sabato 13 aprile 2013

Post, post comunisti inquieti - Dopo Bersani e dopo Napolitano? Après nous le déluge!

Après nous le déluge!

Prima parte: dopo Bersani, Renzi?

Un personaggio allevato in seno al PD che parla di rottamazione dei suoi maestri è certamente un personaggio pericoloso. La sua campagna molto discutibile che fa presa solo su chi si ferma alle specialità, e magari crede ancora nel baraccone del PD non ha nulla di nuovo sopratutto nell'architettura. 

Paradossalmente lo si potrebbe paragonare ad Oscar Giannino ossia uno che vorrebbe dare piatti nuovi ma con ingredienti vecchi (moneta debito e neoliberismo) con la differenza che Giannino non è stato sponsorizzato da nessuno e si è fatto anche autogol, mentre  Renzi (e qualcuno ce lo spiegherà) compare in tutte le trasmissioni televisive. Che si sappia non è che si è invitati a Porta a Porta o dalla De Filippi cosi solo perché hai la "erre" moscia e sei un po' simpatico (magari è pure presuntuoso e arrogante)? 

Se ciò accade vuol dire che qualche "santo" in paradiso c'è che sta preparando la scalata del "nuovo" leader di sistemi vecchi e stravecchi che ancora si piegano ai voleri della finanza internazionale. Ora non è detto che questa "assistenza" a diventare "nuovo leader"  di una "vecchi sinistra" sia stata concordata, ma certamente molti dubbi ci vengono, per frequentazioni di finanzieri in campagna pre-primarie, per viaggi in America a cercare fondi per la sua Firenze, per confessioni con D'Alema dopo essere stato escluso degli elettori regionali della toscana. 

Certamente a noi non convince, perché continua a dire di fare delle cose, che se pur giuste non sono sorrette da un nuovo impianto economico, fondamentalmente Renzi non mette in discussione l'euro truffa e ribalta tutto il problema sulla classe politica che vedi caso è propri la strategia comunicativa che vuole il vecchio potere. Il potere finanziario ha sempre come frontman la classe politica che viene messa li proprio per fare da filtro e prendersi oneri ed onori. Poiché il potere finanziario non rinuncia mai a propri interessi il politico di turno dovrà esercitare pressioni sul popolo finché il popolo si ribella e cambia politici. Ma il popolo non arriverà mai al vero potere perché troppo occupato a discutere e/o rimuovere proprio i politici che fanno da filtro al potere finanziario. Sarebbe come prendersela con il cameriere (Ezra Pound) per una portata schifosa mentre la colpa è del Cuoco. 

Renzi in tutto questo sta facendo la sua parte di maitre di sala, per sostituire i camerieri, ma tutto il resto: politiche economiche, politiche monetarie, privatizzazioni degli enti pubblici, privatizzazione dell'acqua, inceneritori ecc sono tali e quali al PD che ha firmato un patto con il diavolo inscindibile con i poteri dell'eurotruffa. Anche se porta qualche esempiucio, di pura propaganda: "a Firenze ho fatto questo e quest'altro", sono solo degli specchietti per le allodole in quanto se  portati su larga scala diventano fallimentari perché  ci vorrebbe una copertura finanziaria da chiedere sempre agli usurai internazionali ossia c'è sempre il  vero padrone che chiamano dolcemente "mercati" (che Renzi fa finta di non conoscere o per meglio dire non collega mai le due cose). Il "mercato"  per qualsiasi cosa si voglia fare in Italia lui vuole sempre la sua percentuale (pizzo) a danno degli italiani. 

Perchè Renzi non parla di Fiscalcompact e quanto ci costa, perché non parla di MES, di come funziona e quanto ci costa? Perché non parla del sistema truffaldino di emissione monetaria quale è l'euro? Troppo facile fare il rottamatore dei cameriere per diventare poi cameriere lui stesso. 

Giuseppe Turrisi


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Seconda parte: dopo Napolitano? Al peggio non c'è mai fine! 


Quando "regnava"  Scalfàro (l'accento spostato dai suoi desideri è un atto di rispetto verso la lingua Calabrese, origine della sua famiglia: scalfàro era lo scaldino da letto. Il Presidente Scalfàro era, e scaldino è rimasto), quando regnava Scalfàro, dicevo, pensavo che avevamo raggiunto il fondo. "Peggio di così non è possibile, potremo solo migliorare. Ha da passà a nuttata!".

Errore.  Illusione clamorosa. 

Ingenuità di un vecchio col cuore da fanciullo che non ha ancora i calli attorno alla pompa del sangue.

Dopo Scalfàro, eletto in fretta e furia dopo i massacri di giudici in Sicilia, Falcone e Borsellino,  per disperazione della casta, è arrivato Napolitano, il "savojardo".

Non c'è limite, mai, al peggio. 

La storia dei Presidenti della repubblica nel nostro squinternato Stivale assomiglia sempre di più ad una valanga: non si può né fermarne la discesa, né diminuire l'entità dell'inadeguatezza.

Ora Napolitano se ne va.

