A proposito dei "credo" inventati e fasulli fatti passare per Storia, e relative pretese politiche, va citata la magnifica esperienza del gruppi di archeologi de "La Spienza" guidati da Paolo Matthiae che scoprirono il sito di Ebla in Siria nel 1964.
Gli scavi rivelarono non solo una località abitata duemila anni a.C. che, secondo antiche memorie avrebbe dovuto trovarsi altrove, ma portarono alla luce un'intera biblioteca. Migliaia di tavolette con caratteri cuneiformi incisi e, soprattutto decifrati, che rivelavano lingua e civiltà di cui non si aveva traccia sino ad allora. E di cui non c'è traccia nelle leggende, presunte o ricostruite, trasformate in religioni e poi in Storia.
In parallelo con i lavori di scavo, i rapporti che arrivavano dal gruppo di archeologi italiani, oltre a sollevare enorme attenzione presso la comunità scientifica, erano pubblicati e citati dappertutto e letti dal pubblico con grande interesse.
Troppo grande, perchè l'inedita testimonianza di un simile insediamento umano urtava contro ogni fantasia biblica, gran parte della quale a sostegno della creazione di Israele.
Sionisti ebrei e non ebrei se ne preoccuparono e negli Stati Uniti presero a confutare i rapporti italiani su Ebla.
E mentre le relazioni che arrivavano da Ebla venivano via via relegate in spazi angusti, le confutazioni venivavano enfatizzate e amplificate sui giornaloni d'oltre Atlantico così da creare una mistificante barriera antiscientifica.
Questo negli anni degli scavi.
Recentemente (a dire il vero cinque o sei anni fa) ebbi la fortuna di ascoltare su Radio Tre il professor Matthiae testimoniare che il tempio di Gerusalemme, se mai fosse esistito, era non più di una casupola dalle tracce molto incerte, mentre la fastosa ricostruzione posticcia era basata su ricordi di architetture e arredi delle civiltà mesopotamiche.
Giorgio Stern
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