"Non si muove foglia che Dio non voglia.." (Saul Arpino)
L'umanità è a un bivio pericoloso.
Preparativi di guerra per attaccare l'Iran sono in "uno stato avanzato di preparazione". Sistemi di armi Hi tech tra cui testate nucleari sono completamente schierati.
Questa avventura militare è sul tavolo da disegno del Pentagono dal novanta. Prima l'Iraq, poi l'Iran stando a un documento declassificato del comando centrale USA del 1995.
L'escalation è parte dell'agenda militare. Mentre l'Iran, è il prossimo obiettivo insieme con la Siria e Libano, questo dispiegamento militare strategico minaccia anche Corea del Nord, Cina e Russia.
Dal 2005, gli Stati Uniti ed i suoi alleati, compresi i partners NATO dell'America e Israele, sono coinvolti nel vasto schieramento e accumulo di avanzati sistemi di armi. I sistemi di difesa aerea degli Stati Uniti, dei paesi membri della NATO e di Israele sono completamente integrati.
Si tratta di un sforzo coordinato Pentagono-NATO-Forza di Difesa di Israele, con la partecipazione attiva di militari di diversi paesi partner non appartenenti alla NATO compresi gli Stati del fronte arabo(membri del Dialogo Mediterraneo della NATO e dell'iniziativa di cooperazione di Istanbul), Arabia Saudita, Giappone, Corea del Sud, India, Indonesia, Singapore, Australia, tra gli altri. (La NATO è costituita da 28 Stati membri NATO . Altri 21 paesi sono membri del Consiglio di partenariato euro-atlantico (EAPC), il dialogo Mediterraneo e l'iniziativa di cooperazione di Istanbul includono dieci paesi arabi più Israele.)
I ruoli di Egitto, Arabia Saudita e Stati del Golfo (all'interno dell'estesa Alleanza militare) è di particolare importanza. L'Egitto controlla il transito delle navi da guerra e petroliere attraverso il canale di Suez. L'Arabia Saudita e gli Stati del Golfo occupano le coste sud occidentali del Golfo Persico, lo stretto di Hormuz e il Golfo di Oman. Ai primi di giugno, "l'Egitto secondo quanto riferito ha consentito ad una nave sraeliana e undici navi degli Stati Uniti di passare attraverso il canale di Suez in... .un evidente segnale all'Iran. ... Il 12 giugno, fonti della stampa regionale hanno riferito che i sauditi avevano concesso a Israele il diritto di sorvolare il loro spazio aereo..." (Muriel Mirak Weissbach, L'lnsana guerra di Israele contro l'Iran deve essere evitata., Global Research, 31 luglio 2010).
Nella dottrina militare post 9/11, questo massiccio dispiegamento di armamenti militari è stato definito come parte della cosiddetta "Guerra globale al terrorismo", per colpire le organizzazioni terroristiche "non statali" compresa al Qaeda ed i cosiddetti "stati sostenitori del terrorismo". compreso l'Iran, Siria, Libano, Sudan.
La creazione di nuove basi militari, la costituzione di scorte di avanzati sistemi di armi, comprese le armi nucleari tattiche, ecc., sono state implementate come parte della dottrina militare difensiva preventiva sotto l'ombrello della "guerra globale al terrorismo".
Guerra e crisi economica
Più ampie implicazioni di un attacco di Israele-U.S.A.-NATO all'Iran sono di vasta portata. La guerra e la crisi economica sono intimamente legate. L'economia di guerra è finanziata da Wall Street, che si attesta come creditore dell'amministrazione statunitense. I produttori di armi statunitensi sono i destinatari dei contratti multimiliardari del Dipartimento della difesa USA per l'approvvigionamento di sistemi avanzati di armi. A sua volta, "la battaglia per il petrolio" in Medio Oriente e Asia centrale serve direttamente gli interessi dei giganti del petrolio anglo-americani.
Gli Stati Uniti ed i suoi alleati stanno "battendo i tamburi di guerra" al culmine di una depressione economica in tutto il mondo, per non parlare della più grave catastrofe ambientale nella storia del mondo. In un amaro risvolto, uno dei principali attori (BP) sullo scacchiere geopolitico Medio Oriente Asia Centrale , precedentemente noto come Compagnia Petrolifera anglo-persiana, è responsabile del disastro ecologico nel Golfo del Messico.
Disinformazione dei Media
L'opinione pubblica, influenzata dalla montatura dei Media è tacitamente solidale, indifferente o ignorante dei probabili effetti di quella che viene accolta come un'operazione "punitiva" ad hoc nei confronti degli impianti nucleari dell'Iran, piuttosto che come una guerra totale. I preparativi di guerra comprendono lo schieramento di armi nucleari prodotte da Stati Uniti e Israele. In questo contesto, le conseguenze devastanti di una guerra nucleare vengono banalizzate o semplicemente non menzionate.
La "crisi reale" che minaccia l'umanità, secondo i media e i governi, non è la guerra ma il riscaldamento globale. I media montano ad arte una crisi dove non c'è alcuna crisi: "un allarme globale"--la pandemia globale H1N1--ma nessuno sembra temere una guerra nucleare sponsorizzata dall'America.
La guerra contro l'Iran è presentata all'opinione pubblica come un problema tra gli altri. Essa non viene considerata una minaccia per la "Madre terra" come nel caso del riscaldamento globale. Non è una notizia da prima pagina. Il fatto che un attacco contro l'Iran potrebbe portare ad una escalation e scatenare potenzialmente una guerra"globale" non è un motivo di preoccupazione.
Il culto dell'uccisione e distruzione.
La macchina di uccisione globale è sostenuta anche da un culto insito di morte e distruzione che pervade i films di Hollywood, per non parlare delle serie TV di guerra e criminalità in prime time sulla rete televisiva. Questo culto di uccisione è approvato dalla CIA e dal Pentagono che supportano (finanziariamente)anche le produzioni di Hollywood come strumento di propaganda di guerra:
"L'ex Agente della CIA Bob Baer ci ha detto,"C'è una simbiosi tra la CIA e Hollywood" e ha rivelato che l'ex direttore della CIA George Tenet è attualmente,"ad Hollywood,."a parlare agli studios (Matthew Alford e Robbie Graham, Luci, Camera… Azione coperta: La politica oscura di Hollywood, globale di ricerca, 31 gennaio 2009).
La macchina di uccisione è schierata a livello globale, nell'ambito della struttura del comando unificato di combattimento. Essa viene regolarmente sostenuta dalle istituzioni di governo, dalle corporazioni dei media e dai mandarini ed intellettuali del Nuovo Ordine Mondiale da think tanks ed istituti di ricerca e studi strategici di Washington, come uno strumento indiscusso di pace e di prosperità globale.
Una cultura di uccisione e violenza è diventata insita nella coscienza umana.
La guerra è ampiamente accettata come parte di un processo sociale: La Nazione deve essere "difesa" e protetta.
"Violenza legittimata" e uccisioni extragiudiziarie nei confronti di "terroristi" sono accolti dalle democrazie occidentali, come strumenti necessari per la sicurezza nazionale.
Una "guerra umanitaria" viene appoggiata dalla cosiddetta comunità internazionale. Non viene condannata come un atto criminale. I suoi principali architetti sono ricompensati per il loro contributo alla pace nel mondo.
Riguardo all'Iran, ciò che si sta svolgendo è la pura e semplice legittimazione della guerra in nome di un'illusoria idea di sicurezza globale.
Un attacco aereo "Preventivo" contro l'Iran porterebbe all'escalation
Attualmente ci sono tre teatri di guerra separati in Medio Oriente Asia Centrale: Afghanistan-Pakistan, Iraq e Palestina.
Se l'Iran dovesse essere oggetto di un attacco aereo "preventivo" da parte delle forze alleate, l'intera regione, dal Mediterraneo orientale alla frontiera occidentale della Cina con l'Afghanistan e il Pakistan, si infiammerebbero, conducendoci potenzialmente in uno scenario da III guerra mondiale.
La guerra si estenderebbe anche a Libano e Siria.
È altamente improbabile che i bombardamenti, se dovessero essere attuati, sarebbero circoscritti agli impianti nucleari dell'Iran come sostenuto dalle dichiarazioni ufficiali U.S.-Europa-NATO. Ciò che è più probabile è un attacco aereo su infrastrutture militari e civili, sistemi di trasporto, fabbriche, edifici pubblici.
Fonte: DefenseLINK-Unified Command Plan
Scenario III guerra mondiale
"Le Aree di Responsabilità dei Comandanti nel Mondo" (vedi la mappa qui sopra) definiscono il disegno militare globale del Pentagono, che è la conquista del mondo. Questo dispiegamento militare si sta verificando in parecchie regioni simultaneamente sotto il coordinamento dei comandi regionali USA, che comporta la costituzione di scorte di sistemi di armi made in USA da parte delle forze statunitensi e dei paesi partner, alcuni dei quali sono ex nemici, tra cui il Vietnam e il Giappone.
Il contesto attuale è caratterizzato da un incremento militare globale controllato da una superpotenza mondiale, che sta usando i suoi numerosi alleati per scatenare guerre regionali.
Al contrario, la seconda guerra mondiale fu un'associazione di teatri di guerra regionali separati. Date le tecnologie di comunicazione e sistemi di armi degli anni quaranta, non vi era alcun coordinamento strategico in "tempo reale" durante azioni militari tra grandi regioni geografiche.
La Guerra Globale si basa sull'impiego coordinato di una sola potenza militare dominante, che supervisiona le azioni dei suoi alleati e partners.
Ad eccezione di Hiroshima e Nagasaki, la seconda guerra mondiale è stata caratterizzata dall'uso di armi convenzionali. La pianificazione di una guerra globale si basa sulla militarizzazione dello spazio. Se fosse avviata una guerra diretta contro l'Iran, non verrebbero utilizzate solo armi nucleari, ma sarebbe utilizzata anche l'intera gamma di nuovi sistemi di armi avanzate, tra cui armi elettrometriche e tecniche di modificazione dell'ambiente (ENMOD).
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite
Il Consiglio di sicurezza ha adottato all'inizio di giugno una quarta serie di sanzioni contro la Repubblica islamica dell'Iran, che comprendeva un embargo espanso come pure ampi e "più severi controlli finanziari". Per un'amara ironia, questa risoluzione è passata durante i giorni in cui il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha rifiutato apertamente di adottare una mozione di condanna di Israele per l'attacco in acque internazionali contro la Freedom Flotilla diretta verso Gaza.
Cina e Russia, per le pressioni da parte degli USA, hanno approvato il regime delle sanzioni UNSCR, a loro discapito. La loro decisione all'interno del Consiglio di sicurezza contribuisce ad indebolire la loro stessa alleanza militare, l'organizzazione di cooperazione di Shanghai (SCO), in cui l'Iran ha lo status di osservatore. La risoluzione del Consiglio di sicurezza blocca le rispettive cooperazioni militari di Cina e Russia e gli accordi bilaterali di scambi con l'Iran. Ha gravi ripercussioni sul sistema di difesa aerea dell'Iran che dipende in parte dalla tecnologia e dall'esperienza russa.
La risoluzione del Consiglio di sicurezza concede de facto "luce verde" a scatenare una guerra preventiva contro l'Iran.
L'Inquisizione americana: Costruire un consenso politico per la guerra
In coro, i media occidentali hanno bollato l'Iran come una minaccia alla sicurezza globale in vista del suo programma di presunte armi nucleari (inesistente). Riecheggiando dichiarazioni ufficiali, i media ora chiedono l'attuazione di bombardamenti punitivi nei confronti dell'Iran in modo da salvaguardare la sicurezza di Israele.
I media occidentali stanno battendo i tamburi di guerra. Lo scopo è quello di instillare tacitamente, attraverso reiterati rapporti dei media, nausea, all'interno dell'inconscio popolare, la nozione che la minaccia iraniana è reale e che la Repubblica islamica dovrebbe essere "conquistata".
Un consenso alla costruzione del processo per fare la guerra è simile all'Inquisizione spagnola. Esso richiede ed esige l'accettazione dell'idea che la guerra è un impegno umanitario.
Noto e documentato, la vera minaccia alla sicurezza globale proviene dall'Alleanza U.S.-NATO-Israele, eppure la realtà in un ambiente inquisitorio viene capovolta: i guerrafondai sono impegnati per la pace, le vittime della guerra sono presentate come i protagonisti della guerra. Considerando che nel 2006, quasi due terzi degli americani erano contrari ad un'azione militare contro l'Iran, un recente sondaggio Ernst-Reuter-Zogby del febbraio 2010 suggerisce che il 56% degli americani è favorevole ad un'azione militare USA-Europa-NATO contro l'Iran.
Un consenso politico che si basa su una totale menzogna non può, tuttavia, basarsi unicamente sulla posizione ufficiale di coloro che sono la fonte della menzogna.
Il movimento anti-guerra negli Stati Uniti, che in parte è stato infiltrato e cooptato, ha assunto una posizione debole riguardo all'Iran. Il movimento anti-guerra è diviso. Ha posto l'accento sulle guerre che si sono già verificate (Afghanistan, Iraq) piuttosto che opporsi con forza alle guerre che sono in preparazione e che sono attualmente sul tavolo da disegno del Pentagono. Dopo l'inaugurazione dell'amministrazione Obama, il movimento anti-guerra ha perso molto del suo slancio.
Inoltre, coloro che si oppongono attivamente alle guerre in Afghanistan e in Iraq, non necessariamente si oppongono ai "bombardamenti punitivi" diretti contro l'Iran, né considerano questi bombardamenti come un atto di guerra, che potenzialmente potrebbe essere il preludio alla III guerra mondiale.
Il peso della protesta anti-guerra in relazione all'Iran è stato minimo rispetto alle dimostrazioni di massa che hanno preceduto il bombardamento del 2003 e l'invasione dell'Iraq.
La vera minaccia alla sicurezza globale proviene dall'Alleanza U.S.-NATO-Israele.
L'operazione Iran non viene contrastata nell'arena diplomatica dalla Cina e dalla Russia; ha il sostegno dei governi del fronte degli Stati arabi che sono integrati nel dialogo mediterraneo sponsorizzato dalla NATO. Ha anche il tacito sostegno dell'opinione pubblica occidentale.
Ci rivolgiamo alle persone su tutta la terra, in America, Europa, Israele, Turchia e in tutto il mondo perchè si ribellino contro questo progetto militare, contro i loro governi che sono a favore di un'azione militare contro l'Iran, contro i mass media, che servono a camuffare le conseguenze devastanti di una guerra contro l'Iran.
L'agenda militare supporta un profitto guidato da un distruttivo sistema economico globale che impoverisce ampi settori della popolazione mondiale.
Questa guerra è pura follia.
La Terza Guerra Mondiale è un terminale. Albert Einstein aveva capito i pericoli della guerra nucleare e dell'estinzione della vita sulla terra, che è già iniziata con la contaminazione radioattiva derivante dall'uranio impoverito. "Non so con quali armi sarà combattuta la III guerra mondiale, ma la IV guerra mondiale sarà combattuta con clave e pietre."
I media, gli intellettuali, gli scienziati e i politici, in coro, offuscano la verità indicibile, vale a dire che la guerra fatta usando testate nucleari distrugge l'umanità, e che questo complesso processo di graduale distruzione è già cominciato.
Quando la menzogna diventa verità non c'è più modo di tornare indietro.
Quando la guerra viene accolta come un impegno umanitario, la giustizia e l'intero sistema giuridico internazionale sono stravolti : il pacifismo e il movimento anti-guerra vengono criminalizzati. Essere contro la guerra diventa un atto criminale.
La menzogna deve essere svelata per quello che è e per quello che fa.
Sanziona l'abbattimento indiscriminato di uomini, donne e bambini.
Distrugge le famiglie e le persone. Distrugge l'impegno delle persone verso gli altri esseri umani.
Impedisce alle persone di esprimere la loro solidarietà per coloro che soffrono.
Sostiene la guerra e lo stato di polizia come l'unica linea di approccio.
Essa distrugge sia il nazionalismo che l'internazionalismo.
Rompere la menzogna significa rompere un progetto criminale di distruzione globale, in cui la ricerca del profitto è la forza prevalente.
