L’Ukraina di oggi è il secondo più vasto Stato europeo (dopo la Russia e prima della Francia), sia pure con una popolazione di neanche 50 milioni di abitanti. Ma non è sempre stato così. Fino a non moltissimi anni fa sono esistite due Ukraine, fisicamente (e politicamente) separate dal fiume Nipro che taglia il Paese in due: dal confine con la Bielorussia, a nord, fino alla confluenza nel Mar Nero, a sud. Più in dettaglio – come si vedrà – le realtà geopolitiche dell’Ukraina erano (e sono tuttora) quattro: occidentale, orientale, meridionale e centrale.
Ritorniamo, comunque, alla semplificazione iniziale, più adatta a delineare i fondamenti della questione. Due Ukraine, dunque, con due anime profondamente diverse: l’anima russofila e panslavista dell’Ukraina orientale, l’anima mitteleuropea, asburgica, germanofila dell’Ukraina occidentale.
Per buona parte del XX secolo, entrambe le Ukraine hanno tentato di fagocitare le rispettive “sorelle separate” e di dar vita così ad una “Grande Ukraina”. Unico elemento aggregante della nuova entità sarebbe stato quello etnico. Per il resto, le due metà del Paese avrebbero mantenuto (ed ancor oggi mantengono) diversità profondissime: linguistiche, religiose, culturali, politiche.1
Quali gli elementi fondanti di quelle diversità? Vediamone alcuni, cominciando dall’Ukraina orientale (e dalla meridionale, per molti versi affine). Già sede, in epoca medievale, del primo insediamento russo – la “Rus’ di Kyiev” – l’Ukraina dell’est era legata intimamente alla Russia. Era stata, anzi, una di “Tutte le Russie” in epoca zarista: la “Piccola Russia”, sodale della Russia propriamente detta (la “Grande Russia”) e della Bielorussia (la “Russia Bianca”).2 Il nome “U Krajna” era comparso per la prima volta nel XII secolo; significava letteralmente “Sul Confine”, quasi ad evidenziare il ruolo di marca di frontiera dell’Impero Russo.
Etnicamente – si è detto – l’Ukraina orientale e meridionale non si differenziava da quella occidentale. La popolazione apparteneva al medesimo ceppo slavo-orientale, cui facevano peraltro capo anche i russi e i bielorussi.
Quanto alla lingua, ad est del Nipro e nelle regioni del sud a dominare era l’idioma della “Grande Madre Slava”, parlato sia da una corposa minoranza russa (cresciuta poi ulteriormente con l’ingegneria etnica stalinista), sia da una maggioranza ukraina, divenuta russofona a sèguito delle campagne di omologazione linguistica condotte dal regime zarista. Altra lingua abbastanza diffusa era il surzik, una “lingua parlata” che era (ed è) un misto di russo e di ukraino. Quanto alla loquela ukraina classica, era usata quasi esclusivamente nella capitale e nelle contrade rivierasche, soprattutto da parte di una sparuta borghesia intellettuale.
La religione dominante era la cristiano-ortodossa, strettamente legata al Patriarcato di Mosca.
La collocazione politica era consequenziale: al fianco della Russia zarista; poi, nonostante una fortissima diffidenza, della Russia comunista; ed oggi – sia detto per inciso – della Russia di Putin.
Completamente diversa – come si è detto – la fisionomia dell’Ukraina occidentale. Anch’essa affondava le radici nel medioevo, quando aveva separato i suoi destini da quelli dei territori orientali (invasi dai mongoli) e fatto invece blocco con la Confederazione Polacco-Lituana, avamposto dell’Europa occidentale e della cattolicità. Successivamente – con le varie “spartizioni della Polonia” – l’Ukraina occidentale era entrata a far parte dell’Impero Austriaco con la denominazione di Regno di Galizia3 (o Regno di Galizia e Lodomiria4).
Da queste vicende, anche, la connotazione religiosa dell’Ukraina occidentale: cattolico-uniate e non ortodossa, fedele alla Chiesa di Roma e non al Patriarcato di Mosca.
Le lingue più diffuse erano l’ukraino e, nella regione carpatica, il ruteno. Questo – sia detto per inciso – non era, come da taluno ritenuto, un dialetto; ma una lingua vera e propria, strettamente imparentata con quella ukraina ma del tutto autonoma. Così come la popolazione rutena (o rusin) – forse neanche un decimo del totale – era si affine all’ukraina, ma nettamente distinta e fiera della propria specificità.
Esisteva tuttavia una terza Ukraina, quella che abbracciava Kyiev, le due sponde del Nipro e tutta la parte centrale del Paese. Nel tempo, l’Ukraina centrale aveva fatto blocco ora con l’orientale, ora con l’occidentale, acquisendo elementi di entrambe le culture, di entrambe le tradizioni, di entrambe le anime ukraine. D’altro canto, la popolazione dell’Ukraina centrale era (ed è) in buona parte “mista”: per lingua, per confessione religiosa, per orientamento politico.
Una quarta Ukraina, talora indicata come Nuova Russia, era quella che comprendeva la Crimea e le altre regioni meridionali (dell’est e dell’ovest). La sua popolazione – come si è detto – aveva connotazioni (linguistiche, religiose, culturali, politiche) del tutto simili a quelle degli ukraini orientali.
Altro capitolo particolare riguardava i Cosacchi Zaporoghi, presenti in gran numero nella parte orientale del Paese. Ormai definitivamente sedentarizzati ed omologati al resto della popolazione ukraina, la loro connotazione aveva pochi punti in comune con quella delle tribù cosacche della Russia (Cosacchi del Don, del Kuban, del Terk), e in più occasioni avevano assunto il ruolo di punta avanzata dell’ukrainismo. Un loro capo, l’Atamano5 Symon Petljura sarà di fatto – come vedremo – l’inventore del moderno nazionalismo ukraino.
Michele Rallo – ralmiche@gmail.com
Note:
1 Mycola RIABTCHOUK: De la Petite Russie à l’Ukraine. L’Harmattan, Parigi, 2003.
2 Sergio SALVI: Tutte le Russie. Storia e cultura degli Stati europei della ex Unione Sovietica, dalle origini a oggi. Ponte alle Grazie, Firenze, 1994.
3 Galizia: denominazione collettiva dei territori a maggioranza etnica ukraina appartenuti alla sfera austriaca e poi attribuiti alla Polonia dopo la pace di Riga del 1921: la Galizia propriamente detta (o Galizia Orientale), la Podlachia, la Polesia Occidentale e la Volinia Occidentale. Altre due regioni ex-austrungariche, la Bukovina settentrionale e la Rutenia carpatica, andranno invece – rispettivamente – alla Romania ed alla Cecoslovacchia.
4 Lodomiria o Lodomeria: parte occidentale della Volinia. La Volinia coincideva con la regione nord-orientale della Galizia (al confine con Polonia e Bielorussia) che, nel tempo, aveva avuto una sistemazione diversa dal resto del paese. Alla fine del Settecento, con le spartizioni della Polonia, la Volinia occidentale era stata assegnata all’Austria ed aveva fatto blocco con la Galizia; la Volinia orientale era invece andata alla Russia.
5 Atamano o Etamano: massimo grado dell’ordinamento militare cosacco.
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“L’Ukraina e il suo fascismo” di Michele Rallo
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