«Non mi convinceranno a restare. Ora ci vuole il coraggio di fare delle scelte, di guardare avanti, sarebbe sbagliato fare marcia indietro, restare sarebbe una non-soluzione. Tutto quello che avevo da dare ho dato, non attribuitemi scelte salviche. Sono contrario a soluzioni pasticciate, all’estero la definirebbero una “soluzione all’italiana”. Tornare indietro sarebbe ai limiti del ridicolo».
(Giorgio Napolitano, al direttore de "La Stampa" Mario Calabresi. 14 aprile 2013)
È tornato! Mioddio è tornato!
Forse il primo a prevedere questa eventualità fu nientepopodimeno che Stephen King nel 1978 con il suo libro “A volte ritornano”. Già perché dopo una dichiarazione così perentoria e “stranamente” saggia considerato il personaggio, la rielezione di oggi pareva possibile solo in una raccolta di racconti al limite tra l’horror e la fantascienza. In questa, appena citata, lo stesso autore scriveva nella prefazione: «Parliamo, io e te. Parliamo della paura . (…) C’è qualcosa che ti voglio mostrare, qualcosa che voglio che tu tocchi. È una stanza non lontano da qui (…) Partiamo?»
Partiamo allora, la stanza in verità è un aula, quella di Montecitorio, è lì dove si consumano in poche ore alcune delle vicende più allucinanti che la vita politica del nostro Paese ricordi. Infatti al suo interno risorge e riassurge a Presidente della Repubblica colui che ha appoggiato il Governo Berlusconi per sei anni, senza muovere un dito nonostante questo stesse lentamente distruggendo il Paese, anzi senza alcuna remora, da subito si prestò come semplice passacarte del Presidente del Consiglio e firmò tutto quello che gli venne chiesto di firmare.
Addirittura in occasione della promulgazione del Lodo Alfano (costituito da un solo articolo diviso in otto commi tra cui la Sospensione dei processi penali nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato) con la penna intinta prima nella malafede e poi nello spregio della Carta Costituzionale che avrebbe dovuto difendere con tutto se stesso legittimò una legge assolutamente anticostituzionale per la quale venne addirittura richiesto il pronunciamento della Corte Costituzionale che alla fine la dichiarò effettivamente ed inequivocabilmente incostituzionale (un figurone da parte del figuro).
Non pago (ma come tutti costoro molto ben pagato) in occasione della promulgazione grazie alla sua ennesima firma a “razzo” del cosiddetto Scudo fiscale (che trasforma in non punibili i reati tributari che invece prevederebbero pene fino a 6 anni di reclusione) che per favorire il rimpatrio o la regolarizzazione delle attività finanziarie e patrimoniali illegalmente detenute all’estero fino al 31 dicembre 2008, prevedeva il pagamento dell’irrisoria cifra pari al 5% dell’importo (5% che comprendeva imposte, interessi e sanzioni! Direi una cosina equa, soprattutto rispetto a come gestisce le sanzioni e gli interessi Equitalia nei confronti dei cittadini) e dichiarò a risposta di chi gli fece notare le discrepanze: «Nella Costituzione c’è scritto che il presidente promulga le leggi».
Domanda postuma: magari rimandarla alle Camere per una correzioncina no? È previsto che un Presidente lo faccia. Ah, ma forse sarebbe diventato impopolare tra gli speculatori, i finanzieri, i ricchi in genere… bé, del resto un ex P.C.I sono queste le classi sociali che deve difendere che diamine!
Andando “a ritroso” per dirla con Huysmans, ricordiamo anche che qualche settimana prima delle elezioni Regionali del 2010, a seguito dell’esclusione delle liste PdL in Lazio e Lombardia (perché è giusto che le regole siano personalizzate a seconda del concorrente nonostante conclamate firme false, e l’ineleggibilità di Formigoni per aver superato i due mandati consecutivi, vedi legge 165/2004 art.2), il prode neo-zombie della Repubblica Napolitano firmò, ovviamente nottetempo, ça va sans dire, il ddl del governo per la riammissione delle liste escluse.
