giovedì 31 luglio 2025

Von Der Leyen a Trump: "Obbedisco!"...


Alegher!


Lo pseudo-accordo commerciale trans-atlantico tra Unione Europea e Stati Uniti, raggiunto in Scozia sotto la supervisione di Ursula Von der Leyen e Donald Trump a poche ore di distanza dalla figura barbina rimediata dalla delegazione europea in Cina, continua a far discutere. 

L’intesa impegna gli Stati Uniti a imporre dazi nei confronti dei beni europei del 15%, contro il 30% annunciato da Washington nei giorni scorsi, ma vincola soprattutto l’Unione Europea ad azzerare sostanzialmente le proprie tariffe sui prodotti statunitensi, ad importare dagli Usa vaste quantità di armi ed energia per un controvalore di 750 miliardi di dollari e ad investire 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti. Il tutto prima che scada il mandato di Trump. 

Rimangono in vigore i dazi statunitensi del 50% su acciaio e alluminio e resta per il momento ignota l’entità delle barriere tariffarie su prodotti farmaceutici e semiconduttori, mentre tramonta qualsiasi prospettiva di tassa digitale europea sulle piattaforme statunitensi, nei confronti delle quali si preannuncia una applicazione alquanto “morbida” dei termini previsti dal famigerato Digital Services Act. Per il “vecchio continente”, si tratta di una débâcle totale, a dispetto delle valutazioni positive espresse dal primo ministro italiano Giorgia Meloni che si è posta in controtendenza rispetto alle autorità francesi e tedesche. 

La Von der Leyen e i suoi collaboratori, dal canto loro, si sono difesi sottolineando per tramite del portavoce della Commissione Europea al Commercio Olof Gill che, nelle trattative con gli Stati Uniti, la delegazione si è strettamente attenuta al mandato ricevuto dai singoli Paesi europei, e che l’intesa raggiunta va in ogni caso accolta con soddisfazione in quanto protettiva degli interessi comunitari e capace di scongiurare una guerra commerciale transatlantica. 

Senonché, 11 Paesi membri hanno richiesto alla Commissione un’azione maggiormente incisiva per difendere il settore dell’acciaio, mentre Bruxelles pubblica un testo chiarificatore dell’accordo appena siglato che presenta non poche difformità rispetto a quello pubblicato dalla Casa Bianca. Le divergenze riguardano in particolare i dazi su prodotti farmaceutici e semiconduttori, il tema della tassa digitale europea e la configurazione stessa dell’intesa, che secondo il documento diffuso dalla Commissione Europea non sarebbe giuridicamente vincolante poiché Unione Europea e Stati Uniti «oltre a intraprendere le azioni immediate concordate, negozieranno ulteriormente in linea con le rispettive procedure interne».

Giacomo Gabellini



Video con Alessandro Volpi  collegato:    https://youtu.be/yPq1kvH9K8o

mercoledì 30 luglio 2025

La Conferenza Ebraica Antisionista chiede l’espulsione di Israele dalle Nazioni Unite...

 


Una Conferenza di oltre 1.000 delegati, antisionisti ebrei e non ebrei, tenuta a Vienna (dal 13 al 15 giugno 2025),  ha rivolto un fermo appello a tutti gli Stati e le comunità ad adempiere ai loro obblighi ai sensi della Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio e ad adottare tutte le misure necessarie per fermare il genocidio in corso a Gaza, comprese le sanzioni.

Questo primo evento del suo genere in Europa, ha già gettato le basi per la pianificazione di una seconda conferenza nel 2026. La dichiarazione finale adottata dalla conferenza (il 15 giugno 2025) ha dichiarato: “Noi, relatori e organizzatori della conferenza, rilasciamo questo appello generale, che riflette le posizioni collettive raggiunte durante i tre giorni di deliberazioni”.