Questo profitto guidato dall'agenda militare distrugge i valori umani e trasforma le persone in zombie inconscienti.
Dobbiamo invertire la marea.
Sfidare i criminali di guerra in alte cariche e i potenti gruppi di pressione corporativi che li supportano
Rompere l'Inquisizione americana.
Minare la crociata militare U.S.-NATO-Israele.
Chiudere le fabbriche di armi e basi militari.
Portare a casa le truppe.
I membri delle forze armate dovrebbero disobbedire agli ordini e rifiutarsi di partecipare ad una guerra criminale.
Michel Chossudovsky
La Parte II di questo saggio sarà pubblicata prossimamente.
Preparazione per la terza guerra mondiale. Natura e storia dell'operazione militare programmata contro l'Iran. Include l'analisi del ruolo di Israele..
Michel Chossudovsky è un premiato autore, professore di economia (Emerito) presso l'Università di Ottawa e direttore del centro per la ricerca sulla globalizzazione (CRG), Montreal. Egli è l'autore di "La globalizzazione della povertà e il nuovo ordine mondiale" (2003) e "Guerra al terrorismo dell'America" (2005). È anche un collaboratore dell'enciclopedia Britannica. I suoi scritti sono stati pubblicati in più di venti lingue. può essere raggiunto a globalresearch.ca sito Web
Fonte: Global Research
Traduzione di: Dakota Jones
..........
Altri articoli sulla Fine del Mondo:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=estinzione+specie+umana
martedì 31 agosto 2010
lunedì 30 agosto 2010
Bioregionalismo in Italia - Carta degli intenti della Rete Bioregionale Italiana e vari "retroscena" bioregionali...
Premessa:
La Rete Bioregionale Italiana è nata nella riserva naturale di Monte Rufeno ad Acquapendente (Vt) nella primavera del 1996. Il sottoscritto risulta tra i fondatori del consesso. Essa si pone come “terreno comune” per gruppi e singole persone, al fine di condividere idee, informazioni, esperienze, progetti ed emozioni, onde sviluppare forme e pratiche – culturali, sociali, spirituali, politiche ed economiche – appropriate di vita in armonia con il proprio luogo, la propria bioregione, con le altre bioregioni e il Pianeta Terra.
Prosieguo:
Alcuni amici mi hanno chiesto di esporre alcuni pensieri bioregionali per dare informazioni generali sul "bioregionalismo" da divulgare in giro e per invitare le persone all'incontro "rifondativo" di San Severino Marche del 30 e 31 ottobre 2010. Lo definisco "rifondativo" visto che diverse persone che assieme a me fondarono la Rete Bioregionale Italiana si sono recentemente "dimesse". Ho perciò pensato, a mò di cronistoria e spiegazione, di inserire i due testi che seguono....
Il primo é la carta degli intenti della Rete Bioregionale Italiana:
Bentornati a Casa!
Una bioregione è un luogo geografico riconoscibile per varie
caratteristiche: clima, suoli omogenei, specie vegetali e animali,
bacini idrografici nella loro integrità, versanti montani, eccetera,
ma anche le culture umane, considerando in particolare quelle prodotte
da popoli che da tempo immemorabile hanno saputo convivere in armonia
con tutto questo.
Per bioregionalismo si intende la volontà di ri-diventare nativi
del proprio luogo, della propria bioregione. Possiamo fare tutte le
scoperte possibili, usare la tecnica, la scienza; possiamo andare
sulla luna e comunicare via satellite, ma alla base della nostra
sopravvivenza fisica, psichica e spirituale ci sono questi alberi,
queste erbe, questi animali, queste acque, questo suolo del luogo dove
viviamo. L’evoluzione sociale e tecnologica è ecologicamente
compatibile solo su “piccola scala”, localmente e ancorata ad una
visione olistica del sapere.
L’idea bioregionale consiste essenzialmente nel riprendere il
proprio ruolo all’interno della più ampia comunità di viventi e
nell’agire come parte e non a parte di essa, correggendo i
comportamenti indotti dall’affermarsi di un sistema economico e
politico globale, che si è posto al di fuori delle leggi della natura
e sta devastando, ad un tempo, la natura stessa e l’essere umano.
Il bioregionalismo si rifà ai principi ecocentrici , riconoscendo
che l’equilibrio ecologico esige una profonda trasformazione nella
percezione che abbiamo come esseri umani riguardo al nostro ruolo
nell’ecosistema planetario. Questa consapevolezza non è qualcosa di
completamente nuovo, ma affonda le sue radici negli antichi saperi dei
popoli nativi in ogni parte del mondo e nelle grandi tradizioni
spirituali occidentali e orientali.
Il modo più appropriato per iniziare a ri-abitare non è
attraverso leggi o regolamenti imposti, ma ponendosi in prima persona
in relazione al luogo in cui si vive: scoprendone i significati, gli
scambi, individuandone i contorni, dedicandosi ad attività sostenibili
con la propria bioregione.
L’idea bioregionale, punta ad inserirsi nelle pieghe della
società; per riuscirci diverse possono essere le modalità, i linguaggi
e le forme, ma, al di là delle differenze, ciò che accomuna i
bioregionalisti è la consapevolezza di essere parte di un insieme
senziente.
L’idea bioregionale è ispirata dai sistemi naturali e selvatici;
per sua natura, pertanto, si esprime attraverso la forma decentrata.
Nell’introdurre questo concetto, si richiede la sensibilità di
esporlo in modo che ogni persona, gruppo o realtà sociale lo senta
proprio e nel proprio luogo si organizzi per radicarlo.
Ed il secondo testo é una memoria personale sulla mia partecipazione alla Rete:
"Né a destra né a sinistra... e nemmeno al centro!" (Saul Arpino)
Sapete che sono nato l’anno della Scimmia, e tutti dicono che la
scimmia è un animale dispettoso. Ma non è vero, ve l’assicuro, solo
che la scimmia vuole scoprire le reazioni degli altri, la verità che
si nasconde dietro le apparenze, ed è per questo che gioca tiri
birboni a tutti quanti e li sfida in mille modi, per capire come
reagiscono e come si manifestano nelle situazioni particolari.
Essendo questa la mia prerogativa va da sé che tutte le situazioni in
cui mi son venuto a trovare comprendevano risvolti machiavellici in
cui saggiavo il terreno dei compartecipi al gioco della vita.
Ciò è avvenuto anche con i membri della Rete Bioregionale Italiana,
quelli che vengono definiti –solitamente- i più ecologisti fra gli
ecologisti, il massimo dei massimi nella consapevolezza ambientale. Ma
sarà poi vero? Di certo posso dire che alcuni suoi membri sono persone
oneste e sincere e non si atteggiano a “santoni dell’ambiente”, ma
altri soccombettero alle mie pesanti trovate… e restarono nudi sotto
il mio sguardo imparziale e crudele.
Già alla riunione fondativa della Rete, ad Acquapendente, compii diversi magheggi. Dovete sapere che conobbi il bioregionalismo (Nota 1- come termine ben inteso, in quanto si tratta semplicemente di considerarsi parte integrante del territorio e
del contesto vitale in cui si vive, che è un principio antico ed universale) prima dalle pagine di Frontiere di Edoardo Zarelli (che successivamente fu esautorato perché di matrice destro-etno-europeista mentre nella Rete prese il sopravvento il ramo americanista di Snyder, Berg, etc.) e successivamente tramite l’amico Stefano Panzarasa e l'allora sua compagna Jacqueline Fassero. Essi mi invitarono all’incontro
fondativo che era stato indetto da Zarelli (poi scomparso dalla scena) informandomi però che durante l’incontro della “crema degli ecologisti italiani” non avrei dovuto parlare di vegetarismo, perché molti di loro erano contrari, e soprattutto non avrei dovuto coinvolgere le istituzioni, perché la maggior parte erano fricchettoni.
Promisi di attenermi alle direttive ma come potete immaginare non lo feci affatto.
In primis: invitai l’allora presidente della Provincia di Viterbo
(della quale Acquapendente è un comune), Ugo Nardini, che
nell’imbarazzo, considerando il gelo con il quale fu accolto, profferì
qualche parola di saluto e buon auspicio e se ne partì. In secundis:
quando fu il mio turno di intervenire nel cerchio dei convenuti, feci
un accorato discorso sul salvataggio della terra che è possibile solo
se si rinuncia agli allevamenti intensivi ed all’uso smodato di carne.
Ricevetti molte critiche e non volendo creare separazioni me ne partii
la sera stessa, dopo una cena alquanto insapore, lasciando come miei
rappresentanti Claudio Viano e la sua compagna Daniela, entrambi
vegetariani convinti. Essi non poterono inserire alcuna istanza
vegetariana ma fecero del loro meglio per ammorbidire ed accorciare il
documento d’intesa (vedi testo soprastante) che doveva essere approvato e che all’inizio constava di parecchie pagine, ora è ridotto ad una mezza paginetta
(forse ancora troppo essendo il succo quanto da me affermato nella nota 1).
Comunque in seguito inviai due lettere formali di adesione alla Rete,
una a nome del Circolo vegetariano VV.TT. (ramo culturale, vegetariano
e spiritualista) e l’altra a nome del Punto Verde Calcata (ramo
politico laico). Poi iniziai la battaglia interna, tanto per
cominciare avviai un discorso di attuazione bioregionale partendo
dalla riaggregazione delle Regioni in nuovi ambiti amministrativi,
prendendo ad esempio l’identità culturale ed ambientale della Tuscia
od Etruria, che poteva fungere da esempio di un nuovo modello di
bioregionalismo applicato agli ambiti omogenei. In questa battaglia
fui lasciato quasi da solo, poiché molti altri bioregionalisti
preferivano occuparsi di agricoltura e vita in campagna.
All'inizio solo alcuni amici “intellettuali”, come Pietro Toesca, Aurelio Rizzacasa,
Alessandro Curti, Fulvio di Dio ed altri mi seguirono in questo filone.
Poi tentai un nuovo approccio laico applicato all’ambiente. Sino
allora gli ambientalisti si consideravano di sinistra e ciò comportava
una sperequazione, ponendo l’ecologia in un settore che doveva invece
esserne esente. Compii questa operazione allorché dapprima invocai la
collaborazione dell’allora presidente della Regione Lazio, Piero
Badaloni, che partecipò ad un convegno sul tema bioregionale, da me
organizzato a Sant’Oreste, assieme a vari assessori e consiglieri, di
cui ora ricordo Bonadonna (PRC), Daga (DS) e Bonelli (Verdi). E fin
qui non ricevetti critiche di sorta dai miei co-membri, anche se
nessuno d’essi si degnò di partecipare al convegno (considerato troppo
ufficiale).
Poi successivamente quando organizzai un incontro annuale della Rete a
Calcata (sul tema dell’economia sostenibile) ed erano presenti gran
parte dei capi-rete, durante il convegno nella sala consiliare del
Comune ci fu -da parte dell’allora sindaco Luigi Gasperini- la lettura
del patrocinio concesso e del saluto dell’allora presidente regionale
Francesco Storace (sì proprio lui) e qui le facce di molti “compagni”
bioregionalisti si fecero “nere” (si fa per dire..) ed alcuni si
rifiutarono di fare un intervento in quel consesso, dominato tra
l’altro da un numero incredibile di vegetariani ed animalisti. Quella
volta, dopo il pranzo finale di commiato al Tempio della Spiritualità
della Natura, la vidi brutta e sentii quasi il venticello della
scomunica su di me… mi salvò solo l’intervento con invito al
sincretismo di mia sorella Daniela, che aveva lavorato indefessamente
al servizio della causa per due giorni.
Ora potrai continuare a raccontare quanti altri “dispetti” ho fatto a
questi benedetti membri della Rete, ma ve li lascio immaginare…. e chiudo.
Paolo D’Arpini - europeanconsumers.tuscia@gmail.com
......
Altri articoli sulla Rete Bioregionale Italiana:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=rete+bioregionale+italiana
http://paolodarpini.blogspot.com/search?q=rete+bioregionale+italiana
La Rete Bioregionale Italiana è nata nella riserva naturale di Monte Rufeno ad Acquapendente (Vt) nella primavera del 1996. Il sottoscritto risulta tra i fondatori del consesso. Essa si pone come “terreno comune” per gruppi e singole persone, al fine di condividere idee, informazioni, esperienze, progetti ed emozioni, onde sviluppare forme e pratiche – culturali, sociali, spirituali, politiche ed economiche – appropriate di vita in armonia con il proprio luogo, la propria bioregione, con le altre bioregioni e il Pianeta Terra.
Prosieguo:
Alcuni amici mi hanno chiesto di esporre alcuni pensieri bioregionali per dare informazioni generali sul "bioregionalismo" da divulgare in giro e per invitare le persone all'incontro "rifondativo" di San Severino Marche del 30 e 31 ottobre 2010. Lo definisco "rifondativo" visto che diverse persone che assieme a me fondarono la Rete Bioregionale Italiana si sono recentemente "dimesse". Ho perciò pensato, a mò di cronistoria e spiegazione, di inserire i due testi che seguono....
Il primo é la carta degli intenti della Rete Bioregionale Italiana:
Bentornati a Casa!
Una bioregione è un luogo geografico riconoscibile per varie
caratteristiche: clima, suoli omogenei, specie vegetali e animali,
bacini idrografici nella loro integrità, versanti montani, eccetera,
ma anche le culture umane, considerando in particolare quelle prodotte
da popoli che da tempo immemorabile hanno saputo convivere in armonia
con tutto questo.
Per bioregionalismo si intende la volontà di ri-diventare nativi
del proprio luogo, della propria bioregione. Possiamo fare tutte le
scoperte possibili, usare la tecnica, la scienza; possiamo andare
sulla luna e comunicare via satellite, ma alla base della nostra
sopravvivenza fisica, psichica e spirituale ci sono questi alberi,
queste erbe, questi animali, queste acque, questo suolo del luogo dove
viviamo. L’evoluzione sociale e tecnologica è ecologicamente
compatibile solo su “piccola scala”, localmente e ancorata ad una
visione olistica del sapere.
L’idea bioregionale consiste essenzialmente nel riprendere il
proprio ruolo all’interno della più ampia comunità di viventi e
nell’agire come parte e non a parte di essa, correggendo i
comportamenti indotti dall’affermarsi di un sistema economico e
politico globale, che si è posto al di fuori delle leggi della natura
e sta devastando, ad un tempo, la natura stessa e l’essere umano.
Il bioregionalismo si rifà ai principi ecocentrici , riconoscendo
che l’equilibrio ecologico esige una profonda trasformazione nella
percezione che abbiamo come esseri umani riguardo al nostro ruolo
nell’ecosistema planetario. Questa consapevolezza non è qualcosa di
completamente nuovo, ma affonda le sue radici negli antichi saperi dei
popoli nativi in ogni parte del mondo e nelle grandi tradizioni
spirituali occidentali e orientali.
Il modo più appropriato per iniziare a ri-abitare non è
attraverso leggi o regolamenti imposti, ma ponendosi in prima persona
in relazione al luogo in cui si vive: scoprendone i significati, gli
scambi, individuandone i contorni, dedicandosi ad attività sostenibili
con la propria bioregione.
L’idea bioregionale, punta ad inserirsi nelle pieghe della
società; per riuscirci diverse possono essere le modalità, i linguaggi
e le forme, ma, al di là delle differenze, ciò che accomuna i
bioregionalisti è la consapevolezza di essere parte di un insieme
senziente.
L’idea bioregionale è ispirata dai sistemi naturali e selvatici;
per sua natura, pertanto, si esprime attraverso la forma decentrata.
Nell’introdurre questo concetto, si richiede la sensibilità di
esporlo in modo che ogni persona, gruppo o realtà sociale lo senta
proprio e nel proprio luogo si organizzi per radicarlo.
Ed il secondo testo é una memoria personale sulla mia partecipazione alla Rete:
"Né a destra né a sinistra... e nemmeno al centro!" (Saul Arpino)
Sapete che sono nato l’anno della Scimmia, e tutti dicono che la
scimmia è un animale dispettoso. Ma non è vero, ve l’assicuro, solo
che la scimmia vuole scoprire le reazioni degli altri, la verità che
si nasconde dietro le apparenze, ed è per questo che gioca tiri
birboni a tutti quanti e li sfida in mille modi, per capire come
reagiscono e come si manifestano nelle situazioni particolari.
