giovedì 4 agosto 2011

Italia sotto attacco economico, rating e mancanza di solidarietà nell'area euro


"Rospetto in trappola" - Foto di Gustavo Piccini

In molti si chiedono perché in questo momento si sta sparando addosso all'Italia, con le bombe della speculazione, sui titoli di Stato? Romano Prodi ha espresso enorme stupore, per la mossa della Deutsche Bank, che ha venduto quasi tutti i titoli del debito pubblico italiano che aveva in portafoglio, a dimostrazione di "mancanza di solidarietà" anche fra Paesi dell'area euro.

La banca tedesca è passata da un esposizione verso il nostro Paese di 8 miliardi di euro a solamente 1. Un'azione di questo tipo, porta inevitabilisconvolgimenti negli equilibri finanziari del nostro Paese, in quanto porta ad alzare i tassi di interesse che deve pagare il Ministero del Tesoro per poter essere sicuro di vendere i titoli di Stato del debito pubblico. Perché?

Perché nel momento in cui si scatena una massiccia vendita di titoli targati "Italia", così come successo alcuni giorni prima dopo l'intervento delle agenzie di rating, sulla prospettiva negativa di alcuni debito europei compreso il nostro, con cospicue vendite di titoli italiani allo scoperto, aumenta l'offerta di titoli di Italiani sul mercato secondario.

Questo comporta un calo del prezzo di questi titoli, che passano, per fare un esempio, dal prezzo di acquisto di 99,5 a 98, in modo che chi è intenzionato a comprare, tragga un utile in linea con il tasso di interesse attuale, dove la differenza di prezzo fra 98 e 100, valore nominale dei titoli, si va a sommare al compenso derivante dal tasso di interesse dei titoli, esempio 3,5%, in modo da costituire un rendimento complessivo di circa il 5,5%.

La ripercussione finale è che, quando nelle aste successive il Tesoro dovrà stabilire il tasso di interesse per la vendita di nuovi titoli in rinnovo di quelli in scadenza, per evitare che gli investitori si rivolgano al mercato secondario, dovrà alzare il tasso ad un livello appetibile per gli investitori, soprattutto per i grandi investitori finanziari istituzionali che sono quelli che "dettano" il prezzo, offrendo dei titoli a servizio del debito pubblico che paghino un interesse intorno al 5,5%, per non rischiare che la domanda di titoli sia inferiore all'offerta, il che comporterebbe momentanea mancanza di liquidità per il nostro Paese e necessità di rialzare i tassi per collocare quei titoli in un'asta suppletiva.

E così che in questi giorni i titoli italiani sono aumentati fino a 350 punti base rispetto a quelli tedeschi. Il bund tedescoè il titolo europeo e forse nel mondo considerato più affidabile, tanto che un bund decennale tedesco paga il 2,5% di media. Ora il differenziale (spread) con i decennali italiani si è attestato a 300 punti base, pari al 3%, questo comporta per l'Italia, un aggravio di spesa per interessi sul debito notevole, che se mantenuto per un lungo periodo, starà a significare necessità di altri miliardi di euro da trovare, per mantenere gli equilibri di bilancio.

Tutto questo non ce lo possiamo permettere, ed è necessario che il nostro governo reagisca, si faccia sentire con la Germania e inoltre faccia sua la risoluzione della Commissione Finanza della Camera approvata mercoledì 27 luglio scorso, con la quale si chiede al governo di denunciare alla European securities market authority (Esma) le agenzie di rating.

L'accusa ipotizzata nella risoluzione è quella di aggiotaggio e destabilizzazione del mercato, perché molte sono le perplessità sul motivo e sulla tempestività con le quali le agenzie di rating intervengono. Ad esempio nel caso dell'Italia le nostre condizioni economiche e dei conti pubblici sono le medesime da almeno tre anni. Bene, questa volta hanno fatto i nostri politici a sollevare all'unanimità la questione delicatissima dei possibili reati finanziari e del conflitto di interessi.

I proprietari delle agenzie di rating sono quei fondi e quelle banche d'affari che comprano e vendono titoli, a cui le stesse agenzie attribuiscono i voti, determinandone prezzo, rendimento, declassamenti e giudizi "JUNK" spazzatura.

Se chi ha partecipazioni nel quadro azionario delle principali agenzie di rating mondiali, compra e vende titoli muovendo miliardi di dollari, è il minimo sollevare interrogativi e dubbi sulla neutralità del giudizio fornito da queste agenzie e sulla necessità di allargare il numero delle agenzie di rating, a partire da una agenzia di rating europea, libera da ogni tipo di conflitto di interessi e che sia anche in grado di tutelare i Paesi Europei da assalti speculativi preorganizzati.

La situazione dell'Italia ricorda quella del 1992, dove in pochi mesi si ebbe: attacco alla lira da parte di Soros e compagnia bella, inchieste giudiziarie sul malaffare partitocratico, privatizzazioni delle aziende italiane con svendite incomprensibili alla finanza anglosassone e infine attentati mortali. Le bombe per ora sono scoppiate solo all'estero, speriamo che il quadro non si completi.

Daniele Carcea

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