mercoledì 7 marzo 2012

Aborto: strage degli innocenti continuata... di Franco Libero Manco, vegetariano ed universalista



50 milioni di aborti l’anno nel mondo; il 30% di questi nel 2008 si regista in Europa, contro una media mondiale del 21%. Secondo i dati del Ministero della Salute inerenti la legge 194, in Italia si praticano 7,2 aborti ogni mille donne e più del 30% di questi sono richiesti da immigrate.

I dati presentati al Parlamento italiano, relativi la coltivazione in vitro di embrioni umani, fanno rabbrividire. Nei primi sei mesi del 2009, secondo i dati ufficiali riportati nella relazione del Ministero della Salute del 28.6.2011, il numero degli embrioni umani congelati è aumentato di dieci volte passando da 763 a 7.337. Embrioni umani formati con le tecniche della fecondazione artificiale e che, non essendo stati poi “utilizzati” sono stati congelati con le tecniche della crioconservazione in azoto, praticamente messi in freezer e destinati a morire.

Questi sono solo i dati ufficiali e se si considera quelli nascosti e i dati degli anni precedenti le cifre assumono il carattere di un vero e proprio massacro legalizzato, senza che mai vi sia da parte dei mezzi di informazione la giusta rilevanza a questo scottante problema che riguarda la coscienza, il senso di giustizia e la civiltà di un popolo.

La legge italiana sulla fecondazione artificiale del 2004 aveva previsto il divieto del congelamento degli embrioni umani proprio in difesa della vita fin dal concepimento. Però nel maggio del 2009 con la sentenza 151 i giudici della Corte Costituzionale hanno dichiarato incostituzionale quella parte di legge che vietava il congelamento degli embrioni, mentre altri magistrati legittimavano l’utilizzo della pillola abortiva, cioè dell’aborto in casa.

La morte di questi esseri sacrificati sull’altare dell’egoismo umano pesa inesorabilmente sulla coscienza di tutti: di coloro che ne sono gli autori e di coloro che non fanno nulla per combattere questa pratica crudele.

Io credo che la vita abbia in se un valore sacro e inprofanabile, che la vita sia la cosa più straordinaria e stupefacente dell’universo, indipendentemente dalla forma fisica che la racchiude e che vada difesa e tutelata dall’embrione al feto, dal moscerino alla balena. L’uomo non può disprezzare il miracolo più stupefacente dell’universo al punto da distruggerlo per egoismo.

A proposito di aborto madre Teresa diceva: “Sento che oggigiorno il più grande distruttore di pace è l’aborto, perché è una guerra diretta, una diretta uccisione, un diretto omicidio per mano della madre stessa. Perché se una madre può uccidere il suo proprio figlio…”.Il bambino come ogni cucciolo non ancora nato è il più debole tra i deboli di tutte le creature, il più indifeso, il più inerme.

Nessuno ha il diritto di disporre della vita di un altro essere vivente. La vita del bambino che cresce nella madre non appartiene alla madre ma alla Vita e la vita, per noi universalisti, è inviolabile, quella degli umani come quella dei non umani, altrimenti noi stessi saremmo artefici di quella cultura (che cerchiamo di combattere) disumana, insensibile e crudele, incapace di condividere la sofferenza dell'altro e di porsi in difesa di coloro che non possono difendersi.

Arrogarsi l’arbitrio di essere artefici della vita o della morte di un’altra creatura, senza estrema necessità di sopravvivenza, è un crimine contro la Vita. Non si tratta di impedire alla donna di abortire a causa di una gravidanza indesiderata o, nel caso estremo, a causa di una violenza sessuale subita, ma di porre le basi per una nuova consapevolezza umana più giusta e sensibile, più capace di condividere le necessità vitali dell'altro nel rifiuto, a priori, di qualunque forma di violenza. Si tratta invece di dissociarsi (o almeno non condividere) il principio del ricorso alla pratica dell'aborto, perché a danno di un essere incapace di difendersi. La logica del ricorso all'aborto è in antitesi con i principi del Movimento Universalista che, nella cultura della prevenzione, cerca di intervenire sulle cause del male al di là del meccanismo sintomatologico della logica dominante.

Libertà di aborto incondizionato è un termine molto, troppo pericoloso e non appartiene alla nostra causa che ha come padri spirituali Gandhi e Capitini. In caso di incesto, stupro, violenza sessuale o comprovata malformità del feto, solo in questi casi la donna, a mio avviso dovrebbe avere la possibilità di abortire.

Chiunque, a livello personale, è libero di conservare le proprie convinzioni in materia di aborto, ma nessun movimento vegetariano-animalista (che ha fatto della nonviolenza universale e della valorizzazione della vita, in tutte le sue espressioni, la sua bandiera) può schierarsi a favore dell'aborto. Io sono un uomo e posso non sapere cosa prova una donna di fronte alla terribile scelta di voler o dover abortire, ma di una cosa sono certo: sarò sempre dalla parte della vittima.

Franco Libero Manco

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