La conferenza era stata organizzata da un  comitato direttivo con sede a Vienna, è stato un incontro appassionato di attivisti per la solidarietà alla Palestina da tutto il mondo.  Il suo successo ha sorpreso gli stessi organizzatori, con centinaia di persone che non hanno potuto essere accolte per mancanza di spazio. Persone ebree e non ebree di tutte le fedi o di nessuna, si sono unite nella determinazione di vedere la fine della velenosa ideologia del sionismo che ha motivato la creazione dello stato israeliano.

Tra i tantissimi oratori, hanno parlato Ilan Pappe, Ghada Karmi Francesca Albanese, Rahma Zein, Rima Hassan.

La Conferenza è stata aperta dal veterano antisionista israeliano Haim Bresheeth della Rete ebraica britannica per la Palestina. I relatori della prima sessione sono stati Ghada Karmi, Ilan Pappe, Rima Hassan, l’eroina della flottiglia della libertà, e Francesca Albanese, l’impavida relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla Palestina. Gli ultimi due sono apparsi per collegamento video. Rima aveva intenzione di partecipare di persona, ma a causa del suo rapimento e minacce da parte di Israele non era stata in grado di poterlo fare. Anche 
Roger Waters ha partecipato  con un video speciale.  La sessione è stata moderata da Haim Bresheeth.



Le sessioni si sono articolate in questo modo:

Dall’orgoglio alla negazione: ebrei arabi e integrazione nel mondo arabo.

Rivendicare l'antifascismo e combattere la strumentalizzazione dell'antisemitismo

La decolonizzazione e la liberazione: la rilevanza dei modelli storici

Dell’impunità, le sanzioni in esecuzione cosa includeranno

Il Congresso ha rappresentato il primo segno visibile delle crepe nel sostegno precedentemente monolitico delle comunità ebraiche della diaspora per il sionismo e Israele. Gli ebrei in tutto il mondo si stanno rendendo conto del fatto che vengono utilizzati dalle élite imperialiste come alibi morale per il genocidio a Gaza, l’omicidio di massa e l’apartheid di Israele. Un Israele che occupa anche  il territorio libanese e siriano e che minaccerà in futuro l’Iraq, la Giordania e l’Egitto, che sta già attaccando l’Iran e lo Yemen. Israele ogni volta che attacca un Paese dichiara che  è per “autodifesa”, proprio come i suoi ingannatori attacchi a persone  innocenti dichiarati  “antisemiti”.  Il  mascheramento di continui attacchi contro i suoi vicini come “autodifesa” è ormai smascherato e si sta riducendo, come mostrato da ogni sondaggio nei Paesi occidentali, compresi gli Stati Uniti.

Oggi abbiamo una situazione in cui le élite delle società privilegiate occidentali, sostengono lo Stato sionista di Israele, ma grandi parti delle popolazioni esprimono invece sempre più il rifiuto di uno stato il cui militarismo è  genocida e criminale.

Mentre Israele attaccava l’Iran, in nome della presunta  “autodifesa”, centinaia di delegati a Vienna, si sono riuniti come ebrei antisionisti e alleati contro il sionismo. 

Al termine della tre giorni il Congresso ebraico antisionista ha dichiarato, attraverso un comunicato le su conclusioni: 

“… siamo con tutti i palestinesi, in Palestina come pure con quelli in esilio. Siamo contro il sionismo e i suoi crimini, tra cui genocidio, apartheid, pulizia etnica e occupazione illeggittima del territorio. 

Affermiamo il diritto dei popoli sotto occupazione di resistere con tutti i mezzi, come riconosciuto in numerose risoluzioni dell’ONU…È essenziale che gli ebrei con una coscienza si uniscano ovunque in opposizione al sionismo, in cooperazione e solidarietà con il movimento globale per la liberazione della Palestina. Siamo impegnati ad espandere il nostro movimento oltre le sue radici europee per includere voci antisioniste da tutto il mondo, incluso il Sud del mondo. Condanniamo senza riserve tutti i crimini di guerra commessi da Israele dal 7 ottobre 2023, tra cui la pulizia etnica, l’apartheid militare, l’annientamento delle città, la distruzione di scuole, le uccisioni di medici e la fame di massa, come strumento per l’espulsione forzata di oltre due milioni di abitanti di Gaza, così come il genocidio in corso di centinaia di migliaia di civili, uno dei peggiori crimini di guerra del nostro tempo. 