Sempre riavvolgendo la pellicola fotogramma su fotogramma ci accorgiamo anche che nell’aprile del 2010, il nostro neovecchio Presidente, promulgò con la propria firma la legge sul Legittimo impedimento di Silvio Berlusconi, mentre i pm di Milano si dicevano pronti a ricorrere alla Consulta per sollevare eccezione di incostituzionalità. Ovviamente nel gennaio 2011 la Corte ritenne suddetta legge in buona parte incostituzionale (certo che per essere il garante della Costituzione il Napolitano pareva già sulla buona strada per diventare recordman delle violazioni alla stessa. Fino a quanto raccontato sin’ora ha già collezionato un bel due su due!)
A questo punto per far prima prendiamo una manciata di altre promulgazioni che portano la firma Napolitano, ed ecco uscire dal cilindro il decreto Mastella per distruggere i dossier della Telecom, l’ordinamento giudiziario Mastella-Castelli, la legge salva-Pollari e la norma della legge finanziaria che ha raddoppiato l’Imposta sul valore aggiunto a Sky favorendo di fatto Mediaset ( e poi qualcuno si chiede perché oggi pomeriggio Berlusconi durante le votazioni rideva e raccontava barzellette!)
Ora invece torniamo a questioni un po’ più recenti. Bene, l’8 novembre 2011, ovverosia il giorno in cui il governo dei condannati, in attesa di processo, o rinviati a giudizio per vari reati ( tra cui associazione mafiosa e mala gestione dei fondi pubblici) altrimenti detto Berlusconi IV si accorge di non avere più una maggioranza parlamentare alla Camera, il prode Presidente di TUTTI gli italiani (ma quanno mai Giorgio? Quanno mai eh?) dopo una chiacchierata nelle segrete stanze con Berlusconi (quasi fosse una novità) gli consiglia le dimissioni del suo governo non appena sia concluso l’iter di approvazione delle leggi di bilancio onde evitare “danni collaterali” ad un suo rifiuto. Il giorno successivo, come tutti ricordiamo benissimo, Napolitano nomina poi “senatore a vita” “Sua Rigidità” Mario Monti, ed i più ingenui invece che sul CHI avesse nominato si interrogavano sul COME potesse averlo fatto in uno spazio così breve. La risposta non tardò ad arrivare, dopo l’approvazione e la promulgazione della Legge di stabilità, ecco che Napolitano accoglse le “dimissioni” di Berlusconi e servì il nostro amato Paese su di un piatto d’argento proprio a Monti dandogli l’incarico per la formazione di un nuovo governo.
E tanti si chiederanno, ma perché Berlusconi ha accettato di dare le dimissioni? Bé considerato che il suo successore deciso da Napolitano, ormai tappetizzato di fronte alle oligarchie plutocratiche che volevano, vogliono e stanno commissariando l’Italia, era nientepopodimeno che l’uomo di Goldman Sachs, anzi il suo International Advisor, il Golem italiano delle grandi banche d’affari internazionali, presidente della Commissione Trilaterale e che guarda caso le azioni Mediaset gli erano crollate in borsa del 12% in un giorno direi che forse un buon motivo glielo avevano dato!
Giusto per sottolinearlo a chi fosse sfuggito ricordo che il presidente del consiglio Monti Mario da Varese non era mai stato eletto, né tantomeno richiesto da nessuno, ma semplicemente nominato dal neorieletto Presidente Napolitano in quattro giorni con un colpo di Stato finanziario, imposto dall’usuraia Banca Centrale Europea, che ancora oggi sta mandando in vacca l’Italia e tutti quelli che ci vivono dentro (fatti salvi i ricchi e potenti, of course!).
Da qui in poi la macelleria sociale che tutti conosciamo con gli stupri alla Costituzione (art.18 su tutti) e la promulgazione di leggi e quant’altro potesse ridurre l’economia del Paese a uno stato di morte apparente o di coma profondo speriamo non irreversibile.
Aggiungiamo ora a questo racconto “de paura” che durante il suo mandato Napolitano ha esercitato un’influenza enorme sulla politica estera dell’Italia, spingendola – suo malgrado – in prima fila fra le missioni di “pace armata”, compresi Iraq, Afghanistan, Libia e Libano. Sulla Libia è Bossi a rivelare “Berlusconi non voleva la guerra, Napolitano sì” (Monza, 29/7/2011)
Poi come non inserire la vicenda dei due marò, accusati dell’omicidio di due pescatori, ricevuti in pompa magna al Quirinale come eroi nazionali (“Ingiustamente trattenuti”, 8/6/2012) e rispediti in India dopo gestione inqualificabile della cosa, culminata con le dimissioni del titolare della Farnesina?