Essendo questa la mia prerogativa va da sé che tutte le situazioni in
cui mi son venuto a trovare comprendevano risvolti machiavellici in
cui saggiavo il terreno dei compartecipi al gioco della vita.
Ciò è avvenuto anche con i membri della Rete Bioregionale Italiana,
quelli che vengono definiti –solitamente- i più ecologisti fra gli
ecologisti, il massimo dei massimi nella consapevolezza ambientale. Ma
sarà poi vero? Di certo posso dire che alcuni suoi membri sono persone
oneste e sincere e non si atteggiano a “santoni dell’ambiente”, ma
altri soccombettero alle mie pesanti trovate… e restarono nudi sotto
il mio sguardo imparziale e crudele.
Già alla riunione fondativa della Rete, ad Acquapendente, compii diversi magheggi. Dovete sapere che conobbi il bioregionalismo (Nota 1- come termine ben inteso, in quanto si tratta semplicemente di considerarsi parte integrante del territorio e
del contesto vitale in cui si vive, che è un principio antico ed universale) prima dalle pagine di Frontiere di Edoardo Zarelli (che successivamente fu esautorato perché di matrice destro-etno-europeista mentre nella Rete prese il sopravvento il ramo americanista di Snyder, Berg, etc.) e successivamente tramite l’amico Stefano Panzarasa e l'allora sua compagna Jacqueline Fassero. Essi mi invitarono all’incontro
fondativo che era stato indetto da Zarelli (poi scomparso dalla scena) informandomi però che durante l’incontro della “crema degli ecologisti italiani” non avrei dovuto parlare di vegetarismo, perché molti di loro erano contrari, e soprattutto non avrei dovuto coinvolgere le istituzioni, perché la maggior parte erano fricchettoni.
Promisi di attenermi alle direttive ma come potete immaginare non lo feci affatto.
In primis: invitai l’allora presidente della Provincia di Viterbo
(della quale Acquapendente è un comune), Ugo Nardini, che
nell’imbarazzo, considerando il gelo con il quale fu accolto, profferì
qualche parola di saluto e buon auspicio e se ne partì. In secundis:
quando fu il mio turno di intervenire nel cerchio dei convenuti, feci
un accorato discorso sul salvataggio della terra che è possibile solo
se si rinuncia agli allevamenti intensivi ed all’uso smodato di carne.
Ricevetti molte critiche e non volendo creare separazioni me ne partii
la sera stessa, dopo una cena alquanto insapore, lasciando come miei
rappresentanti Claudio Viano e la sua compagna Daniela, entrambi
vegetariani convinti. Essi non poterono inserire alcuna istanza
vegetariana ma fecero del loro meglio per ammorbidire ed accorciare il
documento d’intesa (vedi testo soprastante) che doveva essere approvato e che all’inizio constava di parecchie pagine, ora è ridotto ad una mezza paginetta
(forse ancora troppo essendo il succo quanto da me affermato nella nota 1).
Comunque in seguito inviai due lettere formali di adesione alla Rete,
una a nome del Circolo vegetariano VV.TT. (ramo culturale, vegetariano
e spiritualista) e l’altra a nome del Punto Verde Calcata (ramo
politico laico). Poi iniziai la battaglia interna, tanto per
cominciare avviai un discorso di attuazione bioregionale partendo
dalla riaggregazione delle Regioni in nuovi ambiti amministrativi,
prendendo ad esempio l’identità culturale ed ambientale della Tuscia
od Etruria, che poteva fungere da esempio di un nuovo modello di
bioregionalismo applicato agli ambiti omogenei. In questa battaglia
fui lasciato quasi da solo, poiché molti altri bioregionalisti
preferivano occuparsi di agricoltura e vita in campagna.
All'inizio solo alcuni amici “intellettuali”, come Pietro Toesca, Aurelio Rizzacasa,
Alessandro Curti, Fulvio di Dio ed altri mi seguirono in questo filone.
Poi tentai un nuovo approccio laico applicato all’ambiente. Sino
allora gli ambientalisti si consideravano di sinistra e ciò comportava
una sperequazione, ponendo l’ecologia in un settore che doveva invece
esserne esente. Compii questa operazione allorché dapprima invocai la
collaborazione dell’allora presidente della Regione Lazio, Piero
Badaloni, che partecipò ad un convegno sul tema bioregionale, da me
organizzato a Sant’Oreste, assieme a vari assessori e consiglieri, di
cui ora ricordo Bonadonna (PRC), Daga (DS) e Bonelli (Verdi). E fin
qui non ricevetti critiche di sorta dai miei co-membri, anche se
nessuno d’essi si degnò di partecipare al convegno (considerato troppo
ufficiale).
Poi successivamente quando organizzai un incontro annuale della Rete a
Calcata (sul tema dell’economia sostenibile) ed erano presenti gran
parte dei capi-rete, durante il convegno nella sala consiliare del
Comune ci fu -da parte dell’allora sindaco Luigi Gasperini- la lettura
del patrocinio concesso e del saluto dell’allora presidente regionale
Francesco Storace (sì proprio lui) e qui le facce di molti “compagni”
bioregionalisti si fecero “nere” (si fa per dire..) ed alcuni si
rifiutarono di fare un intervento in quel consesso, dominato tra
l’altro da un numero incredibile di vegetariani ed animalisti. Quella
volta, dopo il pranzo finale di commiato al Tempio della Spiritualità
della Natura, la vidi brutta e sentii quasi il venticello della
scomunica su di me… mi salvò solo l’intervento con invito al
sincretismo di mia sorella Daniela, che aveva lavorato indefessamente
al servizio della causa per due giorni.
Ora potrai continuare a raccontare quanti altri “dispetti” ho fatto a
questi benedetti membri della Rete, ma ve li lascio immaginare…. e chiudo.
Paolo D’Arpini - europeanconsumers.tuscia@gmail.com
......
Altri articoli sulla Rete Bioregionale Italiana:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=rete+bioregionale+italiana
http://paolodarpini.blogspot.com/search?q=rete+bioregionale+italiana
domenica 29 agosto 2010
Altero Matteoli - “A Rimini le confessioni inconfessabili su porti ed aeroporti...”
Riferisce la stampa che il Ministro dei Trasporti, Altero Matteoli, intervenendo al Meeting di Rimini avrebbe ammesso che i 106 aeroporti presenti in Italia sono troppi.
"106 aeroporti sono una cifra spropositata", ha affermato il ministro.
Nello stesso incontro, riferiscono le agenzie di stampa, l'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Mauro Moretti avrebbe a sua volta segnalato che: ''In Italia ci sono troppi porti, troppi aeroporti e troppi centri merci. Un 15% di infrastrutture e' inutile: ad esempio sarebbero sufficienti 3-4 aeroporti oltre a quelli per le isole".
Occorre aggiungere altro?
Lo stesso Ministro dei Trasporti conferma che in Italia ci sono troppi aeroporti.
Che senso avrebbe realizzare ulteriori mega-aeroporti?
Occorre piuttosto chiudere una parte degli aeroporti esistenti.
Diciamolo: anche alla luce di quanto confessato dal ministro e' evidente che realizzare un mega-aeroporto a Viterbo e' un crimine ed una follia.
A questo si aggiunga che la realizzazione di un mega-aeroporto nocivo, distruttivo e fuorilegge nel cuore dell'area del Bullicame avrebbe come immediate e disastrose conseguenze:
a) lo scempio dell'area del Bullicame e dei beni ambientali e culturali che vi si trovano;
b) la devastazione dell'agricoltura della zona circostante;
c)l'impedimento alla valorizzazione terapeutica e sociale delle risorse termali;
d) un pesantissimo inquinamento chimico, acustico ed elettromagnetico di grave nocumento per la salute e la qualità della vita della popolazione locale (l'area é peraltro nei pressi di popolosi quartieri della città);
e) il collasso della rete infrastrutturale dell'Alto Lazio, territorio già gravato da pesanti servitù;
f) uno sperpero colossale di soldi pubblici;
g) una flagrante violazione di leggi italiane ed europee e dei vincoli di salvaguardia presenti nel territorio.
Ripetiamolo: realizzare un mega-aeroporto a Viterbo é un crimine ed una follia.
Antonella Litta - Coi Piedi Per Terra
Altri articoli su Aeroporto di Viterbo:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=aeroporto+viterbo
"106 aeroporti sono una cifra spropositata", ha affermato il ministro.
Nello stesso incontro, riferiscono le agenzie di stampa, l'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Mauro Moretti avrebbe a sua volta segnalato che: ''In Italia ci sono troppi porti, troppi aeroporti e troppi centri merci. Un 15% di infrastrutture e' inutile: ad esempio sarebbero sufficienti 3-4 aeroporti oltre a quelli per le isole".
Occorre aggiungere altro?
Lo stesso Ministro dei Trasporti conferma che in Italia ci sono troppi aeroporti.
Che senso avrebbe realizzare ulteriori mega-aeroporti?
Occorre piuttosto chiudere una parte degli aeroporti esistenti.
Diciamolo: anche alla luce di quanto confessato dal ministro e' evidente che realizzare un mega-aeroporto a Viterbo e' un crimine ed una follia.
A questo si aggiunga che la realizzazione di un mega-aeroporto nocivo, distruttivo e fuorilegge nel cuore dell'area del Bullicame avrebbe come immediate e disastrose conseguenze:
a) lo scempio dell'area del Bullicame e dei beni ambientali e culturali che vi si trovano;
b) la devastazione dell'agricoltura della zona circostante;
c)l'impedimento alla valorizzazione terapeutica e sociale delle risorse termali;
d) un pesantissimo inquinamento chimico, acustico ed elettromagnetico di grave nocumento per la salute e la qualità della vita della popolazione locale (l'area é peraltro nei pressi di popolosi quartieri della città);
e) il collasso della rete infrastrutturale dell'Alto Lazio, territorio già gravato da pesanti servitù;
f) uno sperpero colossale di soldi pubblici;
g) una flagrante violazione di leggi italiane ed europee e dei vincoli di salvaguardia presenti nel territorio.
Ripetiamolo: realizzare un mega-aeroporto a Viterbo é un crimine ed una follia.
Antonella Litta - Coi Piedi Per Terra
Altri articoli su Aeroporto di Viterbo:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=aeroporto+viterbo
sabato 28 agosto 2010
Mantova - Storia di un salvataggio canino... raccontata da un cane
Questa volta vorrei parlare io, mi chiamo Duca.. e voglio ululare al Mondo che le "mie Zie" hanno vinto e ci hanno resi liberi, hanno salvato tutti noi..eravamo quasi 500! Uno dei tanti documenti di questa storia s'intitola proprio così "La Salvezza dei 500"..
Ecco l'antefatto:
Mantova luglio 2008 dopo tantissimi anni di battaglia, denunce, ordinanze di sgombero, segnalazioni ed interrogazioni parlamentari, su mandato della Procura della Repubblica di Mantova, è avvenuto il sequestro della struttura privata denominata "concentramento Platto" situato nella provincia. L’imputato era indagato con l'accusa di maltrattamento animale in base all'Art. 727, comma 2 c.p., per detenzione di cani in condizioni incompatibili con la loro natura e produttiva di gravi sofferenze psico-fisiche.
La storia
Qualche persona di buon cuore mette in circolazione un appello per salvarci e la mia zia, che è solo una delle tante nostre zie, si è fatta avanti per salvare 5 di noi.. davanti ai suoi occhi, cani ovunque senza acqua, con sottovasi al posto di ciotole, cucce fatiscenti, cani legati a catena fissa, lezzo nauseante e cani, cani ovunque..
In un caseggiato c'erano gruppi di 50 cuccioli divisi solo per razza Petit Bleu, Grand Bleu, Beagle Harrier, Spinoni Italiani e Segugi.
Arrivati a casa la macchina puzzava di tristezza, ansia e paura, come quel posto sperduto tra le campagne..
Tutti erano infestati da parassiti, alcuni cuccioli avevano sviluppato la gastro enterite, giardia, coccidi, gli anziani magri troppo deperiti per una nuova lunga Vita, alcuni giovani mostravano tumori, piaghe.. molti di noi non ci sono più..
Da lì il lavoro è interminabile, con le altre zie cerca casa a tutti noi, se non proprio una casa almeno un rifugio pulito, produce prove inconfutabili da portare in Tribunale per dimostrare il maltrattamento e infine accudisce i primi 5.. belle zuppe tiepide, giacigli comodi e poi la fantomatica socializzazione con altri cani, con altre persone, le passeggiate, i viaggi in auto.. il guinzaglio.
Dopo poche settimane alcune zie tornano con furgoni,la nostra custodia è gratuita ma sono disposte a mille sacrifici pur di portarci via da quel posto, e intanto sono nati nuovi cuccioli, tra loro ci sono io coi miei fratelli e la mia mamma. Avevo solo 6 giorni..
Il tempo passa ..
Il 4 marzo 2009 presso il Tribunale di Mantova è stata emessa la sentenza di primo grado. A seguito delle indagini svolte dal P.M. Marco Martani, il Giudice Latagliata ha condannando l'imputato ordinando la confisca di TUTTI i cani oggetto di sequestro.
L'epilogo ..
L'imputato fa mille ricorsi, e dopo aver temuto il peggio ecco la Cassazione:
Il 21 aprile 2010 in Cassazione si è tenuto l’ultimo grado di giudizio, La Corte ha rigettato per intero il ricorso dell’imputato, confermando così la condanna di primo grado. Pochi giorni fa l’ASL di competenza ha ufficialmente e definitivamente trasferito la proprietà di TUTTI i cani ai loro affidatari, togliendo così, per sempre, il nome della persona condannata.
Oggi, sono libero e con le mie sorelle gioco felice,le nostre zie ci hanno portati in ogni luogo d'Italia, hanno pagato le nostre spese di cura e mantenimento, hanno testimoniato ai processi, hanno viaggiato e speso mille energie, ma non hanno mai mollato , ogni tanto una lacrima solca il loro viso pensando a chi non c'è più, ma hanno vinto e noi, tutti noi, siamo i Testimoni Viventi di questa lunga e gloriosa battaglia. Potremo aiutare i nostri simili perché grazie a noi, abbiamo un precedente della Suprema Corte che traccia la strada sicura per eventuali casi analoghi in futuro.
Niente sacrifici, niente gloria.. con determinazione le nostre salvatrici continueranno a vegliare su di noi, continueranno ad essere sul campo, per ridare una vita dignitosa ai nostri simili e per assicurare i criminali alla giustizia!
Con stima, il cane liberato, Duca della Torbiera
Ecco l'antefatto:
Mantova luglio 2008 dopo tantissimi anni di battaglia, denunce, ordinanze di sgombero, segnalazioni ed interrogazioni parlamentari, su mandato della Procura della Repubblica di Mantova, è avvenuto il sequestro della struttura privata denominata "concentramento Platto" situato nella provincia. L’imputato era indagato con l'accusa di maltrattamento animale in base all'Art. 727, comma 2 c.p., per detenzione di cani in condizioni incompatibili con la loro natura e produttiva di gravi sofferenze psico-fisiche.
La storia
Qualche persona di buon cuore mette in circolazione un appello per salvarci e la mia zia, che è solo una delle tante nostre zie, si è fatta avanti per salvare 5 di noi.. davanti ai suoi occhi, cani ovunque senza acqua, con sottovasi al posto di ciotole, cucce fatiscenti, cani legati a catena fissa, lezzo nauseante e cani, cani ovunque..
In un caseggiato c'erano gruppi di 50 cuccioli divisi solo per razza Petit Bleu, Grand Bleu, Beagle Harrier, Spinoni Italiani e Segugi.
Arrivati a casa la macchina puzzava di tristezza, ansia e paura, come quel posto sperduto tra le campagne..
Tutti erano infestati da parassiti, alcuni cuccioli avevano sviluppato la gastro enterite, giardia, coccidi, gli anziani magri troppo deperiti per una nuova lunga Vita, alcuni giovani mostravano tumori, piaghe.. molti di noi non ci sono più..
