto la luna piena lungo la spiaggia deserta. La graziosa baia si curvava come a voler accogliere e serbare tutti i suoi pensieri gravidi di briciole di luce e di bagliori di vita. Il mondo si distanziava da lui mentre lui vi entrava dentro, facendo ingresso nella sua “osteria con cucina e bar – aperto fino a notte fonda” come un viandante da un paese lontano approdato per caso sulla luna, con stupore più di chi ne testimonia l’arrivo che suo.
Lui in effetti si era abituato a questo suo andirivieni fra la sua dimensione interiore e quella certamente più confusionaria del quotidiano, a volte persino un po’ becero, rappresentato dalla sua clientela, mentre chi lo conosceva non si capacitava di come sembrava esserci sempre qualche aspetto di lui che sfuggiva ad ogni attento tentativo di catalogazione; e chi invece non lo conosceva, vedendolo entrare, percepiva qualcosa di insolito nella sua presenza, senza poter dire cosa.
Come ogni sera l’atmosfera del locale lo investì con una certa rudezza, però stasera...c’era qualcosa di diverso. Lo captava nell’aria, anche perché come conosceva lui il suo locale non lo conosceva nessuno: gli angoli più riposti rivelavano sempre volentieri ogni segreto al buon Otello, e riusciva a capire con uno sguardo se un cliente cercava rogna o avrebbe depositato un po’ della sua grazia fra i tavoli.
Ma stasera... sì, stasera c’era qualcosa che gli sfuggiva. Era una sensazione...morbida, in linea con il chiaro di luna del cielo là fuori; come se un po’ di quella tenera luminescenza si fosse inoltrata dentro il locale, per rivestire con una patina di dolcezza ogni cosa. Fece prima una capatina in cucina, per accertarsi che il cuoco armeno, Elohè, avesse la situazione sotto controllo: si diresse poi al bar e fu allora che lo vide.
Lui, una pertica di uomo, tutto vestito di verde come un ramarro, se ne stava appoggiato al bancone, conversando amabilmente con Nathalie, la sua fidanzata che era poi anche la barista.
Ciò lo stupì oltremodo, sapendo quanto fosse riservata e poco loquace la sua ragazza, che non dava certo per abitudine spago agli sconosciuti. Però, proprio perché la conosceva, comprese che quello straniero non doveva essere chicchessia.
Nathalie gli fece un grande sorriso quando lo vide:
“Oh, Otello, vieni! Ti presento il signor *****!”
L’orchestrina di fiati aveva attaccato con la musica proprio in quel momento, impedendogli di captare il nome dell’individuo. E mentre la cantante, Millie, intonava “Moonshadow” gli rimase solo lo spettacolo degli occhi di quell’uomo, che si era girato verso di lui: apparivano immensi come quel mare che aveva contemplato fino a pochi minuti prima, si intuiva in essi lo sprofondarsi di abissi senza fine e senza memoria. Ma fu questione di un attimo: dopodichè lo sconosciuto ritornò ad essere, semplicemente, una persona dall’aria affabile e dal sorriso aperto.
“Gran bel locale, mastro Otello! Le faccio i miei complimenti!” Disse lui.
“Grazie...si fa quel che si può...”
“E lei può molto, ne sono certo”
Otello rimase a bocca aperta: ma chi era quello, che voleva dire, cosa voleva da lui? E in quell’attimo gli parve di percepire di fianco a sè, come succede quando nel campo visivo appare qualcosa di sfuggita che inquadriamo per un istante con la coda dell’occhio, l’immagine dello sconosciuto che di fatto gli stava davanti: era lui che danzava ridendo, con in testa un cappello a cilindro sfondato e indosso una lunga palandrana stracciata; e roteava su se stesso, circondato dallo splendore dorato di uno sterminato campo di grano, assorto nella gioiosa celebrazione di un qualche rito misterioso immerso ai limiti della realtà, come lui stesso appariva ad Otello in quello scenario carpito dai bordi della coscienza.
“Però...vedo che lei è stanco, mastro Otello”
“Stanco....io?” L’immediata perplessità che andò a cozzare contro la mente nel considerare il pensiero lo colse di sorpresa. E fu costretto a dirsi: è vero, sono stanco di tutto questo. Una volta mi divertiva gestire questo locale, mi soddisfaceva...ora non più.
“Bè, non si può rimanere ancorati in eterno a qualcosa, dico bene?” le parole dell’uomo furono una risposta ai dubbi inespressi di Otello.
Era come se tutto ciò che dentro di lui era rimasto in sospeso, nel limbo dell’indefinito, dell’inconfessato persino a se stesso, con ogni parola dello straniero avesse assunto una connotazione ben precisa, bianco su nero, e a Otello pareva di star precipitando lungo la linea che divideva i due colori; si sentiva come se essi fossero due forze prepotenti che lo stringevano in mezzo, e che non lo avrebbero lasciato continuare a navigare di conserva, con le vele mezze ammainate, senza pretendere da lui una presa di posizione, una decisione. Comprese in un attimo che l’accelerazione imposta al suo stato d’animo aveva qualcosa a che fare con la venuta dello strano individuo vestito di verde; ma, cosa più importante, si rese conto di aver aspettato questo momento da tanto, senza mai avere il coraggio di affrontarlo prima.
Millie aveva lasciato il posto, sul palco, al pianista di Otello, Larry Vey. Le sue abili dita accarezzarono la tastiera ricavandone una dolcissima interpretazione della Sonata al Chiar di Luna di Beethoven. Il locale ammutolì come per incanto, e tutti si girarono verso il palco. Ognuno sentiva in quella melodia il richiamo straniero di una voce ignota e ben conosciuta al tempo stesso, che sconvolgeva i blandi ritmi della mente mettendo a soqquadro l’ordinato scenario interiore, rovesciando le certezze posticce, strappando da sotto i piedi i tappeti dell’inerzia. L’emozione che aleggiava nell’aria era palpabile, e si leggeva facilmente nei visi contratti delle persone, negli occhi lucidi, nelle bocche semiaperte.
E la musica, entrando nei cuori, riempiva le pareti dell’Osteria, finché quelle non ce la fecero più a contenerla; e si diffuse tutt’intorno, si espanse per tutta la baia, e c’è persino chi giura di aver percepito il suono tuffarsi in mare, perché a un certo punto tutto tacque, e solo il buio avvolse la notte.
***************************
“ Serata memorabile, quella, al “Chiaro di Luna”! Io me la ricordo bene.... ah, se me la ricordo! Ero seduto nelle prime file, e seguivo stregato i movimenti delle dita del pianista, che sembrava stesse schiudendo le porte del paradiso: dovevi vederlo, dovevi sentirlo, Rico! Quel Larry ci faceva l’amore con il suo piano!”
Rico ebbe un moto di impazienza.
“Sì, nonno, ma che successe poi? Tutta quella gente, che cosa hanno fatto dopo? E tu?”
“Vedi, figliuolo, quello fu l’inizio di una straordinaria serie di eventi che ebbe come epicentro l’Osteria di Otello. Tanto per cominciare lui scomparve il giorno dopo insieme a Nathalie, e nessuno li vide mai più. Ogni tanto arrivava una sua cartolina da qualche parte del pianeta, indirizzata ad Elohè, il cuoco, che oramai si era arrangiato a gestire il locale, non sapeva nemmeno lui come: ma le cose funzionavano, e anche più di prima. La gente veniva per ascoltare Larry, più che per mangiare e bere: sembrava che lui, che diventava sempre più magro e più pallido ogni giorno, mettesse in funzione quando suonava una specie di sfera di cristallo, e tutti ci potevano leggere dentro.”
“E che ci leggevano?” Chiese il ragazzo, con un tono a metà fra l’impertinente e l’incredulo.
“Buon Dio, che domande! Ci leggevano di sè, del senso della propria esistenza...e ci vedevano più chiaramente, riscoprivano la propria bellezza interiore… capivano meglio se stessi e gli altri...insomma cose da far venire i brividi!”
“E poi?”
“Insomma, tutto questo ben di Dio finì quando Larry, schiantato da quella responsabilità, non rese l’anima. O forse era solo il suo momento di andare, chi lo può dire? In ogni caso, dare aveva dato, eccome! E comunque sembrava che suonare gli risucchiasse tutte le energie, finchè non ne ebbe più”
“E l’uomo verde?”
“E chi lo sa? Dopo quella sera neanche lui fu più visto da queste parti”
“Ma chi era, in definitiva?”
“Nessuno lo sa. Certo è però che dal momento della sua apparizione ne sono successe di cose...e tutte buone. Io per esempio qualche sera più tardi, ballando nell’Osteria alle note di Moon river, cantata magistralmente da Millie mentre Larry l’accompagnava al piano, mi sono innamorato di tua nonna buonanima, che ha riempito di gioia la mia vita...e ti potrei raccontare di molti altri: chi guariva da misteriose malattie nervose, chi riconquistava la gioia di vivere dopo anni di sepoltura non ufficiale, chi incontrava il grande amore, chi veniva indirizzato verso luminosi stati di creatività...tutti toccati, in un modo o nell’altro, dalla magia di quel piano...o di quel locale, non so. La cosa strana è che prima di quella sera Larry Vey era un pianista sconosciuto, poco più che mediocre...sì, suonava discretamente, ma niente di che. E poi, d’un tratto...dimmi tu se questa non è magia!”
Rico, meditabondo, se ne andò a passeggiare sulla spiaggia. Non era la prima volta che ascoltava questa storia del nonno, ma ogni volta era come se si aggiungesse un piccolo tassello che rendeva il quadro più completo, e lo faceva quasi rivivere un evento accaduto ancor prima della sua nascita. In fondo credeva alla magia...o meglio gli sarebbe piaciuto crederci. Ma non era certo che esistesse davvero, o che potesse essere parte della sua vita.
Senza rendersene conto era arrivato proprio davanti all’Osteria del Chiaro di Luna. O meglio, ciò che rimaneva di essa: pochi brandelli delle mura perimetrali, diroccate e annerite, dopo il furioso incendio che l’aveva devastata lo stesso giorno che Larry era morto. Allora anche Elohè era tornato in Armenia, aveva detto il nonno, piangendo e ridendo al tempo stesso mentre prendeva il treno.
“Pensa, si dice che proprio quel giorno arrivò anche l’ultima cartolina di Otello, che aveva scritto: “tutto a posto”, accompagnando le parole con lo schizzo di una faccia sorridente.” Gli aveva detto, a conclusione del racconto di una delle tante versioni della storia.
“Eh, sì, così è la vita...c’è chi va e c’è chi viene” Una voce, musicale come un sublime sequela di note. “Esistono spazi che si possono esplorare solo girando un angolo dentro...e ci sono momenti in cui il cielo sorride svincolando cicli d’amore, quando nella mappa della vita incontri solo angoli magici”.
Non sapeva se se l’era immaginata o se l’aveva sentita veramente: quel che sapeva era che un nuovo mondo gli si era spalancato davanti, anche se tutto intorno a lui era lo stesso. Sembrava che un refolo di brezza gli portasse dinanzi agli occhi della mente visi sorridenti, volti su cui molti secoli erano passati, chiome incanutite dall’età, ma spiriti eternamente vivi; e lo sguardo di ognuno di loro cedeva la dolcezza di ricchezze sconosciute alitandole nell’animo di Rico.
“Gelato, giovane?” La voce di un uomo alla guida di un Apecar coloratissimo che si era fermato proprio davanti a lui accompagnato dal suono allegro di una campanella lo sottrasse all’incantesimo in cui si era perso per quel lungo attimo. L’individuo, altissimo, lo fissava sorridendo, e nei suoi occhi si indovinavano abissi inesplorati, profondità oceaniche, luci che celebravano il riaprirsi di danze festose nei saloni del tempo, in un mondo che sempre è pur senza trovarsi da nessuna parte.
Simone Sutra – itdavol@tin.it
mercoledì 23 giugno 2010
Calcataonline News varie ed eventuali e fine di un percorso...
Cari amici vicini e lontani, mentre vi scriviamo si diffonde per l'aere la voce maschia e possente del Genius Loci.
Questa voce che impregna tutta l'aria che respiramo, proviene dal Parco del Treja e promana come linfa arborea che evapora congiuntamente all'anidride, verso un cielo ancora stellato a mezzogiorno(i 2.000 metri cubi di liquami riversati nel fiume durante la notte del 5 giugno non sono responsabili dell'emanazione efflativa n.d.r.).
Quando oggi si parla del Genius Loci, s'ignora, generalmente, il significato originario di questra strana ed affascinante locuzione. E, soprattutto, resta il dubbio se il Genius Loci, che rappresentava originariamente una divinità, possa ancora trovare un posto nella nostra società desacralizzata. Ma noi non abbiamo bisogno di tornare indietro nel tempo alla ricerca delle origini della divinità perduta. Noi sappiamo chi è il nostro Genius Loci. Esso è Priapo! Canta dunque Priapo, in un pomeriggio assolato e stellato in contemporanea, accompagnato dal flauto di Pan suonato da un Fauno:
Vieni...c'è una strada nel bosco,
il suo nome conosco...
vuoi conoscerlo tu.......
Vieni, c'è una strada nel cuore....
dove regna l'amore
che non muore mai piùùùùùùù...
laggiù tra gli alberi, intrecciato da rami in fior
c'è un nido semplice, ove nasce l'amoooooooorrrrrrrr
Vieni !!!!!
Siamo tutti eletrizzati dalla carnalità emessa da questa voce, vera VOX POPULI VOX DEI, Verbum principialis e passiamo subito alla nostra
ANTOLOGIA DAL TREJA RIVER
Riprendiamo da: "La gazzetta del Parco del Treja" un salace articolo dedicato al fattaccio televisivo da noi pubblicato il 17 giugno.
PETO CATTODDICI. Aperta un'inchiesta.
Il giudice ha chiesto di poter visionare la registrazione del programma. La denunzia è partita da un privato, svegliato di soprassalto dal rumore.
Forse avrà uno strascico giudiziario l'incidente occorso a Samantha ieri sera. Un signore di Piantostato di Sopra, tale Olinto V., ha infatti presentato una denunzia alla pretura di Formello, chiedendo il risarcimento dei danni morali e materiali subiti a causa del peto della presentatrice.
L'uomo asserisce che era andato a letto presto, lasciando la moglie e due figli a guardare "Confidenzialmente". Sebbene il volume della televisione non fosse troppo alto, il fragore del peto è echeggiato per tutta la casa. Olinto V. è sceso dal letto tutto spaventato ed ha raggiunto i suoi in salotto, trovandoli sconvolti, mentre dalle pareti si staccavano grossi pezzi d'intonaco.
Il giudice Amodio Corazza ha chiesto ed ottenuto la cassetta contenenete la registrazione del programma ed è chiuso nel suo studio per visionarla. nei localo della Pretura non si sente altro che sibili e crepitìo ed i colleghi del Corazza sono convinti che egli stia giocando a Star Wars.
Intanto alla RAI minimizzano. Ieri Samantha si è regolarmente recata alle prove per la prossima puntata e non appare per nulla preoccupata dell'iniziativa del magistrato. "Sono solo un pò stanca. E' un lavoro molto faticoso. Appena finito andrò in vacanza. Ho bisogno di cambiare un pò aria".
Che abbia bisogno di cambiare aria ce ne siamo resi conto tutti, in Italia. Dal canto loro, i dirigenti del programma Rai hanno deciso di ingaggiare alcuni gastroenterologi come assistenti alle esibizioni della nostra cara Samantha.
La nostra proposta. Noi siamo andati ben oltre. Abbiamo interpellato il nostro esperto, il nobiluomo Arpelio De Gubernatis-Kondylomj, da Ficulle, consulente in Galateo. Egli ha consigliato l'uso del "Prallo", uno strumento sofisticato che, applicato a dovere da mano esperta nel luogo idoneo, trasforma peti e scorregge in suoni quanto mai delicati. veri poemi. CARMI. (Infatti, fin dalle antichità chiamansi "carminativi" quei rimedii che inducono a "carminare", cioè ad emettere flebili effluvii, trombette, per dirla alla maniera del nostro padre Dante.