Queste azioni sono già state riconosciute dalla Corte penale internazionale e dalla Corte internazionale di giustizia, anche se lo Stato di Israele ha categoricamente respinto le richieste di entrambi i tribunali. Ha anche respinto numerose richieste sia dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite che dal Consiglio di sicurezza allo stesso modo. Di conseguenza, quasi due milioni di civili sono ora imprigionati in una piccola area della Striscia di Gaza, senza accesso a cibo, acqua, medicine, rifugi o cure mediche. I nuovi crimini sono solo le ultime aggiunte a una lunga storia di crimini simili, risalenti al 2007. 

Nonostante le ripetute violazioni delle risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite e del Consiglio di sicurezza, nonché di estensioni e ampi rapporti emessi da relatori speciali delle Nazioni Unite, non sono state imposte sanzioni a Israele…Le sanzioni dovrebbero includere la sospensione dell’appartenenza di Israele all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, come è successo nel 1974 con il Sudafrica per aver praticato l’apartheid. I crimini di Israele sono chiaramente più orribili…

Ma nessuno di questi crimini di guerra e crimini contro l'umanità avrebbe potuto essere commesso o continuato senza il sostegno attivo ed infervorato delle potenze occidentali, attraverso aiuti militari, sostegno finanziario e copertura politica e diplomatica, guidato da Stati Uniti, Unione europea, Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda, permettendo e armando uno stato criminale che commette un genocidio. Questi governi hanno la responsabilità legale e morale ai sensi della Convenzione sul genocidio del 1948. 

Mentre le Nazioni Unite hanno dispiegato le forze internazionali per decenni per separare i combattimenti tra Israele e Egitto, e Israele e Libano, non ha mai stabilito una forza di protezione per proteggere le vite palestinesi dall’oppressione sistematica e dal terrorismo perpetrato dallo Stato israeliano…Siamo determinati ad affermare che è giunto il momento di attuare una tale misura umanitaria. Senza di essa, Israele continuerà i suoi crimini di massa contro i palestinesi...".

A cura di Enrico Vigna, SOS Palestina/CIVG



martedì 29 luglio 2025

Eh Trumpete: "Avanti con nuovi ultimatum!"...

 

A breve  un ultimo ultimatum ultimativo contro la Russia



lunedì 28 luglio 2025

Un incontro in Cina tra Putin, Trump e Xi ... è possibile?



Secondo quanto riportato da RT il tema di un possibile incontro tra Putin e Trump a Pechino è considerato aperto... 

"Vladimir Putin e Donald Trump potrebbero tenere un incontro in Cina a settembre, con la partecipazione di Xi Jinping, ma al momento non è in corso alcuna preparazione concreta".  Ha dichiarato Dimitry Peskov.

Altre dichiarazioni del portavoce del presidente  russo durante il briefing:

La Russia attende la reazione dell'Ucraina alla proposta di creare gruppi di lavoro, annunciata durante gli ultimi negoziati a Istanbul;

La Russia è grata ad Ankara e alla leadership turca per gli sforzi nella ricerca di soluzioni per la regolamentazione in Ucraina e per la creazione di condizioni per i negoziati;

Al momento non è previsto un colloquio con Erdogan nell'agenda di Putin, ma tali contatti possono essere concordati in poche ore se necessario;

La Turchia come luogo per i negoziati sull'Ucraina piace a tutte le parti del processo negoziale;

Non ci sono progressi su un possibile incontro tra Putin e Trump in Turchia, finora è solo una volontà politica dichiarata di Erdogan;

Non si può escludere un incontro tra Putin e Trump a Pechino, se i due  capi di stato si trovassero contemporaneamente nella stessa città;

I leader di Russia e Stati Uniti durante l'incontro devono fissare i parametri di regolamentazione preparati sull'Ucraina, non crearli;

Il Cremlino insiste che prima dell'incontro tra Putin e Trump debba essere svolto un lavoro preliminare, che non dovrebbe essere compito dei leader;

La Russia mantiene l'intenzione di cercare vie per la regolamentazione della situazione in Ucraina.


