Lettera aperta a Maria Elena Boschi
Gentile Maria Elena, non avendo avuto risposte dal suo collega Davide Faraone alle domande sollevate sul caso della conversazione intercettata tra Matteo Renzi e il generale della guardia di Finanza Michele Adinolfi, visto il suo appassionato intervento in Parlamento sullo stesso conturbante argomento, una domanda sorge spontanea anche per lei: quanto c’è di fantasy nell’articolo che segue, che riguarda la sua “venerabilità”, non esattamente imputabile a meriti di Madonnina nel Presepe Vivente di Bosco Chiesanuova?
Non faccia come Davide, ci faccia sapere! Anche per lei, siamo tutt’orecchi!
Dimenticavo, mi scusi: buona lettura!
Adriano Colafrancesco - adrianocolafrancesco@gmail.com
L’ombra di Licio Gelli dietro l’accordo Renzi – Berlusconi
Domenico Camodeca – informazioneweb 24 febbraio 2014
Dietro la decisione di Matteo Renzi di formare il governo con una maggioranza da Prima Repubblica - rinunciando al ruolo vincente di rottamatore per rischiare di impantanarsi con Alfano nella palude dei veti incrociati dei partitini centristi - ci sarebbe un accordo segreto con l'ex piduista Silvio Berlusconi. Di più. Il patto stretto con il Cavaliere ricalca in molti punti il Piano di Rinascita Democratica della P2 di Licio Gelli. A proporre questa ipotesi è stato Rino Formica nei giorni immediatamente precedenti l’accettazione dell’incarico di premier da parte del segretario Pd.
Lo scaltro politico, socialista e più volte ministro ai tempi d’oro di Craxi, ha scritto una nota sulla rivista storica del socialismo Critica Sociale, per accusare Renzi di “protervia” e “insolenza” perché il neo premier avrebbe avviato “sue personali consultazioni da capo del governo non ancora incaricato”. Il j’accuse di Formica si chiudeva con un passaggio inquietante: “Dopo 35 anni vedo il realizzarsi del programma di Rinascita Nazionale del ‘toscano’ Licio Gelli”. Nazionale, o Democratica che dir si voglia, la Rinascita teorizzata da Gelli colpisce ancora l’immaginario del politico socialista che, non a caso, virgoletta la toscanità del Venerabile per accostarla a quella del giovane Renzi.
Passata sotto il silenzio complice dei media, la denuncia di Formica viene ribadita da lui stesso con una intervista rilasciata a ilsussidiario.net venerdì 21 febbraio, giorno dell’incarico. Questa volta però l’accusa è più circostanziata. Secondo Formica il paese si trova ad affrontare una “crisi di sistema”. Impensabile vedere “due diverse maggioranze” (quella “ufficiale” con Alfano per occuparsi di economia, l’altra con Berlusconi per le riforme istituzionali). Un modus operandi che metterebbe addirittura a rischio la democrazia in Italia.
“C’è un patto tra Renzi e Berlusconi - aggiunge Formica, secondo il quale i due - “non sopportano i corpi intermedi, non hanno un’idea della democrazia partecipativa e vogliono semplificare senza riguardo”. Renzi avrebbe accettato di governare con una maggioranza identica a quella del governo Letta perché “ha verificato con Berlusconi la saldezza del patto di ‘maggioranza occulta’ che non si sottoporrà al vaglio costituzionale del voto di fiducia”. In pratica, i partitini “morenti” usati per svolgere il lavoro sporco, mentre “la maggioranza in sonno si legge invece su una intesa solidissima”.
L’indicibile patto si reggerebbe su tre punti fondanti: intesa sull’elezione del presidente della Repubblica (Mario Draghi?), elezioni politiche entro un anno, legge elettorale pro Pd e Forza Italia. Tutto in nome delle richieste dei “Mercati”. Una “fotocopia del programma di Gelli” con maggioranze catto-massoniche al posto di quelle catto-comuniste. E, in effetti, alcuni dei punti fondanti della Rinascita Democratica piduista sono proprio la nascita di due partiti, il controllo dei media, ilpresidenzialismo, la riforma della magistratura, la riduzione dei parlamentari e l’abolizione delle province.
A pensar male si fa peccato, ma ci si indovina quasi sempre, diceva Giulio Andreotti, uno che di trame segrete se ne intendeva. In questo senso, un altro indizio del possibile connubio massonico tra Berlusconi e il suo erede è l’articolo pubblicato dal sitolinkiesta.it. “L’attuale presidente di Mps Antonella Mansi – scrive Antonio Vanuzzo - è stata numero uno di Banca Federico Del Vecchio, istituto privato della borghesia fiorentina controllato da Banca Etruria, feudo della massoneria aretina nel cui consiglio d’amministrazione siede il padre di Maria Elena Boschi”.
La promettente figlia di Pier Luigi Boschi, il ministro delle Riforme Maria Elena, legata come il padre alla massoneria. Niente più di un sospetto, corroborato però dai frequenti incontri avuti dalla Boschi per discutere di legge elettorale. con Denis Verdiniil plenipotenziario berlusconiano, da sempre in contatto con la massoneria toscana
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