mercoledì 20 gennaio 2016

UE - La verità alcolica di Junkèr sull'Italia



I maligni, fra i quali mi vanto di essere annoverato, parlando del Presidente della Commissione della Unione Europea, il lussemburghese Junkér, sussurrano che fra le disposizioni testamentarie dello stesso sia scritto a chiare lettere che il suo corpo, dopo la dipartita, non debba essere né sepolto né cremato.

Dovrà essere distillato.

Si potranno recuperare così litri e litri di alcool ingurgitato con diabolica perseveranza dal consumatore abituale, Presidente europeo.

Non che la cosa mi disturbi molto, vista la scarsa forza politica dell’Europa, data l’assenza di un esercito comune, stante la nullità di rappresentanze esterna del Vecchio Continente, al punto che si sono permessi il lusso di nominare tale Mogherini alla inutile carica.  Mogherini chi? 

E tralascio lo scandalo della posizione dei soliti inglesi, dentro l’Europa quando fa loro comodo, fuori se il loro interesse viene scalfito dalle pur misere briglie continentali. Ma tant’è: inglesi erano, albionici e perfidi rimangono.

Però debbo laicamente riconoscere che il vino, produttore di veritas alcolica, un vantaggio lo ha prodotto, almeno quello ingurgitato dallo Junkèr: gli ha fatto spiattellare, papale papale, chiara e forte, una realtà che i politichetti nostrani, i media asserviti, gli opinionisti-linguetta sottacevano, non per carità di patria, ma per amore di stipendio e poltrona.

“In Italia l’Europa non ha un interlocutore”. Che, tradotto dal politichese significa: “L’Italia non conta nulla, non è nessuno, ha un governo che definire tale è un’iperbole”

La verità alcolica e la “vox populi” che è anche “vox dei” si sono congiunte, sovrapposte, identificate.
Questo vecchio, antico bellissimo, amato e squinternato Stivale ha sublimato una delle peggiori caratteristica di una società in via di estinzione: l’apparire. Stiamo infatti assistendo ad un incremento di sparate che ”il Bomba” (antico nomignolo affibbiato al Renzi ai tempi dell’università, tanto le sparava grosse: malignamente penso sia questa sua caratteristica una delle “virtù” che gli hanno fatto salire i gradini di Palazzo Ghigi), che “il Bomba”, dicevo, sparge a piene mani come grano di un contadino che semina. Deve farlo. Deve distrarre l’attenzione dai problemi veri che affossano il nostro Stivale. Non ha altro.

Fin che dura. Sai che botto che farà quando cadrà dal piedistallo di cartapesta che gli hanno messo sotto i piedi?
Ma se l’alcool porta verità, anche indesiderata, la Nemesi è ancora peggio, più dirompente.

Vi ricordate le fasulla stagione di “mani pulite”?

Tra i miei peccati di gioventù (si fa per dire!) vi è anche quello di aver fatto parte della prima Lega, quella di Bossi, e del Consiglio Federale, organo in teoria supremo, in effetti ratificante i voleri del capo.

Quando scoppiò “mani pulite” Bossi se ne attribuì il merito politico: affondare il pilastro PSI (Craxi) per far crollare le due travi che vi si appoggiavano, DC e PCI.

Innanzi tutto non fu Bossi a dare il via, ma gli americani che non perdonarono mai a Craxi l’affare di Sigonella. I marines yankee messi a tacere con la coda fra le gambe dai Carabinieri d’Italia non erano andati giù a los gringos.

In effetti crollò la vecchia Balena bianca, ma morì di indigestione di malaffare, per vizi suoi. Il PCI resse: ma non fu la sua classe dirigente a salvarlo. Furono i segretari regionali e provinciale della “fascia rossa”, Emilia, Toscana, Marche.

In quelle terre un imprenditore non riusciva ad ottenere un fido in banca se non schierato apertamente con i trinariciuti.

La Nemesi storica ha atteso paziente. Ed ha colpito nel momento di distrazione dei rossi, ubriachi di strapotere, convinti di poter fare tutto ed il contrario di tutto. Delirio di onnipotenza.

E li ha colpiti dove fa loro più male: nelle tasche, nei soldi. Nelle Banche.

Monte dei Paschi di Siena; Banca delle Marche, Banca Etruria….. Sembra un necrologio di una battaglia campale dei secoli scorsi.

I nodi stanno arrivando al pettine. Anzi ci sono già arrivati.
Come da copione. Non poteva non essere che così: il conto alla rovescia, come vado ululando e ringhiando da anni, è cominciato.

Allegri: il bello deve ancora venire.
La va a pochi, gente!

Fabrizio Belloni

Cell. 348 31 61 598

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