giovedì 1 marzo 2012

L'inverno, la neve, il gelo in Vallassina... ed una piccola stufetta a legna.. di Teodoro Margarita



Abbiamo molto patito, quest'inverno, due settimane di freddo davvero intenso.
Considerando che eravamo, fino ad allora, fine gennaio, nella stagione più
calda degli ultimi trent'anni, il gelo che è perdurato per due settimane e che
ha toccato per molti giorni consecutivi, qui, in Vallassina, i -13 gradi, è
stata una cattiva sorpresa.

Invece mi sono molto sorpreso nel leggere di paesini degli Abruzzi, del
Molise, delle Marche, a corto di viveri per le strade bloccate, senz'acqua e
tutti abbiamo memoria delle emergenze provocate da questo "gelo siberiano" in
Italia.

Quanto è stato solamente allarmismo ingigantito, al solito, dai media, per
vendere di più, fare ascolto significa incassare maggiore pubblicità, quanto è
stato vero, è tutto da vedere e da meditare a mente sgombra da queste immagini
che hanno riempito tutti i palinsesti.

In queste settimane, neanche 15 giorni dopo il gran freddo polare leggiamo di
incendi a raffica in tutto il Genovesato ed anche qui, tra Bellagio, nel
Comasco e l'alto Lago si sono sviluppati numerosi incendi.

La temperatura è tornata presto su fino a toccare i più venti gradi, nel campo
a lavorare ho avuto caldo spesso ed ero a torso praticamente nudo.
Ora, la mia stufetta mi scalda adagio, bruciano le potature dell'alloro, del
frassino, miste alla legna secca degli anni scorsi.

Già, una piccola stufa, mi è passato per la mente che se , in luogo di
bruciare in maniera scellerata in incendi immani e devastanti, tutti questi
milioni di metri cubi di legna, ardessero quieti tra camini e stufe, l'Italia
sarebbe autonoma dall'importazione del gas russo o algerino.

Fino agli anni '50 era assolutamente normale che nei paesini di montagna ci si
scaldasse a legna. Questo comportava innanzitutto un rispetto ed una
manutenzione attenta dei boschi: la legna era preziosa ed i tagli, qui nel
Comasco ma anche altrove, seguivano un ritmo intelligente, c'erano, mi
raccontano i vecchi, le cossiddete "novene" ovvero venivano tagliati gli alberi
solamente dopo i nove anni d'età: questo permetteva al bosco di
autorigenerarsi, gli alberi erano in grado di produrre quelle ghiande che
avrebbero, nel caso delle querce, di permesso la nascita delle nuove piantine.

Vivo nel podere che ho acquistato alla maniera degli antichi e raccolgo ogni
scarto di potatura, metto da parte ed essicco i pezzi più grossi, trovo tutto
ciò naturale. Spaccare la legna sul ceppo mi rinnova fisicamente, andare in
giro a raccattare ramaglie, farne fascine è nel ritmo delle cose. Per me
riscaldarmi con la mia legna assume la stessa valenza che Goethe in una celebre
poesia attribuisce al cavolo che il contadino ha seminato, innaffiato, curato
durante l'anno ne l momento in cui, sul desco familiare, si desina con quel
medesimo cavolo, dice il poeta, gli tornano in mente le giornate liete in cui
lo ha visto crescere ed, aggiungo,io, tutte le stagioni, le nuvole passate nel
cielo, i canti degli uccelli, tutto ti ritorna naturale quando arrivi alla fine
del ciclo naturale.

Nel caso della legna facile obiettare a chi ha da ridire sul fumo,
sull'inquinamento, indubbio, causato dalla combustione, che negli anni di
crescita di un albero, sono stati prodotti altrettanti e più numerosi effetti
positivi per il pianeta. Un albero imprigiona CO2, trattiene i soli e frena
l'erosione, è sede di biodiversità ospitando uccelli, scoiattoli o altri
piccoli roditori, le foglie che perde vanno a formare humus prezioso. Tutto
questo non accade col metano e tantomeno col petrolio.

Soprattutto, in una logica di autogestione delle risorse, le comunità locali
possono meglio amministrare le proprie risorse boschive che lontani giacimenti
di gas e petrolio. Il futuro resta nelle tue mani se ti riscaldi con la legna
dei tuoi boschi, puoi ripiantumare, variare le specie e scegliere le più adatte
e, come è prassi da sempre in paesi come l'Austria, puoi arrivare ad vere più
alberi di quelli che abbatti, una politica accorta consente un rimboschimento
ed una gestione silvopastorale molto più che sostenibile e procura reddito non
ricattabile da trasferimenti all'estero delle imprese..

Per chi è venuto a trovarmi ed ha gustato il thè bollito sopra la stufa, esso
ha avuto un sapore ben diversi da quello sul gas, il ritmo del fuoco generato
da un ciocco che arde non ha eguali.. Per concludere non sottovalutiamo gli
aspetti di sovranità, autogestione, libertà individuale e di comunità che ti
assicurano i boschi bene gestiti, la democrazia che una volta si esercitava
negli usi civici, era una prerogativa di eguaglianza nelle comunità montanare,
eguaglianza che coincideva con la sussistenza. Si ciancia tanto di crisi, che
si possa anche risparmiare e tanto sulle bollette nazionali in fatto di conto
energetico, questo non viene preso in considerazione dai signori al governo?

Mi auguro di vedere aumentare coloro che tengono nel dovuto conto le proprie
stufe o cucine economiche, ah, dimenticavo, le ceneri prodotte da una buona
legna sono ottime per concimare l'orto e così il ciclo si conclude, non ho mai
visto concimare alcunchè con i residui di combustione di una caldaia a gasolio
o metano.

Una buona primavera a tutti e una buona messa a dimora di nuovi alberi, vi
saranno utili, tra una decina d'anni-

Teodoro Margarita

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