giovedì 15 dicembre 2011
Sopravvivenza bruta: "Costruire una capanna in terra cruda con struttura di canne"
Ciao a tutte/i,
per il prossimo anno ho messo in programma la costruzione di una nuova CAPANNA CIRCOLARE in terra cruda, paglia e canne per gran parte della struttura.
Sarà un`occasione per portare avanti la sperimentazione sull`uso delle canne comuni (Arundo donax) come materiale principale con il quale si realizza il cassero circolare a perdere che verrà riempito con l`impasto di terra e paglia per la realizzazione delle pareti. Esso poi servirà da ancoraggio per il successivo intonaco. Anche il tetto avrà una struttura conica (a mo` di trullo) di canne ricoperta di terra e tetto in cannuccia. Procederò dal 18 al 25 gennaio (due o tre giorni) al taglio delle canne necessarie; chiunque fosse interessato alla partecipazione di questo cantiere, la cui fase realizzativa avrà luogo probabilmente a maggio, è invitato a partecipare, anche per una sola giornata alla raccolta del materiale. Il canneto per il prelievo si trova a Palmoli e c`è possibilità di alloggio a casa mia...
Descrizione della precedente costruzione:
QUEL 5 SETTEMBRE MI RIMARRÀ IMPRES-SO, perché finimmo un cantiere di auto-costruzione un po’ matto e un po’ speciale. Quasi una scommessa col proprio istinto da risolvere con un mucchio di terra non indifferente, un migliaio di canne legate con mani dolenti (e qualcuno quando mi leggerà mi manderà di nuovo a quell’altro paese) a mucchi di quindici e una manciata di balle di pa-glia.
L’idea di una abitazione veloce e facile da costruire e, allo stesso tempo, di qualità mi è venuta in una delle mie profonde riflessioni mentre intrecciavo un cesto. Spesso uso le canne (Arundo donax) per far-li e le ho usate anche per fare scaffali, essiccatoi e per il solaio di un tetto. La canna non è così robusta come il bambù, ma questo può essere un vantaggio e soprattutto, a differenza del bambù, ha una cresci-ta annuale che, in termini pratici, vuol dire poter raccogliere ogni anno materiale dallo stesso canneto. Le canne sarebbero servite per costruire la cassaforma circolare a perdere1 che avrebbe accolto il mi-gliore dei materiali da costruzione per un’abitazione: la terra cruda, la terra che quasi sempre abbiamo sotto i nostri piedi. Inoltre avrebbero sostituito il legno nella struttura a cupola del tetto.
1 La cassaforma rimane parte integrante della struttura e serve sia per fissare il tetto sia come ancoraggio per l’intonaco in terra cruda.
Un giorno parlavo con Monica e Roberto di questa idea. Stavano comprando un terreno al di là della valle ai piedi del versante sudoccidentale di Monte Sorbo. Su quel terreno un paio di mezzi muri in pie-tra rappresentavano quel che rimaneva di un’antica abitazione rurale e, così, poco tempo dopo mi pro-pongono di provare quel tipo di costruzione come prima struttura abitativa.
Non me lo faccio ripetere due volte e la sera stessa butto giù una bozza di invito per trovare persone disposte ad aiutarci.
La preparazione del cantiere non è stata facile soprattutto per la mancanza di acqua sul posto. Due ci-sterne da 1 metro cubo che venivano riempite con un’autobotte sono state la soluzione per lavarsi e per bagnare la terra usata per la co-struzione. Per la cucina avevamo invece ogni giorno una scorta di 150 litri di acqua di sor-gente.
PERCHÉ, SE POSSIBILE, USARE LE CANNE?
La canna (Arundo donax):
ha una crescita annuale che in termini pratici vuol dire poter raccogliere materiale ogni anno dallo stesso can-neto;
raggiunge facilmente altezze di 4-6 metri in presenza di terreni umidi;
si raccoglie molto facilmente; un paio di persone posso-no raccogliere anche 800 canne al giorno;
si presta facilmente ad essere spaccata e/o tagliata.
Abbiamo sfruttato una pala meccanica per spianare il terreno e per lo scavo del canale di drenaggio, mentre la terra smossa è stata poi usata per le pareti e l’intonaco.
Avevamo così sia una base solida da cui partire, visto che non erano previ-ste fondazioni, sia la garanzia di non avere umidità che risale per capillarità lungo le pareti.
DOPO TRE GIORNI avevamo la parte interna della cassaforma e il primo strato di quella esterna montate (vedi foto a pag. precedente): eravamo pronti per la prima gettata di terra e paglia, preparata in due vasche realiz-zate con un telo di plastica e delle balle di paglia come perimetro di contenimento.
I quattro giorni successivi dopo la gettata mattutina preparavamo di nuovo le vasche e montavamo un altro pezzo della struttura esterna.