Da lì il lavoro è interminabile, con le altre zie cerca casa a tutti noi, se non proprio una casa almeno un rifugio pulito, produce prove inconfutabili da portare in Tribunale per dimostrare il maltrattamento e infine accudisce i primi 5.. belle zuppe tiepide, giacigli comodi e poi la fantomatica socializzazione con altri cani, con altre persone, le passeggiate, i viaggi in auto.. il guinzaglio.
Dopo poche settimane alcune zie tornano con furgoni,la nostra custodia è gratuita ma sono disposte a mille sacrifici pur di portarci via da quel posto, e intanto sono nati nuovi cuccioli, tra loro ci sono io coi miei fratelli e la mia mamma. Avevo solo 6 giorni..
Il tempo passa ..
Il 4 marzo 2009 presso il Tribunale di Mantova è stata emessa la sentenza di primo grado. A seguito delle indagini svolte dal P.M. Marco Martani, il Giudice Latagliata ha condannando l'imputato ordinando la confisca di TUTTI i cani oggetto di sequestro.
L'epilogo ..
L'imputato fa mille ricorsi, e dopo aver temuto il peggio ecco la Cassazione:
Il 21 aprile 2010 in Cassazione si è tenuto l’ultimo grado di giudizio, La Corte ha rigettato per intero il ricorso dell’imputato, confermando così la condanna di primo grado. Pochi giorni fa l’ASL di competenza ha ufficialmente e definitivamente trasferito la proprietà di TUTTI i cani ai loro affidatari, togliendo così, per sempre, il nome della persona condannata.
Oggi, sono libero e con le mie sorelle gioco felice,le nostre zie ci hanno portati in ogni luogo d'Italia, hanno pagato le nostre spese di cura e mantenimento, hanno testimoniato ai processi, hanno viaggiato e speso mille energie, ma non hanno mai mollato , ogni tanto una lacrima solca il loro viso pensando a chi non c'è più, ma hanno vinto e noi, tutti noi, siamo i Testimoni Viventi di questa lunga e gloriosa battaglia. Potremo aiutare i nostri simili perché grazie a noi, abbiamo un precedente della Suprema Corte che traccia la strada sicura per eventuali casi analoghi in futuro.
Niente sacrifici, niente gloria.. con determinazione le nostre salvatrici continueranno a vegliare su di noi, continueranno ad essere sul campo, per ridare una vita dignitosa ai nostri simili e per assicurare i criminali alla giustizia!
Con stima, il cane liberato, Duca della Torbiera
giovedì 26 agosto 2010
Pollice verde e casalinghitudine.. Coltivazioni domestiche in città con agave e fichi d’India
Scenografie floreali in casa? Con le piante grasse si può!
Per chi ho ha il dono del pollice verde, le piante grasse sono l’ideale per creare un tocco di colore e fiori all’interno del proprio appartamento.
Esse infatti riproducono colorati e stravaganti fioriture, richiedono poche cure, e durano molto nel tempo, anno il pregio inoltre di non essere molto costose, e cosa importante possono essere collocate anche in un piccolo monolocale di 50 mq. Ma per mantenerle sane e rigogliose. È bene sapere le loro caratteristiche. Le piante grasse provengono generalmente da luoghi dove è difficile reperire l’acqua, quindi da climi aridi con molta siccità, oppure da ambienti tropicali o di alta montagna o da terreni paludosi. Le piante quindi possono sopravvivere alla mancanza di acqua, immagazzinandola e prendendola dall’esterno (rugiada notturna o acqua piovana), grazie al loro apparato radicale. L’acqua viene assorbita come serbatoio, nelle foglie, rientrando nella famiglia delle succulente, nei fusti, perché privi di foglie, in questo caso trasformate in spine, tali piante rientrano nella categoria delle cactacee.
Solitamente le piante grasse, nonostante il nome, hanno piccole dimensioni e vengono coltivate in vaso. Fanno eccezione l’agave ed il fico d’India, che possono raggiungere anche dimensioni di 10 metri.
Le cure per le piante grasse sono poche, ma bisogna seguire alcuni basilari accorgimenti per evitarne il deperimento. Il terreno non deve essere comune, ma ricco di sabbia, che serve a far filtrare l’acqua senza assorbirla. I vasi non devono essere di grandi dimensioni, meglio se di coccio, che permettono una buona traspirazione ed umidità naturale. In generale le piante grasse vanno annaffiate poco, in inverno poi seguono un periodo di letargo nel loro habitat naturale, e quindi non vanno innaffiate da dicembre sino a metà febbraio.
Se all’interno della casa basta innaffiare una volta al mese. Resistono anche alle alte temperature, ma non sotto lo zero. Le piante grasse sin dai tempi remoti, sono state utili all’uomo. Nelle zone arride come il deserto, i Cactus, indicano come una bussola naturale, con grande precisione il Sud. Mentre se in una zona temperata si forma il muschio, questo ci indica il Nord, la parte dell’albero che rimane in ombra.
Sono proprio le popolazioni indigene, aztechi, inca, precolombiani, che abitando queste zone di origine delle piante grasse, né ricavano mezzi di sostentamento e cibo, mangiandone la polpa, i frutti e le gemme. Costruivano armi da pesca con le spine, ricavando tessuti dalle loro fibre.
Ancora oggi dalla pianta grassa agave, si ricava la tequila, il liquore messicano conosciuto in tutto il mondo, ottenuto facendo bollire e fermentare la polpa della pianta. Si può quindi affermare che bevendo tequila, sono nati poeti e scrittori messicani che anno resa famosa la storia!
Rita De Angelis.
Per chi ho ha il dono del pollice verde, le piante grasse sono l’ideale per creare un tocco di colore e fiori all’interno del proprio appartamento.
Esse infatti riproducono colorati e stravaganti fioriture, richiedono poche cure, e durano molto nel tempo, anno il pregio inoltre di non essere molto costose, e cosa importante possono essere collocate anche in un piccolo monolocale di 50 mq. Ma per mantenerle sane e rigogliose. È bene sapere le loro caratteristiche. Le piante grasse provengono generalmente da luoghi dove è difficile reperire l’acqua, quindi da climi aridi con molta siccità, oppure da ambienti tropicali o di alta montagna o da terreni paludosi. Le piante quindi possono sopravvivere alla mancanza di acqua, immagazzinandola e prendendola dall’esterno (rugiada notturna o acqua piovana), grazie al loro apparato radicale. L’acqua viene assorbita come serbatoio, nelle foglie, rientrando nella famiglia delle succulente, nei fusti, perché privi di foglie, in questo caso trasformate in spine, tali piante rientrano nella categoria delle cactacee.
Solitamente le piante grasse, nonostante il nome, hanno piccole dimensioni e vengono coltivate in vaso. Fanno eccezione l’agave ed il fico d’India, che possono raggiungere anche dimensioni di 10 metri.
Le cure per le piante grasse sono poche, ma bisogna seguire alcuni basilari accorgimenti per evitarne il deperimento. Il terreno non deve essere comune, ma ricco di sabbia, che serve a far filtrare l’acqua senza assorbirla. I vasi non devono essere di grandi dimensioni, meglio se di coccio, che permettono una buona traspirazione ed umidità naturale. In generale le piante grasse vanno annaffiate poco, in inverno poi seguono un periodo di letargo nel loro habitat naturale, e quindi non vanno innaffiate da dicembre sino a metà febbraio.
Se all’interno della casa basta innaffiare una volta al mese. Resistono anche alle alte temperature, ma non sotto lo zero. Le piante grasse sin dai tempi remoti, sono state utili all’uomo. Nelle zone arride come il deserto, i Cactus, indicano come una bussola naturale, con grande precisione il Sud. Mentre se in una zona temperata si forma il muschio, questo ci indica il Nord, la parte dell’albero che rimane in ombra.
Sono proprio le popolazioni indigene, aztechi, inca, precolombiani, che abitando queste zone di origine delle piante grasse, né ricavano mezzi di sostentamento e cibo, mangiandone la polpa, i frutti e le gemme. Costruivano armi da pesca con le spine, ricavando tessuti dalle loro fibre.
Ancora oggi dalla pianta grassa agave, si ricava la tequila, il liquore messicano conosciuto in tutto il mondo, ottenuto facendo bollire e fermentare la polpa della pianta. Si può quindi affermare che bevendo tequila, sono nati poeti e scrittori messicani che anno resa famosa la storia!
Rita De Angelis.
mercoledì 25 agosto 2010
Ai confini della realtà: “Corchiano ed il suo sindaco, Bengasi Battisti”
Ante Scriptum:
Un esempio di corretta amministrazione da seguire? Corchiano, una comunità di circa 4.000 abitanti in provincia di Viterbo, ha attuato numerose iniziative virtuose che hanno migliorato la qualità di vita complessiva dei suoi residenti. Esiste talvolta un'altra Italia, di cui i mass media poco ne parlano.. ma occorre incoraggiare chi compie il bene pubblico e dimostra di essere all’altezza della funzioner amministrativa, nel rispetto dei cittadini e della comunità. (Paolo D’Arpini)
Corchiano non è sulla Luna… bensì nella Tuscia!
I vigili hanno l’ordine di girare in bicicletta per inquinare meno, e gli scuolabus sono alimentati dal biodiesel derivato dall’olio che usano le nonne dei bimbi per friggere in cucina.
Grazie all’ecoeuro, una moneta coniata dal Consiglio comunale dei ragazzi, le famiglie virtuose della comunità acquistano prodotti sfusi senza imballaggi, consumano prodotti locali e di stagione, si scambiano beni e saperi.
La banca che fa affari d’oro si chiama "Banca del racconto", e gli operatori attivano quelli che chiamano focolari narrativi per non disperdere col tempo l’enorme patrimonio di storia e memoria che portiamo ognuno dentro al nostro percorso di vita.
Da un anno il comune si è convinto che il porta a porta non si fa solo in televisione, ma anche in oltre millecinquecento comuni italiani nella gestione dei rifiuti: le cifre di raccolta differenziata sono schizzate all’85%, e già il 20% delle circa 1.500 famiglie ha acquistato una compostiera domestica.
Non contenti, gli amministratori ne hanno creata una di comunità, più grande, dove ogni cittadino può portare scarti alimentari che nel giro di qualche mese si trasformeranno in ottimo fertilizzante per gli orti urbani del paese.
Grazie alla fontana pubblica che eroga l’acqua del sindaco, la comunità ha eliminato l’uso (e il trasporto) di circa 200.000 bottigliette da mezzo litro in PET, per non parlare della montagna di flaconi e contenitori vari messi al bando grazie alla vendita di prodotti alla spina (detersivi, alimentari, ecc.).
Grazie alle modifiche introdotte nel regolamento edilizio, le case possono essere costruite o ristrutturate a patto che seguano specifiche prescrizione per il risparmio e l’efficienza energetica, e per dare il buon esempio una volta tanto i primi a far qualcosa sono stati proprio gli amministratori, installando impianti fotovoltaici sul tetto del municipio e su quello della scuola.
Grazie ad una sorta di gruppo di acquisto comunale, i cittadini hanno la possibilità di accedere ad informazioni, consulenze e supporto per l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili.
A fare la spesa i cittadini vanno con una sporta riutilizzabile e periodicamente l’amministrazione organizza i mercatini del riuso, dove libri, giocattoli, mobili, vestiti, biciclette.., tornano a prendere vita nella vita di altre persone e dove il dono e lo scambio sono la moneta vigente.
Da anni sono attivi percorsi di cooperazione decentrata con la Repubblica Democratica del Congo, grazie alla collaborazione del Comune con diverse realtà associative, e l’amministrazione (oltre a far parte dall’inizio dell’anno dell’Associazione dei Comuni Virtuosi) è tra le promotrici del Coordinamento degli Enti locali per l’Acqua Pubblica.
Il Sindaco si chiama Bengasi Battisti, e quando lo guardi negli occhi vedi un sacco di cose tutte insieme: futuro, progetti, buonsenso, entusiasmo, serietà, trasparenza.
Amministra il Comune di Corchiano, comunità di circa 4.000 abitanti in provincia di Viterbo. Che non è sulla Luna, ma in quest’Italia apparentemente impantanata in una melma di immobilismo e inefficienza che travolge ogni cosa, a partire dalle istituzioni.
Vorrei dire a tutti i sindaci italiani (ce ne sono 8.101) che dovremmo tutti quanti prendere esempio dal Comune di Corchiano. Organizzare viaggi di istruzione sul posto, prendere carta e penna e copiare le tante buone idee e altrettante sperimentazioni che questo piccolo comune ha messo in campo da qualche anno.
Vorrei dire anche ai tanti scettici e pessimisti che è proprio a partire da questi esempi che possiamo dire, oggi più che mai, che è possibile cambiare perché stiamo già cambiando. Che si può fare politica con onestà e spirito di servizio, che si può entrare nelle istituzioni e governarle con rispetto e buon senso, efficienza e fantasia.
Marco Boschini - Coordinatore associazione comuni virtuosi
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Un esempio di corretta amministrazione da seguire? Corchiano, una comunità di circa 4.000 abitanti in provincia di Viterbo, ha attuato numerose iniziative virtuose che hanno migliorato la qualità di vita complessiva dei suoi residenti. Esiste talvolta un'altra Italia, di cui i mass media poco ne parlano.. ma occorre incoraggiare chi compie il bene pubblico e dimostra di essere all’altezza della funzioner amministrativa, nel rispetto dei cittadini e della comunità. (Paolo D’Arpini)
Corchiano non è sulla Luna… bensì nella Tuscia!
I vigili hanno l’ordine di girare in bicicletta per inquinare meno, e gli scuolabus sono alimentati dal biodiesel derivato dall’olio che usano le nonne dei bimbi per friggere in cucina.
Grazie all’ecoeuro, una moneta coniata dal Consiglio comunale dei ragazzi, le famiglie virtuose della comunità acquistano prodotti sfusi senza imballaggi, consumano prodotti locali e di stagione, si scambiano beni e saperi.
La banca che fa affari d’oro si chiama "Banca del racconto", e gli operatori attivano quelli che chiamano focolari narrativi per non disperdere col tempo l’enorme patrimonio di storia e memoria che portiamo ognuno dentro al nostro percorso di vita.
Da un anno il comune si è convinto che il porta a porta non si fa solo in televisione, ma anche in oltre millecinquecento comuni italiani nella gestione dei rifiuti: le cifre di raccolta differenziata sono schizzate all’85%, e già il 20% delle circa 1.500 famiglie ha acquistato una compostiera domestica.
Non contenti, gli amministratori ne hanno creata una di comunità, più grande, dove ogni cittadino può portare scarti alimentari che nel giro di qualche mese si trasformeranno in ottimo fertilizzante per gli orti urbani del paese.
Grazie alla fontana pubblica che eroga l’acqua del sindaco, la comunità ha eliminato l’uso (e il trasporto) di circa 200.000 bottigliette da mezzo litro in PET, per non parlare della montagna di flaconi e contenitori vari messi al bando grazie alla vendita di prodotti alla spina (detersivi, alimentari, ecc.).
Grazie alle modifiche introdotte nel regolamento edilizio, le case possono essere costruite o ristrutturate a patto che seguano specifiche prescrizione per il risparmio e l’efficienza energetica, e per dare il buon esempio una volta tanto i primi a far qualcosa sono stati proprio gli amministratori, installando impianti fotovoltaici sul tetto del municipio e su quello della scuola.
Grazie ad una sorta di gruppo di acquisto comunale, i cittadini hanno la possibilità di accedere ad informazioni, consulenze e supporto per l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili.
A fare la spesa i cittadini vanno con una sporta riutilizzabile e periodicamente l’amministrazione organizza i mercatini del riuso, dove libri, giocattoli, mobili, vestiti, biciclette.., tornano a prendere vita nella vita di altre persone e dove il dono e lo scambio sono la moneta vigente.
Da anni sono attivi percorsi di cooperazione decentrata con la Repubblica Democratica del Congo, grazie alla collaborazione del Comune con diverse realtà associative, e l’amministrazione (oltre a far parte dall’inizio dell’anno dell’Associazione dei Comuni Virtuosi) è tra le promotrici del Coordinamento degli Enti locali per l’Acqua Pubblica.