A mò di garanzia, abbiamo anche promesso ai dirigenti RAI che faremo partecipare alle trasmissioni un nostro "loffista", cioè un esperto di "loffe", mentre intendiamo sperimentare l'apparecchio al nostro gran dio Priapo, il quale è anche un "orchidofilo", cioè mangiatore di orchidee le quali, come documenta il Laoconte Major, producono simili suoni.
Infine, per puro senso di giustizia, abbiamo interpellato il noto filosofo Norberto Chiocchio il quale, giustappunto interpellato sul "potere invisibile" così ci ha risposto: Il potere tende sempre a nascondersi, perchè è tanto più potente quanto più invisibile. Per secoli ha cercato di non farsi controllare, dietro lo scudo degli arcana imperii, la formula secondo cui era addirittura dovere del principe il non far sapere ai sudditi ciò che decideva. La rottura, la rivoluzione copernicana consiste nel rovesciamento di questa tendenza alla segretezza. Ma una certa quantità del potere invisibile sopravvive sempre. Ecco allora che la democrazia non è mai compiuta, è in continuo divenire e procede via via che riesce a debellare questa tendenza del potere a nascondersi.
Ringraziamo il prof. Chiocchio per queste dichiarazioni veramente nuove e folgoranti, ed auspichiamo un sondino rivelatore da infilare nelle zone idonee a tutte le presentatrici televisive della RAI, che istituzionalmente deve garantire visibilità e soprattutto trasparenza, contro ogni forma di potere "nascosto" che potrebbe esplodere fragorosamente ed improvvisamente.
Il caso trattato in precedenza ci impone di citare alcune dichiarazioni di saggi.
Don Miguel de Unamuno: i medici si agitano in questo dilemma. O lasciar morire l'ammalato per timore di ucciderlo, o ucciderlo per timore che muoia.
Proverbio popolare: Guardati dal dottore giovane e dal barbiere vecchio.
Pierre Véron: La guarigione del malato è una cosa di cui i medici non hanno alcuna colpa.
Piero Bargagli: La buona salute non è tanto importante perchè tiene lontano la malattia, ma perchè tiene lontano il medico.
Con ciò chiudiamo le pubblicazioni di Calcataonline News sino a data da destinarsi. L'interruzione é d'obbligo avendo esaurito le notizie shock
ed avendo in serbo solo pettegolezzi da lavanderia (o lavatoio).
La prossima edizione a data da destinarsi ma... restate sempre all'erta poiché potremmo anche sorprendervi...
La Redazione di Calcataonline News sarà presente all'evento conclusivo che si terrà il 29 giugno a Calcata:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/2010/06/10/calcata-29-giugno-2010-chiusura-dei-festeggiamenti-per-il-solstizio-destate-tavola-rotonda-le-stagioni-come-metro-sociale-sessuale-e-riproduttivo-nella-societa-umana-ed-in-natura%e2%80%9d/
Questa voce che impregna tutta l'aria che respiramo, proviene dal Parco del Treja e promana come linfa arborea che evapora congiuntamente all'anidride, verso un cielo ancora stellato a mezzogiorno(i 2.000 metri cubi di liquami riversati nel fiume durante la notte del 5 giugno non sono responsabili dell'emanazione efflativa n.d.r.).
Quando oggi si parla del Genius Loci, s'ignora, generalmente, il significato originario di questra strana ed affascinante locuzione. E, soprattutto, resta il dubbio se il Genius Loci, che rappresentava originariamente una divinità, possa ancora trovare un posto nella nostra società desacralizzata. Ma noi non abbiamo bisogno di tornare indietro nel tempo alla ricerca delle origini della divinità perduta. Noi sappiamo chi è il nostro Genius Loci. Esso è Priapo! Canta dunque Priapo, in un pomeriggio assolato e stellato in contemporanea, accompagnato dal flauto di Pan suonato da un Fauno:
Vieni...c'è una strada nel bosco,
il suo nome conosco...
vuoi conoscerlo tu.......
Vieni, c'è una strada nel cuore....
dove regna l'amore
che non muore mai piùùùùùùù...
laggiù tra gli alberi, intrecciato da rami in fior
c'è un nido semplice, ove nasce l'amoooooooorrrrrrrr
Vieni !!!!!
Siamo tutti eletrizzati dalla carnalità emessa da questa voce, vera VOX POPULI VOX DEI, Verbum principialis e passiamo subito alla nostra
ANTOLOGIA DAL TREJA RIVER
Riprendiamo da: "La gazzetta del Parco del Treja" un salace articolo dedicato al fattaccio televisivo da noi pubblicato il 17 giugno.
PETO CATTODDICI. Aperta un'inchiesta.
Il giudice ha chiesto di poter visionare la registrazione del programma. La denunzia è partita da un privato, svegliato di soprassalto dal rumore.
Forse avrà uno strascico giudiziario l'incidente occorso a Samantha ieri sera. Un signore di Piantostato di Sopra, tale Olinto V., ha infatti presentato una denunzia alla pretura di Formello, chiedendo il risarcimento dei danni morali e materiali subiti a causa del peto della presentatrice.
L'uomo asserisce che era andato a letto presto, lasciando la moglie e due figli a guardare "Confidenzialmente". Sebbene il volume della televisione non fosse troppo alto, il fragore del peto è echeggiato per tutta la casa. Olinto V. è sceso dal letto tutto spaventato ed ha raggiunto i suoi in salotto, trovandoli sconvolti, mentre dalle pareti si staccavano grossi pezzi d'intonaco.
Il giudice Amodio Corazza ha chiesto ed ottenuto la cassetta contenenete la registrazione del programma ed è chiuso nel suo studio per visionarla. nei localo della Pretura non si sente altro che sibili e crepitìo ed i colleghi del Corazza sono convinti che egli stia giocando a Star Wars.
Intanto alla RAI minimizzano. Ieri Samantha si è regolarmente recata alle prove per la prossima puntata e non appare per nulla preoccupata dell'iniziativa del magistrato. "Sono solo un pò stanca. E' un lavoro molto faticoso. Appena finito andrò in vacanza. Ho bisogno di cambiare un pò aria".
Che abbia bisogno di cambiare aria ce ne siamo resi conto tutti, in Italia. Dal canto loro, i dirigenti del programma Rai hanno deciso di ingaggiare alcuni gastroenterologi come assistenti alle esibizioni della nostra cara Samantha.
La nostra proposta. Noi siamo andati ben oltre. Abbiamo interpellato il nostro esperto, il nobiluomo Arpelio De Gubernatis-Kondylomj, da Ficulle, consulente in Galateo. Egli ha consigliato l'uso del "Prallo", uno strumento sofisticato che, applicato a dovere da mano esperta nel luogo idoneo, trasforma peti e scorregge in suoni quanto mai delicati. veri poemi. CARMI. (Infatti, fin dalle antichità chiamansi "carminativi" quei rimedii che inducono a "carminare", cioè ad emettere flebili effluvii, trombette, per dirla alla maniera del nostro padre Dante.
A mò di garanzia, abbiamo anche promesso ai dirigenti RAI che faremo partecipare alle trasmissioni un nostro "loffista", cioè un esperto di "loffe", mentre intendiamo sperimentare l'apparecchio al nostro gran dio Priapo, il quale è anche un "orchidofilo", cioè mangiatore di orchidee le quali, come documenta il Laoconte Major, producono simili suoni.
Infine, per puro senso di giustizia, abbiamo interpellato il noto filosofo Norberto Chiocchio il quale, giustappunto interpellato sul "potere invisibile" così ci ha risposto: Il potere tende sempre a nascondersi, perchè è tanto più potente quanto più invisibile. Per secoli ha cercato di non farsi controllare, dietro lo scudo degli arcana imperii, la formula secondo cui era addirittura dovere del principe il non far sapere ai sudditi ciò che decideva. La rottura, la rivoluzione copernicana consiste nel rovesciamento di questa tendenza alla segretezza. Ma una certa quantità del potere invisibile sopravvive sempre. Ecco allora che la democrazia non è mai compiuta, è in continuo divenire e procede via via che riesce a debellare questa tendenza del potere a nascondersi.
Ringraziamo il prof. Chiocchio per queste dichiarazioni veramente nuove e folgoranti, ed auspichiamo un sondino rivelatore da infilare nelle zone idonee a tutte le presentatrici televisive della RAI, che istituzionalmente deve garantire visibilità e soprattutto trasparenza, contro ogni forma di potere "nascosto" che potrebbe esplodere fragorosamente ed improvvisamente.
Il caso trattato in precedenza ci impone di citare alcune dichiarazioni di saggi.
Don Miguel de Unamuno: i medici si agitano in questo dilemma. O lasciar morire l'ammalato per timore di ucciderlo, o ucciderlo per timore che muoia.
Proverbio popolare: Guardati dal dottore giovane e dal barbiere vecchio.
Pierre Véron: La guarigione del malato è una cosa di cui i medici non hanno alcuna colpa.
Piero Bargagli: La buona salute non è tanto importante perchè tiene lontano la malattia, ma perchè tiene lontano il medico.
Con ciò chiudiamo le pubblicazioni di Calcataonline News sino a data da destinarsi. L'interruzione é d'obbligo avendo esaurito le notizie shock
ed avendo in serbo solo pettegolezzi da lavanderia (o lavatoio).
La prossima edizione a data da destinarsi ma... restate sempre all'erta poiché potremmo anche sorprendervi...
La Redazione di Calcataonline News sarà presente all'evento conclusivo che si terrà il 29 giugno a Calcata:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/2010/06/10/calcata-29-giugno-2010-chiusura-dei-festeggiamenti-per-il-solstizio-destate-tavola-rotonda-le-stagioni-come-metro-sociale-sessuale-e-riproduttivo-nella-societa-umana-ed-in-natura%e2%80%9d/
martedì 22 giugno 2010
Vigilia di San Giovanni al Circolo Vegetariano VV.TT. con lavacro sacrale al fiume Rio, salto del fuoco e commiato del presidente
Anche quest'anno, in concomitanza con i festeggiamenti del Solstizio d'Estate, si ripete la cerimonia della vigilia di San Giovanni a Calcata.
Molto probabilmente questa é l'ultima edizione calcatese del rito, considerando che il "festeggiato" é in fase di trasferimento. Infatti Paolo D'Arpini il curatore della manifestaziuone (di cui ricorre proprio il 23 giugno l'anniversario) entro un paio di settimane si sposterà dalle rive del Treja a Treia, che é un paese delle Marche. Ma ancora quest'anno il Circolo Vegetariano VV.TT. festeggia qui nella Tuscia quella che è chiamata la magica notte delle streghe, del solstizio d’estate, della vigilia di San Giovanni e del compleanno del presidente.
Sull’etimologia di Giugno gli studiosi sono concordi che questo è il mese dedicato a Giunone (Iuno), la dea dell’abbondanza e delle messi, nonché legittima sposa di Giove, per questa ragione venivano raccomandate le nozze durante il mese di giugno. Questo è anche il mese delle ciliegie, un frutto rosso e turgido e dolce, come il latte di Giunone…..
Quest'anno in seguito all'inquinamento del Treja, in cui é stata proibita la balneazione, il rito battesimale sinonimo di purificazione mentale e corporale, si svolgerà pur sempre nel territorio del Parco del Treja ma sulle rive del fiumiciattolo Rio che del Treja é un affluente, dopo la sacra abluzione la passeggiata continua verso un’antica struttura templare dedicata a Giunone (la Dea festeggiata in questo mese di giugno) per una preghiera ed una cerimonia di commiato. Tutto avviene durante le ore del tardo pomeriggio, quando l’aria é dolce, davanti ai vetusti ruderi che videro nel passato il compimento di feste orgiastiche. Più tardi nel Tempio della Spiritualità Laica si terrà una breve meditazione con canto di mantra e, per finire, ritornati al giardinetto del Circolo, si celebra il rito propiziatorio davanti al fuoco, con salto della fiamma ed espressione di desideri.
Paolo D’Arpini
Programma del 23 giugno 2010:
Appuntamento alle ore 16.30 al Circolo vegetariano, via Fontanile snc.
Alle h. 17.00 discesa al fiume Rio, per il battesimo laico, ognuno a turno verrà asperso di acqua santa da un san Giovanni prescelto dal caso con il sistema della cannuccia più corta. La sera meditazione e rito finale davanti al fuoco.
La manifestazione si svolge con il patrocinio morale della Provincia di Viterbo e del Parco Valle del Treja.
Prenotazioni 0761-587200 - circolovegetariano@gmail.com - www.circolovegetarianocalcata.it
Molto probabilmente questa é l'ultima edizione calcatese del rito, considerando che il "festeggiato" é in fase di trasferimento. Infatti Paolo D'Arpini il curatore della manifestaziuone (di cui ricorre proprio il 23 giugno l'anniversario) entro un paio di settimane si sposterà dalle rive del Treja a Treia, che é un paese delle Marche. Ma ancora quest'anno il Circolo Vegetariano VV.TT. festeggia qui nella Tuscia quella che è chiamata la magica notte delle streghe, del solstizio d’estate, della vigilia di San Giovanni e del compleanno del presidente.
Sull’etimologia di Giugno gli studiosi sono concordi che questo è il mese dedicato a Giunone (Iuno), la dea dell’abbondanza e delle messi, nonché legittima sposa di Giove, per questa ragione venivano raccomandate le nozze durante il mese di giugno. Questo è anche il mese delle ciliegie, un frutto rosso e turgido e dolce, come il latte di Giunone…..
Quest'anno in seguito all'inquinamento del Treja, in cui é stata proibita la balneazione, il rito battesimale sinonimo di purificazione mentale e corporale, si svolgerà pur sempre nel territorio del Parco del Treja ma sulle rive del fiumiciattolo Rio che del Treja é un affluente, dopo la sacra abluzione la passeggiata continua verso un’antica struttura templare dedicata a Giunone (la Dea festeggiata in questo mese di giugno) per una preghiera ed una cerimonia di commiato. Tutto avviene durante le ore del tardo pomeriggio, quando l’aria é dolce, davanti ai vetusti ruderi che videro nel passato il compimento di feste orgiastiche. Più tardi nel Tempio della Spiritualità Laica si terrà una breve meditazione con canto di mantra e, per finire, ritornati al giardinetto del Circolo, si celebra il rito propiziatorio davanti al fuoco, con salto della fiamma ed espressione di desideri.
Paolo D’Arpini
Programma del 23 giugno 2010:
Appuntamento alle ore 16.30 al Circolo vegetariano, via Fontanile snc.
Alle h. 17.00 discesa al fiume Rio, per il battesimo laico, ognuno a turno verrà asperso di acqua santa da un san Giovanni prescelto dal caso con il sistema della cannuccia più corta. La sera meditazione e rito finale davanti al fuoco.
La manifestazione si svolge con il patrocinio morale della Provincia di Viterbo e del Parco Valle del Treja.
Prenotazioni 0761-587200 - circolovegetariano@gmail.com - www.circolovegetarianocalcata.it
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Provincia di Viterbo
lunedì 21 giugno 2010
Rita De Angelis e l'arte cinese di far crescere i bonsai... in armonia fra Cielo e Terra
Un’arte dall’antica Cina: "I Bonsai"
Il termine “bonsai” non sta a significare soltanto un albero di dimensioni ridotte coltivato in un piccolo vaso, bensì un’arte ed uno stile di vita che si è sviluppato in Cina molti secoli fa. I maestri bonsaisti cinesi facevano distinzione tra punsai e pun-ching: il primo termine ripete sia nella forma così come nel contenuto quello successivo giapponese di bonsai (da bon “vassoio”, contenitore e sai “coltivare”); pun-ching sta invece a significare un albero piantato in un contenitore e contornato da un paesaggio. Prima di essere comunque un’espressione prettamente estetica, il bonsai nasceva come armonia creata tra cielo e terra, tra essere umano e natura: un particolare moto spirituale, capace di rappresentare con un atto perfetto la disposizione dall’intimo al sublime.
