Andrea Riccardi (in riferimento al suo intervento apparso su Corriere Europeo del 9 giugno 2015 NDR) farebbe bene ad occuparsi dell'italiano in Europa dove la nostra lingua, in totale inosservanza con la regolamentazione vigente, è stata rottamata e ridotta al livello del maltese, l’italiano nel mondo si porta già molto bene è la quarta lingua più studiata. Occuparsi dell’italiano nel MONDO è un’ottima cosa ma l’uso dell’italiano per la concezione delle politiche comunitarie in seno alle istituzioni europee è molto più importante.
L’uso di lingue umanistiche, come l’italiano e altre lingue latine, per la concezione e la redazione di testi normativi dell’Unione Europea, è suscettibile di ricadute economiche, culturali e di diritto di grande portata. Su questo riposa la salvaguardia dell’Italia, dell’Europa, della civiltà greco-latina, della democrazia, dei valori che ci sono stati trasmessi e che sono in grave pericolo di sopraffazione e di estinzione.
I nuovi valori, efficacemente veicolati dalla lingua, della globalizzazione statunitense, quella dell’economia e della finanza, della speculazione e del lucro, dello smantellamento del modello sociale, stanno in effetti esautorando lo Stato e lo Stato di diritto.
Anna Maria Campogrande
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