Da parte del  presidente USA perviene questa dichiarazione, espressa dopo il suo incontro con  Starmer,  il 28 luglio 2025: "Ridurrò la deadline di 50 giorni data a Mosca per l'approvazione  dell’accordo di pace con l’Ucraina. In assenza di un accordo, potrei imporre ingenti dazi secondari sui partner commerciali di Mosca.  Fisserò una nuova scadenza per la Russia di circa 10-12 giorni da oggi per una soluzione del conflitto ucraino..." ha poi concluso Donald Trump.


(Notizie raccolte e rielaborate da P.D'A.)

domenica 27 luglio 2025

Delegazione UE torna a casa, dalla Cina, con le pive nel sacco...

 


Il 24 luglio 2025 una delegazione UE guidata da Ursula von der Leyen, António Costa e Kaja Kallas era a Pechino a trattare con il Presidente cinese Xi Jinping.
La delegazione è rientrata anzitempo in Europa, con un nulla di fatto, dopo aver irritato per l'ennesima volta i negoziatori cinesi con la pretesa di impartirgli lezioni sui diritti umani e di strappare condizioni commerciali di favore, pur partendo da una posizione di umiliante debolezza contrattuale.
Ma niente paura, nel frattempo l'UE ha anche accettato l'idea di subire dazi asimmetrici da parte degli USA (sembra con un differenziale del 15%).
Questo mentre non passa giorno che Trump trolli gli europei in diretta mondiale, spiegando come loro (USA) forniscano in Ucraina e altrove armi e servizi bellici, che però pagano gli europei (risatina dei giornalisti presenti).
Questo dopo che l'UE si è evirata dal punto di vista energetico (Libia, Russia, Iran) e acquista gas naturale liquefatto dagli USA, per un prezzo esorbitante, che mette l'industria europea fuori mercato.
Ecco, io ricordo le infinite discussioni sul senso del "progetto europeo".
Alla fine, a sostegno di tale progetto l'unico argomento che aveva qualche tenuta era che avrebbe permesso all'Europa di ottenere, attaverso l'unione economica, un maggiore potere contrattuale nei confronti dei suoi principali competitori (USA e Cina).
Per tutto il resto il modello della CEE - mero mercato comune con facilitazioni agli scambi, senza moneta comune - era molto più agile e funzionale.
Oggi l'UE è un'istituzione che esplica i suoi poteri soltanto nei confronti dei propri sudditi. Sul piano della contrattazione internazionale è l'equivalente di un botolo, parte remissivo, parte molesto, sempre inutile.
In compenso può fare la faccia feroce verso i propri cittadini, censurandoli con iniziative come il Digital Services Act, imponendo normative "green" demenziali e autolesioniste, disseminando di oneri burocratici supplementari le legislazioni nazionali, richiedendo sforzi bellici straordinari con una tassazione dedicata, ecc.
Per dirla alla Quentin Tarantino, l'UE è utile quanto uno sfintere anale sul gomito. Però dolorante.
Andrea Zhok



sabato 26 luglio 2025

L'ipotesi di un incontro tra Putin e Zelensky perde sostanza...



venerdì 25 luglio 2025

La Chiesa greco orodossa in difesa della causa palestinese...

 


Mentre continua  lo sterminio per inedia che  colpisce il popolo palestinese nella Striscia di Gaza, ieri la Knesset ha votato l'annessione della Cisgiordania, come se la Cisgiordania non fosse già di fatto stata annessa. Con o senza questo voto, i coloni sionisti spalleggiati dall'esercito israeliano avrebbero continuato ad  invadere la Cisgiordania con la politica di incursioni, espropri, arresti e omicidi in ogni angolo della Cisgiordania.