In quest’ottica di misticismo va così interpretata la scelta di un celebre poeta ed ufficiale dell’esercito cinese, tale Ton Guen- Ming che abbandonò gli affari di stato e scelse di vivere coltivando crisantemi in vaso. Questo fu probabilmente il primo esempio verso la coltivazione in piccoli contenitori, non soltanto di fiori ma bensì di alberi. Attorno all’anno Mille i pun-sai entrano a far parte delle descrizioni letterarie, e quest’arte, inizialmente solo appannaggio della nobiltà, a partire dalla meta del XVII secolo entra a far parte e si sviluppa nella vita di ogni ceto sociale cinese. In Giappone i bonsai vennero introdotti come omaggio che i nobili cinesi indirizzavano verso gli ambasciatori nipponici, poi ebbero maggiore diffusione grazie al commercio dei mercanti. Qui il bonsai divenne all’inizio un’arte per aristocratici, coltivata con la stessa passione ed intensità spirituale dei maestri cinesi, e poi fu permessa al “popolo” solo nella seconda metà del XIX secolo. Nel 1878 per merito di un espositore giapponese, che partecipò alla Fiera mondiale presentata a Parigi, i bonsai fecero il loro ingresso in Europa. Il bonsai, sia che rappresenti un boschetto o un albero solitario, deve riportare nella mente di chi lo osserva l’immagine degli alberi riprodotti nel loro ambiente naturale.
L’obiettivo principale di quest’arte è testimoniare il lento e costante cambiamento della natura, introducendo un sentimento di pace interiore, riprodotta nel verde che genera calma e semplicità agli occhi dell’uomo. L’arte del bonsai cerca di imitare nelle sue varie espressioni ciò che è rappresentato in natura. Come cambia la natura e varia le piante presentandole in forme, insiemi e svariati portamenti, così si esprime il bonsai in stili ed interpretazioni diverse. Partendo dal concetto che non esistono due bonsai perfettamente identici, si possono classificare i bonsai per linee generali con stili diversi.
Per i singoli bonsai gli stili possono essere: Moyogi o stile eretto o informale. E’ lo stile che più si avvicinale al genere ed al portamento spontaneo delle piante e quindi anche il più semplice da realizzare. La verticalità del tronco è dritta ma la pianta ha una sinuosità che gli conferisce naturalezza nella forma. L’albero è in perfetta bilanciatura, poiché l’apice è in linea con la base del tronco ,ed i rami sono distribuiti in modo alternato e casuale. Nel formare questo stile inizialmente i rami non vanno potati eccessivamente per evitare di indebolire la pianta. Le specie che meglio si prestano allo stile “moyogi” sono le querce, gli aceri ed i faggi. Chokkan o stile eretto informale. Stile contraddistinto da un unico tronco che cresce assottigliandosi a gradazione verso l’apice.
I rami più forti si dipartono dalla base in modo bilanciato e simmetrico, le radici sono disposte a raggiera e la pianta nell’insieme è costituita da una figura conica ben proporzionata. Le conifere si adattano in modo ottimale allo stile Chokkan. Shakan o stile inclinato. Il tronco della pianta è inclinato con angolature diverse rispetto al terreno. A causa delle forme spezzate non presenta continuità dalle quali prendono vita rami più o meno vigorosi o fitti.
Kengai o stile a cascata. Ricopia in maniera artistica l’aspetto di alberi cresciuti in particolari situazioni ambientali quali per esempio i dirupi scoscesi spezzati dal vento. Lo stile principale è il tronco arcuato e ripiegato su se stesso che esce dal contenitore per formare una cascata vegetale. Per questo stile si utilizzano vasi molto profondi ed alti posti solitamente su uno sgabello così da accentuare l’effetto scenico dell’andamento del tronco e facilitare la potatura. Gli alberi che mettono in risalto meglio questo stile sono le conifere ,l’azalea, il biancospino, il cotogno.
Rita De Angelis
Il termine “bonsai” non sta a significare soltanto un albero di dimensioni ridotte coltivato in un piccolo vaso, bensì un’arte ed uno stile di vita che si è sviluppato in Cina molti secoli fa. I maestri bonsaisti cinesi facevano distinzione tra punsai e pun-ching: il primo termine ripete sia nella forma così come nel contenuto quello successivo giapponese di bonsai (da bon “vassoio”, contenitore e sai “coltivare”); pun-ching sta invece a significare un albero piantato in un contenitore e contornato da un paesaggio. Prima di essere comunque un’espressione prettamente estetica, il bonsai nasceva come armonia creata tra cielo e terra, tra essere umano e natura: un particolare moto spirituale, capace di rappresentare con un atto perfetto la disposizione dall’intimo al sublime.
In quest’ottica di misticismo va così interpretata la scelta di un celebre poeta ed ufficiale dell’esercito cinese, tale Ton Guen- Ming che abbandonò gli affari di stato e scelse di vivere coltivando crisantemi in vaso. Questo fu probabilmente il primo esempio verso la coltivazione in piccoli contenitori, non soltanto di fiori ma bensì di alberi. Attorno all’anno Mille i pun-sai entrano a far parte delle descrizioni letterarie, e quest’arte, inizialmente solo appannaggio della nobiltà, a partire dalla meta del XVII secolo entra a far parte e si sviluppa nella vita di ogni ceto sociale cinese. In Giappone i bonsai vennero introdotti come omaggio che i nobili cinesi indirizzavano verso gli ambasciatori nipponici, poi ebbero maggiore diffusione grazie al commercio dei mercanti. Qui il bonsai divenne all’inizio un’arte per aristocratici, coltivata con la stessa passione ed intensità spirituale dei maestri cinesi, e poi fu permessa al “popolo” solo nella seconda metà del XIX secolo. Nel 1878 per merito di un espositore giapponese, che partecipò alla Fiera mondiale presentata a Parigi, i bonsai fecero il loro ingresso in Europa. Il bonsai, sia che rappresenti un boschetto o un albero solitario, deve riportare nella mente di chi lo osserva l’immagine degli alberi riprodotti nel loro ambiente naturale.
L’obiettivo principale di quest’arte è testimoniare il lento e costante cambiamento della natura, introducendo un sentimento di pace interiore, riprodotta nel verde che genera calma e semplicità agli occhi dell’uomo. L’arte del bonsai cerca di imitare nelle sue varie espressioni ciò che è rappresentato in natura. Come cambia la natura e varia le piante presentandole in forme, insiemi e svariati portamenti, così si esprime il bonsai in stili ed interpretazioni diverse. Partendo dal concetto che non esistono due bonsai perfettamente identici, si possono classificare i bonsai per linee generali con stili diversi.
Per i singoli bonsai gli stili possono essere: Moyogi o stile eretto o informale. E’ lo stile che più si avvicinale al genere ed al portamento spontaneo delle piante e quindi anche il più semplice da realizzare. La verticalità del tronco è dritta ma la pianta ha una sinuosità che gli conferisce naturalezza nella forma. L’albero è in perfetta bilanciatura, poiché l’apice è in linea con la base del tronco ,ed i rami sono distribuiti in modo alternato e casuale. Nel formare questo stile inizialmente i rami non vanno potati eccessivamente per evitare di indebolire la pianta. Le specie che meglio si prestano allo stile “moyogi” sono le querce, gli aceri ed i faggi. Chokkan o stile eretto informale. Stile contraddistinto da un unico tronco che cresce assottigliandosi a gradazione verso l’apice.
I rami più forti si dipartono dalla base in modo bilanciato e simmetrico, le radici sono disposte a raggiera e la pianta nell’insieme è costituita da una figura conica ben proporzionata. Le conifere si adattano in modo ottimale allo stile Chokkan. Shakan o stile inclinato. Il tronco della pianta è inclinato con angolature diverse rispetto al terreno. A causa delle forme spezzate non presenta continuità dalle quali prendono vita rami più o meno vigorosi o fitti.
Kengai o stile a cascata. Ricopia in maniera artistica l’aspetto di alberi cresciuti in particolari situazioni ambientali quali per esempio i dirupi scoscesi spezzati dal vento. Lo stile principale è il tronco arcuato e ripiegato su se stesso che esce dal contenitore per formare una cascata vegetale. Per questo stile si utilizzano vasi molto profondi ed alti posti solitamente su uno sgabello così da accentuare l’effetto scenico dell’andamento del tronco e facilitare la potatura. Gli alberi che mettono in risalto meglio questo stile sono le conifere ,l’azalea, il biancospino, il cotogno.
Rita De Angelis
giovedì 17 giugno 2010
Ultime Notizie, fresche fresche, da Calcataonline News: "Peto sonoro in TV, Esperienze di vita a Calcata, Epitaffi dal cimitero suicidi, etc."
Cari amici di Calcataonline News,
eccoci qui, come sempre al vostro servizio, per aggiornarvi sugli avvenimenti più importanti di questi giorni (ovvero ieri).
Come vi avevamo anticipato, è successo un fattaccio che ha sconvolto l'audience televisivo. Il peto di una nota presentatrice. In seguito (cioè domani) pubblicheremo una crestomazia dei commenti che sono stati pubblicati sui Media.
Per il momento vi proponiamo il comunicato ANSA.
TELEVISIONE: PETO IN DIRETTA AL VARIETà.
Roma, 17 giugno 2010. FUORI PROGRAMMA IERI SERA DURANTE LA TRASMISSIONE DEL PROGRAMMA "CONFIDENZIALMENTE", LA PRESENTATRICE SAMANTHA CATTODDICI SI E' LASCIATA INAVVERTITAMENTE SCAPPARE UN PETO. VALUTATO ATTORNO AL SETTIMO GRADO DELLA SCALA MERCALLI. E' ACCADUTO VERSO LE 22,55. ERA OSPITE IN STUDIO IL PREMIO NOBEL CARMELITA LEVATI dè PULCINI, SCOPRITRICE DEL PESO ATOMICO DI UN RESIDUO STELLARE ADORATO FINO AD OGGI DALLA POPOLAZIONE DEGLI IRSUTI EQUINI, DELLA SOTTOTRIBù DEI ROCCOCCO DELLA TASMANIA. LA CATTODDICI SI ACCINGEVA A PRENDERE POSTO ACCANTO A LEI PER INTERVISTARLA, MA AL MOMENTO DI SEDERSI NON è RIUSCITA A FRENARE UN FRAGOROSO PETO CHE PER QUALCHE ATTIMO HA FATTO TRABALLARE L'INQUADRATURA E HA PROVOCATO LO SVENIMENTO DI TRE VELINE. C'E' STATO UN PO' D'IMBARAZZO IN STUDIO E SUL VIDEO E' COMPARSA LA SCRITTA: CI SCUSIAMO PER L'INTERRUZIONE. RIPRENDEREMO LA TRASMISSIONE APPENA L'ARIA RITORNERA' RESPIRABILE... - DOPO UN RAPIDO SOPRALLUOGO PER VERIFICARE EVENTUALI DANNI, LE IMMAGINI SONO TORNATE A SCORRERE REGOLARMENTE, L'INCIDENTE SI E' CHIUSO Lì E LA CATTODDICI HA POTUTO COMINCIARE L'INTERVISTA ALLA PREMIO NOBEL, VISIBILMENTE PREOCCUPATA.
Cari Amici, come abbiamo scritto in apertura, forse domani (forse un altro giorno) pubblicheremo anche gli echi sui Media di questo insolito avvenimento. Ora vi allunghiamo una lettera giuntaci ier l'altro. E' di Oddone, il quale premette un audace passo del grande filosofo Schopenhauer: "Esser soli è il destino di tutti i grandi spiriti; un destino a volte deplorato, ma tuttavia sempre scelto come il minore di due mali".
Ci racconta dunque, l'amico Oddone, una sua esperienza di vita. Leggiamolo......
E' un analista meraviglioso. Il migliore. Non ho altre parole per esprimere la mia stima nei confronti del Dott. Gemmantoni, psicoterapeuta post-junghiano dalla fronte larga e spaziosa.
Mi rivolsi a lui, tre anni fa, quando già tre suoi colleghi mi avevano chiuso la porta in faccia, giudicandomi inadatto alla terapia. Era la mia ultima chance. Il passo successivo sarebbe stato senza dubbio il ricovero coatto e quasi certamente la lobotomia. gemmantoni mi accolse invece a braccia conserte-come un padre col figlio-agitando festoso ilsuo bastone scaccia-mosche in legno padùk. Da quel giorno ebbe inizio un lungo viaggio tra i meandri della mia psiche. Tutti i giovedi alle 18 in punto ci addentravamo tra anse paludose e torbidi anfratti, recessi remoti e putrescenti mucillagini, quali alcuni anfratti ove ristagna l'acqua del Treja, (ove si raccoglie la monneja), al fine di dipanare la trama contorta delle mie pulsioni (e ...passioni!)
Alla fine, ce l'abbiamo fatta. Siamo approdati. (Come Noi di Calcataonline)
Oggi, proprio oggi che Vi scrivo, dopo quasi 500 sedute (e sdraiate) posso finalmente dire di essere guarito. Incubi, fissazioni, ansie, dolori, deliri...puf!! Via tutto! Sto davvero bene e, per la prima volta in vita mia, mi sento carico come una molla. Vorrei pertanto venire da voi a Calcata per partecipare alla prossima orgia nudista nei boschi, in onore del gran Dio Priapo, che si svolge in contemporanea a: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2010/06/10/calcata-29-giugno-2010-chiusura-dei-festeggiamenti-per-il-solstizio-destate-tavola-rotonda-le-stagioni-come-metro-sociale-sessuale-e-riproduttivo-nella-societa-umana-ed-in-natura%e2%80%9d/.
Gemmantoni, invece, mi sembra un pò giù. Poveretto! C'è da capirlo! Con tanti pazienti! La testa può scoppiare. Prima che uscissi per l'ultima volta, mi ha anche chiesto: "Per caso, conosci il nome di un bioanalista?" Ed io, senza esitare, gli ho dato il mio. Pensate che ho intenzione di aprire lo studio proprio nel cuore antico di Calcata. Chissà se avrò successo? Ci avrò la mia bella convenienza?
Vostro Oddone.
Nota: Schopenhauer dice che alieniamo i 3/4 di noi stessi per essere come gli altri. Ma dell'altro quarto che ne facciamo?
.........
EPITAFFI TRATTI DA: "LAPIDI NEL CIMITERO DEI SUICIDI"
Mi uccisi perché, come ex 68ino, non avevo trovato posto in Banca, né in Regione, né in Provincia, né in Comune, né, tantomeno, presso me stesso.
Mi uccisi perché, nonostante le collanine, i capelli lunghi, il giaccone con le frange, l'aria inebetita, ero uno yuppie, mentre tutti credevano che fossi un hippie.
Mi uccisi perché....avevo chiesto un aumento alla Direzione. Mi avevano risposto che il mio lavoro non era abbastanza importante. Così domandai un pò di ferie. Mi dissero che ero indispensabile. Non ebbi alternativa.
.........
Aurevoir, salvo imprevisti, ai prossimi giorni...
La Redazione Scombinata di Calcataonline News
........
Leggete pure Il Giornaletto di Saul:
http://saul-arpino.blogspot.com/
eccoci qui, come sempre al vostro servizio, per aggiornarvi sugli avvenimenti più importanti di questi giorni (ovvero ieri).
Come vi avevamo anticipato, è successo un fattaccio che ha sconvolto l'audience televisivo. Il peto di una nota presentatrice. In seguito (cioè domani) pubblicheremo una crestomazia dei commenti che sono stati pubblicati sui Media.
Per il momento vi proponiamo il comunicato ANSA.
TELEVISIONE: PETO IN DIRETTA AL VARIETà.
