sabato 20 agosto 2011

Sovranità monetaria, Europa Unita e competizione a livello economico mondiale...




COME IN TUTTI I MOMENTI DI CRISI, LE IPOTESI SI SBIZARRISCONO. E TUTTE SONO VALIDE.

Tuttavia, occorrerebbe ricordare che la nascita dell'EURO non è stata causale. Essa ha accompagnato una evoluzione storicamente determinata che è essenzialmente l'allargamento degli SPAZI vitali nell'epoca degli Stati continentali. Per competere in qualche modo con CINA, India, Brasile, RUSSIA, USA l'Europa non si può presentare sulla scena ancora divisa in Staterelli. Stesso discorso fu fatto da individui responsabili all'epoca della costituzione degli Stati Nazionali.

Ma come questi furono costruiti sul nocciolo di alcuni Mini Stati che avevano dimostrato garanzie sicure, soprattutto, per quanto riguarda l'Italia, il Piemonte, con risultati tutt'altro che esaltanti, similmente l'Unione Europea NON poteva che organizzarsi attorno ad un asse che conosciamo bene.

In questo contesto, essendo l'unità monetaria elemento portante nella lotta contro il DOLLARO, è evidente che: 1) l'EURO è ELEMENTO FONDATIVO DELL'UE. 2) LA LOTTA PER IL CONTROLLO DELL'EURO, SULLA TESTA DEI POPOLI EUROPEI, SI è SVOLTA SENZA ESCLUSIONE DI COLPI, COMPRESI GLI ASSASSINI DI ALCUNI ESPONENTI DI SPICCO DELLE FINANZE GERMANICHE. 3) COME SCRIVE GIORGIO VITANGELI SULL'ULTIMO NUMERO DELLA RIVISTA LA FINANZA: Attacco all'Italia, ma il bersaglio grosso è l'Euro. ( Speriamo di poter commentare questo articolo in un prossimo videointervento su Albamediterranea.)
Il problema è, quindi, come sempre d'altronde, COME SCEGLIERE LA TRINCEA DA DIFENDERE. Da queste scelte, fondamentali, potrebbe emergere l'elemento RIVOLUZIONARIO per eccellenza. CHE POTREBBE ESSERE, APPUNTO, LA RIAPPROPRIAZIONE DELLA SOVRANITA' MONETARIA.

Ricordando comunque che lo scenario internazionale NON è più quello del passato. Ferma restando, in ogni modo, la sconfitta del MONOPOLARISMO. In un articolo pubblicato su Panorama del 17 marzo scorso, Sergio Romano, in relazione all'operato di OBAMA, scrive: "Obama fa la voce gossa, ma è difficile che apra un nuovo fronte di guerra. Quali alleati lo seguirebbero?"

Questo per quanto riguarda la possibilità di leadership statunitense che, ovviamente, si riverbera anche nella possibiltà di colpire l'Euro. Quindi il quadro è di questo tipo, con una infinità di possibilità aperte sul futuro.

TUTTAVIA, esistono gravissime contingenze per il nostro paese, che non possono essere sottovalutate: 1) In tre anni abbiamo perso quasi metà della capacità produttiva. Soprattutto negli elettrodomestici. 2) Una considerazione di Barry Lopez del 1989 ci dovrebbe far riflettere. Scrive Lopez: "E' la natura fredda della società moderna che trova l'ignoranza della geografia, locale e nazionale, giustificabile tanto quanto l'ignoranza degli attrezzi manuali; e che trova il legame delle persone con i loro luoghi nativi solo momentaneamente divertente e in ultima analisi ingenuo...." Ciò significa che, se non si può fare riferimento ad un salutare senso di appartenenza, ad un nazionalismo sia pure allargato (La nazione Europa di Jean Thiriart), è molto difficile poter approntare difese idonee. In ogni caso, il futuro ci presenterà il conto.

