venerdì 14 giugno 2019

CHI HA PAURA DEI MINI-BOT ?


C’era da aspettarselo: l’approvazione della mozione che apre la strada alla emissione dei “mini-bot” ha fatto saltare i nervi ai paladini dei mercati.

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Il piú arrabbiato, il piú acido, il piú cupo di tutti sembra essere il governatore uscente della BCE, Mario Draghi, il quale ha scandito che i mini-bot o sono un titolo di debito (e in questo caso aumentano il debito pubblico complessivo) o sono una valuta parallela (e in questo caso sono illegali).
Doppia inesattezza (e uso un termine gentile). Il debito, “questo” debito c’é giá. É quanto la pubblica amministrazione deve ai privati italiani: 90 miliardi di euro circa, e non giá gli «oltre 50 miliardi» (e scusate se é poco) di cui parlano con pudica ritrosía i telegiornali. É una parte del nostro debito pubblico complessivo, accertato, certificato e messo a bilancio.
I mini-bot, dunque – lo capiscono anche i bambini – non sono e non possono essere altro debito, bensí soltanto la attestazione di quel debito. É come se lo Stato, invece di riconoscere genericamente quel debito, lo consacrasse con l’emissione di un titolo specifico. Esattamente come fa quando si fa prestare i soldi dai “mercati”: prendendo del danaro e rilasciando in contropartita dei titoli, che in quel caso sono i BTP (Buoni del Tesoro Poliennali). Nel nostro caso, il corrispettivo del danaro lo Stato l’ha giá preso (sono le merci e i servizi che ha ottenuto a credito) e i mini-bot (dove “bot” sta per Buoni Ordinari del Tesoro) non sarebbero altro che l’equivalente casereccio dei BTP.
Con una differenza, e non di poco conto: i BTP sono titoli fruttiferi, a fronte dei quali lo Stato italiano deve corrispondere, per un determinato numero di anni, gli interessi che sono determinati dallo spread e dagli altri meccanismi che si é inventati l’usurocrazia globalista; i mini-bot, invece, sono titoli infruttiferi, che, oltre a non aumentare l’ammontare del debito pubblico, non ci costano neanche un centesimo di interessi.
Seconda opzione di Draghi: se non sono debito aggiuntivo, i mini-bot sono “valuta parallela”, e sono perció illegali. Iniziamo col dire che i mini-bot sarebbero semmai una moneta parallela, non una valuta parallela. La differenza é enorme, perché la moneta puó circolare solo all’interno del paese emittente, mentre la valuta é una moneta che sia negoziabile anche all’estero. Quello che la normativa europea ci inibisce é di emettere euro per conto nostro, e comunque di stampare una valuta, cioé una moneta che abbia corso legale anche all’estero. Nulla vieta che uno Stato dell’UE possa mettere in circolazione una pseudomoneta aggiuntiva o, a maggior ragione, dei certificati di credito destinati ad una circolazione soltanto interna. É appena il caso di ricordare che la Banca di Francia emette una moneta convertibile con l’euro: é il Franco CFA, destinato alla circolazione nelle ex colonie africane ma a corso legale anche in territorio francese.
La Banca Centrale Europea ha il monopolio dell’emissione dell’€uro, non di qualunque moneta nazionale; anche perché molti paesi dell’UE non hanno adottato la moneta unica. E comunque, anche a voler ammettere che non si possa emettere una moneta nazionale, nulla vieta una moneta parallela, una moneta aggiuntiva, una moneta fiscale, né tantomeno l’emissione di certificati di credito o di buoni del tesoro di qualunque taglio.
Diciamola tutta: Draghi ha sbagliato clamorosamente (o ha voluto sbagliare per lanciare un messaggio). Comunque ha sbagliato e, con lui, hanno sbagliato i tanti draghetti (dal ministro Tria al presidente di Confindustria) che si sono precipitati a ripetere pappagallescamente lo slogan che riconduce i mini-bot a debito o illegalitá.
Ma, stando cosí le cose, perché mai i mercati si mostrano tanto allarmati? Per due motivi. Il primo: perché i mini-bot sarebbero di piccolo taglio (si ipotizza da 5 a 100 euro), di formato simile a quello delle banconote e, soprattutto, trasferibili a terzi che potrebbero utilizzarli per il loro fine naturale (pagare le tasse) o per cederli ad altri soggetti ancóra. La qualcosa ne farebbe di fatto una sorta di moneta parallela, in grado di mettere in discussione il dogma della dittatura monetaria dell’€uro nel nostro paese.
Il secondo motivo d’allarme risiede nella creazione di un precedente assai pericoloso (per loro). Se oggi lo Stato italiano puó pagare qualcosa (i debiti della pubblica amministrazione) con risorse proprie, senza essere obbligato a passare per la mafia dei mercati e senza pagare un centesimo di interessi, cosa impedisce – in un domani nemmeno troppo lontano – che possa utilizzare lo stesso sistema per pagare altro? Chessó... la messa in sicurezza del territorio contro il dissesto ambientale, o la manutenzione delle scuole pericolanti, o – perché no? – quota 100 e il reddito di cittadinanza? E tutto questo con risorse proprie, senza fare crescere il debito pubblico, senza ricorrere al massacro sociale. Cosa pericolosissima (sempre per loro, naturalmente) perché in questo caso la speculazione straniera non potrebbe piú venire in Italia a fare shopping a spese della nostra economia nazionale.
Avete capito cosa possono rappresentare i mini-bot? Ben piú di un mezzo per pagare i debiti della pubblica amministrazione verso i privati, come da interpretazione (riduttiva) dei vertici di Lega e Cinque Stelle. I mini-bot possono rappresentare l’inizio di una vera inversione di tendenza, il ritorno alla speranza, alla ragionevolezza, l’alt al degrado, all’impoverimento, al massacro sociale. E – sia pure in prospettiva – possono annunciare la rinascita dello Stato, con tutte le sue naturali attribuzioni, con le sue regole, con i suoi “muri”, con il suo diritto-dovere di battere moneta, di lavorare per il benessere dei propri cittadini e non per la felicitá dei mercati.
Naturalmente, tutto ció potrá avvenire soltanto se il governo che al momento ci rappresenta avrá il coraggio e la determinazione per andare fino in fondo. E non mi riferisco soltanto alle risposte da dare alle lamentazioni immancabili della Commissione Europea, ma anche all’assedio spietato, cattivo, senza esclusione di colpi cui ci sottoporranno i “mercati” allo scopo di riportarci all’ovile. Come é avvenuto in Grecia, inducendo quel leone di Tsipras ad alzare súbito bandiera bianca e ad arrendersi ai figli di troika.
Se i nostri governanti se la sentono di sfidare i poteri fortissimi, bene. Altrimenti, che ci risparmino almeno la pantomima del vorrei-ma-non-posso. 
Michele Rallo - ralmiche@gmail.com