Credo che l'azione della Knesset del 23 luglio 2025 abbia confermato l'ovvio e confermato il desiderio del governo israeliano di inglobare la Cisgiordania, nel tentativo di liquidare la causa palestinese e annientare la possibilità di uno stato palestinese indipendente.

I leader israeliani affermano esplicitamente che non ci sarà uno stato palestinese e che ai palestinesi non sarà permesso di vivere in un'entità indipendente. Devono accettare la sottomissione all'occupazione e arrendersi alle sue politiche e pratiche od abbandonare il suolo natio, ma per dove...? 

La questione dei due stati per due popoli è finita ed è stata cancellata per sempre. Di fronte a questo pensiero razzista ed escludente, il mondo è tenuto ad agire, e i Paesi che promuovono la giustizia e la pace sono tenuti a tradurre le loro dichiarazioni e posizioni in azioni concrete. 

Israele  afferma che l'intera Palestina gli appartiene. La presenza dei palestinesi è un'eresia, e la loro stessa esistenza non è riconosciuta.

Ma i palestinesi esistono e sono devoti alla loro patria e alla loro causa. Non importa quanto tempo ci vorrà e non importa quante cospirazioni la causa palestinese debba affrontare, questa rimarrà una questione di diritto e giustizia.

I palestinesi non possono accettare soluzioni di resa incondizionata e senza speranza. Così come hanno aspettato in tutti questi anni, sono capaci di aspettare ancora più a lungo e rinunciare ai loro principi fondamentali di esistenza e ai loro legittimi diritti su questa terra è assolutamente fuori questione.

I governanti di Israele vogliono umiliare, assediare e abusare dei palestinesi. Questo è ciò che sta accadendo a Gaza nel mezzo della guerra di sterminio. Questo è ciò che sta accadendo in Cisgiordania ed anche a  Gerusalemme. 

Dico, prima agli arabi e poi a tutti i governanti del mondo, che la causa palestinese è la causa di ogni essere umano libero. I governanti di Israele sono in grado di prendere le decisioni che vogliono, ma non sono in grado di   sottomettere e umiliare i palestinesi, che sono saldi nei loro diritti.

Quando il mondo scoprirà il razzismo praticato contro i palestinesi? Quando vedremo misure concrete da parte di organismi internazionali e Paesi che promuovono i diritti umani per difendere il popolo palestinese oppresso e porre fine alla serie di crimini, guerre e gravi violazioni   commesse contro i palestinesi?

Il nostro appello rimane per la fine della guerra di sterminio e della politica della fame, e per l'adozione di misure a sostegno dei palestinesi e per la loro giusta causa. Essi meritano la vita nella loro patria e meritano la libertà nella loro terra, proprio come il resto dei popoli del mondo.

Arcivescovo Atallah Hanna


Arcivescovo di Sebastia della Chiesa greco-ortodossa

Gerusalemme, 24 luglio 2025. Su segnalazione di Giorgio Stern

giovedì 24 luglio 2025

Nuova Operazione Barbarossa...?

 

Le micidiali armi segrete con le quali la Grande Germania "quasi" sconfisse la Russia nel 1945



L'Operazione Barbarossa, in tedesco "Unternehmen Barbarossa",   fu l'attacco tedesco all'Unione Sovietica il 22 giugno 1941, e fu la più grande operazione militare terrestre nella storia. Il nome in codice "Barbarossa" deriva da Federico Barbarossa, imperatore del Sacro Romano Impero. L'operazione segnò l'apertura del fronte orientale nella Seconda Guerra Mondiale e fu caratterizzata da feroci battaglie e ingenti perdite da entrambi i lati. Quindi, quando si parla di "Nuova Operazione Barbarossa", ci si riferisce a un'ipotetica riedizione o a una nuova situazione simile a quella storica invasione. (A.I.)

"La Germania, con il governo guidato dal cancelliere Friedrich Merz, si sta preparando rapidamente a una nuova "Operazione Barbarossa", entrando in  conflitto su vasta scala con la Russia". Lo ha dichiarato in un'intervista all'agenzia TASS l'ambasciatore russo a Berlino, Serghey Nechajev.