Giorgio Vitali


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Scrive Giuseppe Magliacane:


Nell'inverno del 2010 Paolo Savona, ex ministro e presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, ha proposto che l'Italia si liberi del "cappio europeo che si va stringendo al collo", considerando la convenienza di uscire dall'Euro o dall'Unione.

Si tratta della prima figura autorevole, rappresentativa di una parte dell'establishment politico-economico, a rompere il tabù imposto negli ultimi vent'anni, e a mettere in discussione una scelta che per l'Italia si sta rivelando sempre più disastrosa.

In una lettera al direttore de Il Foglio, Savona ha scritto che entrando nell'Euro fin dalla sua nascita, l'Italia ha accettato "il vincolo esterno nella promessa di un futuro migliore che non si è realizzato; anzi stringe la corda attorno al collo che si è volontariamente posta".

Ben presto si è capito che una moneta senza governo non avrebbe funzionato; data l'impossibilità di governare la moneta con un organismo politico, fu introdotta una "governance delle regole", e cioè i parametri di Maastricht e il Patto di Stabilità. Però, il meccanismo è fallito e ora si cerca di riformarlo senza passare per i Parlamenti, come prevede il Trattato, e farlo approvare direttamente dai capi di stato. "Dal governo delle regole si passa al governo del loro aggiramento. L'Italia si troverà di fronte a uno di quei momenti storici che richiedono una scelta importante (...)

"Anche se si fa finta che il problema non esista, il cappio europeo si va stringendo attorno al collo dell'Italia. È giunto il momento di comprendere che cosa stia effettivamente succedendo nella revisione del Trattato di cui si parla e nella realtà delle cose europee, prendendo le necessarie decisioni; compresa quella di esaminare l'opportunità di restare o meno nell'Unione o nella sola euro area, come ha fatto e fa il Regno Unito gestendo autonomamente tassi di interesse, creazione monetaria e rapporti di cambio. Se l'Italia decidesse di seguire il Regno Unito – ma questa scelta va seriamente studiata – essa attraverserebbe certamente una gravi crisi di adattamento, con danni immediati ma effetti salutari, quelli che ci sono finora mancati: sostituirebbe infatti il poco dignitoso vincolo esterno con una diretta responsabilità di governo dei gruppi dirigenti. Si aprirebbe così la possibilità di sostituire a un sicuro declino un futuro migliore attraverso il re impossessamento della sovranità di esercitare scelte economiche autonome, comprese quelle riguardanti le alleanze globali".

Mentre Savona ha auspicato un dibattito nazionale su questo tema, nessuno dei vari Giavazzi, Boeri ecc. ha avuto il coraggio di rispondere. Lo ha fatto Giorgio La Malfa, antico collega e amico di Savona, il quale ha scritto che "un Paese governato seriamente potrebbe scegliere la strada che oggi suggerisce Savona". Ma teme che "il problema della partecipazione/esclusione dall’euro possa essere il detonatore della divisione del Paese fra una parte che si sente in condizioni di condividere le politiche della Germania e una parte che non è in condizioni di farlo". Per cui, "non abbiamo alternative, oggi come oggi, alla partecipazione all’euro".

L'argomento di La Malfa è in realtà stato confezionato da ambienti filo-separatisti come l'Economist e la Commissione EU di Barroso, ed è il contrario della realtà. L'Euro ha provocato un decennio di declino economico che ha aumentato il divario nord-sud; se cerchiamo un detonatore della spaccatura finale del paese va cercata proprio nella permanenza nell'Eurozona. La stretta deflazionistica che si preannuncia, blindata dalla riforma del Patto denunciata da Savona, non farà che esasperare il divario nord-sud e far crollare la capacità di sostenere gli squilibri nazionali.

Ironicamente, il vantaggio supremo dell'uscita dall'Euro non è affrontato nemmeno da Savona: si tratta del ripristino del credito pubblico sovrano, e quindi della capacità di finanziare investimenti su larga scala per garantire la ripresa.

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