Roma, 17 giugno 2010. FUORI PROGRAMMA IERI SERA DURANTE LA TRASMISSIONE DEL PROGRAMMA "CONFIDENZIALMENTE", LA PRESENTATRICE SAMANTHA CATTODDICI SI E' LASCIATA INAVVERTITAMENTE SCAPPARE UN PETO. VALUTATO ATTORNO AL SETTIMO GRADO DELLA SCALA MERCALLI. E' ACCADUTO VERSO LE 22,55. ERA OSPITE IN STUDIO IL PREMIO NOBEL CARMELITA LEVATI dè PULCINI, SCOPRITRICE DEL PESO ATOMICO DI UN RESIDUO STELLARE ADORATO FINO AD OGGI DALLA POPOLAZIONE DEGLI IRSUTI EQUINI, DELLA SOTTOTRIBù DEI ROCCOCCO DELLA TASMANIA. LA CATTODDICI SI ACCINGEVA A PRENDERE POSTO ACCANTO A LEI PER INTERVISTARLA, MA AL MOMENTO DI SEDERSI NON è RIUSCITA A FRENARE UN FRAGOROSO PETO CHE PER QUALCHE ATTIMO HA FATTO TRABALLARE L'INQUADRATURA E HA PROVOCATO LO SVENIMENTO DI TRE VELINE. C'E' STATO UN PO' D'IMBARAZZO IN STUDIO E SUL VIDEO E' COMPARSA LA SCRITTA: CI SCUSIAMO PER L'INTERRUZIONE. RIPRENDEREMO LA TRASMISSIONE APPENA L'ARIA RITORNERA' RESPIRABILE... - DOPO UN RAPIDO SOPRALLUOGO PER VERIFICARE EVENTUALI DANNI, LE IMMAGINI SONO TORNATE A SCORRERE REGOLARMENTE, L'INCIDENTE SI E' CHIUSO Lì E LA CATTODDICI HA POTUTO COMINCIARE L'INTERVISTA ALLA PREMIO NOBEL, VISIBILMENTE PREOCCUPATA.
Cari Amici, come abbiamo scritto in apertura, forse domani (forse un altro giorno) pubblicheremo anche gli echi sui Media di questo insolito avvenimento. Ora vi allunghiamo una lettera giuntaci ier l'altro. E' di Oddone, il quale premette un audace passo del grande filosofo Schopenhauer: "Esser soli è il destino di tutti i grandi spiriti; un destino a volte deplorato, ma tuttavia sempre scelto come il minore di due mali".
Ci racconta dunque, l'amico Oddone, una sua esperienza di vita. Leggiamolo......
E' un analista meraviglioso. Il migliore. Non ho altre parole per esprimere la mia stima nei confronti del Dott. Gemmantoni, psicoterapeuta post-junghiano dalla fronte larga e spaziosa.
Mi rivolsi a lui, tre anni fa, quando già tre suoi colleghi mi avevano chiuso la porta in faccia, giudicandomi inadatto alla terapia. Era la mia ultima chance. Il passo successivo sarebbe stato senza dubbio il ricovero coatto e quasi certamente la lobotomia. gemmantoni mi accolse invece a braccia conserte-come un padre col figlio-agitando festoso ilsuo bastone scaccia-mosche in legno padùk. Da quel giorno ebbe inizio un lungo viaggio tra i meandri della mia psiche. Tutti i giovedi alle 18 in punto ci addentravamo tra anse paludose e torbidi anfratti, recessi remoti e putrescenti mucillagini, quali alcuni anfratti ove ristagna l'acqua del Treja, (ove si raccoglie la monneja), al fine di dipanare la trama contorta delle mie pulsioni (e ...passioni!)
Alla fine, ce l'abbiamo fatta. Siamo approdati. (Come Noi di Calcataonline)
Oggi, proprio oggi che Vi scrivo, dopo quasi 500 sedute (e sdraiate) posso finalmente dire di essere guarito. Incubi, fissazioni, ansie, dolori, deliri...puf!! Via tutto! Sto davvero bene e, per la prima volta in vita mia, mi sento carico come una molla. Vorrei pertanto venire da voi a Calcata per partecipare alla prossima orgia nudista nei boschi, in onore del gran Dio Priapo, che si svolge in contemporanea a: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2010/06/10/calcata-29-giugno-2010-chiusura-dei-festeggiamenti-per-il-solstizio-destate-tavola-rotonda-le-stagioni-come-metro-sociale-sessuale-e-riproduttivo-nella-societa-umana-ed-in-natura%e2%80%9d/.
Gemmantoni, invece, mi sembra un pò giù. Poveretto! C'è da capirlo! Con tanti pazienti! La testa può scoppiare. Prima che uscissi per l'ultima volta, mi ha anche chiesto: "Per caso, conosci il nome di un bioanalista?" Ed io, senza esitare, gli ho dato il mio. Pensate che ho intenzione di aprire lo studio proprio nel cuore antico di Calcata. Chissà se avrò successo? Ci avrò la mia bella convenienza?
Vostro Oddone.
Nota: Schopenhauer dice che alieniamo i 3/4 di noi stessi per essere come gli altri. Ma dell'altro quarto che ne facciamo?
.........
EPITAFFI TRATTI DA: "LAPIDI NEL CIMITERO DEI SUICIDI"
Mi uccisi perché, come ex 68ino, non avevo trovato posto in Banca, né in Regione, né in Provincia, né in Comune, né, tantomeno, presso me stesso.
Mi uccisi perché, nonostante le collanine, i capelli lunghi, il giaccone con le frange, l'aria inebetita, ero uno yuppie, mentre tutti credevano che fossi un hippie.
Mi uccisi perché....avevo chiesto un aumento alla Direzione. Mi avevano risposto che il mio lavoro non era abbastanza importante. Così domandai un pò di ferie. Mi dissero che ero indispensabile. Non ebbi alternativa.
.........
Aurevoir, salvo imprevisti, ai prossimi giorni...
La Redazione Scombinata di Calcataonline News
........
Leggete pure Il Giornaletto di Saul:
http://saul-arpino.blogspot.com/
Il comitato pendolari ferroviari Roma-Viterbo incontra l'assessore regionale ai trasporti, Francesco Lollobrigida
L’assessore regionale ai trasporti e mobilità Francesco Lollobrigida, manifestando in questo modo la sua volontà di dare seguito alle richieste dei comitati, nella sua prima udienza, ha voluto ricevere una delegazione dei comitati che da tempo s’impegnano per la riapertura della linea ferroviaria Civitavecchia Capranica Orte. Presenti oltre all’assessore Lollobrigida, il capo della segreteria dr. Annibale Conti e l’arch. Roberto Fiorelli; La delegazione composta da Dario Mazzalupi, Roberto Lucherini, Alessandro Ginnasi, Raimondo Chiricozzi, Giacomo Traini e dall’ ing. Gabriele Bariletti, ha presentato al neo assessore delle proposte precise e documentate per giungere in tempi brevi alla riapertura della linea ferroviaria Civitavecchia Capranica Orte e ad un riassetto del trasporto ferroviario e stradale del viterbese.
In particolare la delegazione ha richiesto la riapertura della tratta Capranica Orte, della linea in questione che come è noto è già percorsa dai treni merci che trasportano binari e armamento alla linea ferroviaria Roma Viterbo ex Roma Nord, inserendosi nello snodo di Fabrica di Roma.
L’assessore in merito ha compreso l’importanza della riapertura della intera tratta anche in considerazione dell’alleggerimento del nodo di Roma e si è detto disponibile alla verifica della fattibilità con RFI della riapertura immediata della tratta Capranica Orte. Ha poi assicurato che la gara della progettazione ( finanziata dalla UE/ Regione/Autorità portuale/Centro Merci di Orte) dell’intera linea è stata esperita e vincitrice della stessa è la ITALFER che a giorni dovrà firmare il contratto. “Per il completamento dell’opera intera, ha detto l’assessore Lollobrigida, è previsto un impegno di spesa di 142 milioni di euro, che dovranno essere reperiti nel bilancio regionale e possibilmente con finanziamenti dalla Unione Europea”.
La delegazione dei comitati ha ricordato che RFI ha nelle sue casse 123 miliardi di lire da molto tempo, finalizzati al completamento dell’opera, che presumibilmente dovranno essere messi a disposizione da RFI. E’ stato altresì ricordato che la Corte dei Conti, interessata dai comitati, sta esaminando la questione in quanto sulla linea sono stati spesi dalle FS, per lavori tra Civitavecchia e Capranica, 200 miliardi di lire.
Sono stati esaminati inoltre i documenti relativi allo sviluppo delle infrastrutture nel viterbese ed in particolare alla proposta fatta dai comitati della creazione di una ferrovia CIRCUNCIMINA, che con poca spesa potrebbe divenire un collegamento importante fra paesi della provincia di Viterbo e gli ospedali trasferendo un enorme quantità di traffico su rotaia.
Infatti con la realizzazione a Fabrica di Roma di una stazione comune, tra la ex Roma Nord e la linea Fs Civitavecchia Capranica Orte e un collegamento a Viterbo Porta Fiorentina tra le due linee (assurdamente la stazione FS Porta Fiorentina e la stazione ex Roma Nord, sono come a Fabrica di Roma affiancate ma non collegate) , e di altre fermate a Viterbo (Piazza Crispi – Belcolle) si potrebbero realizzare oltre ai collegamenti Roma Civitacastellana Viterbo, servizi integrati tra le due aziende ferroviarie.
In pratica si realizzerebbe una ferrovia “Circumcimina ” (Capranica - Ronciglione - Caprarola - Fabrica di Roma – Corchiano -Vignanello – Vallerano - Soriano nel Cimino – Vitorchiano - Bagnaia - La Quercia - Viterbo P.F. - Viterbo Piazza Crispi - Viterbo P.R - Viterbo Belcolle - S.Martino – Tobia - Tre Croci – Vetralla – Vico Matrino - Capranica). Una vera e propria metropolitana provinciale a servizio di Viterbo e dell’ospedale Belcolle.
Si romperebbe così l’assurda situazione di avere a Viterbo 3 stazioni ferroviarie tutte scollegate.
Collegando la linea ex Roma Nord Roma - Civitacastellana – Viterbo con la linea FS Roma-Capranica-Viterbo a Porta Fiorentina, si potrebbero realizzare servizi integrati, essendo uguali, tra le due linee scartamento e tensione di alimentazione.
Nell’ipotizzabile ferrovia Circumcimina (Capranica-Ronciglione–Fabrica di Roma–Soriano nel Cimino-Vitorchiano-Bagnaia –Viterbo–Vetralla–Capranica), è stata altresì proposta la creazione di una fermata sulla a servizio dell’ Ospedale di Belcolle, collegabile con i People Mover . Oltre questa sarà utile riaprire le fermate di La Quercia, Tobia, S.Martino al Cimino e la realizzazione una nuova fermata a Piazza Crispi a Viterbo, con tappeti mobili sotterranei a servizio del Centro storico. Il materiale rotabile dovrebbe essere di tipo metropolitano, simile a quello in servizio a Roma tra Piazzale Flaminio – Prima Porta – Montebello.
L’assessore Lollobrigida ha assicurato di voler prendere in esame la proposta che ha giudicato interessante, vanno quindi valutati costi e fattibilità.
L’assessore ha poi assicurato il suo interessamento presso RFI perché riconsideri la decisione di smembrare di personale la stazione di Capranica e richiedere il potenziamento della stazione di Civitavecchia.
I comitati hanno poi ricordato all’assessore, che di fronte alle pressioni costanti anche RFI è sensibile citando ad esempio la manutenzione che RFI ha poi fatto sulla tratta ferroviaria Capranica Orte, dopo la richiesta d’intervento inviata al presidente della Repubblica e ad altre istituzioni.
I comitati valutano positivamente l’impegno dell’assessore Lollobrigida, in particolare alla riapertura in tempi brevi della tratta Capranica Orte ove è già presente il binario.
Gabriele Pillon - Giacomo Traini - Raimondo Chiricozzi
Comitato Pendolari Ferroviari Roma-Viterbo
In particolare la delegazione ha richiesto la riapertura della tratta Capranica Orte, della linea in questione che come è noto è già percorsa dai treni merci che trasportano binari e armamento alla linea ferroviaria Roma Viterbo ex Roma Nord, inserendosi nello snodo di Fabrica di Roma.
L’assessore in merito ha compreso l’importanza della riapertura della intera tratta anche in considerazione dell’alleggerimento del nodo di Roma e si è detto disponibile alla verifica della fattibilità con RFI della riapertura immediata della tratta Capranica Orte. Ha poi assicurato che la gara della progettazione ( finanziata dalla UE/ Regione/Autorità portuale/Centro Merci di Orte) dell’intera linea è stata esperita e vincitrice della stessa è la ITALFER che a giorni dovrà firmare il contratto. “Per il completamento dell’opera intera, ha detto l’assessore Lollobrigida, è previsto un impegno di spesa di 142 milioni di euro, che dovranno essere reperiti nel bilancio regionale e possibilmente con finanziamenti dalla Unione Europea”.
La delegazione dei comitati ha ricordato che RFI ha nelle sue casse 123 miliardi di lire da molto tempo, finalizzati al completamento dell’opera, che presumibilmente dovranno essere messi a disposizione da RFI. E’ stato altresì ricordato che la Corte dei Conti, interessata dai comitati, sta esaminando la questione in quanto sulla linea sono stati spesi dalle FS, per lavori tra Civitavecchia e Capranica, 200 miliardi di lire.
Sono stati esaminati inoltre i documenti relativi allo sviluppo delle infrastrutture nel viterbese ed in particolare alla proposta fatta dai comitati della creazione di una ferrovia CIRCUNCIMINA, che con poca spesa potrebbe divenire un collegamento importante fra paesi della provincia di Viterbo e gli ospedali trasferendo un enorme quantità di traffico su rotaia.
Infatti con la realizzazione a Fabrica di Roma di una stazione comune, tra la ex Roma Nord e la linea Fs Civitavecchia Capranica Orte e un collegamento a Viterbo Porta Fiorentina tra le due linee (assurdamente la stazione FS Porta Fiorentina e la stazione ex Roma Nord, sono come a Fabrica di Roma affiancate ma non collegate) , e di altre fermate a Viterbo (Piazza Crispi – Belcolle) si potrebbero realizzare oltre ai collegamenti Roma Civitacastellana Viterbo, servizi integrati tra le due aziende ferroviarie.
In pratica si realizzerebbe una ferrovia “Circumcimina ” (Capranica - Ronciglione - Caprarola - Fabrica di Roma – Corchiano -Vignanello – Vallerano - Soriano nel Cimino – Vitorchiano - Bagnaia - La Quercia - Viterbo P.F. - Viterbo Piazza Crispi - Viterbo P.R - Viterbo Belcolle - S.Martino – Tobia - Tre Croci – Vetralla – Vico Matrino - Capranica). Una vera e propria metropolitana provinciale a servizio di Viterbo e dell’ospedale Belcolle.
Si romperebbe così l’assurda situazione di avere a Viterbo 3 stazioni ferroviarie tutte scollegate.
Collegando la linea ex Roma Nord Roma - Civitacastellana – Viterbo con la linea FS Roma-Capranica-Viterbo a Porta Fiorentina, si potrebbero realizzare servizi integrati, essendo uguali, tra le due linee scartamento e tensione di alimentazione.
Nell’ipotizzabile ferrovia Circumcimina (Capranica-Ronciglione–Fabrica di Roma–Soriano nel Cimino-Vitorchiano-Bagnaia –Viterbo–Vetralla–Capranica), è stata altresì proposta la creazione di una fermata sulla a servizio dell’ Ospedale di Belcolle, collegabile con i People Mover . Oltre questa sarà utile riaprire le fermate di La Quercia, Tobia, S.Martino al Cimino e la realizzazione una nuova fermata a Piazza Crispi a Viterbo, con tappeti mobili sotterranei a servizio del Centro storico. Il materiale rotabile dovrebbe essere di tipo metropolitano, simile a quello in servizio a Roma tra Piazzale Flaminio – Prima Porta – Montebello.
