mercoledì 17 agosto 2011

Luca Sani spiega la foga "innovatrice" e liberticida del governo Berlusconi

"Le belle statuine" Foto di Gustavo Piccinini

Scrive Luana De Rossi: Tra alti e bassi, più bassi che alti, qualche politico si salva e noi come abbiamo detto tanto tempo fa salviamo le brave persone da quando il fiume ha straripato le trovi raramente e sono ovunque. LUCA SANI è del PD ed è parlamentare per scrivergli, dopo che hai letto quanto ci ha inviato ecco la sua email - lucasani@pdtoscana.it

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Da settimane assistiamo ad una insistente campagna che individua nei cosiddetti costi della politica o, se mi è consentito, dell’assetto istituzionale dello Stato, la causa maggiore dei mali del nostro Paese.

Premetto che sono convinto che c’è bisogno di un nuovo sistema istituzionale per una moderna democrazia che riformi Istituzioni nazionali e locali, anche riducendo il numero dei rappresentanti, ma la spinta abolizionista, che in modo sbrigativo punta a sopprimere aule parlamentari, province e comuni, mi preoccupa solo per il fatto che l’Italia questa deriva l’ha giа vissuta e non ha prodotto nulla di buono.

Mi preoccupa che su questo tema, senza un progetto organico di riforma dello Stato ci sia chi, a destra come a sinistra, senta quotidianamente il bisogno di segnare un punto in più rispetto alla sparata del giorno precedente.

Ricordo che abbiamo giа visto (nel periodo fascista) approvare una legge elettorale che dava i due terzi dei seggi alla lista che avesse ottenuto la maggioranza dei voti. Poi, non credo per semplificare il quadro politico, furono dichiarati illegali tutti i partiti tranne uno (1925).

Quasi contemporaneamente (1926), anche se i motivi forse non furono esattamente quelli della riduzione dei costi della politica, gli organi democratici dei comuni furono soppressi e tutte le funzioni in precedenza svolte dal sindaco, dalla giunte
e dal consiglio comunale furono trasferite ad una nuova figura: il podestà. In questo contesto, e non credo per dare un contributo al lavoro del Parlamento, fu istituito un Gran Consiglio (1928) che decideva, tra l’altro, la lista dei deputati da sottoporre al corpo elettorale. La Camera dei Deputati, chissа per quale
slancio innovativo, (1939) divenne camera dei fasci e delle corporazioni. Non voglio farla troppo lunga, ma sappiamo come quella storia è andata a finire.

Per non drammatizzare ricordo che Marx diceva che la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa, anche se gli Italiani in biglietto di questa mediocre commedia lo stanno pagando a caro prezzo... e se le cose dovessero peggiorare, almeno ricordiamoci che nemmeno l’asino cade due volte sullo stesso punto.

Luca Sani

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