Insomma dopo il 1993 inizia un periodo
buio per il nostro termalismo, che ha la sua chiave di lettura nella
“callara” del Bullicame sempre in sofferenza e al limite del
collasso, e le pozze a ridosso della storica emergenza quasi sempre
asciutte. Questa situazione obbliga i frequentatori delle vasche
libere a rinunciare ai bagni terapeutici, che tanto sollievo avevano
sempre dato ai loro padri.
Nessuno sa spiegarsi da cosa dipenda
questa improvvisa povertà di acqua del Bullicame. Anche le persone
più al dentro dei problemi del Bullicame, cominciano a credere che
l’acqua del Bullicame si sta esaurendo.
La Regione Lazio però vuole vederci
chiaro, e nel 2010 incarica una equipe di geologi dell’Università
della Tuscia, guidata dal Prof. Vincenzo Piscopo, di studiare tutto
il Bacino del Bullicame, e la sua potenzialità.
Sempre nel 2010, nel mese di Marzo a
Viterbo si costituisce l’Associazione “Il Bullicame”, che avrà
come presidente lo scrittore e giornalista viterbese Giovanni
Faperdue.
La suddetta Associazione ha come scopo
precipuo la protezione dell’intero Bacino del Bullicame, delle
emergenze naturali e soprattutto della “callara”, il più bel
monumento naturale di Viterbo, che ormai sembra moribonda.
Il presidente Giovanni Faperdue, dopo
la regolare costituzione, lavorò a pieno regime, per fare conoscere
a tutte le istituzioni di Viterbo la “vergogna” del monumento
naturale più bello di Viterbo, sempre collassato e semivuoto.
Infatti, il Presidente visitò su
appuntamento: il Prefetto, il Questore, il Sindaco di Viterbo, il
Comandante dei Carabinieri, il Comandante della Finanza, il
Comandante della Guardia Forestale, il Presidente della Banca di
Viterbo, il Presidente della Carivit, il Presidente della Fondazione
Carivit, e a Roma, il Dirigente dell’Ispettorato Regionale di
Polizia Mineraria.
A tutti consegnava la tessera di socio
onorario e l’informazione compiuta, sui motivi per i quali era nata
l’Associazione e gli scopi che si prefiggeva. Tutti, senza alcuna
distinzione, lodavano i nostri propositi e si dicevano favorevoli
alla nostra iniziativa.
Il Presidente della Fondazione
Carivit, Francesco Maria Cordelli, persona sensibile alle finalità
dell’Associazione, andò oltre. Dopo i complimenti, espresse la
volontà di mettere a disposizione circa 100.000,00 euro per la
riqualificazione del Parco del Bullicame. Mettemmo subito in contatto
il Presidente con il sindaco di Viterbo, e dopo pochi mesi l’Orto
Botanico effettuò i lavori che costarono 120.000,00 euro (tutti
sborsati dalla Fondazione Carivit).
Intanto a Viterbo, relatore il Prof.
Ugo Chiocchini, si teneva un convegno sul Bullicame, dal titolo
emblematico: “Quale futuro per una sorgente a bassa entalpia”. Il
geologo nella sua relazione dipingeva il bacino del Bullicame come
una botte “quasi vuota”, disegnando scenari preoccupanti, per chi
sperava nella rinascita del termalismo viterbese.
In platea ad ascoltare Ugo Chiocchini,
c’era anche il Prof. Vincenzo Piscopo che aveva terminato il suo
studio, ma non aveva ancora avuto il permesso di divulgarne i
risultati.
E’ parso che mentre il Prof.
Chiocchini snocciolava i suoi dati “catastrofici”, il Prof.
Vincenzo Piscopo, sorridesse sotto ai baffi. Però a posteriori,
leggendo lo studio Piscopo che afferma che il Bacino del Bullicame è
in ottima salute, forse quella sensazione non era completamente
sbagliata.
Quando il Prof. Chiocchini chiese alla
platea se c’erano domande, intervenne il Presidente
dell’Associazione “Il Bullicame”, facendo una precisa domanda: “Ho ascoltato la sua relazione sulla
diminuzione della portata del Bullicame, delle Zitelle e delle altre
emergenze circostanti. Ma non ho sentito mai pronunciare la parola
“pozzetto”, mi può dire qualcosa in proposito?”
Il Prof. Chiocchini gentilmente
rispose che ne avrebbe parlato. Ma la conferenza si chiuse e del
“pozzetto” non ne parlò nessuno, tanto meno il Prof. Chiocchini.
Quando alla fine della conferenza, ci
alzammo per uscire, Fausto Sensi si avvicinò al Prof. Vincenzo
Piscopo, che era seduto vicino a Giovanni Faperdue, e gli chiese:
“Professore, ma quando renderà pubblico lo studio che ha
effettuato?”.
Il Prof. Piscopo rispose: “Appena la
Regione mi autorizzerà.”
Sempre a proposito del “pozzetto”,
il Prof. Vincenzo Piscopo, nell’espletamento dello studio sul
Bacino del Bullicame, fece anche un esperimento interessante. Una
mattina si recò presso lo stabilimento delle Terme dei Papi e pregò
i gestori di chiudere il “pozzetto” per mezz’ora. In questo
spazio temporale, un suo collaboratore si trovava presso le ex Terme
Inps e controllava il pozzo Gigliola. Dopo circa venti minuti, il
livello del pozzo Gigliola era risalito fino al piano campagna.
Questo esperimento aveva dimostrato tutta l’interferenza del
“pozzetto”, sul prosciugamento dei due pozzi “Gigliola” e
“Uliveto”.
Giovanni Faperdue (segue)
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