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1 commento:

  1. Commento ricevuto via Email da Luigi Caroli:

    "Non avevo mai concordato con Michele Rallo e ho naturalmente dissentito dal suo sproloquio sui minibot (per una volta, non concordando con Paolo).

    MINIBOT UGUALE PROJECT FINANCING UGUALE VENDITA BENI PUBBLICI UGUALE PIR.

    Tutte apparenti buone intenzioni, ottime addirittura. Risultati?

    In un convegno milanese di ottimo livello (presso lo studio dell’arch. Emilio Battisti) erano conferenzieri – per discutere di TAV – Marco Ponti e un altro professorone (di cui non ricordo il nome).

    Chiesi a Ponti:”Professore (ha un anno meno di me), mi può citare almeno un caso in cui in Italia il project financing abbia raggiunto il suo scopo conclamato? I privati aiutano l’ente pubblico, Stato, Regione o Comune a realizzare un’opera pubblica in fretta e bene”.

    La sua risposta la conoscevo da anni. “Nessuna”.

    Il privato ci mette subito (e solo) il 10% del preventivato. Al primo stato di avanzamento lavori, avendo realizzato solo il 3%, fatturando il 15% ottiene già il suo primo guadagno.

    Il resto è in discesa perché l’opera, raddoppiata di prezzo, la pagherà il pubblico.

    COMPLETAMENTE.

    E’ questo lo schema normale, solito, indefettibile. Non c’è mai stato un solo dirigente pubblico che abbia trovato qualcosa da ridire.

    Per i minibot sarebbe identico, con l’aggravante che ci si illuderebbe di poter uscire dall’Euro tranquillamente. Una cosa che non è riuscita a quei poveri greci che non hanno neanche gli occhi per piangere come potrebbe essere tollerata da parte di uno Stato che ha il secondo (o il terzo) risparmio privato mondiale? Bisognava pensarci prima ma qualcuno non l’ha fatto (e sarebbe stato utilissimo fare più attenzione al concambio).

    Per i PIR, Doris incassa il 6% come commissione d’ingresso, con cui strapaga pubblicità (menzognera) sul Sole 24 Ore e su molte TV. Il risparmio sulle tasse i sottoscrittori non lo vedranno mai perché di utili non ce ne saranno.

    Le “svendite” dei beni pubblici sono sempre state una regola. Il capitalismo è arraffamento continuo nei riguardi dei poveri diavoli e degli onesti. Non si sfugge.

    Non lo fanno il capitalismo “compassionevole” di Papa Francesco che potrebbe aiutarci – rischiando la vita come Luciani – pagando l’IMU sulle proprietà immobiliari possedute in Italia dal Vaticano.

    Ti preannuncio, qualora tu non ne abbia ancora sentito parlare, il “CAPITALISMO DIFFUSO”. Prevede che tutti gli onesti, con quattro (oppure otto) soldi, potranno diventare “buoni capitalisti” non come quei cattivoni che hanno creato per arricchirsi ulteriormente, un sacco di guai.

    Chi sta per lanciarlo naturalmente rassicura “questa volta non rubiamo”.

    Avrai certo appreso che, attraverso i tuoi amici di Facebook, il rilancio del BITCOIN, arrivato a 20 mila e sceso a 4 mila per risalire a 9 mila sarà presto “cosa fatta”.

    Alla Bocconi c’è un professore titolare di bitcoin. Insegna agli allievi come ingannare gli allocchi. Vuoi certificare l’idea più strampalata? Paga la Bocconi e ne faranno un’ottima presentazione. Peccato che non te ne vengano. A meno che tu non voglia continuare a dar retta al Rallo."

    (Luigi Caroli)

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