E la grazia al colonnello Joseph Romano, condannato a 7 anni per il rapimento di Abu Omar? Ce la siamo già scordata?
E poi cos’altro da mettere in questo racconto?
Ah ecco, il via libera ai pacchetti sicurezza Maroni con norme xenofobe, la promulgazione del legittimo impedimento (legge 51 del 7/4/2010) che consente al solo presidente del Consiglio (guarda caso era Berlusconi) e ai suoi ministri di non comparire in aula per 18 mesi e far slittare i processi a carico verso la prescrizione che Napolitano firma nonostante fosse palesemente incostituzionale, come aveva già sancito la Consulta con due sentenze!
Indi, per chi non ne avesse abbastanza ricordo gli inaspettati salvataggi del Cavaliere proprio mentre stava per lasciarci le penne? Il più eclatante senz’altro quello novembre 2010, quando Fini sfoltì le fila della maggioranza andandosene con un frappello dei suoi fedelissimi. In quel caso il capo dello Stato si adoperò direttamente per evitare la chiusura anticipata della legislatura dichiarando testualmente “Cercherò di evitare lo scioglimento della Camere”, consentendo così a Berlusconi di reclutare i deputati che gli servivano. Anche quando il governo Berlusconi venne clamorosamente bocciato sul rendiconto generale dello Stato il prode Napolitano si precipitò a chiarire che “Non c’è obbligo giuridico di dimissioni”.
E poi MES, Fiscal Compact lasciati ratificare senza un fiato, le intercettazioni con Mancino…
Va bè, per chiudere in bellezza la carrellata in questo racconto horror ricordo che non più tardi di una manciata di mesi fa il neo-presidente riguardo al boom elettorale alle amministrative del M5S ebbe il coraggio di dichiarare in tono di sfottò: «Di boom ricordo quello degli anni ’60, altri non ne vedo».
Poi gli autori del “boom invisibile” hanno vinto (di fatto) le politiche 2013.
Nonostante ciò Napolitano non li ha mai presi in considerazione, nonostante fossero l’espressione del 25% degli italiani, (ma del resto non facevano parte né del Bilderberg né tantomeno del Council for Foreign Relationship degli U.S.A che egli presiede da 35 anni nel nostro Paese a prescindere da chi fosse il Presidente statunitense) e piuttosto che tentare accordi con loro ha preferito dare direttamente l’incarico di formare un governo al peggior segretario del PD della Storia, che ovviamente non ha concluso nulla. Il Presidentottantottenne allora cosa ha fatto? Ha nominato proditoriamente e probabilmente anche in questo caso, incostituzionalmente, 10 presunti “saggi” per dare le linee guida al Paese, la cui montagna di sapere ha partorito un topolino (e pure sciancatelo poverino!). Così facendo ha concluso il suo, a mio avviso, ignobile mandato.
Intanto alla faccia sua il M5S ha continuato, nonostante qualche scivolone tipico dei neonati, a guadagnare sicurezza e potere all’interno del Parlamento sino a giungere alle elezioni Presidenziali con la proposta di un nome che ha spiazzato tutti: Stefano Rodotà, che faceva rima con legalità e onestà, merce rara nella politica ancora oggi rappresentata in Parlamento.
Di conseguenza a questa mossa, dopo aver fallito primi inciuci e attacchi frontali, onde evitare ulteriori tracolli come quello del PD ormai allo sfascio totale per l’incapacità, l’arroganza e, aggiungo di mio, l’intima cattiveria e malafede del suo segretario Pierluigi Bersani, ecco che i Partiti che rappresentano la vecchia politica, la corruzione, gli scandali bancari, i conflitti di interessi, i privilegi di casta, le collusioni mafiose etc… etc… sono andati a riaprire il sarcofago che gli italiani pensavano e speravano fosse stato sepolto per sempre, ed hanno riesumato Mr. Coerenza, colui che, come anticipato nell’incipit, solo 6 giorni fa disse : «Non mi convinceranno a restare. Ora ci vuole il coraggio di fare delle scelte, di guardare avanti, sarebbe sbagliato fare marcia indietro, restare sarebbe una non-soluzione. Tutto quello che avevo da dare ho dato, non attribuitemi scelte salviche. Sono contrario a soluzioni pasticciate, all’estero la definirebbero una “soluzione all’italiana”. Tornare indietro sarebbe ai limiti del ridicolo».
