domenica 12 dicembre 2010

Bioregionalismo e poesia... l'esempio di Felice Rosario Colaci

"Donne che infornano" - Disegno originale per la poesia "Che Farai da Grande?" di Felice Rosario Colaci, presentata all'incontro della Rete Bioregionale Italiana 2010 di San Severino Marche, estratta dal libro: "Non ho tempo per la fretta"



Che farai da grande?

"Figlio mio cosa farai quando sarai grande?"
"Farò il pittore di madonne, uomini e santi,
di quadri famosi, pittori importanti.
li dipingerò sul pavimento
in balia di passanti, pioggia e vento.
li farò con cura e amore abbondanti,
come dovessero durare anni e secoli tanti"

"Figlio mio perché tanto lavoro e tanta devozione
per ciò che durerà una si breve stagione?
Non è meglio dedicare il tuo tempo e lavoro
per guadagnarti ricchezze e decoro?"

"Quando i miei più semplici bisogni siano soddisfatti
cercare il di più mi sembra cosa da matti!
La vita sembra lunga ma dura solo un momento,
poi anche noi saremo polvere al vento.
La mia pittura effimera ma appassionata
sarà il mio monito a una generazione troppo indaffarata,
sempre occupata ad accumulare
sorda perché non vuole ascoltare.
Il mio messaggio più evidente
è che al denaro non pongo mente,
anche se ho del talento
io di poco mi accontento,
mi affido alla provvidenza
che non mi faccia restare senza.
Non penso a fama nè gloria futura
che esorcizzi dubbi e paura
sulla nostra sorte effimera e incerta
come la mia pittura all'aria aperta.
Quando pensi troppo al domani
ti leghi piedi e mani
di cui avresti molto bisogno
per realizzare il tuo sogno.
Se non vivi ora e adesso, ma ti attacchi ad ogni tuo possesso,
sarebbe come se il madonnaro
del suo talento fosse avaro
volendo salvare ogni suo dipinto
col timore che poi venga estinto."

"E tu, figlio mio, cosa farai da grande?"

"Io non ho dell'arte il talento divino
ma amo la terra, farò il contadino.
Il mio lavoro con alberi e piante
non sarà sinonimo di denaro contante.
Coltiverò la terra con le mie mani, il mio sudore,
di fame e di sete non avrò il timore.
Confederò in ciò che la popola d'animali, la inonda di vita,
la cui provvidenza sgorga infinita.
Il selvatico e lo spontaneo
non mi sarà nemico ed estraneo,
ma alleato e compagno di sorte
finchè non ci separi la morte
e neanche la morte separerà alla fine
ciò che è un tutt'uno e non ha confine.
Contadino si ma non per sfruttare la terra e i suoi prodotti
fino a quando a un deserto saran ridotti.
Userò il mio intuito, la mia intelligenza
per fare il mio lavoro con efficenza,
il mio cuore guiderà la mia coscienza
curerò la terra senza farle violenza.
Il mio bisogno di realizzarmi sarà soddisfatto
da una vita nella natura, dal suo contatto,
l'essere una sua piccolissima parte
sarà il mio divino talento, la mia sola arte"

"E tu, figlia, a cosa aspiri
qual'è il sogno per cui sospiri?!

"Vorrei vivere una vita spensierata
senza stare chiusa in casa barricata
o andare in giro sempre con il timore
di uno scippo o di uno stupratore.
Farei volentieri a meno alla leggera
ai lussi, alla comodità, alla carriera
ad una vita falsamente agiata,
che ti lascia vuota ed annoiata,
sempre alla ricerca di un nuovo divertimento
che assopisca il tuo dolore, il tuo sgomento
per una vita falsa e artificiale
comoda, ma superficiale.
Fin da quando ero una tenera bambina
ho sognato di vivere in una casa su una collina,
con prati, fiori, boschi tutt'intorno,
la fonte, l'aia, il forno.
Lontana dal rumore e la violenza cittadini,
nell'aia solo i canti degli uccelli, le voci dei Bambini,
nella madia il pane a lievitare,
nel cuore una canzone da cantare.
Una vita in cui ci sia spazio per amicizia e amore
in cui risa e danze si mischino al sudore,
i giorni grigi non siano sinonimo di tristezza
né gli assolati di gioia ed allegrezza,
il cui alternato ritmo dia invece movimento
all'esistenza e al suo godimento."

Felice Rosario Colaci

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