L’assessore Lollobrigida ha assicurato di voler prendere in esame la proposta che ha giudicato interessante, vanno quindi valutati costi e fattibilità.
L’assessore ha poi assicurato il suo interessamento presso RFI perché riconsideri la decisione di smembrare di personale la stazione di Capranica e richiedere il potenziamento della stazione di Civitavecchia.
I comitati hanno poi ricordato all’assessore, che di fronte alle pressioni costanti anche RFI è sensibile citando ad esempio la manutenzione che RFI ha poi fatto sulla tratta ferroviaria Capranica Orte, dopo la richiesta d’intervento inviata al presidente della Repubblica e ad altre istituzioni.
I comitati valutano positivamente l’impegno dell’assessore Lollobrigida, in particolare alla riapertura in tempi brevi della tratta Capranica Orte ove è già presente il binario.
Gabriele Pillon - Giacomo Traini - Raimondo Chiricozzi
Comitato Pendolari Ferroviari Roma-Viterbo
mercoledì 16 giugno 2010
Calcataonline News: "Lo sport... in Sabina Romana e la presenza documentata di Venere a Calcata"
CARI AMICI E LETTORI DI CALCATAONLINE NEWS, ABBIAMO FATTO UNA BELLA SCOPERTA! CALCATA ERA CARA A.... VENERE!
(Non queste veneri di cartongesso, silicone e botulino, che ci sono giornalmente, con mancanza totale di senso dell'orrore, imposte dalla televisione, Kali è più bellassai...) ma Venere, proprio Lei, la Dea dell'Amore e della sana Generazione!
Ecco infatti cosa scrive un Grande della letteratura, nientemeno che Montesquieu, nel 1724.
Venere preferisce il soggiorno di Calcata a quello di Pafo e di Amatunta. Non discende mai dall'Olimpo senza venire tra gli abitanti di Calcata. Ha talmente accostumato questo popolo felice alla sua vista, che esso non prova più quel sacro orrore che incute la presenza degli Dei. A volte si copre con una nuvola, e la si riconosce dal divino odore che emanano i suoi capelli profumati d'ambrosia.
La cittadina di Calcata è nel mezzo di una contrada su cui gli Dei hanno profuso a piene mani i loro favori: vi si gode d'una eterna primavera e la terra, felicemente ricca, previene ogni desiderio. Gli armenti vi pascolano innumerevoli, i venti paiono non regnarvi che spandere ovunque lo spirito dei fiori, gli uccelli vi cantano incessantemente. Si direbbe che i boschi sono armoniosi; i ruscelli mormorano nei piani, un dolce calore fa sbocciare tutto, l'aria non vi si respira che con la voluttà.
Vicino alla cittadina è il Palazzo di Venere, (ora Ufficio del Centro Visite del Parco del Treia, ove si terrà la tavola rotonda sulla sessualità naturale il 29 giugno 2010. N. d.R.).
Vulcano in persona ne ha costruito le fondamenta; lavorò per la sua infedele quando volle farle dimenticare il crudele affronto che le fece dinnanzi agli Dei. Mi sarebbe impossibile dare un'idea delle attrattive di questo palazzo: solo le Grazie potrebbero descrivere le cosa che hanno fatto loro. L'oro, i lapislazzuli, i rubini, i diamanti vi brillano in ogni dove..... (essi furono asportati dal Sannt'uffizio in quanto espressioni ereticali... N. d. R.).
Ma ne sto dipingendo i tesori, non le bellezze.
I giardini sono incantati: Flora e Pomona se ne son prese cura, le loro Ninfe li coltivano. I frutti rinascono sotto la mano che li coglie ; i fiori succedono ai frutti. Quando Venere vi passeggia, circondata dagli abitanti di Calcata, si potrebbe temere che i loro gai giochi distruggano questi giardini deliziosi: ma grazie ad una segreta virtù, tutto si ripara in un istante. Venere ama guardare le semplici danze delle giovani di Calcata. Le sue Ninfe si confondono con loro. La Dea prende parte ai loro giochi, si spoglia della sua maestà; seduta in mezzo a loro, veder regnare nei cuori la gioia e l'innocenza.
Si scorge di lontano una grande prateria, tutta ornata dallo smalto dei fiori. Il pastore va a coglierli con la sua pastorella, ma quello che trova lei è sempre il più bello, e crede che Flora l'abbia fatto appositamente. Il fiume Treja bagna questa prateria e vi fa mille anse. Ferma le pastorelle fuggitive: occorre che diano il tenero bacio che avevano promesso. Quando le Ninfe si avvicinano alle sue sponde, si ferma; ed i suoi flutti, che prima fuggivano, s'imbattono in flutti che non fuggono più. Ma quando una di esse si bagna, è ancora più amorevole: le sue acque girano intorno ad essa; a volte si sollevano per abbracciarla meglio; la rapisce, fugge, la trascina con sé. le compagne, timide, iniziano a piangere, ma lui la sostiene sui flutti e, incantato da un sì caro fardello, la porta a passeggio sulla sua piana liquida: infine, disperato di doverla lasciare, la depone lentamente sulla riva e consola le compagne.
A fianco della prateria è un bosco di mirto, i cui sentieri fanno mille giri. Gli amanti vi vengono a raccontarsi le loro pene: l'Amore, che li distrae, li conduce per i sentieri sempre più segreti. E' questo, in verità, il Regno del gran DIO PRIAPO! Qui egli mostra alle vindanti i suoi attributi mostruosi, ed è qui che le dodici vergini dodici, su indicazione dei Grandi Sacerdoti Vegetariani, portano nei giorni sacri l'Olio purificatore e lubrificatore, ottenuto da olive vergini ed incontaminate delle colline circostanti.
Georgius Vitalicus
..........
Ed ora dalla corrispondente Antonella Pedicelli.
Caro Sauro, stasera, tornando a casa, ho un po' giocato a fare la
giornalista "pazza" e così ho intervistato alcuni personaggi del mio
condominio in merito a.."Cosa pensi del gioco-calcio in Italia?", Il
tutto legato alle partite e al voler "per forza" sembrare "uniti", quando non lo siamo per niente.. comunque ciascuno manifesta la propria convinzione in merito.. La signora Giada ha preso la "palla al balzo" e si è sfogata ben bene su tutt'altro argomento.....
Ti abbraccio e poi con calma ti racconto altre news!
........
"Siamo una nazione di imbecilli rincretiniti da una manica di ragazzi
viziati e per niente bravi; ci rendiamo conto di essere italiani una
volta ogni quattro anni e poi....ognuno a "casa sua"! Andassero a
"cavar patate" invece di muovere le zampe su un campo di calcio.."
(Signora Lucia)
"Il gioco del calcio in Italia, riflette ciò che emaniamo come popolo;
nel corso dei secoli poco è cambiato,l'umanità è sempre la stessa,dove
c'è potere e denaro c'è inganno e corruzione e l'animo soffre e dai
miei occhi sgorgano lacrime amare perchè mai vorremmo rammaricarci
dell'infedeltà e della malignità scoperta in alcuni individui che
vogliono la nostra morte e distruzione per partito, per macchinazioni
loro, per scopi che a noi sfuggono e che vanno oltre la nostra
nobiltà,la quale non ci permette di comprendere ideali tanto meschini
e perniciosi. E allora io ti dico: staccatemi pure la testa ma a testa
alta camminerò fino alla morte e voi conservate pure la vostra ma ad
occhi bassi camminate strisciando,miserabili che siete nella vita
mediocre e sporca che vi costruirete. Un mondo siffatto non mi
appartiene e non voglio, è tutto vostro. Non è a questo regno che voglio
essere degna d'appartenere bensì mi fregio di essere degna
dell'altro, laddove solo i giusti possono entrare. Un regno incotaminato
e garantito in questo da Dio"
(Signora Giada)
"Quando guardo una partita di calcio sul divano di casa mia sto bene e
trascorro piacevoli serate. Cara Antonella dobbiamo cercare di essere
felici, comunque vada e in qualsiasi circostanza. Il creato è
bellissimo e pieno di meraviglie, anche per quel che riguarda il gioco
del pallone!"
(Francesco di via Tamigi)
.............
Presentazione editoriale di Calcataonline News:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/2010/06/15/calcataonline-news-finalmente-l%e2%80%99inserto-che-proprio-ci-mancava-per-la-prima-e-forse-ultima-volta-a-reti-unificate-su-questo-schermo/
(Non queste veneri di cartongesso, silicone e botulino, che ci sono giornalmente, con mancanza totale di senso dell'orrore, imposte dalla televisione, Kali è più bellassai...) ma Venere, proprio Lei, la Dea dell'Amore e della sana Generazione!
Ecco infatti cosa scrive un Grande della letteratura, nientemeno che Montesquieu, nel 1724.
Venere preferisce il soggiorno di Calcata a quello di Pafo e di Amatunta. Non discende mai dall'Olimpo senza venire tra gli abitanti di Calcata. Ha talmente accostumato questo popolo felice alla sua vista, che esso non prova più quel sacro orrore che incute la presenza degli Dei. A volte si copre con una nuvola, e la si riconosce dal divino odore che emanano i suoi capelli profumati d'ambrosia.
La cittadina di Calcata è nel mezzo di una contrada su cui gli Dei hanno profuso a piene mani i loro favori: vi si gode d'una eterna primavera e la terra, felicemente ricca, previene ogni desiderio. Gli armenti vi pascolano innumerevoli, i venti paiono non regnarvi che spandere ovunque lo spirito dei fiori, gli uccelli vi cantano incessantemente. Si direbbe che i boschi sono armoniosi; i ruscelli mormorano nei piani, un dolce calore fa sbocciare tutto, l'aria non vi si respira che con la voluttà.
Vicino alla cittadina è il Palazzo di Venere, (ora Ufficio del Centro Visite del Parco del Treia, ove si terrà la tavola rotonda sulla sessualità naturale il 29 giugno 2010. N. d.R.).
Vulcano in persona ne ha costruito le fondamenta; lavorò per la sua infedele quando volle farle dimenticare il crudele affronto che le fece dinnanzi agli Dei. Mi sarebbe impossibile dare un'idea delle attrattive di questo palazzo: solo le Grazie potrebbero descrivere le cosa che hanno fatto loro. L'oro, i lapislazzuli, i rubini, i diamanti vi brillano in ogni dove..... (essi furono asportati dal Sannt'uffizio in quanto espressioni ereticali... N. d. R.).
Ma ne sto dipingendo i tesori, non le bellezze.
I giardini sono incantati: Flora e Pomona se ne son prese cura, le loro Ninfe li coltivano. I frutti rinascono sotto la mano che li coglie ; i fiori succedono ai frutti. Quando Venere vi passeggia, circondata dagli abitanti di Calcata, si potrebbe temere che i loro gai giochi distruggano questi giardini deliziosi: ma grazie ad una segreta virtù, tutto si ripara in un istante. Venere ama guardare le semplici danze delle giovani di Calcata. Le sue Ninfe si confondono con loro. La Dea prende parte ai loro giochi, si spoglia della sua maestà; seduta in mezzo a loro, veder regnare nei cuori la gioia e l'innocenza.
Si scorge di lontano una grande prateria, tutta ornata dallo smalto dei fiori. Il pastore va a coglierli con la sua pastorella, ma quello che trova lei è sempre il più bello, e crede che Flora l'abbia fatto appositamente. Il fiume Treja bagna questa prateria e vi fa mille anse. Ferma le pastorelle fuggitive: occorre che diano il tenero bacio che avevano promesso. Quando le Ninfe si avvicinano alle sue sponde, si ferma; ed i suoi flutti, che prima fuggivano, s'imbattono in flutti che non fuggono più. Ma quando una di esse si bagna, è ancora più amorevole: le sue acque girano intorno ad essa; a volte si sollevano per abbracciarla meglio; la rapisce, fugge, la trascina con sé. le compagne, timide, iniziano a piangere, ma lui la sostiene sui flutti e, incantato da un sì caro fardello, la porta a passeggio sulla sua piana liquida: infine, disperato di doverla lasciare, la depone lentamente sulla riva e consola le compagne.
A fianco della prateria è un bosco di mirto, i cui sentieri fanno mille giri. Gli amanti vi vengono a raccontarsi le loro pene: l'Amore, che li distrae, li conduce per i sentieri sempre più segreti. E' questo, in verità, il Regno del gran DIO PRIAPO! Qui egli mostra alle vindanti i suoi attributi mostruosi, ed è qui che le dodici vergini dodici, su indicazione dei Grandi Sacerdoti Vegetariani, portano nei giorni sacri l'Olio purificatore e lubrificatore, ottenuto da olive vergini ed incontaminate delle colline circostanti.
Georgius Vitalicus
..........
Ed ora dalla corrispondente Antonella Pedicelli.
Caro Sauro, stasera, tornando a casa, ho un po' giocato a fare la
giornalista "pazza" e così ho intervistato alcuni personaggi del mio
condominio in merito a.."Cosa pensi del gioco-calcio in Italia?", Il
tutto legato alle partite e al voler "per forza" sembrare "uniti", quando non lo siamo per niente.. comunque ciascuno manifesta la propria convinzione in merito.. La signora Giada ha preso la "palla al balzo" e si è sfogata ben bene su tutt'altro argomento.....
Ti abbraccio e poi con calma ti racconto altre news!
........
"Siamo una nazione di imbecilli rincretiniti da una manica di ragazzi
viziati e per niente bravi; ci rendiamo conto di essere italiani una
volta ogni quattro anni e poi....ognuno a "casa sua"! Andassero a
"cavar patate" invece di muovere le zampe su un campo di calcio.."
(Signora Lucia)
"Il gioco del calcio in Italia, riflette ciò che emaniamo come popolo;
nel corso dei secoli poco è cambiato,l'umanità è sempre la stessa,dove
c'è potere e denaro c'è inganno e corruzione e l'animo soffre e dai
miei occhi sgorgano lacrime amare perchè mai vorremmo rammaricarci
dell'infedeltà e della malignità scoperta in alcuni individui che
vogliono la nostra morte e distruzione per partito, per macchinazioni
loro, per scopi che a noi sfuggono e che vanno oltre la nostra
nobiltà,la quale non ci permette di comprendere ideali tanto meschini
e perniciosi. E allora io ti dico: staccatemi pure la testa ma a testa
alta camminerò fino alla morte e voi conservate pure la vostra ma ad
occhi bassi camminate strisciando,miserabili che siete nella vita
mediocre e sporca che vi costruirete. Un mondo siffatto non mi
appartiene e non voglio, è tutto vostro. Non è a questo regno che voglio
essere degna d'appartenere bensì mi fregio di essere degna
dell'altro, laddove solo i giusti possono entrare. Un regno incotaminato
e garantito in questo da Dio"
(Signora Giada)
"Quando guardo una partita di calcio sul divano di casa mia sto bene e
trascorro piacevoli serate. Cara Antonella dobbiamo cercare di essere
felici, comunque vada e in qualsiasi circostanza. Il creato è
bellissimo e pieno di meraviglie, anche per quel che riguarda il gioco
del pallone!"
(Francesco di via Tamigi)
.............
Presentazione editoriale di Calcataonline News:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/2010/06/15/calcataonline-news-finalmente-l%e2%80%99inserto-che-proprio-ci-mancava-per-la-prima-e-forse-ultima-volta-a-reti-unificate-su-questo-schermo/
martedì 15 giugno 2010
CALCATAONLINE News - Finalmente l'inserto che proprio ci mancava... per la prima (e forse ultima) volta a reti unificate su questo schermo...
Malgrado la sfiga, malgrado la censura, malgrado la pioggia, malgrado tutto...
Cari Amici, FINALMENTE CE L'ABBIAMO FATTA. Siamo su Internet!
L'inserto (giornalino embedded) "CALCATAONLINE" fa la sua prima comparsa nel mondo virtuale con molta umiltà ma anche con grande entusiasmo, per presentare la sua linea, la sua proposta editoriale.