Era ora: troppo tardi, purtroppo. L'ultimo periodo di "regno" è stato un fantasmagorico fuoco d'artificio della partitocrazia, un festival della casta, una violenta forzatura costituzionale. Monti docet.
Napolitano se ne va. Non verrà né rimpianto né ricordato con ammirazione ed affetto. Che vada, che vada...

La mia preoccupazione è che il prossimo sia peggio del presente.
"Ma non è possibile" mi dirà il solito amico, parimenti ingenuo.
Vedrete, vedrete.... Rischiamo di arrivare al punto di rimpiangere Scalfàro e Napolitano. Impossibile? Abbiate fede, gente! 

Al peggio non c'è mai limite.

Speriamo nello Stellone Italiano, che ci metta una pezza ....

Fabrizio Belloni


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Intervento del PCAR: "Lettera aperta al Movimento 5 Stelle
All’ombra del golpe bianco con cui Napolitano ha “congelato” le funzioni e il ruolo del Parlamento e ha unilateralmente sospeso l’iter per la formazione di un nuovo governo (che in ogni evidenza, alle condizioni create dalle elezioni di febbraio, non avrebbe potuto essere il governo di cui i vertici della Repubblica Pontificia hanno bisogno), si svolgono le grandi manovre occulte (leggi: tentativi di inciucio) che dovrebbero portare all’elezione di un Presidente della Repubblica che faccia contenti tutti i caporioni del teatrino della politica borghese (leggi: non hanno ancora stabilito chi dovrà soccombere e in cambio di cosa). A lui il compito, poi, di definire i tempi e soprattutto i modi per cercare di “uscire dall’impasse”: governo di larghe intese, nuove elezioni, governo di minoranza, governo tecnico… cioè uno o l’altra delle misure che si riveleranno inutili a fronteggiare la crisi politica e che, anzi, ne aggraveranno il decorso.

L’unica misura possibile per fare fronte alla crisi politica (e a quella economica e ambientale) è la costituzione, qui e subito, di un governo di emergenza popolare. E’ esattamente quello che, con giri, rigiri, colpi di mano, raggiri, tatticismi e inciuci, i vertici della Repubblica Pontificia stanno cercando di evitare.
A quasi 50 giorni di vacanza del governo e di intossicazioni dell’opinione pubblica che arrivano da tutte le parti, la situazione di ingovernabilità e di stallo sta producendo molti e ingestibili problemi e contraddizioni nella classe dominante: sono i vertici della Repubblica Pontificia (industriali, banchieri, affaristi, cardinali e grandi criminali) che suggerendo (o imponendo) a Napolitano di congelare la situazione la stanno tirando per le lunghe fra scontri, regolamenti di conti e “divergenze” su quale sia la forma migliore per fare del prossimo governo lo strumento adeguato a sottomettere o esautorare il Parlamento (che con 163 eletti del M5S è molto meno malleabile del previsto) per attuare le ricette alla crisi di FMI, BCE, UE, USA, Vaticano, ecc. Mentre il “Paese reale” va allo sfascio, le aziende chiudono, si moltiplicano i disoccupati, finiscono i soldi per gli ammortizzatori sociali, vengono smantellati e decadono le strutture pubbliche e i servizi, il sistema sanitario viene saccheggiato e distrutto, la gente si ammazza.
Nello sfascio totale sono i vertici della Repubblica Pontificia che alimentano la campagna di terrorismo dell’opinione pubblica secondo cui “un governo è urgente e necessario, qualunque governo sia” utile a preparare il terreno per gli inciuci e le “larghe intese”.
Ma un qualunque governo che sia espressione loro e che opera su loro mandato, indipendentemente da come si accorderanno (con o senza Berlusconi in primo piano, con o senza Renzi, con o senza un PD unito, ecc.) avrà necessariamente il mandato di applicare il loro programma, quello che conosciamo con i nomi di “salva Italia” e “cresci Italia” che la classe di secchioni di Monti ha propinato con la complicità dei sindacati di regime e con l’ausilio della destra moderata fino a 50 giorni fa.

Noi abbiamo bisogno, i lavoratori hanno bisogno, ne hanno bisogno i disoccupati e i cassintegrati, le centinaia di migliaia di partite IVA, i piccoli artigiani, le piccole aziende, i giovani, le donne e i pensionati, i lavoratori di tutti i settori del pubblico e del privato, abbiamo tutti bisogno di un governo che operi su mandato e per conto di quella parte organizzata (nelle organizzazioni operaie e popolari) delle masse popolari che resistono agli effetti della crisi ed elaborano, in modo sparso e disorganico, le misure urgenti per farvi fronte (e allo stesso tempo per costruire una alternativa di società). Possibile? Mai come oggi. Difficile? Nemmeno più di tanto. Il processo per costruire questo governo non è per nulla lineare, non “fila via liscio”, al contrario è un percorso ad ostacoli fatto di tentativi, prove, esperimenti, avanzamenti e arretramenti, contraddizioni. Ma questo è il solo e unico “nuovo” che ha le gambe per marciare e che, per la sua natura e il suo ruolo, può affermarsi e svilupparsi.
Non elencheremo qui di seguito le mille forze sparse per il paese che hanno un ruolo determinante alla costruzione del governo di emergenza popolare.
Per approfondimenti rimandiamo quiqui e qui.