Il Sindaco si chiama Bengasi Battisti, e quando lo guardi negli occhi vedi un sacco di cose tutte insieme: futuro, progetti, buonsenso, entusiasmo, serietà, trasparenza.
Amministra il Comune di Corchiano, comunità di circa 4.000 abitanti in provincia di Viterbo. Che non è sulla Luna, ma in quest’Italia apparentemente impantanata in una melma di immobilismo e inefficienza che travolge ogni cosa, a partire dalle istituzioni.
Vorrei dire a tutti i sindaci italiani (ce ne sono 8.101) che dovremmo tutti quanti prendere esempio dal Comune di Corchiano. Organizzare viaggi di istruzione sul posto, prendere carta e penna e copiare le tante buone idee e altrettante sperimentazioni che questo piccolo comune ha messo in campo da qualche anno.
Vorrei dire anche ai tanti scettici e pessimisti che è proprio a partire da questi esempi che possiamo dire, oggi più che mai, che è possibile cambiare perché stiamo già cambiando. Che si può fare politica con onestà e spirito di servizio, che si può entrare nelle istituzioni e governarle con rispetto e buon senso, efficienza e fantasia.
Marco Boschini - Coordinatore associazione comuni virtuosi
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Etichette:
Associazione Comuni Virtuosi,
Banca del Racconto,
Marco Boschini
martedì 24 agosto 2010
Andrea Benzi: “Carlo Cattaneo ed il mito dell’Italia unita” – Con commento in chiave "bioregionale" di Claudio Martinotti Doria
Carlo Cattaneo, di cui ricorrerà il prossimo anno il duecentesimo anniversario della nascita (in corrispondenza delle celebrazioni per i 150 anni dall'Unità d'Italia), nel 1948 scrisse un libro i cui contenuti possono risultare di una sconcertante attualità, in quanto i vizi e difetti della classe politica di allora paiono essere immutati a tutt'oggi.
Alle classi dirigenti locali infatti il Cattaneo attribuisce il fallimento dei moti insurrezionali del '48, composte da uomini abituati al potere e non intenzionati a perderne i privilegi derivanti, disposti a tutto pur di continuare a servire un padrone che garantisca loro la continuità al potere, motivo che li ha indotti a scegliere il Piemonte anziché l'autodeterminazione. Il destino dell'Italia doveva essere una federazione di stati autonomi e non l'espansione del potere politico e territoriale dei Savoia. Neppure Camillo Benso conte di Cavour aveva intenzione di creare l'unità d'Italia, ma voleva limitarsi al Nord Italia governato dai Savoia, il resto doveva rimanere pressappoco immutato. Ma poi si sa che la storia la scrivono i vincitori e la storiografia di regime si adegua, e prevale poi la retorica e propaganda di stato, che ci ha propinato delle falsità a iosa sul risorgimento, cui purtroppo negli ultimi anni ha fatto da contraltare un populismo di basso profilo che a sua volta fa scempio della storia, per cui la verità storica non sta ne da una parte e neppure dall'altra.
Siamo vittime di una sorta di immutabilità delle peculiari dinamiche politiche italiane, conformate ai moltissimi "ismi" che le sottendono, dal particolarismo al trasformismo, dal familismo al nepotismo, dall'affarismo all'opportunismo, dall'individualismo allo statalismo, dal corporativismo al monopolismo, dal protezionismo al favoritismo, dal clientelismo al baronismo, ecc.. Pare sia il destino o karma della nostra penisola, essere governati da pessime classi dirigenti politiche, quantomeno dall'Ancien Regime in avanti, che da noi non è mai cessato, ed infatti ho definito il nostro regimo politico di tipo "neofeudale". In Monferrato hanno iniziato i Gonzaga Nevers nel 1631, e quindi siamo abituati da circa quattro secoli ad essere mal governati e quindi temo sia ormai divenuta una connotazione politico culturale istituzionalizzata e sedimentata nello stesso DNA delle popolazioni.
Prepariamoci a sopportare quanto cercheranno di propinarci con la ricorrenza dei 150 anni dell'Unità d'Italia, da parte di entrambi gli schieramenti, i nazionalisti da una parte e i cosiddetti secessionisti padani dall'altra, i primi si fondano sulle falsità del Risorgimento scritte a tavolino dagli scribi di casa Savoia, ed i secondi che si ispirano ad Alberto da Giussano, che è un personaggio mitologico storicizzato dal Carducci proprio durante e per favorire il Risorgimento. Siamo messi proprio bene. Per chi ama la verità ed è abituato a documentarsi, provi a cercare nelle biblioteche il seguente testo scritto sul finire degli anni '70 da un monferrino: CLIENTELISMO E SISTEMA POLITICO. Il caso dell'Italia. L'autore è Luigi Graziano, l'editore è Franco Angeli. Non credo sia reperibile in altro modo, non essendo stato gradito dalla partitocrazia al potere, non ha avuto il seguito che meritava e deve aver procurato qualche noia al suo autore. Capirete cosa era l'Italia ai tempi dell'unità ed i suoi inevitabili sviluppi fino agli anni '80. Buona lettura e soprattutto buona fortuna.
Claudio Martinotti Doria
Il testo con le foto è reperibile sul blog: http://www.cavalieredimonferrato.it
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CATTANEO, CONTRO L'ITALIA UNITA!
di Andrea Benzi
Esiste un testo che rappresenta una lettura obbligata per tutti coloro che sono animati, nonostante tutto e tutti, dal sentimento di poter cambiare la struttura politica dell'Italia in modo radicale e rivoluzionario. Questo testo è un vecchio libello di Carlo Cattaneo, personaggio che negli ultimi tempi ha ridestato un qualche interesse (quest'anno ne ricorre il duecentesimo anniversario della nascita), tirato per la giacca dai confusi e populistici epigoni di un federalismo ambiguo ed antinazionale.
Mi riferisco a "Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra": tale libro venne scritto in un momento di particolare sconforto per le forze politiche sostenitrici dell'idea di un'Italia politicamente unita nei suoi confini naturali, reduci come erano quelle forze dalle illusioni maturate e, soprattutto, dalle immediate sconfitte subite durante il 1848, l'anno che vide la confusa insurrezione di città e stati dell'Italia preunitaria contro il dominio austriaco. Una volta depurato il testo dai riferimenti contingenti e datati, il suo contenuto, le sue proposizioni, gli eventi e le figure storiche descritte emergono con una sconcertante attualità: Cattaneo riesce a darci un quadro straordinariamente attuale di quello che è la politica in Italia, di come si muovono i suoi protagonisti, delle incredibili costanti che si manifestano puntualmente nelle troppe false rivoluzioni vissute da questa nazione: ne possiamo trarre, con non poca amarezza, una sorta di immutabilità delle dinamiche politiche che attraversano la penisola, una serie di dati sempre veri in quanto riscontrabili allora, come lungo tutto il XIX ed il XX secolo, quasi che una sorta di immutabile natura determinasse e determini il comportamento politico individuale e collettivo degli Italiani.
Vi è, all'inizio, un fermento autenticamente rivoluzionario, idealistico, con alla base un concetto chiaro e forte: un simile fermento ruotava allora intorno a due parole dal significato storico e simbolico grandioso, vale a dire Italia e Roma. La rivoluzione francese e Napoleone avevano contribuito a suscitarlo lungo la penisola, trovando il sostegno di una folta schiera di combattenti e uomini di cultura, trovando altresì fiere opposizioni di massa, sapientemente gestite dalla Chiesa e dai principi a lei fedeli. Quel che importa, sembra chiedersi Cattaneo, è capire come da una ribellione di popolo che riuscì a fare insorgere tutto il settentrione dell'Italia contro gli Austriaci (da Milano a Brescia, da Venezia a Vicenza, dal Friuli al Cadore), e che negli altri stati preunitari assumeva le forme della rivolta contro i sovrani assolutisti (Stato Pontificio e Ducato di Modena), o in nome di una maggiore autonomia (Sicilia) sia uscita non l'indipendenza nazionale, cioè la costituzione di uno stato politicamente unito che avrebbe federato i vecchi stati preesistenti, ma una tragica avventura militare, al limite della penosità, che vide come protagonista un re senza alcun spessore, Carlo Alberto, ambizioso di estendere il suo dominio sull'Italia del nord.
Perché il popolo lombardo, e con lui il popolo veneto ed il resto dei popoli italiani, non seppe seguire la via dell'autodeterminazione che pure aveva nobilmente intrapreso con la sconfitta di Radetzky a Milano nel marzo del 1848? Perché tutti uniti non si incalzò l'esercito del maresciallo, uscito sconfitto dalle mura di Milano, ma lo si lasciò riprendere forza nel "quadrilatero", dove potè attendere i rinforzi provenienti dall'Austria e dal Tirolo?
La colpa non sta nell'anima sincera delle insurrezioni, nella loro utopia, suggerisce apertamente Cattaneo: fin tanto che la guida dei moti è rimasta in mano a chi voleva effettivamente il cambiamento, la vittoria aveva arriso alle forze rivoluzionarie nazionali. Le cause della sconfitta stavano nel vecchio vizio delle classi dirigenti locali: esse aderirono all'insurrezione, ma lo fecero con quella dose di opportunismo e pusillanimità, che già predisponeva loro una scappatoia o il modo per restare comunque in piedi, qualora l'insurrezione avesse fallito e l'Austria fosse tornata. Il problema non si esaurisce qui: i medesimi uomini che una falsa moderazione e la paura del futuro aveva posto a dirigenti delle varie giunte insurrezionali, tutti uomini abituati al potere e che avevano sostanzialmente omaggiato l'Austria (e prima ancora Napoleone), furono determinanti non solo nel...non prendere decisioni, lamentando i sempre validi limiti della mancanza di fondi, ostacolando la formazione e l'inquadramento dei reparti volontari, non coordinando la propria azione con le giunte insurrezionali che via via si costituivano, ecc, ma furono altresì responsabili di quella che Cattaneo vede come la causa principale del fallimento dei moti: l'entrata sulla scena di Carlo Alberto e del Piemonte. Di quel sovrano debole e ambiguo, con giovanili simpatie liberali ben presto malcelate per non irritare lo zio Carlo Felice e soprattutto per non pregiudicare il trono futuro (tanto da aver appoggiato i moti del 1820, salvo poi rifarsi una verginità nella spedizione spagnola del Trocadero), Cattaneo e molti altri avrebbero voluto fare a meno.
Il Savoia-Carignano era degno erede della politica savoiarda della lenta annessione al Piemonte dei territori italiani confinanti: non era animato dagli ideali unitari che vedevano nell'intera penisola, isole comprese, il territorio costitutivo della nuova Italia. Il Piemonte era uno stato arretrato, ancora abbondante di prassi feudali, non troppo ricco, cui faceva gola mettere le mani su regioni prospere come la Lombardia. L'essersi ribellati agli Asburgo per cadere, causa la mancanza di responsabilità dei propri dirigenti, nella mani di un monarca molto peggiore, fu questo l'errore principale: la rivoluzione da fatto di autodeterminazione di popolo, da evento di responsabilità, si era trasformata nella ricerca diplomatica di un nuovo padrone, forse peggiore di quello contro il quale si erano innalzate le barricate per le vie di Milano.
Di qui lo sfilarsi di Cattaneo dal movimento. Come sia andata a finire, Cattaneo lo racconta: il prevalere dei "ciambellani", dei "faccendieri", di coloro non avvezzi all'analisi dei dati oggettivi, spinse il moto non solo nelle braccia di Carlo Alberto, provocando un allontanamento del Papa, del Re delle Due Sicilie, dell'Arciduca di Toscana che pur all'inizio avevano aderito al progetto di allontanare l'Austria dalla penisola ed avevano inviato propri contingenti militari al nord, ma aveva anche aperto la via alla sconfitta militare: il piccolo ed incerto esercito piemontese, poco convinto, venne fermato da Radetzky alle porte di Verona.
Di lì in poi, sarebbe stato tutta una sconfitta fino al Ticino.
La doppiezza e l'ambiguità tipica dei politici italiani, ancorché sedicenti rivoluzionari, il fare la guerra per non farla, la predisposizione sempre e comunque di una scappatoia che consenta di uscire indenni da ogni cambiamento cavalcato, l'irrefrenabile tendenza ad omaggiare i potenti e ad andare alla ricerca sempre di un padrone, tanto più quanto più questo indossa titoli ed onori formali ed è invece privo di virtù, l'amore per i proclami propagandistici e il disprezzo verso le realtà oggettive, pratiche e quantificabili, sono tutte caratteristiche messe a nudo da Cattaneo, caratteristiche che ostacolarono allora la dura e responsabile via dell'autodeterminazione. Caratteristiche, a quanto pare presenti ancor oggi, con l'aggravante di un declino sostanziale, continuo e crescente di un approccio radicale e rivoluzionario, che allora, nel 1848, perlomeno non mancava. (E che oggi, invece, il leghismo ha definitivamente obnubilato, ndr)!
Carlo Cattaneo "Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra", Oscar Classici Mondatori, 2001 Milano, pag. 317.
Fonte: Movimento Libertario http://www.movimentolibertario.it
Alle classi dirigenti locali infatti il Cattaneo attribuisce il fallimento dei moti insurrezionali del '48, composte da uomini abituati al potere e non intenzionati a perderne i privilegi derivanti, disposti a tutto pur di continuare a servire un padrone che garantisca loro la continuità al potere, motivo che li ha indotti a scegliere il Piemonte anziché l'autodeterminazione. Il destino dell'Italia doveva essere una federazione di stati autonomi e non l'espansione del potere politico e territoriale dei Savoia. Neppure Camillo Benso conte di Cavour aveva intenzione di creare l'unità d'Italia, ma voleva limitarsi al Nord Italia governato dai Savoia, il resto doveva rimanere pressappoco immutato. Ma poi si sa che la storia la scrivono i vincitori e la storiografia di regime si adegua, e prevale poi la retorica e propaganda di stato, che ci ha propinato delle falsità a iosa sul risorgimento, cui purtroppo negli ultimi anni ha fatto da contraltare un populismo di basso profilo che a sua volta fa scempio della storia, per cui la verità storica non sta ne da una parte e neppure dall'altra.
Siamo vittime di una sorta di immutabilità delle peculiari dinamiche politiche italiane, conformate ai moltissimi "ismi" che le sottendono, dal particolarismo al trasformismo, dal familismo al nepotismo, dall'affarismo all'opportunismo, dall'individualismo allo statalismo, dal corporativismo al monopolismo, dal protezionismo al favoritismo, dal clientelismo al baronismo, ecc.. Pare sia il destino o karma della nostra penisola, essere governati da pessime classi dirigenti politiche, quantomeno dall'Ancien Regime in avanti, che da noi non è mai cessato, ed infatti ho definito il nostro regimo politico di tipo "neofeudale". In Monferrato hanno iniziato i Gonzaga Nevers nel 1631, e quindi siamo abituati da circa quattro secoli ad essere mal governati e quindi temo sia ormai divenuta una connotazione politico culturale istituzionalizzata e sedimentata nello stesso DNA delle popolazioni.
Prepariamoci a sopportare quanto cercheranno di propinarci con la ricorrenza dei 150 anni dell'Unità d'Italia, da parte di entrambi gli schieramenti, i nazionalisti da una parte e i cosiddetti secessionisti padani dall'altra, i primi si fondano sulle falsità del Risorgimento scritte a tavolino dagli scribi di casa Savoia, ed i secondi che si ispirano ad Alberto da Giussano, che è un personaggio mitologico storicizzato dal Carducci proprio durante e per favorire il Risorgimento. Siamo messi proprio bene. Per chi ama la verità ed è abituato a documentarsi, provi a cercare nelle biblioteche il seguente testo scritto sul finire degli anni '70 da un monferrino: CLIENTELISMO E SISTEMA POLITICO. Il caso dell'Italia. L'autore è Luigi Graziano, l'editore è Franco Angeli. Non credo sia reperibile in altro modo, non essendo stato gradito dalla partitocrazia al potere, non ha avuto il seguito che meritava e deve aver procurato qualche noia al suo autore. Capirete cosa era l'Italia ai tempi dell'unità ed i suoi inevitabili sviluppi fino agli anni '80. Buona lettura e soprattutto buona fortuna.