Non è stato facile. All'inizio c'è stato qualche contrattempo. Un errore d'impostazione del nostro Provider aveva fatto arrivare i nostri messaggi soltanto in alcune riserve indiane del New Mexico, creandoci non pochi problemi d'immagine. Perché i buoni pellirossa, vedendo le foto di Calcata, avevano preso il nostro paese per una di quelle loro arcaiche costruzioni nel cuore del Gran Cagnone e ne richiedevano, giustamente, la restituzione.
Fummo chiamati infatti dall'amministrazione comunale (sempre di Calcata) che avendo ricevuto un'intimazione su un foglio di carta appeso con una freccia nella bacheca del Parco del Treia, si era spaventata temendo una prossima dolorosissima scalpatura.
Abbiamo dovuto rivolgerci ad altro Provider e ripartire da zero.
Ma chi siamo? Che cosa vogliamo? Che cosa proponiamo al lettore?
Cercheremo di dare una risposta sintetica ma esauriente a questi interrogativi.
Fatto è che, guardandoci attorno, ci siamo resi conto che la Storia (con la Z maiuscola!) ha innestato l'accelerazione. Dalla fine del comunismo ad Est, alla fine della raccolta delle bucce di banana e della colza in America del Sud, alla promessa di abbandono della RAI da parte di Santoro. Tutti fenomeni di fronte ai quali il cronista deve dimenarsi per trovare una chiave di lettura nuova e strumenti di analisi più sofisticati. E noi ci siamo dimenati. Ad esempio, cosa fanno i bantù durante le esibizioni calcistiche in Sudafrica? Che fine faranno i milioni di dosi di vaccini antinfluenzali spediti in gran fretta da quelle parti ad opera dei paesi d'occidente che le avevano comprate a caro prezzo?
Fortunatamente abbiamo raccolto accanto a noi alcuni giornalisti reduci da esaltanti esperienze presso un giornale enigmistico, dove avevano condotto dure battaglie a suon di anagrammi solforici e brillanti zeppe sillabiche.
Inoltre, alcuni esperti in reperti astronavali, ci hanno raggiunto come consulenti per i tanti avvistamenti di UFO'S nella nostra zona. Essi ci assicurano che una grande base extraterrestre, e forse anche extracomunitaria, si troverebbe direttamente sotto gli scavi della vecchia Veio o -in alternativa- sotto l'antica Narce.
Infatti, solo chi ha dimestichezza con l'acrostico bizzarro ed i quesiti della Syusy Blady (non è una lametta! Ma un'esploratrice! Vedi articolo su: http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=syusy+blady ) può capire ed interpretare la storia degli ultimi anni. L'idea dell' approccio enigmistico è nata qualche anno fa quando Sapientoni, avendo seguito sui quotidiani la crisi Iugoslava, il problema del Medio Oriente, i guai di Cuba nel mirino degli USA, la crisi matrimoniale di Berlusconi, che ci risulta innamorato di una crocerossina in attesa di una prossima badante extracomunitaria, le noie fiscali di Briatore, il caso della nota presentatrice televisiva che non sarebbe riuscita a trattenere un peto durante l'intervista ad un reduce dall'isola dei famosi (ne parleremo in una prossima puntata), aveva dichiarato, riferendosi ad alcune dichiarazioni del papa..."Qui non ci si capisce un Ratz!"
Ci siamo pertanto precipitati su antiche collezioni di figurine di calciatori, per trarre ispirazione a quanto dovevamo presentare ai nostri non ancora affezionati lettori. Però siamo riusciti a trarre da questa esperienza letteraria alcune considerazione sulla modernità ed i suoi seguaci che ci attraggono in maniera ecoincentivata. Abbiamo pertanto a che fare con: esistenzialisti, beat, hobo, blouson-noir, teddy-boys (da non scambiare con Teddy Reno), rocker, mod, skinead, hippy, freak, hell's angel, glam, headbanger, punk, no wave, new wave, ska, suedehead, new romantic, electro pop, rockabilly, psychobilly, dark, gothic, punk, grbo, trash metal, hooligans, hipster, paninaro, yuppie, ibizenco, snob. ovviamente, tra tutti costoro abbiamo preferito, come referente, una tipica espressione di italyanità: il greensciuscià. Quello che pulisce le false scarpe griffate, fatte di copertoni di automobile intrecciati con foglie di fico.
Per quanto riguarda i finanziamenti, siamo riusciti ad ottenere un contratto fisso con l'Associazione Nazionale Rianimatori Televisivi, che sostiene tutte le iniziative di carattere d'incompatibilità ambientale.
In futuro vi presenteremo, cari lettori, servizi eccezionali, quali un'indagine crittografica sulle risoluzioni dell'UE, un interessante quiz matematico sulle infinite combinazioni numeriche tra le varie etnie che compongono il Caucaso e la Balcania, una indagine allargata fra le biblioteche che ottengono i dossier delle cause penali sostenute da Berlusconi, un'approfondita analisi sulle conseguenze geopolitiche e paleontologiche delle dichiarazioni del papa Benedetto in relazione all'uso del preservativo nella Papuasia del Sud, la raccolta di pubblicazioni scientifiche relative alle conseguenze fra i condilomi dell'abuso alimentare di frutta OGM contaminata con DNA di Helephas Primigenius Calcatensis.
Con un insperato colpo di fortuna siamo riusciti ad agganciare un disegnatore, nativo di Sant'Oreste, che è quello scelto da Berlusconi per disegnargli i capelli sulla crapa pelata. Da lui avremo informazioni dettagliate e giornaliere sulla variazione del numero dei capelli finti di Berlusconi. Tale statistica verrà da noi inserita in un particolare programma che farà seguito alla previsione del tempo e che chiameremo "La clessidra di feltro".
Grazie ad altro amico, che fa l'ascoltatore presso un centro clandestino di intercettazioni sui monti della Tolfa, diretto dall'ex giudice Abbate, potremo ascoltare le telefonate segrete fra Milly Carlucci e lo zio, il noto boss della CIA Frank, in relazione al rilancio di Casa Savoia per i prossimi golpes in programma, con la proposta di far ballare tutti i giorni in tutti i Tg RAI e Mediaset del noto ballerino e chansonnier Emanuele Filiberto.
Naturalmente, per reggere il confronto con la concorrenza, abbiamo dovuto adeguarci alle regole del mercato e similmente a Striscia la Notizia che pubblica foto di stars del firmamento cinematografico durante e dopo il vomito, ci siamo premurati di offrire, ingrandita, la foto di una prostata appena estratta da un personaggio alla moda (purtroppo censurata dal webmaster). Chi sarà? (nessuno potrà mai dirlo) ma al vincitore/indovino offriremo un biglietto per partecipare alla riffa che si terrà il 29 giugno a Calcata e che vedrà in offerta alcune specialità calcatesi: porcellini di Sant'Antonio in salmì.
Aggiungiamo che è nostro onore poter essere letti a Calcata, Faleria, Canale Monterano, Monte Acquatosta, Monte Cassino, Capranica, Caprarola, Bassano Romano, Bassano del Grappa e Vicarello. Un mondo. Un Multiverso! Noi, di "CALCATAONLINE", amici degli amici.
In redazione: Georgius & Sauro, corrispondenti un po' irriverenti
Prima edizione, a reti unificate, su "Altra Calcata... altro mondo" e su "Circolo Vegetariano Calcata"
Nota:
Attenzione le notizie pubblicate su CALCATAONLINE possono risultare anche vere!
Cari Amici, FINALMENTE CE L'ABBIAMO FATTA. Siamo su Internet!
L'inserto (giornalino embedded) "CALCATAONLINE" fa la sua prima comparsa nel mondo virtuale con molta umiltà ma anche con grande entusiasmo, per presentare la sua linea, la sua proposta editoriale.
Non è stato facile. All'inizio c'è stato qualche contrattempo. Un errore d'impostazione del nostro Provider aveva fatto arrivare i nostri messaggi soltanto in alcune riserve indiane del New Mexico, creandoci non pochi problemi d'immagine. Perché i buoni pellirossa, vedendo le foto di Calcata, avevano preso il nostro paese per una di quelle loro arcaiche costruzioni nel cuore del Gran Cagnone e ne richiedevano, giustamente, la restituzione.
Fummo chiamati infatti dall'amministrazione comunale (sempre di Calcata) che avendo ricevuto un'intimazione su un foglio di carta appeso con una freccia nella bacheca del Parco del Treia, si era spaventata temendo una prossima dolorosissima scalpatura.
Abbiamo dovuto rivolgerci ad altro Provider e ripartire da zero.
Ma chi siamo? Che cosa vogliamo? Che cosa proponiamo al lettore?
Cercheremo di dare una risposta sintetica ma esauriente a questi interrogativi.
Fatto è che, guardandoci attorno, ci siamo resi conto che la Storia (con la Z maiuscola!) ha innestato l'accelerazione. Dalla fine del comunismo ad Est, alla fine della raccolta delle bucce di banana e della colza in America del Sud, alla promessa di abbandono della RAI da parte di Santoro. Tutti fenomeni di fronte ai quali il cronista deve dimenarsi per trovare una chiave di lettura nuova e strumenti di analisi più sofisticati. E noi ci siamo dimenati. Ad esempio, cosa fanno i bantù durante le esibizioni calcistiche in Sudafrica? Che fine faranno i milioni di dosi di vaccini antinfluenzali spediti in gran fretta da quelle parti ad opera dei paesi d'occidente che le avevano comprate a caro prezzo?
Fortunatamente abbiamo raccolto accanto a noi alcuni giornalisti reduci da esaltanti esperienze presso un giornale enigmistico, dove avevano condotto dure battaglie a suon di anagrammi solforici e brillanti zeppe sillabiche.
Inoltre, alcuni esperti in reperti astronavali, ci hanno raggiunto come consulenti per i tanti avvistamenti di UFO'S nella nostra zona. Essi ci assicurano che una grande base extraterrestre, e forse anche extracomunitaria, si troverebbe direttamente sotto gli scavi della vecchia Veio o -in alternativa- sotto l'antica Narce.
Infatti, solo chi ha dimestichezza con l'acrostico bizzarro ed i quesiti della Syusy Blady (non è una lametta! Ma un'esploratrice! Vedi articolo su: http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=syusy+blady ) può capire ed interpretare la storia degli ultimi anni. L'idea dell' approccio enigmistico è nata qualche anno fa quando Sapientoni, avendo seguito sui quotidiani la crisi Iugoslava, il problema del Medio Oriente, i guai di Cuba nel mirino degli USA, la crisi matrimoniale di Berlusconi, che ci risulta innamorato di una crocerossina in attesa di una prossima badante extracomunitaria, le noie fiscali di Briatore, il caso della nota presentatrice televisiva che non sarebbe riuscita a trattenere un peto durante l'intervista ad un reduce dall'isola dei famosi (ne parleremo in una prossima puntata), aveva dichiarato, riferendosi ad alcune dichiarazioni del papa..."Qui non ci si capisce un Ratz!"
Ci siamo pertanto precipitati su antiche collezioni di figurine di calciatori, per trarre ispirazione a quanto dovevamo presentare ai nostri non ancora affezionati lettori. Però siamo riusciti a trarre da questa esperienza letteraria alcune considerazione sulla modernità ed i suoi seguaci che ci attraggono in maniera ecoincentivata. Abbiamo pertanto a che fare con: esistenzialisti, beat, hobo, blouson-noir, teddy-boys (da non scambiare con Teddy Reno), rocker, mod, skinead, hippy, freak, hell's angel, glam, headbanger, punk, no wave, new wave, ska, suedehead, new romantic, electro pop, rockabilly, psychobilly, dark, gothic, punk, grbo, trash metal, hooligans, hipster, paninaro, yuppie, ibizenco, snob. ovviamente, tra tutti costoro abbiamo preferito, come referente, una tipica espressione di italyanità: il greensciuscià. Quello che pulisce le false scarpe griffate, fatte di copertoni di automobile intrecciati con foglie di fico.
Per quanto riguarda i finanziamenti, siamo riusciti ad ottenere un contratto fisso con l'Associazione Nazionale Rianimatori Televisivi, che sostiene tutte le iniziative di carattere d'incompatibilità ambientale.
In futuro vi presenteremo, cari lettori, servizi eccezionali, quali un'indagine crittografica sulle risoluzioni dell'UE, un interessante quiz matematico sulle infinite combinazioni numeriche tra le varie etnie che compongono il Caucaso e la Balcania, una indagine allargata fra le biblioteche che ottengono i dossier delle cause penali sostenute da Berlusconi, un'approfondita analisi sulle conseguenze geopolitiche e paleontologiche delle dichiarazioni del papa Benedetto in relazione all'uso del preservativo nella Papuasia del Sud, la raccolta di pubblicazioni scientifiche relative alle conseguenze fra i condilomi dell'abuso alimentare di frutta OGM contaminata con DNA di Helephas Primigenius Calcatensis.
Con un insperato colpo di fortuna siamo riusciti ad agganciare un disegnatore, nativo di Sant'Oreste, che è quello scelto da Berlusconi per disegnargli i capelli sulla crapa pelata. Da lui avremo informazioni dettagliate e giornaliere sulla variazione del numero dei capelli finti di Berlusconi. Tale statistica verrà da noi inserita in un particolare programma che farà seguito alla previsione del tempo e che chiameremo "La clessidra di feltro".
Grazie ad altro amico, che fa l'ascoltatore presso un centro clandestino di intercettazioni sui monti della Tolfa, diretto dall'ex giudice Abbate, potremo ascoltare le telefonate segrete fra Milly Carlucci e lo zio, il noto boss della CIA Frank, in relazione al rilancio di Casa Savoia per i prossimi golpes in programma, con la proposta di far ballare tutti i giorni in tutti i Tg RAI e Mediaset del noto ballerino e chansonnier Emanuele Filiberto.
Naturalmente, per reggere il confronto con la concorrenza, abbiamo dovuto adeguarci alle regole del mercato e similmente a Striscia la Notizia che pubblica foto di stars del firmamento cinematografico durante e dopo il vomito, ci siamo premurati di offrire, ingrandita, la foto di una prostata appena estratta da un personaggio alla moda (purtroppo censurata dal webmaster). Chi sarà? (nessuno potrà mai dirlo) ma al vincitore/indovino offriremo un biglietto per partecipare alla riffa che si terrà il 29 giugno a Calcata e che vedrà in offerta alcune specialità calcatesi: porcellini di Sant'Antonio in salmì.
Aggiungiamo che è nostro onore poter essere letti a Calcata, Faleria, Canale Monterano, Monte Acquatosta, Monte Cassino, Capranica, Caprarola, Bassano Romano, Bassano del Grappa e Vicarello. Un mondo. Un Multiverso! Noi, di "CALCATAONLINE", amici degli amici.
In redazione: Georgius & Sauro, corrispondenti un po' irriverenti
Prima edizione, a reti unificate, su "Altra Calcata... altro mondo" e su "Circolo Vegetariano Calcata"
Nota:
Attenzione le notizie pubblicate su CALCATAONLINE possono risultare anche vere!
Giulio Tremonti, il manovratore, ritira gli incentivi per la produzione energetica da fonti rinnovabili...
Tre Monti é il nome di un ristorante a Calcata, dove vanno a mangiare tanti, compresi i carabinieri, ed una volta, anni fa quando mi candidai a sindaco di Calcata (ma non fui eletto ovviamente), ci andai anch'io assieme al mio "fido" braccio destro, Fabrizio de Jorio.. Invece il ministro Tremonti é uno che il "mangiare" ce lo leva, compresi gli ecoincentivi per la produzione energetica da fonti rinnovabili.
L'unica speranza é che gli ecoincentivi tolti siano quelli per l'ecolico industriale e per il fotovoltaico a terra... (Paolo D'Arpini)
..........