Ci concentriamo invece sul fatto che, esattamente come avevamo previsto e in una certa misura abbiamo contribuito a realizzare, la presenza di 163 parlamentari del M5S ha il valore di un macigno sulla zattera piena di falle che teneva a galla la Repubblica Pontificia. 

Parliamoci chiaro: il M5S ha fatto poco (coscientemente e scientificamente) di quello che potrebbe fare con i suoi eletti. Ma quel poco che ha fatto ha mandato in tilt le istituzioni della Repubblica Pontificia. Le “occupazioni” più o meno simboliche del Parlamento contro il golpe bianco di Napolitano sono, contemporaneamente, la dimostrazione dei limiti attuali del M5S (inteso come il gruppo degli eletti, che comunque non è un monolite) e delle sue potenzialità.

Il limite sta nel fatto che le proteste e le iniziative che ha intrapreso rientrano volontariamente nel solco del rispetto della legalità borghese… non sono iniziative di rottura, sono iniziative di “pressione”, in certi casi riuscite, in altri meno (tanto che la stampa filo-governativa – del governo che verrà – ha fatto degli eletti del M5S degli zimbelli velleitari). 

E sono iniziative che mobilitano giusto gli eletti, ma non mirano ancora a mobilitare in alcun modo le masse popolari. Insomma, sembra che la volontà di protestare ci sia, ma fino a dove e come i vertici della Repubblica Pontificia lo consentono. Quando si metteranno a mobilitare e sviluppare l’organizzazione e il protagonismo delle masse popolari organizzate, la musica cambierà e l’attuale preoccupazione che serpeggia nelle stanze del potere si trasformerà in panico!

Le potenzialità stanno nel fatto che la trasformazione dei 163 parlamentari del M5S (o il grosso di essi) negli agenti delle organizzazioni operaie e popolari nel Parlamento che si sono candidati ad essere (la loro formula è “portavoce dei cittadini”) sta in ultima istanza proprio nell’azione e nella capacità delle organizzazioni operaie e popolari di richiamarli ad assumere quel ruolo in modo attivo, propositivo e di rottura con il marcio della Repubblica Pontificia.

Commissioni parlamentari. Il balletto sulla convocazione o meno delle Commissioni Parlamentari che ha animato il dibattito politico dei giorni scorsi (e che è una manifestazione del golpe bianco di Napolitano, sorretto dal democratico Grasso a capo del Senato) deve finire subito e può finire subito se i gruppi del M5S a Camera e Senato convocano Commissioni popolari per l’elaborazione di proposte di legge e chiamano a partecipare la miriade di organizzazioni operaie e popolari, la sinistra sindacale, i sindacati di base, i movimenti… e gli altri gruppi parlamentari (SEL) e gli altri singoli parlamentari che sostengono (a parole) di essere d’accordo con la convocazione delle Commissioni parlamentari anche in assenza della formazione del governo.
Ora, subito, adesso: convocare commissioni popolari in Piazza Navona e in Piazza Montecitorio per elaborare i disegni di legge che devono essere approvati dal movimento popolare (annullamento immediato del finanziamento F35, decreto ILVA, TAV, MUOS, eliminazione IMU per le masse popolari, riforme del lavoro e del SSN…). Il criterio è che indipendentemente che sia un iter “legale” è certamente un iter legittimo! Le leggi, gli iter, le norme attuali e vigenti sono “legali” solo nel senso che sono espressione della legalità della banda di affaristi e criminali che ha governato e governa il nostro Paese, nella maggior parte dei casi sono palesemente anticostituzionali e, soprattutto, sono illegittime: chi le promuove sta portando il paese allo sfascio.

Il governo di emergenza popolare non nascerà da elezioni e tantomeno nascerà dal mandato che gli accorderanno i vertici della Repubblica Pontificia. Nascerà sulla base del fatto che un embrione, un Comitato di Salvezza Nazionale (o Comitato di Liberazione Nazionale), inizi a operare come governo ombra, inizi a coinvolgere le forze sane del paese (che ci sono e sono tante…non facciamo qui l’elenco). Un embrione che stimola, spinge e costringe alla mobilitazione anche chi oggi è incerto, che trascina milioni di persone a partecipare attivamente alla rinascita, economica, sociale e morale del nostro Paese.

Costruire il Comitato di Salvezza Nazionale, il governo ombra, l’embrione del Governo di emergenza popolare: è questo il compito di cui il M5S si è trovato a farsi carico seppure non ne fosse consapevole e cosciente. E’ questo l’unica via per essere fedele al mandato che ha chiesto alle masse popolari. E’ l’unico concreto ruolo positivo che può avere per le masse popolari, ed è anche l’unico modo per non finire risucchiato nella cloaca della Repubblica Pontificia e delle sue denigrazioni, provocazioni, sabotaggi e lusinghe.

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