Il quarto giorno all’interno dell’ultima getta sono stati inglobati dei tronchetti in orizzontale con del filo di ferro che fuoriusciva per offrire un ulteriore sicuro ancoraggio al tetto.
Nel pomeriggio una meritata pausa al mare: la parete circolare era completata!!
La costruzione del tetto ha richiesto tre giorni di gestazione per le numerose legature necessarie e per la preparazione del materia-le. Nonostante le diverse idee che mi frullavano in testa ho volu-to provare quella di una doppia cupola con in mezzo 15-20 cen-timetri di paglia isolante, e che scarica tutto il peso sulle pareti. L’impermeabilità è garantita da tre teli di plastica legati al bordo inferiore del tetto e protetti successivamente da uno strato di ma-teriale vegetale.
Mentre si preparava il tetto si è finito il primo strato di intonaco in terra e paglia e si è preparata la base fatta di pancali sui quali andrà fissato il pavimento in legno.
Uno spazio è stato lasciato libero per la costruzione di una stufa per cucinare che si è realizzata a sei mani la mattina successiva. La sua funzione è fondamentale per asciugare le pareti soprattutto se si la-vora, come nel nostro caso a estate terminata.
La porta a vetro recuperata ha già la sua sede a misura. Altri punti luce potevano essere aggiunti in fase di costruzione sottoforma di finestre fisse o apribili: li aggiungeremo successivamente.
L’ultimo giorno di lavoro abbiamo ricoperto a ritmo di dubott’ le balle usate al posto della terra nella parete rivolta a nord (quello che ha determinato il loro utilizzo è stato soprattutto la mancanza di acqua necessaria per l’impasto che in questo modo è stato ridotto di volume) e vicino gli stipiti della porta.
Conclusione
QUESTA PRIMA ESPERIENZA DI ARCHINTRECCIO è stata fan-tastica innanzitutto per la componente umana che è risultata in un gruppo sempre ben affiatato. L’incantevole cornice del cantiere e la magia dei cerchi (guarniti di scambi di paro-le, giochi, massaggi, musica e vino) attorno al fuoco hanno fatto dimenticare i disagi di più due settimane di campo all’aperto.
L’ARCHINTRECCIO IN NUMERI:
circa 1000: le canne utilizzate;
circa 10: i m3 di terra impastati;
20-25: le balle di paglia usate;
4: il diametro interno della capanna in metri;
2: i metri di altezza utile delle pareti;
12: i metri tondi calpestabili;
35-40: i cm di spessore delle pareti;
22: le persone coinvolte nel cantiere chi per l’intero periodo chi solo per un paio di giorni;
13: le giornate complessive di lavoro;
… ed innumerevoli sorrisi e stelle cadenti at-torno al fuoco!
Dal punto di vista puramente tecnico si è potuta testare la resistenza dei materiali, le tecniche d’intreccio e di legatura degli stessi, mentre diverse altre piccole soluzioni sono ve-nute alla luce, grazie soprattutto al confronto di gruppo, compresa quella per realizzare in modo semplice una gron-daia circolare per il recupero dell’acqua piovana.
La tecnica usata è in fase di sviluppo e sicuramente può es-sere adattata agli altri materiali utili per l’intreccio e reperibili in altri luoghi dove la canna è poco diffusa: tutti i polloni di buon diametro delle seguenti essenze possono servire allo scopo: castagno, nocciolo, frassino, olmo, pioppo, salice e tante altre compreso lo stesso bambù.
Alcune proposte di nuove costruzioni sono arrivate già dai partecipanti al cantiere per cui dalla prossi-ma primavera realizzeremo probabilmente nuovi cantieri, sicuramente uno a casa mia visto che sono anni che sogno una casetta circolare in terra cruda.
Vi anticipo, per tutti gli interessati, il prossimo appuntamento che sarà quello del taglio delle canne la luna calante di gennaio.
Quanta gioia e soddisfazione da questa esperienza conclusasi a ritmo di pizziche, tammurriate e salterel-lo abruzzese.
Alla fine, dopo tutti i curiosi del paese vicino, è venuto anche il sindaco ad ammirare quella nuova antica costruzione!
Articolo a cura di: Francesco D’Ingiullo, Casetta dei buoi, 66050 Palmoli (Chieti)
Info. 3298064297, figliodelnibbio@libero.it
.....................
Arrivi, partenze, fluidità della terra…
Siamo qui da poco, ma siamo arricchiti
dall’eternità di un istante che pulsa
come pulsa questa terra che scorre
tra le nostre mani…
Partenza… Salutare chi si sta scoprendo,
È un dolore pieno di speranza che alla fine
si trasforma in profumato humus di vita
E la vita, ragazzi, è una continua SORPRE-SA!!
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