mercoledì 28 marzo 2012

Viterbo, partenza verso la morte... per soddisfare interessi economici e di dominio




Pochi giorni or sono si e' svolta a Viterbo la cerimonia in vista della partenza di effettivi del primo reggimento dell'aviazione dell'esercito "Antares" per la guerra in Afghanistan.

Partono da Viterbo truppe italiane dirette in Afghanistan, verso la guerra assassina nella quale gia' cinquanta soldati italiani - come innumerevoli altri esseri umani, civili e militari, afgani e di altri paesi ancora - hanno perso la vita.

Partono da Viterbo per decisione di un governo che viola la Costituzione della Repubblica Italiana, Costituzione che all'articolo 11 proibisce esplicitamente ed inequivocabilmente la partecipazione del nostro paese a quella guerra terrorista e stragista.

Partono da Viterbo verso la morte.

In un'atmosfera di vile silenzio, di cinica indifferenza, quando non addirittura sotto l'urlo di una grottesca retorica sciovinista e bellicista, necrofila e insensata, ipocrita ed irresponsabile.

E come essere umano, come cittadino italiano, come abitante di Viterbo, almeno io voglio ribadire che la partecipazione italiana alla guerra e' una flagrante violazione della legalita'; voglio riaffermare che continuare a mandare degli essere umani in Afghanistan a prender parte alla guerra e' un crimine scellerato.

E voglio chiedere ancora una volta al governo e al parlamento del mio paese di recedere dalla guerra e tornare alla legalita'; voglio chiedere al governo e al parlamento del mio paese che questi miei concittadini e conterranei non siano criminalmente e follemente mandati in guerra, esposti al concreto estremo pericolo di uccidere ed essere uccisi.

*

Cessi immediatamente la partecipazione italiana alla guerra afgana.

Tornino immediatamente il governo, il parlamento e il presidente della Repubblica al rispetto della Costituzione su cui si fonda il nostro ordinamento giuridico democratico, il nostro stato di diritto; quella Costituzione cui hanno giurato fedelta' all'atto dell'assunzione del loro incarico.

E si adoperi piuttosto finalmente l'Italia per la cessazione della guerra e dell'occupazione militare in Afghanistan; si adoperi per la pace con mezzi di pace, la pace che salva le vite; si adoperi per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti; si adoperi per interventi esclusivamente umanitari, disarmati, nonviolenti, di cooperazione civile, intesi a promuovere il rispetto della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.

Cessi immediatamente e definitivamente l'invio di militari italiani nella fornace assassina della guerra afgana.

Ogni vita umana e' un valore infinito.

La guerra e' nemica dell'umanita'.

Solo la pace salva le vite.


Peppe Sini - Azione Nonviolenta



DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO



Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

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