Il ministro Gentiloni prospetta l’invio
di 5000 militari italiani per andare a fare una nuova guerra in
Libia, dove il caos e la lotta tra le varie bande di tagliagole
jihadisti (ISIS, miliziani di Misurata, Alba Libica, Ansar Al Sharia,
ecc.) si è tradotta in una situazione tragica per i cittadini di
quel paese, prospero e pacifico fino a 4 anni fa. Se ne discuterà
anche giovedì 23 febbraio 2015 in Parlamento.
Nemmeno un accenno di autocritica
troviamo nelle parole di Gentiloni.
Chiediamo al ministro la cui
faccia tosta sorprende persino me, che pure sono abituato alle bugie
di Bush, di Blair, di Sarkozy e Hollande: ma chi ha distrutto la
Libia a suon di bombe nel 2011? Chi ha attaccato un paese che stava
in pace da 42 anni sotto l’intelligente guida di Muhammar Gheddafi
che era riuscito a contenere i contrasti tra le varie tribù in cui
il paese è diviso, che era diventato il più prospero dell’Africa
(il PIL pro-capite era il più alto di tutto il continente), che
ospitava 2 milioni di lavoratori immigrati, che aveva ricontrattato
le licenze petrolifere con le compagnie straniere ottenendo il 90%
dei proventi per lo stato libico redistribuendo i profitti tra la
popolazione, che riconosceva pienamente i diritti delle donne, che
aveva fornito il paese di acqua potabile riuscendo anche a
raggiungere l’autosufficienza alimentare, che aveva allontanato dal
paese tutte le basi militari straniere acquisendo una piena
indipendenza (a differenza dell’Italia che è ricoperta di basi USA
e NATO, piene anche di bombe atomiche)?
Purtroppo l’ipocrisia senza vergogna
di Gentiloni, e della sua collega il ministro della difesa Pinotti,
e del loro partito, il PD, che fu in prima linea a chiedere la
criminale guerra del 2011 che ha distrutto la Libia riducendola nello
stato attuale, non è isolata. Risulta che anche l’ineffabile
Scotto, deputato di SEL, parla di “operazioni di peace-keeping”,
che – per carità – non sarebbero operazioni di guerra! Ma
persino in certi appelli pacifisti contro la guerra che circolano in
questi giorni (ad esempio quello promosso da Del Boca e Zanotelli) si
avvalorano i soliti pregiudizi su Gheddafi feroce dittatore, degno
addirittura di un processo internazionale.
Questi pregiudizi furono alimentati da
uno stuolo di servili giornalisti nel 2011 in preparazione e
giustificazione della guerra (ne sta scrivendo SibiaLiria in
un’apposita rubrica). Ricordate Al Jazeera (TV di uno stato, il
Qatar, che si preparava ad attaccare la Libia) che parlava di 10.000
civili uccisi dall’aviazione di Gheddafi, notizia ripresa
dall’Osservatorio dei Diritti Umani (Struttura legata ai servizi
segreti britannici) poi completamente smentita? Ricordate le false
foto delle “fosse comuni” e il viagra distribuito alla truppa per
gli stupri di massa (nessuna donna libica ha mai fornito una sola
testimonianza in tal senso)? I nostri giornalisti e i nostri
guerrafondai del PD andarono a nozze con queste ignobili bugie.
Ma questi pregiudizi sono indice, anche
da parte di settori pacifisti e della “sinistra radicale” , di
una mentalità coloniale, per cui qualsiasi paese che non abbia
istituzioni uguali a quelle dei paesi liberal-imperialisti (dagli USA
ai paesi della NATO e della UE) sarebbe una sanguinaria dittatura.
La stessa demonizzazione ha colpito per
gli stessi motivi la Siria, paese laico con un solido sistema di
istruzione laico, che riconosce i diritti delle donne e di tutte le
minoranze religiose ed anche degli atei (a differenza del nostro
principale alleato, l’Arabia Saudita, dove si può essere
condannati a morte per apostasia nei confronti della religione
imperante, il Wahabismo, o per stregoneria, e dove una donna va in
prigione se guida una macchina). Per fortuna la Siria resiste e tiene
a bada le bande jihadiste di Al Nusra ed ISIS.
Ci saremmo aspettati che Gentiloni
avesse chiesto scusa a tutti i Libici per i crimini commessi nel
2011, invece si parla di fare una nuova guerra violando ancora una
volta la Costituzione. Diceva il grande Giacomo Leopardi che l’Italia
era un paese di fango. Con governanti e “sinistre radicali” come
le nostre il giudizio forse non può cambiare.
15/2/2015
Vincenzo Brandi
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