I maligni, fra i
quali mi vanto di essere annoverato, parlando del Presidente della Commissione
della Unione Europea, il lussemburghese Junkér, sussurrano che fra le
disposizioni testamentarie dello stesso sia scritto a chiare lettere che il suo
corpo, dopo la dipartita, non debba essere né sepolto né cremato.
Dovrà essere
distillato.
Si potranno
recuperare così litri e litri di alcool ingurgitato con diabolica perseveranza
dal consumatore abituale, Presidente europeo.
Non che la cosa mi
disturbi molto, vista la scarsa forza politica dell’Europa, data l’assenza di
un esercito comune, stante la nullità di rappresentanze esterna del Vecchio
Continente, al punto che si sono permessi il lusso di nominare tale Mogherini
alla inutile carica. Mogherini chi?
E tralascio lo scandalo della posizione dei
soliti inglesi, dentro l’Europa quando fa loro comodo, fuori se il loro
interesse viene scalfito dalle pur misere briglie continentali. Ma tant’è:
inglesi erano, albionici e perfidi rimangono.
Però debbo laicamente
riconoscere che il vino, produttore di veritas alcolica, un vantaggio lo ha
prodotto, almeno quello ingurgitato dallo Junkèr: gli ha fatto spiattellare,
papale papale, chiara e forte, una realtà che i politichetti nostrani, i media
asserviti, gli opinionisti-linguetta sottacevano, non per carità di patria, ma
per amore di stipendio e poltrona.
“In Italia l’Europa non ha un
interlocutore”. Che,
tradotto dal politichese significa: “L’Italia non conta nulla, non è nessuno,
ha un governo che definire tale è un’iperbole”
La verità alcolica
e la “vox populi” che è anche “vox dei” si sono congiunte, sovrapposte,
identificate.
Questo vecchio,
antico bellissimo, amato e squinternato Stivale ha sublimato una delle peggiori
caratteristica di una società in via di estinzione: l’apparire. Stiamo infatti
assistendo ad un incremento di sparate che ”il Bomba” (antico nomignolo
affibbiato al Renzi ai tempi dell’università, tanto le sparava grosse:
malignamente penso sia questa sua caratteristica una delle “virtù” che gli
hanno fatto salire i gradini di Palazzo Ghigi), che “il Bomba”, dicevo, sparge
a piene mani come grano di un contadino che semina. Deve farlo. Deve distrarre
l’attenzione dai problemi veri che affossano il nostro Stivale. Non ha altro.
Fin che dura. Sai
che botto che farà quando cadrà dal piedistallo di cartapesta che gli hanno
messo sotto i piedi?
Ma se l’alcool
porta verità, anche indesiderata, la
Nemesi è ancora peggio, più dirompente.
Vi ricordate le
fasulla stagione di “mani pulite”?
Tra i miei peccati
di gioventù (si fa per dire!) vi è anche quello di aver fatto parte della prima
Lega, quella di Bossi, e del Consiglio Federale, organo in teoria supremo, in
effetti ratificante i voleri del capo.
Quando scoppiò
“mani pulite” Bossi se ne attribuì il merito politico: affondare il pilastro
PSI (Craxi) per far crollare le due travi che vi si appoggiavano, DC e PCI.
Innanzi tutto non
fu Bossi a dare il via, ma gli americani che non perdonarono mai a Craxi
l’affare di Sigonella. I marines yankee messi a tacere con la coda fra le gambe
dai Carabinieri d’Italia non erano
andati giù a los gringos.
In effetti crollò
la vecchia Balena bianca, ma morì di indigestione di malaffare, per vizi suoi.
Il PCI resse: ma non fu la sua classe dirigente a salvarlo. Furono i segretari
regionali e provinciale della “fascia rossa”, Emilia, Toscana, Marche.
In quelle terre un
imprenditore non riusciva ad ottenere un fido in banca se non schierato
apertamente con i trinariciuti.
E li ha colpiti
dove fa loro più male: nelle tasche, nei soldi. Nelle Banche.
Monte dei Paschi
di Siena; Banca delle Marche, Banca Etruria….. Sembra un necrologio di una
battaglia campale dei secoli scorsi.
I nodi stanno
arrivando al pettine. Anzi ci sono già arrivati.
Come da copione. Non poteva non
essere che così: il conto alla rovescia, come vado ululando e ringhiando da
anni, è cominciato.
Allegri: il bello
deve ancora venire.
La va a pochi,
gente!
Fabrizio Belloni
Cell. 348 31 61
598
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