venerdì 1 aprile 2016

Yemen - In conseguenza dell'intervento saudita aumenta la presenza dei tagliagole dell'ISIS



La conferenza tenuta il 31 marzo 2016 presso il museo Maxxi è stata molto affollata e più dignitosa del previsto, nonostante le posizioni passate spesso ambigue ed ipocrite di Amnesty. 


Il Prof. Maurizio Simoncelli di Archivio Disarmo ed il senatore pacifista di 5 Stelle Cotti, intervenuto dal pubblico,  hanno denunciato con chiarezza la vendita di armi e bombe da parte dell'Italia all'Arabia Saudita ed altri paesi del Golfo,in violazione della Legge 185/90 (armi e bombe poi usate indiscriminatamente per massacrare la popolazione yemenita).

Deludente, però, la proposta finale di Simoncelli, di una più stringente regolamentazione della vendita delle armi, cui sarebbe favorevole persino l'associazione dei venditori di armi!

Una cittadina britannica di cui non sono riuscito ad afferrare il nome (forse era una responsabile internazionale di Amnesty o forse la stessa fotografa Rawan Shaif, ma stando sul fondo per la gran folla non ho capito bene) ha parlato delle sue esperienze nello Yemen sotto le bombe.
Ha detto che le bombe colpiscono indiscriminatamente civili e strutture civili ed ha sottolineato chiaramente le responsabilità saudite. Ha affermato che la situazione umanitaria è disastrosa, anche a causa del blocco totale attuato dalla coalizione a guida saudita contro un paese poverissimo che dipendeva per il 90% dalle importazioni di generi di prima necessità.

Ha ricordato che alla coalizione anti Yemen, oltre ai Sauditi, partecipano truppe degli Emirati Arabi Uniti, Sudan e Marocco, oltre che mercenari. 

Nello Yemen che resiste non ha notato né manifestazioni di settarismo tra Sciiti Houty e Sunniti, né presenza di Iraniani o di armi provenienti dall'Iran.

Sulla presenza di Al Queda e Daesh, ha ricordato che è stata enormemente favorita dall'intervento della coalizione saudita.

Ad esempio, nei primi mesi di guerra il grande porto industriale del Sud, Aden, era stato occupato dalle milizie Houty, che poi sono state scacciate dalle truppe degli Emirati Uniti e dai loro alleati. Il risultato è che oltre la metà di Aden, e gran parte delle province del Sud (come l'Hadramaut) ora sono sotto il controllo di Al Queda. 

Sull'università di Aden sventolano le bandiere nere del Califfato.

Roma, 1° aprile 2016, Vincenzo Brandi

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Integrazione dell'autore:
"Volevo solo  aggiungere che sulle responsabilità della coalizione  a direzione saudita contro lo Yemen e sulla vendita di armi hanno fatto filtrare qualche notizia. Il  fatto è  che si è sparato sugli obiettivi più facili e ormai sputtanati (i cattivoni sauditi, Al Queda, Daesh, ed i mercanti di armi). Per il resto non è stato detto nulla né sulla Siria, né sulla Libia o sull'Iraq, né sulla regia e le finalità strategiche di USA e NATO a livello mediorientale e mondiale (e quindi anche sullo scacchiere asiatico e sulla Corea).  Il pubblico, a parte la presenza positiva del senatore Cotti di 5 Stelle, era del tipo "sinistra" umanitaria radical-scic e le domande finali sono state alquanto sciocche e generiche..."

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