Dovete sapere che l’unico luogo in cui l’Italia non sfigura e lavora in maniera coordinata e continuativa con un notevole apprezzamento internazionale per competenza ed affidabilità è a – 60 gradi, cioè in Antartico ed in Artico, si vede che per dare il meglio di sé dobbiamo sentir freddo, molto freddo. In Antartide abbiamo addirittura due stazioni scientifiche (Zucchelli e Concordia).
La base Zucchelli (foto a sx) di circa 7000 mq complessivi è situata su una piccola penisola rocciosa lungo la costa della Terra Vittoria settentrionale tra le lingue dei ghiacciai Campbell e Drygalski ed è interamente italiana, ed è di utilizzo stagionale (solo estiva, da metà ottobre a fine febbraio) ed è quella che ospita e nella quale transita il maggio numero di scienziati, anche alcune centinaia ogni anno. La Concordia (foto a dx) invece è permanente, cioè vissuta tutto l’anno, ed è a gestione congiunta coi francesi.
La base dista 1200 km dalla stazione Mario Zucchelli e 1670 km dal Polo Sud geografico. Dal 2005 è attiva anche in inverno e ogni anno ospita una piccola comunità internazionale per un massimo di 32 persone durante il periodo estivo, che si riduce durante il lungo periodo invernale.
La stazione Concordia è la terza base di ricerca permanente sul plateau antartico insieme alle basi Amundsen-Scott (USA) e Vostok (Russia) e pertanto presenta notevoli difficoltà di approvvigionamento e quindi di logistica, che deve essere ben coordinata con estrema precisione in base alla tempistica ed alle condizioni meteo (per capirci, se non si riesce ad arrivare con aerei speciali in grado di volare in quelle condizioni avverse, occorrono quindici giorni di viaggio con i mezzi cingolati per portare gli approvvigionamenti alla base).
Dal 2005 è una stazione scientifica permanente, aperta anche durante il gelido inverno australe quando le temperature raggiungono anche i -80 gradi ed è sempre buio. Per le condizioni estremamente ostili alla vita si conducono esperimenti biologici e psicologici di resistenza umana alle condizioni avverse, all’isolamento, al buio, al freddo, ecc..
Ogni inverno almeno una dozzina di scienziati a rotazione si fermano per tutti i mesi di isolamento forzato per condurre tali esperimenti e test, che non hanno nulla da invidiare a quelli praticati dalla NASA per gli astronauti, avendo parecchie analogie. L'inverno del Plateau Antartico, a differenza di quanto si sperimenta alle latitudini artiche (Groenlandia esclusa), dura un intero semestre; sulla base dei dati medi anzi, si può affermare che vada dalla terza decade di marzo alla prima di ottobre ma, per semplicità e convenzione, la stagione è indicata nei mesi compresi fra aprile e settembre.
Claudio Martonotti Doria
Fonte: Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Artico - Prima strategia italiana a livello di Sistema Paese
10/12/2015
Per la prima volta l'Italia ha una strategia a livello di Sistema Paese per quanto riguarda l'Artico. Il documento e' stato elaborato da Farnesina, ministeri dell'Ambiente (Mattm) e dello Sviluppo economico (Mise), comunita' scientifica e settore privato. Il testo riassume le origini, l'evoluzione e gli obiettivi della presenza nazionale in una regione sempre piu' al centro dell'attenzione della comunita' internazionale. L'Italia, peraltro, si appresta a compiere il centenario della propria presenza nell'Artico, riconosciuta nel 2013 con l'ammissione ai lavori del Consiglio Artico in qualita' di Paese Osservatore.
Strategia a livello di Sistema Paese per quanto riguarda l'Artico
La nostra impronta, inaugurata dalle esplorazioni del Duca degli Abruzzi e del comandante Umberto Nobile, e' andata progressivamente consolidandosi, grazie alla qualita' e all'ampiezza delle attivita' dei centri di eccellenza scientifica e delle nostre imprese. A seguito di cio' l'Italia intende approfondire in materia ogni ambito di cooperazione, sia nella sfera multilaterale (nel Consiglio Artico, cosi' come negli altri fori) sia a livello bilaterale, con i singoli Paesi artici. Sul piano interno il governo continuera' a sostenere i centri di ricerca nazionali impegnati nell'Artico e ad operare nel senso di una crescente sensibilizzazione nei confronti della societa' civile, in un'ottica di piena disponibilita' a collaborare con cittadini ed enti interessati a meglio conoscere ed approfondire questa realta'. Cio' sulla base dei principi e degli obiettivi della politica ambientale dell'Unione Europea, con particolare riferimento al tema dello sviluppo sostenibile - vale a dire, la compatibilita' e la relazione sinergica tra salvaguardia dell'ambiente, sviluppo economico ed esigenze specifiche delle popolazioni indigene.
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