sabato 11 agosto 2012

15 agosto 2012 - L’attesa del Grande Cocomero… l’eccezionale scoperta del cocomero trovato nella Bassa modenese (a Rastellino di Castelfranco Emilia)

Apparizione - Collage di Vincenzo Toccaceli

L’attesa del Grande Cocomero… l’eccezionale scoperta del cocomero trovato nella Bassa modenese (a Rastellino di Castelfranco Emilia) ed il “vuoto” psichico ferragostano

“Galo l’anguria? – Gavemo peperoni – Galo meloni? – Ghè pomi e persegoni – Fiol d’un persegaro sa dirme perché meloni e anguria quest’ano no ghe n’è..?” (Lino Toffolo)



Da anni noi del circolo vegetariano VV.TT. festeggiamo il 15 agosto, giorno dell’Assunta e dell’iniziazione spirituale alla Libertà nella Gioia (Muktananda), con la rituale attesa senza scopo e senza costrutto nell’orto dei cocomeri, con la segreta speranza di poter finalmente incontrare il Grande Cocomero…. Che mai giunse sin’ora. Il proverbio però dice che “l’eccezione fa la regola”.. e non vogliamo andar contro la voce popolare.

Quest’anno l’attesa non sarà vana… Siamo nella bassa emiliana, zona terremotata, dove la terra ha comunque voluto fornirci l’occasione di un piccolo ristoro. Stavolta nell’orto dei cocomeri il cocomero è nato.. ed è pure bello maturo.. Ed allora ci ritroviamo tutti alla Bassa di Rastellino, a Castelfranco Emilia, per una bella cocomerata fra amici!

Così sfatiamo anche la tradizionale profezia menagrama di Lino Toffolo che con la sua canzoncina “penuria de anguria e penuria de melon” ci aveva accompagnato per tutti questi anni (28 per l’esattezza) in una futile attesa. L’anguria ci sarà e ci sarà pure il melone.,… (e pure una buona focaccia preparata da Caterina)

Per appuntamento scrivere a: circolo.vegetariano@libero.it

Paolo D’Arpini

…………

Significato recondito aggiunto sulla Attesa del Grande Cocomero

“L’ignoranza di Sè non esiste, è solo disattenzione. In fondo il preoccuparsi è semplicemente un penoso stato mentale, e la pena chiama attenzione. Il momento che tu sei attento, l’impellenza si scioglie e l’ignoranza scompare. L’attenzione ti riporta al presente, l’adesso, e questo è il tuo stato naturale, anche se raramente percepito” (Sri Nisargadatta Maharaj)


15 agosto di ogni anno - L’attesa del Grande Cocomero. L’evento è catalitico e criptico, rappresenta il momento in cui non c’è più nulla da aspettarsi, in cui le aspettative scompaiono, riscoprendo la gioia dell’essere presenti qui ed ora….
C’è stato un momento della mia esistenza in cui ho dovuto affrontare la perdita della ragione. Non nel senso che sono uscito di senno ma significando l’entrata in una condizione “psichica” in cui non è più possibile giudicare quel che è giusto e quel che è sbagliato. Uno stato di vuoto in cui l’osservatore interno osserva le potenzialità del momento sostituendo il giudizio con la testimonianza.

E lì finisce ogni affermare o negare, ogni vincere od essere sconfitti. So che quel momento glorioso in cui trionfa “l’attimo presente” è lo stato della vera nascita e della vera beatitudine. Eppure questa “condizione” si manifesta (e per me avvenne drammaticamente) come un ingrippamento del motore funzionale della mente. Un vuoto che sopraggiunge di fronte all’imponderabile ed all’inaffrontabile. Sapete la storiella zen che racconta il “satori”? Un giorno un viandante si trovò dinnanzi ad una tigre affamata.

Cercando di sfuggire alle sue fauci aperte ed ai suoi unghioni appuntiti si rifugiò su un precipizio, aggrappandosi ad una radice sporgente nel vuoto. La tigre si aggirava sopra di lui rabbiosa allorché l’uomo si accorse che anche sotto di lui, alla base del crepaccio, c’era un’altra tigre che lo spiava famelica. Proprio in quel momento la radice alla quale era avvinghiato prese a staccarsi dalla roccia, si vide perduto, non poteva risalire né scendere, nel mentre il suo sguardo si posò su una fragolina selvatica matura che pendeva invitante davanti ai suoi occhi, la colse.. Com’era buona….

Successe più o meno così pure a me, mi sentivo oppresso ed aggredito a destra e sinistra, il destino aveva deciso di farmi apprendere questa lezione. Che fare? Rispondendo alle provocazioni del nemico, con la violenza o la capziosità, avrei perso la mia equanimità di giudizio e sarei precipitato nella finzione speculativa (e satana è questo che vuole per attiraci nella sua trappola). Non avevo speranze.. e quando smisi di preoccuparmi, sentii che non importava assolutamente nulla ottenere un risultato logico e soddisfacente, lasciai andare ed abbandonai la frustrazione e la potenza, la vendetta e l’umiliazione, la giustizia e l’ingiustizia, il bene ed il male….

Insomma rinunciai, anzi “dimenticai”, ogni azione-reazione, questo lo chiamo “perdere la ragione”.

Ma attenzione, questa condizione di Vuoto, strettamente parlando, non si risolve in un “momento”, anche se la comprensione avviene in un “flash”, dovrà trasformarsi in uno stato, quell’essere in perfetto bilico, in cui non c’è che il sorridere ed il piangere insieme.

Buona “vacanza” ferragostana a voi tutti!

Paolo D’Arpini

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