Claudio Martinotti Doria
Il testo con le foto è reperibile sul blog: http://www.cavalieredimonferrato.it
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CATTANEO, CONTRO L'ITALIA UNITA!
di Andrea Benzi
Esiste un testo che rappresenta una lettura obbligata per tutti coloro che sono animati, nonostante tutto e tutti, dal sentimento di poter cambiare la struttura politica dell'Italia in modo radicale e rivoluzionario. Questo testo è un vecchio libello di Carlo Cattaneo, personaggio che negli ultimi tempi ha ridestato un qualche interesse (quest'anno ne ricorre il duecentesimo anniversario della nascita), tirato per la giacca dai confusi e populistici epigoni di un federalismo ambiguo ed antinazionale.
Mi riferisco a "Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra": tale libro venne scritto in un momento di particolare sconforto per le forze politiche sostenitrici dell'idea di un'Italia politicamente unita nei suoi confini naturali, reduci come erano quelle forze dalle illusioni maturate e, soprattutto, dalle immediate sconfitte subite durante il 1848, l'anno che vide la confusa insurrezione di città e stati dell'Italia preunitaria contro il dominio austriaco. Una volta depurato il testo dai riferimenti contingenti e datati, il suo contenuto, le sue proposizioni, gli eventi e le figure storiche descritte emergono con una sconcertante attualità: Cattaneo riesce a darci un quadro straordinariamente attuale di quello che è la politica in Italia, di come si muovono i suoi protagonisti, delle incredibili costanti che si manifestano puntualmente nelle troppe false rivoluzioni vissute da questa nazione: ne possiamo trarre, con non poca amarezza, una sorta di immutabilità delle dinamiche politiche che attraversano la penisola, una serie di dati sempre veri in quanto riscontrabili allora, come lungo tutto il XIX ed il XX secolo, quasi che una sorta di immutabile natura determinasse e determini il comportamento politico individuale e collettivo degli Italiani.
Vi è, all'inizio, un fermento autenticamente rivoluzionario, idealistico, con alla base un concetto chiaro e forte: un simile fermento ruotava allora intorno a due parole dal significato storico e simbolico grandioso, vale a dire Italia e Roma. La rivoluzione francese e Napoleone avevano contribuito a suscitarlo lungo la penisola, trovando il sostegno di una folta schiera di combattenti e uomini di cultura, trovando altresì fiere opposizioni di massa, sapientemente gestite dalla Chiesa e dai principi a lei fedeli. Quel che importa, sembra chiedersi Cattaneo, è capire come da una ribellione di popolo che riuscì a fare insorgere tutto il settentrione dell'Italia contro gli Austriaci (da Milano a Brescia, da Venezia a Vicenza, dal Friuli al Cadore), e che negli altri stati preunitari assumeva le forme della rivolta contro i sovrani assolutisti (Stato Pontificio e Ducato di Modena), o in nome di una maggiore autonomia (Sicilia) sia uscita non l'indipendenza nazionale, cioè la costituzione di uno stato politicamente unito che avrebbe federato i vecchi stati preesistenti, ma una tragica avventura militare, al limite della penosità, che vide come protagonista un re senza alcun spessore, Carlo Alberto, ambizioso di estendere il suo dominio sull'Italia del nord.
Perché il popolo lombardo, e con lui il popolo veneto ed il resto dei popoli italiani, non seppe seguire la via dell'autodeterminazione che pure aveva nobilmente intrapreso con la sconfitta di Radetzky a Milano nel marzo del 1848? Perché tutti uniti non si incalzò l'esercito del maresciallo, uscito sconfitto dalle mura di Milano, ma lo si lasciò riprendere forza nel "quadrilatero", dove potè attendere i rinforzi provenienti dall'Austria e dal Tirolo?
La colpa non sta nell'anima sincera delle insurrezioni, nella loro utopia, suggerisce apertamente Cattaneo: fin tanto che la guida dei moti è rimasta in mano a chi voleva effettivamente il cambiamento, la vittoria aveva arriso alle forze rivoluzionarie nazionali. Le cause della sconfitta stavano nel vecchio vizio delle classi dirigenti locali: esse aderirono all'insurrezione, ma lo fecero con quella dose di opportunismo e pusillanimità, che già predisponeva loro una scappatoia o il modo per restare comunque in piedi, qualora l'insurrezione avesse fallito e l'Austria fosse tornata. Il problema non si esaurisce qui: i medesimi uomini che una falsa moderazione e la paura del futuro aveva posto a dirigenti delle varie giunte insurrezionali, tutti uomini abituati al potere e che avevano sostanzialmente omaggiato l'Austria (e prima ancora Napoleone), furono determinanti non solo nel...non prendere decisioni, lamentando i sempre validi limiti della mancanza di fondi, ostacolando la formazione e l'inquadramento dei reparti volontari, non coordinando la propria azione con le giunte insurrezionali che via via si costituivano, ecc, ma furono altresì responsabili di quella che Cattaneo vede come la causa principale del fallimento dei moti: l'entrata sulla scena di Carlo Alberto e del Piemonte. Di quel sovrano debole e ambiguo, con giovanili simpatie liberali ben presto malcelate per non irritare lo zio Carlo Felice e soprattutto per non pregiudicare il trono futuro (tanto da aver appoggiato i moti del 1820, salvo poi rifarsi una verginità nella spedizione spagnola del Trocadero), Cattaneo e molti altri avrebbero voluto fare a meno.
Il Savoia-Carignano era degno erede della politica savoiarda della lenta annessione al Piemonte dei territori italiani confinanti: non era animato dagli ideali unitari che vedevano nell'intera penisola, isole comprese, il territorio costitutivo della nuova Italia. Il Piemonte era uno stato arretrato, ancora abbondante di prassi feudali, non troppo ricco, cui faceva gola mettere le mani su regioni prospere come la Lombardia. L'essersi ribellati agli Asburgo per cadere, causa la mancanza di responsabilità dei propri dirigenti, nella mani di un monarca molto peggiore, fu questo l'errore principale: la rivoluzione da fatto di autodeterminazione di popolo, da evento di responsabilità, si era trasformata nella ricerca diplomatica di un nuovo padrone, forse peggiore di quello contro il quale si erano innalzate le barricate per le vie di Milano.
Di qui lo sfilarsi di Cattaneo dal movimento. Come sia andata a finire, Cattaneo lo racconta: il prevalere dei "ciambellani", dei "faccendieri", di coloro non avvezzi all'analisi dei dati oggettivi, spinse il moto non solo nelle braccia di Carlo Alberto, provocando un allontanamento del Papa, del Re delle Due Sicilie, dell'Arciduca di Toscana che pur all'inizio avevano aderito al progetto di allontanare l'Austria dalla penisola ed avevano inviato propri contingenti militari al nord, ma aveva anche aperto la via alla sconfitta militare: il piccolo ed incerto esercito piemontese, poco convinto, venne fermato da Radetzky alle porte di Verona.
Di lì in poi, sarebbe stato tutta una sconfitta fino al Ticino.
La doppiezza e l'ambiguità tipica dei politici italiani, ancorché sedicenti rivoluzionari, il fare la guerra per non farla, la predisposizione sempre e comunque di una scappatoia che consenta di uscire indenni da ogni cambiamento cavalcato, l'irrefrenabile tendenza ad omaggiare i potenti e ad andare alla ricerca sempre di un padrone, tanto più quanto più questo indossa titoli ed onori formali ed è invece privo di virtù, l'amore per i proclami propagandistici e il disprezzo verso le realtà oggettive, pratiche e quantificabili, sono tutte caratteristiche messe a nudo da Cattaneo, caratteristiche che ostacolarono allora la dura e responsabile via dell'autodeterminazione. Caratteristiche, a quanto pare presenti ancor oggi, con l'aggravante di un declino sostanziale, continuo e crescente di un approccio radicale e rivoluzionario, che allora, nel 1848, perlomeno non mancava. (E che oggi, invece, il leghismo ha definitivamente obnubilato, ndr)!
Carlo Cattaneo "Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra", Oscar Classici Mondatori, 2001 Milano, pag. 317.
Fonte: Movimento Libertario http://www.movimentolibertario.it
domenica 22 agosto 2010
Sfogliatella napoletana - La storia non ha dolcezza! ma ogni dolce ha una sua storia…
Camminando per le strette viuzze dei numerosi paesi che compongono la Costiera Amalfitana, è facile restare rapiti ed inebriati da un intenso profumo avvolgente, la sfogliatella, un dolce ricco di tradizione che custodisce nel suo interno tutti i segreti di una lontana e magica storia.
A volte viene sapientemente ricostruita o sfacciatamente inventata. La sfogliatella, nel suo genere appartiene alla prima categoria. Di questo dolce tutto partenopeo si può tracciare un preciso percorso, poiché la sua origine proviene da un monastero, precisamente quello di Santa Rosa, ubicato da Furore e Conca dei Marini. In questo luogo sacro si pregava molto, ma parlando di un concento di clausura, non ci si muoveva, non si frequentavano altri luoghi, e quindi di tempo a disposizione, oltre la preghiera c’era in abbondanza.
Una parte di esso veniva speso in cucina, dove regnava però un regime autarchico, le monache potevano andare solo dall’orto alla vigna, così da ridurre i contatti con l’esterno ed ampliare invece quelli con il Signore. Anche il pane veniva prodotto da loro, cuocendolo nel forno ogni due settimane, il menù inoltre era unico per tutte, soltanto le monache più anziane, godevano di un vitto privilegiato, a base di nutrienti minestrine. Un giorno (siamo intorno al 600), la suora di turno addetta alla cucina, si accorse che era avanzata un pò di semola cotta nel latte. Non voleva buttarla, e fu così che ispirata da Dio, ci buttò dentro della frutta secca, zucchero e liquore al limone. Poteva essere un ripieno si disse tra sé, ma cosa metterci sopra e sotto? Preparò così due sfoglie di pasta, aggiungendovi dello strutto ed il vino bianco, e nel mezzo ci adagiò il ripieno. Ma poiché anche l’occhio vuole la sua parte, per abbellimento, sollevò la sfoglia nella parte superiore, dandogli quasi la forma di un cappuccio,come quello dei monaci, ed infornò il tutto. La Madre Superiora all’inizio assaggiò il gustoso dolce, ma poi percepì l’utilità. Con questa invenzione, si faceva del bene ai contadini sfamandoli, ma anche alle casse del convento.
Il dolce veniva messo sulla ruota in uscita del convento in cambio, in entrata qualche moneta. Il dolce prese il nome della Santa a cui era dedicato il convento: Santa Rosa. Passarono però circa centocinquanta anni tra Amalfi e Napoli prima che approdasse a Napoli circa nell’800 grazie al pasticciere Pasquale Pintauro che nel 1818, passò da oste a pasticciere,entrando in possesso della vera ricetta della santa rosa. La modificò eliminando la crema pasticcera e l’amarena, sopprimendo anche il cappuccio, e nacque così la sfogliatella. La sua varietà oggi la più conosciuta la riccia, mantiene sin d’allora la sua forma triangolare, a conchiglia di stile roccocò. Oggi la sfogliatella la si può assaggiare e gustare in tutte le pasticceria di Napoli, ma quella di Pintauro sta sempre là, il nome e l’insegna sono immutate da circa 200 anni.
Al viaggiatore quindi che arriva alla stazione di Napoli, o chi deve aspettare il prossimo treno, si consiglia così di assaggiare le sfogliatelle che vengono sfornate a getto continuo. Ma una precisazione, è d’obbligo: storditi dal loro inebriante profuco ed ormai all’interno delle nostre mani, evitiamo di addentarla voracemente, in quanto la sfoglia è calda, ma il ripieno di ricotta è rovente. Vietato bruciarsi il palato!
Rita De Angelis
A volte viene sapientemente ricostruita o sfacciatamente inventata. La sfogliatella, nel suo genere appartiene alla prima categoria. Di questo dolce tutto partenopeo si può tracciare un preciso percorso, poiché la sua origine proviene da un monastero, precisamente quello di Santa Rosa, ubicato da Furore e Conca dei Marini. In questo luogo sacro si pregava molto, ma parlando di un concento di clausura, non ci si muoveva, non si frequentavano altri luoghi, e quindi di tempo a disposizione, oltre la preghiera c’era in abbondanza.
Una parte di esso veniva speso in cucina, dove regnava però un regime autarchico, le monache potevano andare solo dall’orto alla vigna, così da ridurre i contatti con l’esterno ed ampliare invece quelli con il Signore. Anche il pane veniva prodotto da loro, cuocendolo nel forno ogni due settimane, il menù inoltre era unico per tutte, soltanto le monache più anziane, godevano di un vitto privilegiato, a base di nutrienti minestrine. Un giorno (siamo intorno al 600), la suora di turno addetta alla cucina, si accorse che era avanzata un pò di semola cotta nel latte. Non voleva buttarla, e fu così che ispirata da Dio, ci buttò dentro della frutta secca, zucchero e liquore al limone. Poteva essere un ripieno si disse tra sé, ma cosa metterci sopra e sotto? Preparò così due sfoglie di pasta, aggiungendovi dello strutto ed il vino bianco, e nel mezzo ci adagiò il ripieno. Ma poiché anche l’occhio vuole la sua parte, per abbellimento, sollevò la sfoglia nella parte superiore, dandogli quasi la forma di un cappuccio,come quello dei monaci, ed infornò il tutto. La Madre Superiora all’inizio assaggiò il gustoso dolce, ma poi percepì l’utilità. Con questa invenzione, si faceva del bene ai contadini sfamandoli, ma anche alle casse del convento.
Il dolce veniva messo sulla ruota in uscita del convento in cambio, in entrata qualche moneta. Il dolce prese il nome della Santa a cui era dedicato il convento: Santa Rosa. Passarono però circa centocinquanta anni tra Amalfi e Napoli prima che approdasse a Napoli circa nell’800 grazie al pasticciere Pasquale Pintauro che nel 1818, passò da oste a pasticciere,entrando in possesso della vera ricetta della santa rosa. La modificò eliminando la crema pasticcera e l’amarena, sopprimendo anche il cappuccio, e nacque così la sfogliatella. La sua varietà oggi la più conosciuta la riccia, mantiene sin d’allora la sua forma triangolare, a conchiglia di stile roccocò. Oggi la sfogliatella la si può assaggiare e gustare in tutte le pasticceria di Napoli, ma quella di Pintauro sta sempre là, il nome e l’insegna sono immutate da circa 200 anni.
Al viaggiatore quindi che arriva alla stazione di Napoli, o chi deve aspettare il prossimo treno, si consiglia così di assaggiare le sfogliatelle che vengono sfornate a getto continuo. Ma una precisazione, è d’obbligo: storditi dal loro inebriante profuco ed ormai all’interno delle nostre mani, evitiamo di addentarla voracemente, in quanto la sfoglia è calda, ma il ripieno di ricotta è rovente. Vietato bruciarsi il palato!
Rita De Angelis
sabato 21 agosto 2010
Cure estetiche e schifezze industriali: “Quando bellezza e salute non vanno d’accordo..”
Caro Paolo D’Arpini, ogni tanto qualche vecchio amico mi ricorda che la
"pubblicità" è una subdola ammaliatrice delle nostre coscienze e
conoscenze.. questo purtroppo in ogni settore su cui stende le sue ben
affilate unghie! Ti giro, a tal proposito, questo articolo: forse
qualcuno già lo avrà preso in considerazione, ma rileggerlo con
"ATTENZIONE" credo sia importante! Purtroppo non mi è stato inviato
l'autore del suddetto articolo....In ogni caso val la pena leggerlo!
A presto e grazie, Antonella Longo
Sono sicuri i prodotti per la cura della persona e della pelle?
Ti laveresti i capelli e i denti con olio per freni, sgrassatore per
motori o antigelo per radiatori ? Ingredienti potenzialmente dannosi
si trovano in molti prodotti di ogni giorno per la cura della persona,
tu e la tua famiglia probabilmente siete esposti ad agenti
potenzialmente cancerogeni ogni volta che entrate nel vostro bagno. Hai mai letto le etichette sulle confezioni di un deodorante, della crema da barba, dello
shampoo, del dentifricio e coluttorio, ecc.?