"Alla politica del 'cambio di epoca' del precedente governo si sono aggiunti nuovi tratti — una preparazione accelerata della Germania a un conflitto militare su vasta scala con la Russia, per il quale vengono stanziate centinaia di miliardi di euro. Sono tendenze estremamente pericolose e preoccupanti. Le prendiamo molto sul serio", ha sottolineato il diplomatico.

Da parte tedesca non ci sono tentennamenti: "La Bundeswehr  è pronta", ha dichiarato il generale Andreas Henne, comandante della nuova Divisione di Difesa Nazionale tedesca,  “La mia posizione è: ‘combattere stasera stessa, se necessario’. Dobbiamo e saremo pronti all’azione...”.



(Notizie raccolte e rielaborate da P.D'A.)

mercoledì 23 luglio 2025

Welfare? Si torna indietro ragazzi...

 


Si avvicina la data – prevista per l’1 agosto 2025 – in cui entreranno in vigore i dazi statunitensi verso una vasta gamma di soggetti, tra cui l’Unione Europea. A quest’ultima, l’amministrazione Trump richiede esplicitamente un aumento significativo delle importazioni di Gas Naturale Liquefatto (Gnl) statunitense, e implicitamente sia la rimozione di alcune barriere non tariffarie, sia la liberalizzazione dei sistemi sanitario e previdenziale al fine di trasformare il “vecchio continente” in un “terreno di caccia” per i grandi fondi Usa.

Prima di vedersi imporre dazi del 30%, i Paesi europei avevano accettato, in occasione del vertice della Nato dell’Aja, di innalzare le spese militari alla soglia del 5% del Pil. Un aumento drastico, destinato ad accrescere ulteriormente il volume delle importazioni di sistemi d’arma statunitensi (già cresciute del 155% tra il periodo 2015-2019 e il periodo 2020-2024) ma comunque insufficiente a scongiurare la ritorsione tariffaria statunitense.

Di fronte alla quale le classi dirigenti europee sembrano impotenti, attonite, incapaci di elaborare misure di rappresaglia dotate di una qualche rilevanza e di guardarsi attorno alla ricerca di sponde internazionali funzionali a contenere l’offensiva statunitense.

Per ora, non si va oltre la mera indisponibilità dichiarata da alcuni Paesi europei a pagare le armi statunitensi da trasferire all’Ucraina, come annunciato solo pochi giorni fa da Trump. Costui dà, in buona sostanza, dei parassiti agli europei, sebbene la bilancia dei pagamenti transatlantica è in sostanziale equilibrio. Quale destino si staglia dinnanzi all’Europa?

Giacomo Gabellini








Video in sintonia con Guido Salerno Aletta: https://youtu.be/xQDByov7iFo



Ucraina. Dove imperano corruzione e mafia. Ma qualcuno comincia a protestare...



Oggi in prima pagina su The Daily Telegraph,  il titolo: «Zelensky - di fronte alle prime proteste pubbliche dall'inizio della guerra».

martedì 22 luglio 2025

La Russia risponde alle nuove sanzioni antirusse della UE...

 


Il ministro degli Esteri Lavrov  ha definito "molto preoccupanti i segnali dei piani anti-russi che si stanno cucinando in Europa". Lavrov spera che "l'approccio ragionevole dell'amministrazione Trump, pronto al dialogo, non passi inosservato in Europa".

L'Unione Europea continua ad espandere le sue misure restrittive unilaterali e illegittime contro la Russia, che violano il diritto internazionale e minano le prerogative del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Il 20 maggio e il 18 luglio u.s. il Consiglio dell'Unione Europea ha approvato i 17° e 18° pacchetti di sanzioni.

In risposta a queste azioni ostili, la Russia ha ampliato significativamente la sua lista di rappresentanti delle istituzioni UE, degli Stati membri UE e di altri paesi europei che si sono allineati all'agenda anti-Russia di Bruxelles. In conformità con la Legge Federale n. 114-FZ sulla Procedura di Uscita e Entrata nella Federazione Russa del 15 agosto 1996, a queste persone è ora vietato entrare nel territorio della Federazione Russa.

