Tra i suoi molteplici effetti, la guerra russo-ucraina, primo conflitto ad alta intensità verificatosi dalla Guerra di Corea, ha disintegrato molte delle convinzioni granitiche su cui analisti e decisori occidentali hanno fondato le loro elaborazioni strategiche. Dalla superiorità tecnologica sui rivali alla maggiore prestanza dei propri sistemi d’arma, passando per la superiorità schiacciante in materia di produzione industriale e capacità tattica, operativa e strategica, le “verità acquisite” sono crollate una dopo l’altra sul campo di battaglia ucraino.
Lo ha rilevato senza mezzi termini la stessa Rand Corporation, noto e influentissimo think-tank strettamente connesso al Pentagono che in una analisi ha tratteggiato un quadro fortemente critico – quasi impietoso – dello stato in cui versa il dispositivo militare statunitense e la struttura organizzativa che lo sorregge, ritenuta «ossificata e allergica al rischio».
Nel corso degli ultimi decenni, recita il documento, le forze armate statunitensi «hanno messo a punto tecnologie d’avanguardia per ottenere un vantaggio decisivo», ma al giorno d’oggi Cina e Russia «incorporano tecnologia di punta a una velocità sempre maggiore» e «persino attori relativamente poco sofisticati» come gli Houthi yemeniti manifestano una spiccata capacità di «ottenere e impiegare tecnologie moderne per produrre effetti strategici».
Il “pensatoio” statunitense stigmatizza quindi l’incapacità degli esperti del Pentagono di comprendere «natura ed entità delle minacce di carattere politico, economico e militare poste agli interessi degli Stati Uniti poste da Cina e Russia», e dalla loro emergente collaborazione a tutto campo. Il verdetto emesso dalla Rand Corporation non lascia scampo: «l’esercito statunitense non è minimamente pronto dal punto di vista operativo. Non lo è oggi e molto difficilmente lo sarà domani».
Giacomo Gabellini
Video collegato con Francesco Giuliano, ex generale di divisione delle Forze Speciali: https://youtu.be/eR42sdRhZwk