E' una realtà che molti produttori usano determinati ingredienti
chimici perchè sono economici e danno l'illusione di eseguire
correttamente il loro compito. Nel sangue umano e nel tessuto adiposo
sono state trovate più di 400 sostanze chimiche tossiche. Dal 1950 al
1989 l'incidenza complessiva di tumori (negli USA, dove è stato
eseguito lo studio) è aumentata del 44%, di questo incremento meno del
25% è dovuto a tumori legati al fumo di sigaretta. I tumori infantili
sono aumentati del 20%.
Oggi le generazioni del boom economico hanno una percentuale di tumori
che è TRE volte quella dei loro progenitori.
Nel 1901 il cancro era considerata una malattia rara, delle
statistiche indicavano che UNA persona su OTTOMILA aveva il cancro.
Oggi, secondo The American Cancer Society, una persona su tre ha il
cancro (non conosco i dati italiani, ma credo non siano molto
diversi).
Quanti di questi tumori o altre gravi malattie sono collegati
all'esposizione a sostanze chimiche?
Dipende da quali "esperti" scegliamo di ascoltare, ma comunque anche
organizzazioni governative hanno dovuto ammettere che ci sono almeno
880 composti chimici neurotossici (dannosi per il sistema nervoso) in
prodotti per la cura della persona, cosmetici e profumi.
In un centro idrografico (dove si misura la caduta di pioggia e neve)
si avverte gli operatori in merito all'utilizzo di due ingredienti che
troviamo nei nostri prodotti. Una soluzione che questi operatori usano
è composta da circa 80% di acqua, 20% di propylene glycol e meno
dell'1% di mineral oil. Quando è il momento di smaltire la soluzione
sono obbligati ad indossare guanti, occhiali, e abbigliamento
protettivo.
Deve essere versata in un recipiente etichettato come "rifiuto
pericoloso" con indicazioni della sua pericolosità per la salute e per
l'ambiente. Il fatto è questo: quando questi lavoratori ritornano a
casa dal lavoro, sono liberi di fare una doccia con sapone e shampoo
contenenti concentrazioni di propylene glycol più alte di quelle delle
soluzioni che hanno appena maneggiato con cautela. Se era "pericoloso"
sul lavoro, perchè è sicuro a casa ?
La seguente è una lista degli ingredienti che sono stati indicati come
dannosi alla salute, sono contenuti in molti prodotti per la cura
della persona e della pelle. Anche in prodotti di marche molto
costose. Il loro nome viene indicato senza traduzione, così come è
scritto sulle etichette.
Alcohol (Isopropyl): come solvente e denaturante (una sostanza tossica
che modifica le qualità naturali di un'altra sostanza), l'alcohol si
trova nelle tinture leggere per capelli, creme per le mani, dopobarba,
profumi e molti altri cosmetici. E' una sostanza derivata del petrolio
ed è usata anche come antigelo e come solvente.
Secondo il dizionario degli ingredienti dei cosmetici, l'ingestione
può causare emicrania, capogiri, depressione mentale, nausea, vomito,
narcosi e coma. DEA (diethanolamine), MEA (monoethanolamine) e TEA
(triethanofamine). DEA e MEA sono di solito elencate sulle etichette
assieme al composto neutralizzato, così cerca nomi come Cocamide DEA o
MEA, Lauramide DEA e così via. Sono composti chimici conosciuti per
formare nitrati e nitrosamine (agenti causa-cancro).
Sono usate quasi sempre in prodotti che fanno schiuma, inclusi
bagnoschiuma, shampoo, saponi, ecc.
Applicazioni ripetute di prodotti a base DEA hanno provocato una
maggiore incidenza dei tumori al fegato e rene (Dott. Samuel Epstein,
Univ. Illinois). All'università di Bologna dei tests hanno trovato che
i TEA sono i sensibilizzatori usati più frequentemente nei cosmetici,
gel, shampoo, creme, lozioni, ecc. Coloranti: secondo il dizionario
degli ingredienti dei cosmetici, "....molti coloranti provocano
sensibilità e irritazioni alla pelle..... l'assorbimento di certi
colori può provocare esaurimento di ossigeno nel corpo e morte."
Su una rivista: ...i coloranti che sono usati nei cibi, medicinali e
cosmetici, sono ottenuti dal catrame di carbone.
" Ci sono molte controversie rispetto il loro uso, comunque studi
sugli animali hanno dimostrato che sono quasi tutti agenti
cancerogeni.
Profumi: molti deodoranti, shampoo, creme solari, creme per la pelle e
il corpo, prodotti per bambini contengono profumi. Molti dei
componenti dei profumi sono cancerogeni o altrimenti tossici. La voce
profumi in un'etichetta può indicare la presenza fino a 4000 diverse
sostanze.
Quasi tutte sono sintetiche.
I sintomi riportati sono: emicrania, capogiri, eruzioni cutanee,
scolorimento della pelle, tosse violenta e vomito e reazioni
allergiche della pelle. Osservazioni cliniche hanno dimostrato che
l'esposizione a certe fragranze può avere effetti sul sistema nervoso
centrale, causando depressione, iperattività, irritabilità e altri
cambiamenti del comportamento.
Mineral oil: usato in molti prodotti per la cura personale, l'olio per
bambini è 100% mineral oil, questo ingrediente riveste la pelle come
una pellicola di plastica, disgregando la barriera naturale della
pelle ed impedendo la sua capacità di respirare ed assorbire l'umidità
e i nutrienti.
Come maggior organo per l' espulsione, è vitale che la pelle sia
libera di liberare le tossine. Ma l'olio minerale impedisce questo
processo, permettendo alle tossine di accumularsi, così da provocare
acne e altre malattie. Rallentando le funzioni della pelle e il
normale sviluppo delle cellule, si ottiene un suo prematuro
invecchiamento.
Polyethylene Glycol (PEG): è usato negli smacchiatori per sciogliere
olio e grasso. Un numero dopo PEG indica il suo peso molecolare, che
influenza le sue caratteristiche. Vista la sua efficacia, è utilizzato
nei pulitori caustici (spray) per forno, così come lo troviamo in
molti prodotti per la cura personale. Non è solo potenzialmente
cancerogeno, ma contribuisce allo smantellamento della capacità della
pelle di assorbire l'umidità e i nutrienti, lasciando il sistema
immunitario vulnerabile. Propylene Glycol (PG): come tensioattivo o
agente imbibente e solvente, è in effetti l'ingrediente attivo negli
antigelo. Non c'è differenza fra quello usato nell'industria e quello
nei prodotti per la cura della persona. L'industria lo utilizza per
scomporre le proteine e la struttura cellulare. Lo possiamo trovare in
molti prodotti per make-up, per capelli, lozioni, dopobarba,
deodoranti, colluttori, dentifrici ed è usato persino nell'industria
alimentare. In quest'ultimo caso le avvertenze per l'uso del prodotto
sono quelle di evitare il contatto con la pelle perchè il PG porta
conseguenze tipo anormalità al cervello, al fegato e reni.
Non si trovano avvertenze invece su prodotti come deodoranti, dove la
concentrazione è maggiore che in molte applicazioni industriali.
Sodium Lauryl Sulfate (SLS) e Sodium Laureth Sulfate (SLES): usati
come detergenti e tensioattivi, questi composti affini si trovano
negli shampoo per auto, nei prodotti per pulire i pavimenti dei
garages e negli sgrassatori dei motori, sia come ingredienti
principali ampiamente usati nei cosmetici, dentifrici, balsamo per
capelli, e in circa il 90% degli shampoo e prodotti che schiumano.
Il Journal of the American College of Toxicology dichiara che il SLS
danneggia la formazione degli occhi nei giovani, causando danni
permanenti e irritazioni ed è legato alla formazione della cataratta.
Altri ricercatori ne hanno messo in evidenza la pericolosità, dato che
può danneggiare il sistema immunitario e, quando unito a altre
sostanze chimiche, può essere trasformato in nitrosamine, una classe
di potenti cancerogeni che provocano l'assorbimento da parte del corpo
di nitrati, molto di più che mangiando alimenti da questi contaminati.
E' stato dichiarato uno dei più pericolosi fra tutti gli ingredienti
dei prodotti per la cura della persona. Penetrando attraverso la pelle
manterrà dei livelli residui nel cuore, fegato, polmoni e cervello.
Urea (Imidazolidinyl) e DMDM Hydantoin: sono due dei molti conservanti
che rilasciano formaldeide. Secondo la Mayo Clinic, la formaldeide può
irritarel'apparato respiratorio, causare reazioni alla pelle e
innescare palpitazioni cardiache. Inoltre può causare dolori
articolari, allergie, depressione, emicranie, dolori al petto,
infezioni agli orecchi, fatica cronica, capogiri, perdita di sonno,
asma, può aggravare la tosse e raffreddori.
Altro possibile effetto della formaldeide è l'indebolimento del
sistema immunitario e il cancro. Ingredienti che rilasciano
formaldeide sono molto comuni in quasi tutte le marche di prodotti per
la pelle, il corpo e i capelli, antitraspiranti e lacca per unghie. Triclosan: l'ultima mania nell'arsenale delle sostanze chimiche antibatteriche, che troviamo nei
detergenti, detersivi liquidi per piatti, saponi, deodoranti,
cosmetici, lozioni, creme e persino dentifrici. E' stato registrato
come pesticida, assegnandogli un alto indice di rischio per la salute
umana e l'ambiente.
La sua struttura molecolare e la formula chimica sono simili a quelle
di una delle sostanze più tossiche esistenti: la diossina. Il processo
di fabbricazione del triclosan può produrre diossina, la quale ha un
enorme grado di tossicità, parti per trilioni (mille miliardi): una
goccia diluita in 300 piscine olimpioniche!! Il triclosan appartiene
ad una classe di sostanze chimiche sospettate di provocare il cancro.
Esternamente può provocare irritazioni alla pelle. Internamente, può
portare a sudori freddi, collasso circolatorio, convulsioni, coma e
morte. Se accumulato nei grassi corporei fino a livelli tossici,
danneggia il fegato e i polmoni, può causare paralisi, sterilità,
soppressione delle funzioni immunitarie, emorragie al cervello,
diminuzione della fertilità e funzioni sessuali, problemi cardiaci e
coma. Usare il triclosan giornalmente dai prodotti per la casa fino a
saponette per bambini e dentifrici, può essere quanto meno imprudente.
Aluminium: c'è un significativo e provato orientamento nei riguardi
dell'incidenza del morbo di Alzheimer fra gli utilizzatori (di lungo
termine) di antitraspiranti a base di aluminium.
Nonostante ciò anche le marche maggiori continuano ad usare aluminium
come ingrediente principale.
Da queste informazioni, c'è poco da meravigliarsi se il cancro e altre
gravi malattie sono in aumento.
Tutte queste sostanze chimiche dannose che troviamo nei prodotti di
ogni giorno, assieme all'inquinamento dell' aria e dell'acqua, hanno
creato un ambiente che non è più favorevole. Controlla gli ingredienti
di tutti i prodotti personali... e, se ci tieni alla tua salute, trova
una alternativa sicura e sbarazzati dei prodotti tossici.
Che valore dai alla tua salute ?
Viene usato normalmente come disinfestante nei parchi e nei giardini
delle città italiane e sicuramente viene impiegato anche nella nostra
provincia. Si tratta del Clorpirifos, un pericolosissimo pesticida che
causa ipereccitazione del sistema nervoso, soprattutto nei bambini. Il
potente veleno, vietato negli Usa, è invece molto diffuso in Italia
per la cura del verde (è presente nei comuni disinfestanti) e per il
trattamento di frutta e verdura.
Legambiente, denunciandone la nocività, chiede ai sindaci italiani di
vietare l'uso del pesticida almeno nei parchi pubblici e nelle
coltivazioni di prodotti alimentari.
……..
Mia rispostina:
A volte, cara Antonella, è meglio restare brutti che avvelenarsi con tante schifezze...
Credo che la fonte dell'articolo sia la stessa Legambiente.
Un abbraccio, Paolo
"pubblicità" è una subdola ammaliatrice delle nostre coscienze e
conoscenze.. questo purtroppo in ogni settore su cui stende le sue ben
affilate unghie! Ti giro, a tal proposito, questo articolo: forse
qualcuno già lo avrà preso in considerazione, ma rileggerlo con
"ATTENZIONE" credo sia importante! Purtroppo non mi è stato inviato
l'autore del suddetto articolo....In ogni caso val la pena leggerlo!
A presto e grazie, Antonella Longo
Sono sicuri i prodotti per la cura della persona e della pelle?
Ti laveresti i capelli e i denti con olio per freni, sgrassatore per
motori o antigelo per radiatori ? Ingredienti potenzialmente dannosi
si trovano in molti prodotti di ogni giorno per la cura della persona,
tu e la tua famiglia probabilmente siete esposti ad agenti
potenzialmente cancerogeni ogni volta che entrate nel vostro bagno. Hai mai letto le etichette sulle confezioni di un deodorante, della crema da barba, dello
shampoo, del dentifricio e coluttorio, ecc.?
E' una realtà che molti produttori usano determinati ingredienti
chimici perchè sono economici e danno l'illusione di eseguire
correttamente il loro compito. Nel sangue umano e nel tessuto adiposo
sono state trovate più di 400 sostanze chimiche tossiche. Dal 1950 al
1989 l'incidenza complessiva di tumori (negli USA, dove è stato
eseguito lo studio) è aumentata del 44%, di questo incremento meno del
25% è dovuto a tumori legati al fumo di sigaretta. I tumori infantili
sono aumentati del 20%.
Oggi le generazioni del boom economico hanno una percentuale di tumori
che è TRE volte quella dei loro progenitori.
Nel 1901 il cancro era considerata una malattia rara, delle
statistiche indicavano che UNA persona su OTTOMILA aveva il cancro.
Oggi, secondo The American Cancer Society, una persona su tre ha il
cancro (non conosco i dati italiani, ma credo non siano molto
diversi).
Quanti di questi tumori o altre gravi malattie sono collegati
all'esposizione a sostanze chimiche?
Dipende da quali "esperti" scegliamo di ascoltare, ma comunque anche
organizzazioni governative hanno dovuto ammettere che ci sono almeno
880 composti chimici neurotossici (dannosi per il sistema nervoso) in
prodotti per la cura della persona, cosmetici e profumi.
In un centro idrografico (dove si misura la caduta di pioggia e neve)
si avverte gli operatori in merito all'utilizzo di due ingredienti che
troviamo nei nostri prodotti. Una soluzione che questi operatori usano
è composta da circa 80% di acqua, 20% di propylene glycol e meno
dell'1% di mineral oil. Quando è il momento di smaltire la soluzione
sono obbligati ad indossare guanti, occhiali, e abbigliamento
protettivo.
Deve essere versata in un recipiente etichettato come "rifiuto
pericoloso" con indicazioni della sua pericolosità per la salute e per
l'ambiente. Il fatto è questo: quando questi lavoratori ritornano a
casa dal lavoro, sono liberi di fare una doccia con sapone e shampoo
contenenti concentrazioni di propylene glycol più alte di quelle delle
soluzioni che hanno appena maneggiato con cautela. Se era "pericoloso"
sul lavoro, perchè è sicuro a casa ?
La seguente è una lista degli ingredienti che sono stati indicati come
dannosi alla salute, sono contenuti in molti prodotti per la cura
della persona e della pelle. Anche in prodotti di marche molto
costose. Il loro nome viene indicato senza traduzione, così come è
scritto sulle etichette.
Alcohol (Isopropyl): come solvente e denaturante (una sostanza tossica
che modifica le qualità naturali di un'altra sostanza), l'alcohol si
trova nelle tinture leggere per capelli, creme per le mani, dopobarba,
profumi e molti altri cosmetici. E' una sostanza derivata del petrolio
ed è usata anche come antigelo e come solvente.
Secondo il dizionario degli ingredienti dei cosmetici, l'ingestione
può causare emicrania, capogiri, depressione mentale, nausea, vomito,
narcosi e coma. DEA (diethanolamine), MEA (monoethanolamine) e TEA
(triethanofamine). DEA e MEA sono di solito elencate sulle etichette
assieme al composto neutralizzato, così cerca nomi come Cocamide DEA o
MEA, Lauramide DEA e così via. Sono composti chimici conosciuti per
formare nitrati e nitrosamine (agenti causa-cancro).