Il governo italiano, dopo aver introdotto come elemento programmatico l'ecoscettiscismo (propugnato con fervore anche dalle pubblicazioni e dai giornali più vicini alla maggioranza), dopo essersi segnalato per una posizione tra le meno propositive nel corso del summit di Copenaghen e per non aver dato seguito agli impegni presi in quei giorni, con l'articolo 45 introdotto dalla Finanziaria 2010 assesta un colpo pesante al futuro sostenibile dell'economia del nostro Paese.
Senza entrare nel merito del valore e dell'orizzonte contemplato dalla manovra di cui il ministro Tremonti si è fatto carico, non possiamo non sottolineare come le misure predisposte abbiano un valore contingente e difficilmente contribuiranno a mutare il quadro economico finanziario del Paese. Non aiuteranno a sviluppare comparti e settori produttivi, non agevoleranno soluzioni utili a innescare processi di sviluppo, non getteranno le basi a nessuna prospettiva di crescita.
Per quanto riguarda le rinnovabili, quindi un ambito che in questo momento avrebbe potuto segnare un momento di forte trasformazione - nuove opportunità occupazionali, risparmio economico grazie all'efficienza economica, un approccio più ecosostenibile -, il governo ha deciso di bloccare tutti gli incentivi fino ad oggi a disposizione.
Introducendo l'art45, infatti, vi sarà il congelamento, con carattere retroattivo, del ritiro da parte del Gestore dei Servizi Elettrici dei Certificati Verdi in eccesso sul mercato, strumento che ha finora garantito l'equilibrio fra una domanda ridotta e l'offerta. Il pericolo più prossimo sarebbe quello di far crollare il prezzo dei titoli, influendo negativamente sul ritorno degli investimenti già realizzati e di quelli programmati.
"L'abolizione dell'obbligo di ritiro dell'eccesso di offerta di certificati verdi - dichiara il presidente di Federprogetti Fabrizio Di Amato - conferma l'instabilità normativa che governa lo scenario della produzione di energia rinnovabile, soprattutto per quanto riguarda l'incentivazione per l'intera filiera produttiva. Questo provvedimento danneggia fortemente un settore ricco di iniziative imprenditoriali. Le prospettive di sviluppo del settore risultano compromesse ma anche la credibilità internazionale, rispetto al raggiungimento degli obiettivi europei, é indebolita".
Per Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente si tratta di "un errore incredibile che rischia di colpire pesantemente lo sviluppo delle energie pulite nel nostro Paese e la credibilità delle scelte italiane rispetto alla prospettiva di diffusione delle rinnovabili al 2020 obbligatoria per tutti i Paesi UE. Mentre non si hanno notizie del piano di sviluppo delle rinnovabili che il governo deve consegnare a Bruxelles entro il 30 giugno, il decreto cancella le certezze degli investitori".
Ma anche Confindustria scende in campo contro la manovra. Secondo Emma Marcegaglia, l'articolo 45 "produrrà una drastica riduzione degli investimenti in nuovi impianti di produzione di elettricità con fonti rinnovabili ed avrà effetti gravissimi nel settore delle rinnovabili. Al contempo tale norma non avrà effetto alcuno sulle finanze pubbliche". "Risulta incomprensibile che dopo aver approvato la direttiva, ora si blocchi lo sviluppo. Il sistema delle incentivazioni delle fonti rinnovabili può essere aggiornato- ha aggiunto Emma Marcegaglia- ma in una sede normativa appropriata e con un provvedimento organico".
L'intervento in questo settore, deve purtroppo farci riflettere su un punto. La politica, in questo momento, nonostante le emergenze, continua a fare i conti con il consenso. Ogni azione ed ogni intervento presuppone un'attenta analisi dell'impatto che viene prodotto in termini di consenso. Se il governo ha deciso di intervenire senza remora su un aspetto che si presume delicato come la green economy significa che ha già valutato le conseguenze in termini di popolarità.
I temi ambientali, l'ecosostenibilità e l'efficienza energetica, oggi, in Italia interessano solo ad una minoranza dei cittadini.
Federico Bertazzo
L'unica speranza é che gli ecoincentivi tolti siano quelli per l'ecolico industriale e per il fotovoltaico a terra... (Paolo D'Arpini)
..........
Il governo italiano, dopo aver introdotto come elemento programmatico l'ecoscettiscismo (propugnato con fervore anche dalle pubblicazioni e dai giornali più vicini alla maggioranza), dopo essersi segnalato per una posizione tra le meno propositive nel corso del summit di Copenaghen e per non aver dato seguito agli impegni presi in quei giorni, con l'articolo 45 introdotto dalla Finanziaria 2010 assesta un colpo pesante al futuro sostenibile dell'economia del nostro Paese.
Senza entrare nel merito del valore e dell'orizzonte contemplato dalla manovra di cui il ministro Tremonti si è fatto carico, non possiamo non sottolineare come le misure predisposte abbiano un valore contingente e difficilmente contribuiranno a mutare il quadro economico finanziario del Paese. Non aiuteranno a sviluppare comparti e settori produttivi, non agevoleranno soluzioni utili a innescare processi di sviluppo, non getteranno le basi a nessuna prospettiva di crescita.
Per quanto riguarda le rinnovabili, quindi un ambito che in questo momento avrebbe potuto segnare un momento di forte trasformazione - nuove opportunità occupazionali, risparmio economico grazie all'efficienza economica, un approccio più ecosostenibile -, il governo ha deciso di bloccare tutti gli incentivi fino ad oggi a disposizione.
Introducendo l'art45, infatti, vi sarà il congelamento, con carattere retroattivo, del ritiro da parte del Gestore dei Servizi Elettrici dei Certificati Verdi in eccesso sul mercato, strumento che ha finora garantito l'equilibrio fra una domanda ridotta e l'offerta. Il pericolo più prossimo sarebbe quello di far crollare il prezzo dei titoli, influendo negativamente sul ritorno degli investimenti già realizzati e di quelli programmati.
"L'abolizione dell'obbligo di ritiro dell'eccesso di offerta di certificati verdi - dichiara il presidente di Federprogetti Fabrizio Di Amato - conferma l'instabilità normativa che governa lo scenario della produzione di energia rinnovabile, soprattutto per quanto riguarda l'incentivazione per l'intera filiera produttiva. Questo provvedimento danneggia fortemente un settore ricco di iniziative imprenditoriali. Le prospettive di sviluppo del settore risultano compromesse ma anche la credibilità internazionale, rispetto al raggiungimento degli obiettivi europei, é indebolita".
Per Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente si tratta di "un errore incredibile che rischia di colpire pesantemente lo sviluppo delle energie pulite nel nostro Paese e la credibilità delle scelte italiane rispetto alla prospettiva di diffusione delle rinnovabili al 2020 obbligatoria per tutti i Paesi UE. Mentre non si hanno notizie del piano di sviluppo delle rinnovabili che il governo deve consegnare a Bruxelles entro il 30 giugno, il decreto cancella le certezze degli investitori".
Ma anche Confindustria scende in campo contro la manovra. Secondo Emma Marcegaglia, l'articolo 45 "produrrà una drastica riduzione degli investimenti in nuovi impianti di produzione di elettricità con fonti rinnovabili ed avrà effetti gravissimi nel settore delle rinnovabili. Al contempo tale norma non avrà effetto alcuno sulle finanze pubbliche". "Risulta incomprensibile che dopo aver approvato la direttiva, ora si blocchi lo sviluppo. Il sistema delle incentivazioni delle fonti rinnovabili può essere aggiornato- ha aggiunto Emma Marcegaglia- ma in una sede normativa appropriata e con un provvedimento organico".
L'intervento in questo settore, deve purtroppo farci riflettere su un punto. La politica, in questo momento, nonostante le emergenze, continua a fare i conti con il consenso. Ogni azione ed ogni intervento presuppone un'attenta analisi dell'impatto che viene prodotto in termini di consenso. Se il governo ha deciso di intervenire senza remora su un aspetto che si presume delicato come la green economy significa che ha già valutato le conseguenze in termini di popolarità.
I temi ambientali, l'ecosostenibilità e l'efficienza energetica, oggi, in Italia interessano solo ad una minoranza dei cittadini.
Federico Bertazzo
lunedì 14 giugno 2010
Natura Naturans: "Mentre il grano é in spiga, l'amore e la grandezza dell'uomo vivo si palesano..." Giorgio Vitali
Caro Paolo D'Arpini, giustamente tu mi definisci "buono"....
ED IO VI AGGIUNGO...PIO. PIO SOVRATTUTTO, IN QUANTO FEDELE ED UMILE DEVOTO AL GRAN DIO PRIAPO! MA LA FACCENDA MI RICORDA ANCHE IL PIIISSIMO ALONSO QUISCIANO IL BUONO. iL BUONISSIMO DON QUICOTE, CHE A CAVALLO DEL MITICO RONZINANTE IMPERVERSAVA PER LE CAMPAGNE ASSOLATE IMPARTENDO SANTISSIME BENEDIZIONI AI VILLICI CHE NON VOLEVANO RICONOSCERE IL SUO MESSAGGIO RELIGIOSO.
E COSTUI MI RICORDA UN GRANDE DEL NOSTRO TEMPO, (Nella grandezza non c'è distinzione fra personaggi mitici o personaggi realmente vissuti, visti al passato, essi soggiornano nella nostra mente in funzione esclusiva della loro grandezza.) MI RIFERISCO INFATTI AL "CHE GUEVARA", il quale, partendo per il suo ultimo viaggio, per la sua totale "missione" che sa allora ed oggi,di sacrificio rituale, così essendo stata "sentita" da milioni di giovani, scriveva che intendeva sentire ancora una volta.... sotto i suoi talloni gli zoccoli di Ronzinante, che voleva ...rimettersi in cammino con il suo scudo al braccio. E questo mi rimbalza al grande Fitzcarraldo [grande Klaus Kinski!], coi suoi progetti mirabolanti, veri in quanto grandiosi come la ferrovia transamazzonica, lo spostare una montagna per collegare due fiumi, fondare una città nel mezzo di una foresta inesplorata, costruire un gran teatro in un agglomerato urbano tutto sporcizia e miserie.
Questi sono i geni coi quali vogliamo avere a che fare, perchè la grandiosità dei loro sogni non confliggerà mai con il nostro sentire sulla Natura (Natura Naturans) I loro sogni sono grandi come i nostri, essendo noi costretti a confrontarci giornalmente con piccoli architetti di baracche accatastate nel mezzo di un torrente, di scaraventato di rifiuti industriali scaricati in aiule di piante arcaiche, di impiantatori di pale elettriche nel mezzo di un Parco Naturale, di distruttori di reperti di arte arcaica per far posto ad un villaggio turistico.
ARCAICITA' D'ITALIA: ARGIL, L'UOMO DI CEPRANO.
Nel 1994, l'occhio vigile ed entusiasta del paletnologo Italo Biddittu, scoprì per caso, in sedimenti esposti da lavori di scasso stradale, presso Ceprano (Frosinone), svariati frammenti di un reperto fossile che a lui sembravano interessanti. Chiunque,come già accaduto milioni di volte, non ci avrebbe fatto caso. Coinvolti i ricercatori dell'Istituto Italiano di Paleontologia Umana di Roma, questi cominciarono a setacciare il terreno. SORPRESA! mettendo insisme i pezzi essi conclusero trattarsi di un cranio di un esponente del genere....( pensa un pò...) ...HOMO! [Un prete protoarcaico?] Insomma, studia che ti studia, il reperto risulta caratterizzato da una morfologia arcaica simile a quella di HOMO ERECTUS ! (E poi dicono che gli italici NON sono dei "latin lovers"..), comunemente ritenuto progenitore dell'Homo Sapiens (a giudicare dal comportamento degli italici dei giorni nostri la decadenza è ampiamente dimostrabile...).
PENSANTE! Già 800 mila anni fa per l'Italia andava vagolando un Homo Sapiens! (E per duemila anni ci hanno detto che no, che tutta la sapienza ce l'hanno portata i preti, attingendola dal deserto...).
Insomma, Roma... non quella di Benedetto e di Gianni, ha tutto il diritto di fregiarsi del titolo di CAPUT MUNDI, per il fatto che nientemeno che a Ceprano, ove pascolano libere e belanti, capre, pecore e ...pastori, è stato trovata la prova dell'esistenza, proprio in quei luoghi, di uno dei fossili di HOMO più importanti del mondo in virtù dei suoi caratteri misti, arcaici e derivati. Questa questione mi convince. In parte per i caratteri arcaici, che possiamo ritrovare nella popolazione del luogo, degnissima erede di tale capostipite, in fondo, si tratta di qualche migliaio di generazioni e nulla più; ed in parte per i caratteri "derivati" che possiamo riscontrare nell'ampia e variopinta popolazione dei nostri "esteti" "artisti" e "stilisti".
OGNI VOLTA CHE UN CONTEMPORANEO SCOPRE LA VERITA' GIUNGE ALLA CLASSICITA'.
Il caso di Marguerite Yourcenar.
Nello scenario della "civiltà dei consumi", della tecnica esasperata e della omogenizzazione incalzante, del paese globale e della mediatizzazione totale, una riflessione di grande respiro ci viene fornita dalla lettura degli scritti della Yourcenar, della quale mi piace riportare alcuni brani:
Gli stoici concepivano l'Universo come un grande, unico corpo animato da un principio. Capace di plasmare le forme cangianti nel tempo. A questo principio fu dato il nome di fuoco, o meglio di "logos". Esso è dappertutto e nulla di ciò che accade può sottrarsi alla sua influenza. La vita che ne deriva disegna nel cosmo un anello: il fuoco produce, il fuoco assorbe, poi, di nuovo, tutto rinasce, senza fine.Così, all'INIZIO, stabilì il Fato.
Nessun equilibrio sarà mai possibile se non si distruggeranno queste città artificialmente gonfiate, e questo mostruoso sviluppo delle regioni litoranee che provoca una forma di degrado e di squilibrio la cui natura stessa ci è nuova. Bisogna che ogni uomo, per vivere umanamente, abbia uno spazio vitale.
Mi piace concludere ricordando la dedica che Antonin Artaud scrisse in prefazione ad Eliogabalo della Yourcenar: "Dedico questo libro ai Mani di Apollonio di Tiana, contemporaneo di Cristo, e a quanto può restare di Illuminati autentici in questo mondo che se ne va. E per sottolineare la sua inattualità profonda, il suo spiritualismo,la sua inutilità, lo dedico alla anarchia ed alla guerra per questo mondo. Lo dedico infine agli Antenati, agli Eroi nel senso antico ed ai Mani del Grandi Morti"
Giorgio Vitali.
Introduzione al discorso che si tiene a Calcata il 29 giugno 2010:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/2010/06/10/calcata-29-giugno-2010-chiusura-dei-festeggiamenti-per-il-solstizio-destate-tavola-rotonda-le-stagioni-come-metro-sociale-sessuale-e-riproduttivo-nella-societa-umana-ed-in-natura%e2%80%9d/
ADDENDA:
Scrive Levi-Strauss: "Il Mito è una storia. Una storia DI FATTI REMOTISSIMI, che serve a comprendere il presente e il futuro"
Scrive Gabrio Vitali: "Ogni tanto m'avvedo di come anch'io subisca- e davvero non vorrei-la grande menomazione inflitta come una maledizione, dall'attuale forma di civiltà all'umanità contemporanea: quella sorta d'incapacità o, nei casi più fortunati, di tentennamento nella ricerca e nell'elaborazione dei significati profondi delle cose che accadono, quella speciale balbuzie che ci sorprende, così di frequente, quando c'impegnamo nella costruzione e nell'espressione del senso che la vita riveste per noi"
Da: Limiti dell'Umanità. di Goethe:
Che mai distingue
dagli uomini gli Dei?
Che molti flutti
scorrono a questi innanzi,
un fiume eterno:
noi solleva l'onda
noi l'onda inghiotte,
e si sprofonda.
