giovedì 12 febbraio 2015

NWO a fine corsa, grazie ai BRICS



L'informazione dei mass media di regime eurostatunitensi è estremamente carente, col risultato di mantenere l'individuo medio all'oscuro dei cambiamenti in atto nel mondo, e la conseguenza che le nuove vicissitudini risultano per lo più incomprensibili agli occhi dei consumatori di quotidiani e televisioni dei nostri paesi. Una notizia quasi ignorata fu, il 16 luglio 2014, quella della definitiva costituzione del fondo monetario autonomo Brics, basato su monete nazionali degli aderenti e quindi completamente estraneo alle politiche predatorie Fmi, Fed e Bce.

Chi invece ne è stato informato non può non aver notato che si tratta dell'unica causa possibile a spiegare lì'improvviso voltafaccia Usa riguardo la Russia,  contro la quale è iniziata subitaneamente una feroce campagna di ostilità a tutti i livelli, imposta dalla Casa Bianca ad Usa ed Europa a partire dal 18 luglio scorso, dopo uno strano incidente aereo, quello del volo MH17 (17 luglio), prontamente dimenticato dopo che in pochissimo tempo le inconsistenti "prove" di colpevolezza del Cremlino propagandate da Washington si sono rivelate completamente false. La Russia è stata esclusa dal G8, gravata di sanzioni commerciali che mettono in difficoltà solo gli europei, e attaccata da manovre speculative contro il rublo che sono state respinte in poco tempo proprio facendo uso dei contratti a cambio fisso interni ai Brics.


La distruzione di quel monopolio del dollaro come moneta internazionale che era stato costruito a Bretton Woods ha fatto capire agli Usa di non poter più contare sui flussi incondizionati di moneta internazionale da paesi costretti ad accettare le condizioni nordamericane, essendovi ora una alternativa.


Ma i nostri media hanno pure ignorato che sempre nel luglio dello scorso anno pure l'Africa ha fatto un passo avanti verso l'indipendenza finanziaria.


Infatti il 23° congresso dell' Unione Africana, svoltosi a Malabo, ha definitivamente sancito la istituzione di un proprio fondo monetario indipendente, portando avanti il vecchio progetto che Gheddafi aveva presentato a Syrte nel lontano 2000 e perseguito negli anni successivi.


Naturalmente i paesi africani non possono vantare né la solidità economica né quella militare dei Brics (che riuniscono quattro potenze nucleari, oltre all'economia nazionale con il pil più alto del mondo, quella cinese), ma lo sganciamento dalla dipendenza coatta al dollaro pone le basi per uno sviluppo autonomo più forte, entro un mondo che complessivamente diventa sempre più multipolare.
Dobbiamo fare attenzione a non sottovalutare l'Africa, ricordando che non possiamo ragionare nel 2015 con la vecchia mentalità coloniale ereditata dai tempi di Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci o Ruryard Kipling, nomi buoni per i libri di storia e letteratura, ma non per comprendere l'attualità.


Anzitutto, l'Africa è ricca di risorse (pensate anche solo alla coltantantalite del Congo, necessaria alla microelettronica, che ha scatenato spaventose guerre per il controllo delle miniere), ed è povera nella misura in cui tali risorse sono state sfruttate a beneficio del colonialismo europeo e statunitense.


In ogni caso, ormai la maggior parte dell'economia africana è sotto il controllo cinese, non più occidentale.


E la Cina, come tutti i paesi impetuosamente emergenti, ha un tasso di crescita enormemente maggiore di quello del vecchio "primo mondo"; tant'è vero che pochi si sono accorti sia diventata la nazione del maggiore pil mondiale (non ancora pro capite, naturalmente; ma è questione di tempo).


Del resto, lo spirito di indipendenza del continente africano è forte. Lo dimostra tra gli altri eventi il fatto che ai tempi della sanguinaria guerra Nato contro la Libia, quando i predoni eurostatunitensi hanno sequestrato l'oro libico in tutto il mondo, il Sudafrica si è rifiutato di consegnare i quantitativi depositati nella sua banca nazionale, e, anzi (cosa che pochi hanno notato) ha denunciato gli Usa presso la Corte penale internazionale per tentato furto.


Il mondo cambia, anche se i nostri mass media non lo dicono.


E allora vale la pena di ricordare un precedente monetario storico. Proprio a Bretton Woods l'economista inglese John Maynard Smith propose la costituzione di una moneta internazionale, che voleva chiamare "bancor", basta su una  miscela bilanciata di monete nazionali, linea che risultò infine perdente di fronte alle enormi pressioni del governo Usa che intendeva sfruttare ad ogni costo la posizione di superiorità ottenuta con la fine della seconda guerra mondiale.


L'idea di Maynard Smith venne quindi accantonata dalle vicende della storia, ma non per sempre: ora, autonomamente, i paesi del mondo la realizzano al di fuori di quel circuito chiuso che per quasi 70 anni aveva permesso agli Usa di coprire un debito nazionale gigantesco semplicemente stampando carta in cambio di flussi monetari planetari.


Quel vecchio mondo è definitivamente alle spalle, anche se l'informazione fa finta di non saperlo.


Un poco alla volta tutti dovranno abituarsi a ragionare secondo le dinamiche di un mondo multipolare.

Già ora, sarà interessante vedere come si muoverà la Grecia, che la Bce vorrebbe schiava del debito rifiutato da Tsipras, mentre Putin ha offerto ad Atene finanziamenti e sostegno indipendenti, il che pone i greci in condizione di contrattare le condizioni che siano disposti ad accettare, invece di rimanere servi delle decisioni altrui.

E tutti i popoli europei potranno solo trarre beneficio dall'imparare a muoversi in questo nuovo genere di mondo.


Il progetto di Nwo, "nuovo ordine mondiale", è sempre di più ridotto ad un vuoto slogan pubblicitario per illusi ancora truffabili per poco tempo, finché l'intero castello di carte non sia franato completamente.


Vincenzo Zamboni 


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