Non c’è che dire una gran bella “nomination” quella di Bersani (in ovvio e palese accordo coi suoi compagni di merende Berlusconi e Monti), ha riproposto, come avete letto, una personcina degna di nota.
Qualcuno si chiederà perché Napolitano ha accettato, se non altro considerata l’età, bene io allora domando di rimando: secondo voi se il Presidente fosse stato Rodotà (suo acerrimo nemico dai tempi del PCI), e al Governo ci fosse stato il M5S con qualche giovane Piddino idealista e di buone intenzioni, la casta tutta lui compreso che fine avrebbe fatto?
LUI è tornato per tentare di salvare se stesso la sua famiglia e i suoi ex amichetti in Parlamento e consentire, come detto, di finire la macellazione del suo Paese, altro che senso di responsabilità!
Ma io voglio per una volta essere ottimista e credere che, come in tutte le storie horror che si rispettino e che parlano di sarcofaghi riaperti, di mummie che ritornano e di accolite malefiche che si riuniscono ai danni della gente, ci sia sempre incombente una maledizione. E in questo caso la maledizione si abbatterà su coloro che pur di salvarsi la “cadrega” e di finire il massacro del nostro Paese e della sua gente hanno riaperto questo sarcofago in particolare.
La maledizione che immagino è rappresentata dal fatto che ormai la gente ha capito (o almeno dovrebbe), la gente questa volta non dimenticherà e lo dimostrerà alle prossime elezioni.
Già perché questa storia di “paura” potrebbe avere un lieto fine: basterebbe che tutti i neo eletti del PD, il SEL e le persone oneste che sono in Parlamento e che hanno a cuore il Paese non facciano passare un Governo Amato, o D’Alema o Renzi o altri inciuci di cui non se ne può più, ma che al massimo scelgano un governo di scopo per modificare la legge elettorale e per dare ossigeno all’economia, rimandando tutto in mano al popolo sovrano il prima possibile.
A quel punto un grande vento si alzerà e le armate putride della vecchia nomenclatura, i professionisti dell’intrallazzo, gli inquilini ultradecennali del Parlamento verranno spazzati via una volta per tutte.
Se così non fosse o finiremmo tutti ingoiati nel Maelstroem dell’avidità della finanza internazionale, grazie all’idiozia di “giovani parlamentari” e dei soliti elettori beoti, o davvero per le strade cominceranno a venire erette barricate e nelle piazza cominceranno ad apparire patiboli e ghigliottine.
Stefano Davidson
P.S.: A meno che, considerate le capacità camaleontiche del soggetto (da PCI a capo del Council for Foreign Relationship degli U.S.A in Italia il passo è decisamente lungo!) egli non voglia rifarsi una verginità e ci sorprenda con soluzioni che prevedano davvero quel CAMBIAMENTO che la gente vuole e ha chiesto a gran voce anche alle ultime politiche. Sinceramente ne dubito, ma non si sa mai, a 88 anni magari si potrebbe pensare anche il segno che si lascerà di sé nella Storia di un Paese.
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Commenti ricevuti:
Napolitano ineleggibile - Scrive Sabry Granato: "Napolitano Per essere rieletto doveva prima dimettersi. Non può essere rieletto per la stessa carica chi ancora la ricopre. Vi ricordo che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è in carica fino al 15 maggio 2013... l'Art. 84 della costituzione recita "L'ufficio di Presidente della Repubblica è incompatibile con qualsiasi altra carica." quindi può essere eletto un presidente ancora in carica? In effetti Napolitano non si è mai dimesso, se la scadenza è quella, la sua elezione è nulla. Il Presidente ancora in carica non può essere rieletto, doveva rassegnare le sue dimissioni per essere eleggibile"