Questa lista ampliata include:

• membri delle forze dell'ordine, organizzazioni governative e commerciali, e cittadini di paesi membri UE e altri paesi occidentali responsabili della fornitura di aiuti militari a Kiev, facilitazione delle consegne di prodotti a duplice uso all'Ucraina, attività volte a minare l'integrità territoriale della Russia o organizzazione di blocchi contro navi e carichi russi nel Mar Baltico,
• rappresentanti degli organi UE, autorità nazionali dei paesi UE e di altri stati europei coinvolti in procedimenti politici contro funzionari russi per presunte “detenzioni e deportazioni illegali dal territorio ucraino”, sostenitori della creazione di un cosiddetto “tribunale” contro la leadership russa e promotori della confisca dei beni statali russi o del loro reindirizzamento a beneficio del regime di Kiev, individui responsabili della redazione o applicazione delle sanzioni anti-Russia, coloro che tentano di danneggiare le relazioni della Russia con altri stati,
• attivisti russofobi dichiarati e rappresentanti della comunità accademica
• membri del Parlamento UE ed europeo che hanno votato risoluzioni e progetti di legge anti-Russia.

***
La Russia continuerà a difendere i propri interessi nazionali e a promuovere l'emergere di un nuovo ordine mondiale giusto. Qualsiasi futura sanzione UE sarà affrontata con una risposta tempestiva  proporzionata...


(Ministero degli Esteri della Federazione Russa)

lunedì 21 luglio 2025

Medio Oriente. Storia e storie fasulle...

 


A proposito dei "credo" inventati e fasulli fatti passare per Storia, e relative pretese politiche, va citata la magnifica esperienza del gruppi di archeologi de "La Spienza" guidati da Paolo Matthiae che scoprirono il sito di Ebla in Siria nel 1964.

Gli scavi rivelarono non solo una località abitata duemila anni a.C. che, secondo antiche memorie avrebbe dovuto trovarsi altrove, ma portarono alla luce un'intera biblioteca. Migliaia di tavolette con caratteri cuneiformi incisi e, soprattutto decifrati, che rivelavano lingua e civiltà di cui non si aveva traccia sino ad allora. E di cui non c'è traccia nelle leggende, presunte o ricostruite, trasformate in religioni e poi in Storia.

In parallelo con i lavori di scavo, i rapporti che arrivavano dal gruppo di archeologi italiani, oltre a sollevare enorme attenzione presso la comunità scientifica, erano pubblicati e citati dappertutto e letti dal pubblico con grande interesse. 

Troppo grande, perchè l'inedita testimonianza di un simile insediamento umano urtava contro ogni fantasia biblica, gran parte della quale a sostegno della creazione di Israele. 

Sionisti ebrei e non ebrei se ne preoccuparono e negli Stati Uniti presero a confutare i rapporti italiani su Ebla.

E mentre le relazioni che arrivavano da Ebla venivano via via relegate in spazi angusti, le confutazioni venivavano enfatizzate e amplificate sui giornaloni d'oltre Atlantico così da creare una mistificante barriera antiscientifica.

Questo negli anni degli scavi.

Recentemente (a dire il vero cinque o sei anni fa) ebbi la fortuna di ascoltare su Radio Tre il professor Matthiae testimoniare che il tempio di Gerusalemme, se mai fosse esistito, era non più di una casupola dalle tracce molto incerte, mentre la fastosa ricostruzione posticcia era basata su ricordi di architetture e arredi delle civiltà mesopotamiche.

Giorgio Stern



Articoli collegati:

   https://paolodarpini.blogspot.com/2015/12/medio-oriente-la-guerra-cancella-la.html


https://riciclaggiodellamemoria.blogspot.com/2018/07/storia-antica-disraele-e-linvenzione.html

domenica 20 luglio 2025

Questione di cittadinanza... Rustem Umerov non può fare l'ambasciatore ucraino in USA perché è cittadino USA

 

Rustem Umerov scornato

Cosa può e cosa non può un cittadino statunitense?