Un breve anello circoscrive intera
la nostra vita;
generazioni su generazioni
s'aggiungono con veci ininterrotte
della loro esistenza alla catena
indefinita.
Da: La metamorfosi delle piante.
Pensa come molteplice Natura
ai nostri sentimenti abbia prestato
che evolvendo, or queste forme or quelle!
Il Sacro Amore aspira al sommo frutto
di vedute concordi, onde la coppia
in armonico intuito s'unisca,
e trovi insieme il mondo superiore.
(traduzione di Rinaldo Kufferle)
ED IO VI AGGIUNGO...PIO. PIO SOVRATTUTTO, IN QUANTO FEDELE ED UMILE DEVOTO AL GRAN DIO PRIAPO! MA LA FACCENDA MI RICORDA ANCHE IL PIIISSIMO ALONSO QUISCIANO IL BUONO. iL BUONISSIMO DON QUICOTE, CHE A CAVALLO DEL MITICO RONZINANTE IMPERVERSAVA PER LE CAMPAGNE ASSOLATE IMPARTENDO SANTISSIME BENEDIZIONI AI VILLICI CHE NON VOLEVANO RICONOSCERE IL SUO MESSAGGIO RELIGIOSO.
E COSTUI MI RICORDA UN GRANDE DEL NOSTRO TEMPO, (Nella grandezza non c'è distinzione fra personaggi mitici o personaggi realmente vissuti, visti al passato, essi soggiornano nella nostra mente in funzione esclusiva della loro grandezza.) MI RIFERISCO INFATTI AL "CHE GUEVARA", il quale, partendo per il suo ultimo viaggio, per la sua totale "missione" che sa allora ed oggi,di sacrificio rituale, così essendo stata "sentita" da milioni di giovani, scriveva che intendeva sentire ancora una volta.... sotto i suoi talloni gli zoccoli di Ronzinante, che voleva ...rimettersi in cammino con il suo scudo al braccio. E questo mi rimbalza al grande Fitzcarraldo [grande Klaus Kinski!], coi suoi progetti mirabolanti, veri in quanto grandiosi come la ferrovia transamazzonica, lo spostare una montagna per collegare due fiumi, fondare una città nel mezzo di una foresta inesplorata, costruire un gran teatro in un agglomerato urbano tutto sporcizia e miserie.
Questi sono i geni coi quali vogliamo avere a che fare, perchè la grandiosità dei loro sogni non confliggerà mai con il nostro sentire sulla Natura (Natura Naturans) I loro sogni sono grandi come i nostri, essendo noi costretti a confrontarci giornalmente con piccoli architetti di baracche accatastate nel mezzo di un torrente, di scaraventato di rifiuti industriali scaricati in aiule di piante arcaiche, di impiantatori di pale elettriche nel mezzo di un Parco Naturale, di distruttori di reperti di arte arcaica per far posto ad un villaggio turistico.
ARCAICITA' D'ITALIA: ARGIL, L'UOMO DI CEPRANO.
Nel 1994, l'occhio vigile ed entusiasta del paletnologo Italo Biddittu, scoprì per caso, in sedimenti esposti da lavori di scasso stradale, presso Ceprano (Frosinone), svariati frammenti di un reperto fossile che a lui sembravano interessanti. Chiunque,come già accaduto milioni di volte, non ci avrebbe fatto caso. Coinvolti i ricercatori dell'Istituto Italiano di Paleontologia Umana di Roma, questi cominciarono a setacciare il terreno. SORPRESA! mettendo insisme i pezzi essi conclusero trattarsi di un cranio di un esponente del genere....( pensa un pò...) ...HOMO! [Un prete protoarcaico?] Insomma, studia che ti studia, il reperto risulta caratterizzato da una morfologia arcaica simile a quella di HOMO ERECTUS ! (E poi dicono che gli italici NON sono dei "latin lovers"..), comunemente ritenuto progenitore dell'Homo Sapiens (a giudicare dal comportamento degli italici dei giorni nostri la decadenza è ampiamente dimostrabile...).
PENSANTE! Già 800 mila anni fa per l'Italia andava vagolando un Homo Sapiens! (E per duemila anni ci hanno detto che no, che tutta la sapienza ce l'hanno portata i preti, attingendola dal deserto...).
Insomma, Roma... non quella di Benedetto e di Gianni, ha tutto il diritto di fregiarsi del titolo di CAPUT MUNDI, per il fatto che nientemeno che a Ceprano, ove pascolano libere e belanti, capre, pecore e ...pastori, è stato trovata la prova dell'esistenza, proprio in quei luoghi, di uno dei fossili di HOMO più importanti del mondo in virtù dei suoi caratteri misti, arcaici e derivati. Questa questione mi convince. In parte per i caratteri arcaici, che possiamo ritrovare nella popolazione del luogo, degnissima erede di tale capostipite, in fondo, si tratta di qualche migliaio di generazioni e nulla più; ed in parte per i caratteri "derivati" che possiamo riscontrare nell'ampia e variopinta popolazione dei nostri "esteti" "artisti" e "stilisti".
OGNI VOLTA CHE UN CONTEMPORANEO SCOPRE LA VERITA' GIUNGE ALLA CLASSICITA'.
Il caso di Marguerite Yourcenar.
Nello scenario della "civiltà dei consumi", della tecnica esasperata e della omogenizzazione incalzante, del paese globale e della mediatizzazione totale, una riflessione di grande respiro ci viene fornita dalla lettura degli scritti della Yourcenar, della quale mi piace riportare alcuni brani:
Gli stoici concepivano l'Universo come un grande, unico corpo animato da un principio. Capace di plasmare le forme cangianti nel tempo. A questo principio fu dato il nome di fuoco, o meglio di "logos". Esso è dappertutto e nulla di ciò che accade può sottrarsi alla sua influenza. La vita che ne deriva disegna nel cosmo un anello: il fuoco produce, il fuoco assorbe, poi, di nuovo, tutto rinasce, senza fine.Così, all'INIZIO, stabilì il Fato.
Nessun equilibrio sarà mai possibile se non si distruggeranno queste città artificialmente gonfiate, e questo mostruoso sviluppo delle regioni litoranee che provoca una forma di degrado e di squilibrio la cui natura stessa ci è nuova. Bisogna che ogni uomo, per vivere umanamente, abbia uno spazio vitale.
Mi piace concludere ricordando la dedica che Antonin Artaud scrisse in prefazione ad Eliogabalo della Yourcenar: "Dedico questo libro ai Mani di Apollonio di Tiana, contemporaneo di Cristo, e a quanto può restare di Illuminati autentici in questo mondo che se ne va. E per sottolineare la sua inattualità profonda, il suo spiritualismo,la sua inutilità, lo dedico alla anarchia ed alla guerra per questo mondo. Lo dedico infine agli Antenati, agli Eroi nel senso antico ed ai Mani del Grandi Morti"
Giorgio Vitali.
Introduzione al discorso che si tiene a Calcata il 29 giugno 2010:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/2010/06/10/calcata-29-giugno-2010-chiusura-dei-festeggiamenti-per-il-solstizio-destate-tavola-rotonda-le-stagioni-come-metro-sociale-sessuale-e-riproduttivo-nella-societa-umana-ed-in-natura%e2%80%9d/
ADDENDA:
Scrive Levi-Strauss: "Il Mito è una storia. Una storia DI FATTI REMOTISSIMI, che serve a comprendere il presente e il futuro"
Scrive Gabrio Vitali: "Ogni tanto m'avvedo di come anch'io subisca- e davvero non vorrei-la grande menomazione inflitta come una maledizione, dall'attuale forma di civiltà all'umanità contemporanea: quella sorta d'incapacità o, nei casi più fortunati, di tentennamento nella ricerca e nell'elaborazione dei significati profondi delle cose che accadono, quella speciale balbuzie che ci sorprende, così di frequente, quando c'impegnamo nella costruzione e nell'espressione del senso che la vita riveste per noi"
Da: Limiti dell'Umanità. di Goethe:
Che mai distingue
dagli uomini gli Dei?
Che molti flutti
scorrono a questi innanzi,
un fiume eterno:
noi solleva l'onda
noi l'onda inghiotte,
e si sprofonda.
Un breve anello circoscrive intera
la nostra vita;
generazioni su generazioni
s'aggiungono con veci ininterrotte
della loro esistenza alla catena
indefinita.
Da: La metamorfosi delle piante.
Pensa come molteplice Natura
ai nostri sentimenti abbia prestato
che evolvendo, or queste forme or quelle!
Il Sacro Amore aspira al sommo frutto
di vedute concordi, onde la coppia
in armonico intuito s'unisca,
e trovi insieme il mondo superiore.
(traduzione di Rinaldo Kufferle)
domenica 13 giugno 2010
20 giugno 2010: "Giornata Mondiale del Rifugiato" - Appello di Intersos per sollevare le condizioni disperate dei fuggliaschi
Il 20 giugno si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato, istituita nel
2000 dalle Nazioni Unite. In questi anni il numero delle persone che fuggono dalle proprie case per sottrarsi a guerre, persecuzioni e catastrofi ambientali é aumentato e non accenna a diminuire. INTERSOS e accanto a loro, durante la fuga, nei campi di accoglienza, nel ritorno a casa appena le condizioni lo permettono. "Circa 200 mila i rifugiati e gli sfollati interni che stiamo assistendo nel Ciad, altrettanti gli sfollati in Darfur.
Stiamo accogliendo i congolesi che fuggono dalle violenze delle milizie LRA cercando rifugio nel Sud Sudan, dove in altre regioni collaboriamo alla ricostruzione insieme alle popolazioni ritornate a casa dopo anni di rifugio oltre frontiera" afferma Marcelo Garcia, coordinatore di INTERSOS per l´Africa "e dal 1992 siamo in Somalia dove da 20 anni continua una guerra civile che ha prodotto una prolungata crisi umanitaria definita da Ban Ki-mun la peggiore sul pianeta".
In Somalia si stima ci siano 1 milione e 550 mila sfollati interni, mentre oltre 580 mila somali hanno cercato rifugio nei paesi confinanti e un altro milione nei paesi occidentali e mediorientali. Il vicino Yemen ne ha accolti alcune centinaia di migliaia e INTERSOS sta intervenendo a fianco dei piu bisognosi e vulnerabili, sia a Sana´a che lungo la costa, dove sono giunti con i barconi attraversando il golfo di Aden. Quasi la meta della popolazione somala vive al di sotto della soglia di poverta estrema e un bambino su sette muore prima dei cinque anni.
La crisi attuale e aggravata da condizioni di grave siccita e insicurezza
alimentare, condizioni purtroppo diffuse in tutta la difficile area del
Corno d´Africa.
La Somalia e uno dei paesi prioritari per INTERSOS che dal 1992 interviene
nell´assistenza ai profughi, negli ospedali e centri di salute, nella
fornitura di acqua potabile, nell´educazione e addestramento professionale, nella distribuzione di bene di prima necessita nelle regioni centro meridionali ed ora in particolare a Jowhar e nel corridoio di Afgoye dove sono giunti circa cinquecentomila sfollati dalla capitale Mogadiscio.
"In Italia, in questa giornata dobbiamo dare particolare attenzione alla
crisi somala, non possiamo pensare di far finta di niente" dichiara Anna
Minuto, capo missione di INTERSOS in Somalia. "Vi sono somali che hanno
trovato un rifugio nel nostro paese e tra tante difficolta riescono a
rifarsi una vita; molte storie della tragedia somala sono intorno a noi e
l´Italia ha un indubbio legame storico con questa terra. Molte persone qui
ancora parlano italiano e guardano a noi come un amico che li sta tradendo".
Il compito piu difficile e quello di restituire speranza ad una popolazione che non trova vie d´uscita dalla poverta, dal pericolo incombente e dalla violenza. La conseguenza piu grave e il numero crescente di ragazzi e bambini arruolati nelle fila delle milizie locali, utilizzati per il presidio del territorio.
A Jowhar, anche per recuperare gli ex bambini soldato dando un´alternativa e una speranza di lavoro INTERSOS ha avviato una scuola professionale, con il sostegno dell´ente bilaterale `Ebitemp´, che forma i giovani attraverso corsi di computer, carpenteria edile, meccanica e elettrotecnica insieme a corsi di sartoria. Opportunita per molti ragazzi e ragazze, verso una vita migliore e di speranza, per non doversene andare dal proprio paese.
Paola Amicucci
Ufficio Stampa INTERSOS
328.0003609 - 06.85374332
comunicazione@intersos.org
2000 dalle Nazioni Unite. In questi anni il numero delle persone che fuggono dalle proprie case per sottrarsi a guerre, persecuzioni e catastrofi ambientali é aumentato e non accenna a diminuire. INTERSOS e accanto a loro, durante la fuga, nei campi di accoglienza, nel ritorno a casa appena le condizioni lo permettono. "Circa 200 mila i rifugiati e gli sfollati interni che stiamo assistendo nel Ciad, altrettanti gli sfollati in Darfur.
Stiamo accogliendo i congolesi che fuggono dalle violenze delle milizie LRA cercando rifugio nel Sud Sudan, dove in altre regioni collaboriamo alla ricostruzione insieme alle popolazioni ritornate a casa dopo anni di rifugio oltre frontiera" afferma Marcelo Garcia, coordinatore di INTERSOS per l´Africa "e dal 1992 siamo in Somalia dove da 20 anni continua una guerra civile che ha prodotto una prolungata crisi umanitaria definita da Ban Ki-mun la peggiore sul pianeta".
In Somalia si stima ci siano 1 milione e 550 mila sfollati interni, mentre oltre 580 mila somali hanno cercato rifugio nei paesi confinanti e un altro milione nei paesi occidentali e mediorientali. Il vicino Yemen ne ha accolti alcune centinaia di migliaia e INTERSOS sta intervenendo a fianco dei piu bisognosi e vulnerabili, sia a Sana´a che lungo la costa, dove sono giunti con i barconi attraversando il golfo di Aden. Quasi la meta della popolazione somala vive al di sotto della soglia di poverta estrema e un bambino su sette muore prima dei cinque anni.
La crisi attuale e aggravata da condizioni di grave siccita e insicurezza
alimentare, condizioni purtroppo diffuse in tutta la difficile area del
Corno d´Africa.
La Somalia e uno dei paesi prioritari per INTERSOS che dal 1992 interviene
nell´assistenza ai profughi, negli ospedali e centri di salute, nella
fornitura di acqua potabile, nell´educazione e addestramento professionale, nella distribuzione di bene di prima necessita nelle regioni centro meridionali ed ora in particolare a Jowhar e nel corridoio di Afgoye dove sono giunti circa cinquecentomila sfollati dalla capitale Mogadiscio.
"In Italia, in questa giornata dobbiamo dare particolare attenzione alla
crisi somala, non possiamo pensare di far finta di niente" dichiara Anna
Minuto, capo missione di INTERSOS in Somalia. "Vi sono somali che hanno
trovato un rifugio nel nostro paese e tra tante difficolta riescono a
rifarsi una vita; molte storie della tragedia somala sono intorno a noi e
l´Italia ha un indubbio legame storico con questa terra. Molte persone qui
ancora parlano italiano e guardano a noi come un amico che li sta tradendo".
Il compito piu difficile e quello di restituire speranza ad una popolazione che non trova vie d´uscita dalla poverta, dal pericolo incombente e dalla violenza. La conseguenza piu grave e il numero crescente di ragazzi e bambini arruolati nelle fila delle milizie locali, utilizzati per il presidio del territorio.
A Jowhar, anche per recuperare gli ex bambini soldato dando un´alternativa e una speranza di lavoro INTERSOS ha avviato una scuola professionale, con il sostegno dell´ente bilaterale `Ebitemp´, che forma i giovani attraverso corsi di computer, carpenteria edile, meccanica e elettrotecnica insieme a corsi di sartoria. Opportunita per molti ragazzi e ragazze, verso una vita migliore e di speranza, per non doversene andare dal proprio paese.
Paola Amicucci
Ufficio Stampa INTERSOS
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