1. Un cittadino statunitense non può essere ambasciatore dell'Ucraina negli Stati Uniti.

2. Ma, un cittadino statunitense può essere ministro della difesa dell'Ucraina  (od anche  segretario del Consiglio per la Sicurezza Nazionale e la Difesa ucraina - SNBO).

In un'Ucraina "democratica e autonoma"  sono cambiate le targhe degli uffici governativi: il regime di Kiev ha formato un "nuovo governo". Questo cambio di targhe è molto significativo e curioso.

▪ Ma ci si è mesa di mezzo la "burocrazia" e  gli Stati Uniti hanno rifiutato la nomina dell'ex ministro della difesa ucraina, Umerov,  come ambasciatore in America a causa della sua cittadinanza americana, afferma l'ex deputato della Rada Mosiychuk. Secondo le sue informazioni, il Dipartimento di Stato USA  ha ufficialmente bocciata  la nomina di Umerov comunicata dal Ministero degli Esteri ucraino.

▪ Infatti in precedenza era stato riferito che Umerov sarebbe stato inviato come ambasciatore negli Stati Uniti.

▪ Vista l'impossibilità  di nominarlo ambasciatore (nomina peraltro a lui molto gradita) l'ex ministro della difesa ucraino, nonché cittadino statunitense, Nicolai Umerov, è stato nominato, in seconda istanza,  segretario del SNBO, riporta RT.

▪ Precedentemente Bloomberg e la BBC britannica, citando il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e i media ucraini, avevano riferito dei piani di nomina di Umerov come ambasciatore dell'Ucraina negli Stati Uniti.

▪ Inoltre,  l'ex  ministro della difesa ucraina, Umerov, dimissionato il 15 luglio 2025, aveva guidato la delegazione ucraina nei negoziati con la Russia. Poi sulla base di dichiarazioni ufficiali di Zelensky che indicava Umerov come nuovo ambasciatore ucraino in USA, il ministro degli esteri russo, Serghey Lavrov, dichiarava (lo stesso giorno): "Il livello della delegazione ucraina ai negoziati cambierà. Umerov va dalla sua famiglia negli Stati Uniti come ambasciatore". Purtroppo, con  tutta la confusione che si è creata sulle nomine,  ora non si sa nemmeno se Umerov guiderà la delegazione ucraina al prossimo incontro di Istanbul o se sarà sostituito da qualcun altro...

▪ La moglie e i tre figli dell'ex ministro della difesa ucraino Umerov, che  vivono negli Stati Uniti, sulla costa oceanica, in una casa con piscina e galleria d'arte, ha raccontato la direttrice del "Centro per la lotta alla corruzione" ucraina,  Daria Kalenyuk, pubblicando una foto della casa. In Florida vivono anche il padre e il fratello del ministro. Lì è registrata anche la loro attività commerciale. E tutta la grande famiglia aspettava il ritorno a casa di Umerov. Purtroppo non sarà possibile... Umerov resta al chiodo a Kiev! 

Quando un cittadino statunitense, come Umerov,  è ministro della difesa in Ucraina, per l'Ucraina va bene. È altrettanto normale che il nuovo segretario del SNBO possa essere un cittadino statunitense. Ma non si può essere ambasciatore negli Stati Uniti essendo cittadini statunitensi. Questa è la regola crudele degli Stati Uniti. E l'Ucraina non ha una propria regola, ha la regola di Washington e a quella si deve adattare. Ha commentato lo scrittore e  filosofo russo Nikolay Starikov.




Di conseguenza il povero Umerov, che già pregustava un ritorno a casa, dovrà accontentarsi di una nomina di basso livello nel governo in caduta libera del capataz Zelensky, con in più una spada di Damocle che pende sulla sua povera testa, per tutti  gli atti pregressi relativi al periodo in cui era stato in carica come  ministro della difesa! 

(Notizie raccolte e rielaborate da P.D'A.)