Sono usate quasi sempre in prodotti che fanno schiuma, inclusi
bagnoschiuma, shampoo, saponi, ecc.
Applicazioni ripetute di prodotti a base DEA hanno provocato una
maggiore incidenza dei tumori al fegato e rene (Dott. Samuel Epstein,
Univ. Illinois). All'università di Bologna dei tests hanno trovato che
i TEA sono i sensibilizzatori usati più frequentemente nei cosmetici,
gel, shampoo, creme, lozioni, ecc. Coloranti: secondo il dizionario
degli ingredienti dei cosmetici, "....molti coloranti provocano
sensibilità e irritazioni alla pelle..... l'assorbimento di certi
colori può provocare esaurimento di ossigeno nel corpo e morte."
Su una rivista: ...i coloranti che sono usati nei cibi, medicinali e
cosmetici, sono ottenuti dal catrame di carbone.
" Ci sono molte controversie rispetto il loro uso, comunque studi
sugli animali hanno dimostrato che sono quasi tutti agenti
cancerogeni.
Profumi: molti deodoranti, shampoo, creme solari, creme per la pelle e
il corpo, prodotti per bambini contengono profumi. Molti dei
componenti dei profumi sono cancerogeni o altrimenti tossici. La voce
profumi in un'etichetta può indicare la presenza fino a 4000 diverse
sostanze.
Quasi tutte sono sintetiche.
I sintomi riportati sono: emicrania, capogiri, eruzioni cutanee,
scolorimento della pelle, tosse violenta e vomito e reazioni
allergiche della pelle. Osservazioni cliniche hanno dimostrato che
l'esposizione a certe fragranze può avere effetti sul sistema nervoso
centrale, causando depressione, iperattività, irritabilità e altri
cambiamenti del comportamento.
Mineral oil: usato in molti prodotti per la cura personale, l'olio per
bambini è 100% mineral oil, questo ingrediente riveste la pelle come
una pellicola di plastica, disgregando la barriera naturale della
pelle ed impedendo la sua capacità di respirare ed assorbire l'umidità
e i nutrienti.
Come maggior organo per l' espulsione, è vitale che la pelle sia
libera di liberare le tossine. Ma l'olio minerale impedisce questo
processo, permettendo alle tossine di accumularsi, così da provocare
acne e altre malattie. Rallentando le funzioni della pelle e il
normale sviluppo delle cellule, si ottiene un suo prematuro
invecchiamento.
Polyethylene Glycol (PEG): è usato negli smacchiatori per sciogliere
olio e grasso. Un numero dopo PEG indica il suo peso molecolare, che
influenza le sue caratteristiche. Vista la sua efficacia, è utilizzato
nei pulitori caustici (spray) per forno, così come lo troviamo in
molti prodotti per la cura personale. Non è solo potenzialmente
cancerogeno, ma contribuisce allo smantellamento della capacità della
pelle di assorbire l'umidità e i nutrienti, lasciando il sistema
immunitario vulnerabile. Propylene Glycol (PG): come tensioattivo o
agente imbibente e solvente, è in effetti l'ingrediente attivo negli
antigelo. Non c'è differenza fra quello usato nell'industria e quello
nei prodotti per la cura della persona. L'industria lo utilizza per
scomporre le proteine e la struttura cellulare. Lo possiamo trovare in
molti prodotti per make-up, per capelli, lozioni, dopobarba,
deodoranti, colluttori, dentifrici ed è usato persino nell'industria
alimentare. In quest'ultimo caso le avvertenze per l'uso del prodotto
sono quelle di evitare il contatto con la pelle perchè il PG porta
conseguenze tipo anormalità al cervello, al fegato e reni.
Non si trovano avvertenze invece su prodotti come deodoranti, dove la
concentrazione è maggiore che in molte applicazioni industriali.
Sodium Lauryl Sulfate (SLS) e Sodium Laureth Sulfate (SLES): usati
come detergenti e tensioattivi, questi composti affini si trovano
negli shampoo per auto, nei prodotti per pulire i pavimenti dei
garages e negli sgrassatori dei motori, sia come ingredienti
principali ampiamente usati nei cosmetici, dentifrici, balsamo per
capelli, e in circa il 90% degli shampoo e prodotti che schiumano.
Il Journal of the American College of Toxicology dichiara che il SLS
danneggia la formazione degli occhi nei giovani, causando danni
permanenti e irritazioni ed è legato alla formazione della cataratta.
Altri ricercatori ne hanno messo in evidenza la pericolosità, dato che
può danneggiare il sistema immunitario e, quando unito a altre
sostanze chimiche, può essere trasformato in nitrosamine, una classe
di potenti cancerogeni che provocano l'assorbimento da parte del corpo
di nitrati, molto di più che mangiando alimenti da questi contaminati.
E' stato dichiarato uno dei più pericolosi fra tutti gli ingredienti
dei prodotti per la cura della persona. Penetrando attraverso la pelle
manterrà dei livelli residui nel cuore, fegato, polmoni e cervello.
Urea (Imidazolidinyl) e DMDM Hydantoin: sono due dei molti conservanti
che rilasciano formaldeide. Secondo la Mayo Clinic, la formaldeide può
irritarel'apparato respiratorio, causare reazioni alla pelle e
innescare palpitazioni cardiache. Inoltre può causare dolori
articolari, allergie, depressione, emicranie, dolori al petto,
infezioni agli orecchi, fatica cronica, capogiri, perdita di sonno,
asma, può aggravare la tosse e raffreddori.
Altro possibile effetto della formaldeide è l'indebolimento del
sistema immunitario e il cancro. Ingredienti che rilasciano
formaldeide sono molto comuni in quasi tutte le marche di prodotti per
la pelle, il corpo e i capelli, antitraspiranti e lacca per unghie. Triclosan: l'ultima mania nell'arsenale delle sostanze chimiche antibatteriche, che troviamo nei
detergenti, detersivi liquidi per piatti, saponi, deodoranti,
cosmetici, lozioni, creme e persino dentifrici. E' stato registrato
come pesticida, assegnandogli un alto indice di rischio per la salute
umana e l'ambiente.
La sua struttura molecolare e la formula chimica sono simili a quelle
di una delle sostanze più tossiche esistenti: la diossina. Il processo
di fabbricazione del triclosan può produrre diossina, la quale ha un
enorme grado di tossicità, parti per trilioni (mille miliardi): una
goccia diluita in 300 piscine olimpioniche!! Il triclosan appartiene
ad una classe di sostanze chimiche sospettate di provocare il cancro.
Esternamente può provocare irritazioni alla pelle. Internamente, può
portare a sudori freddi, collasso circolatorio, convulsioni, coma e
morte. Se accumulato nei grassi corporei fino a livelli tossici,
danneggia il fegato e i polmoni, può causare paralisi, sterilità,
soppressione delle funzioni immunitarie, emorragie al cervello,
diminuzione della fertilità e funzioni sessuali, problemi cardiaci e
coma. Usare il triclosan giornalmente dai prodotti per la casa fino a
saponette per bambini e dentifrici, può essere quanto meno imprudente.
Aluminium: c'è un significativo e provato orientamento nei riguardi
dell'incidenza del morbo di Alzheimer fra gli utilizzatori (di lungo
termine) di antitraspiranti a base di aluminium.
Nonostante ciò anche le marche maggiori continuano ad usare aluminium
come ingrediente principale.
Da queste informazioni, c'è poco da meravigliarsi se il cancro e altre
gravi malattie sono in aumento.
Tutte queste sostanze chimiche dannose che troviamo nei prodotti di
ogni giorno, assieme all'inquinamento dell' aria e dell'acqua, hanno
creato un ambiente che non è più favorevole. Controlla gli ingredienti
di tutti i prodotti personali... e, se ci tieni alla tua salute, trova
una alternativa sicura e sbarazzati dei prodotti tossici.
Che valore dai alla tua salute ?
Viene usato normalmente come disinfestante nei parchi e nei giardini
delle città italiane e sicuramente viene impiegato anche nella nostra
provincia. Si tratta del Clorpirifos, un pericolosissimo pesticida che
causa ipereccitazione del sistema nervoso, soprattutto nei bambini. Il
potente veleno, vietato negli Usa, è invece molto diffuso in Italia
per la cura del verde (è presente nei comuni disinfestanti) e per il
trattamento di frutta e verdura.
Legambiente, denunciandone la nocività, chiede ai sindaci italiani di
vietare l'uso del pesticida almeno nei parchi pubblici e nelle
coltivazioni di prodotti alimentari.
……..
Mia rispostina:
A volte, cara Antonella, è meglio restare brutti che avvelenarsi con tante schifezze...
Credo che la fonte dell'articolo sia la stessa Legambiente.
Un abbraccio, Paolo
venerdì 20 agosto 2010
Commemorazione per Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti – 23 agosto 2010
Ottantatré anni fa, il 23 agosto del 1927, nel penitenziario di Charlestown (stato del Massachusetts, Usa) venivano giustiziati sulla sedia elettrica Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, italiani, immigrati, anarchici.
Nicola e Bartolomeo furono ingiustamente accusati di un duplice omicidio avvenuto durante una rapina a Boston nel 1920. Nonostante le prove della loro innocenza - comprese le confessioni di uno dei veri autori della rapina a mano armata - i due anarchici furono condannati a morte dopo un processo farsa, condizionato dal pesante clima politico creatosi negli Stati Uniti, in seguito ad un lungo periodo di moti operai e lotte sindacali.
Soltanto cinquant'anni dopo, nel 1977, l'allora governatore dello stato americano, Michael Dukakis, proclamò ufficialmente la loro innocenza, riabilitandoli completamente ed indicendo la ricorrenza del “Sacco e Vanzetti Day”.
Quando nel 1908 emigrarono negli Stati Uniti, Nicola aveva 17 anni e Bartolomeo 20. Ricordiamoli così: due giovani cuori che battono, colmi di speranza per un mondo migliore, più libero, più giusto, un mondo dove tutti gli uomini sono creati uguali (come dice la Costituzione degli Usa). Uomini che attraversano l’oceano guardando le stelle brillare. Milioni di Nick & Bart che vivono, lottano - talvolta, purtroppo, muoiono - in questo strano sogno che è la vita, per un futuro migliore per tutti.
Here's to you Nicola and Bart
Rest forever here in our hearts
The last and final moment is yours
That agony is your triumph!
Vi rendo omaggio Nicola e Bart
Per sempre restate qui nei nostri cuori
Il vostro estremo e finale momento
Quell'agonia è il vostro trionfo!
(Joan Baez e Ennio Morricone)
Associazione Il Tasso Barbasso: http://iltassobarbasso.blogspot.com
Nicola e Bartolomeo furono ingiustamente accusati di un duplice omicidio avvenuto durante una rapina a Boston nel 1920. Nonostante le prove della loro innocenza - comprese le confessioni di uno dei veri autori della rapina a mano armata - i due anarchici furono condannati a morte dopo un processo farsa, condizionato dal pesante clima politico creatosi negli Stati Uniti, in seguito ad un lungo periodo di moti operai e lotte sindacali.
Soltanto cinquant'anni dopo, nel 1977, l'allora governatore dello stato americano, Michael Dukakis, proclamò ufficialmente la loro innocenza, riabilitandoli completamente ed indicendo la ricorrenza del “Sacco e Vanzetti Day”.
Quando nel 1908 emigrarono negli Stati Uniti, Nicola aveva 17 anni e Bartolomeo 20. Ricordiamoli così: due giovani cuori che battono, colmi di speranza per un mondo migliore, più libero, più giusto, un mondo dove tutti gli uomini sono creati uguali (come dice la Costituzione degli Usa). Uomini che attraversano l’oceano guardando le stelle brillare. Milioni di Nick & Bart che vivono, lottano - talvolta, purtroppo, muoiono - in questo strano sogno che è la vita, per un futuro migliore per tutti.
Here's to you Nicola and Bart
Rest forever here in our hearts
The last and final moment is yours
That agony is your triumph!
Vi rendo omaggio Nicola e Bart
Per sempre restate qui nei nostri cuori
Il vostro estremo e finale momento
Quell'agonia è il vostro trionfo!
(Joan Baez e Ennio Morricone)
Associazione Il Tasso Barbasso: http://iltassobarbasso.blogspot.com
giovedì 19 agosto 2010
Un tal “Gesù Cristo” ri-visto in Cina...
“Ogni grande idea contiene il rischio dell'ideologia. Questo è il velenoso omaggio che il nostro mondo riserva a chi lo infastidisce col pungolo del pensiero, e che non dev'essere mai trascurato da coloro che al pensiero ed alle idee non sono disposti a rinunciare” [da: Globalizzazione e/o cristianesimo? di Giuseppe Fornari.]
DOCUMENTO DI NANCHINO del 1616-17, primo procedimento legale preso contro i missionari cristiani, che comportava l'espulsione (solo...):
“I Barbari affermano all'unanimità che il loro signore del Cielo è il Cielo venerato dai Cinesi. [...] Tuttavia i Barbari hanno pubblicato un Compendio della dottrina del Signore del Cielo in cui è scritto a chiare lettere che il signore del Cielo è nato nel tale anno nel regno dell'Imperatore Hai degli An, che il suo nome è Yesu e che sua madre si chiama Yalima. E' dunque solo un Barbaro dei Mari d'Occidente.
Dicono anche che morì inchiodato da cattivi funzionari su un'impalcatura a forma di dieci. E' dunque solo un Barbaro condannato a morte. Come si potrebbe chiamare Signore del Cielo un Barbaro che ha subìto l'estremo supplizio? [...] E osano offendere gli orecchi imperiali con affermazioni tanto menzognere e contrarie ai riti! Come possono immaginare che nella nostra Cina nessuno si accorga della loro soperchieria?”
Nota mia: lo stesso ragionamento era fatto anche dai Romani. Oggi noi sappiamo che il mito cristico nasce da una sincresi (o simbiosi) fra una moltitudine di "visioni del mondo" che implicavano anche il mito sacrificale (Orfeo; Adone, nato da un albero, ucciso dal cinghiale, simbolo della vegetazione... Mythra, Marcus Curtius (Curzio) che si sacrifica immolandosi agli dei infernali per la salvezza di Roma....)
mentre la CROCE altro non era che il simbolo imperiale (solare ) apparso a Costantino mentre stava per conquistare Roma.
Georgius Vitalicus
DOCUMENTO DI NANCHINO del 1616-17, primo procedimento legale preso contro i missionari cristiani, che comportava l'espulsione (solo...):
“I Barbari affermano all'unanimità che il loro signore del Cielo è il Cielo venerato dai Cinesi. [...] Tuttavia i Barbari hanno pubblicato un Compendio della dottrina del Signore del Cielo in cui è scritto a chiare lettere che il signore del Cielo è nato nel tale anno nel regno dell'Imperatore Hai degli An, che il suo nome è Yesu e che sua madre si chiama Yalima. E' dunque solo un Barbaro dei Mari d'Occidente.
Dicono anche che morì inchiodato da cattivi funzionari su un'impalcatura a forma di dieci. E' dunque solo un Barbaro condannato a morte. Come si potrebbe chiamare Signore del Cielo un Barbaro che ha subìto l'estremo supplizio? [...] E osano offendere gli orecchi imperiali con affermazioni tanto menzognere e contrarie ai riti! Come possono immaginare che nella nostra Cina nessuno si accorga della loro soperchieria?”
Nota mia: lo stesso ragionamento era fatto anche dai Romani. Oggi noi sappiamo che il mito cristico nasce da una sincresi (o simbiosi) fra una moltitudine di "visioni del mondo" che implicavano anche il mito sacrificale (Orfeo; Adone, nato da un albero, ucciso dal cinghiale, simbolo della vegetazione... Mythra, Marcus Curtius (Curzio) che si sacrifica immolandosi agli dei infernali per la salvezza di Roma....)
mentre la CROCE altro non era che il simbolo imperiale (solare ) apparso a Costantino mentre stava per conquistare Roma.
Georgius Vitalicus
mercoledì 18 agosto 2010
Aperto per ferie: “Porta Portese, il mercato storico delle cianfrusaglie di Roma, non chiude nemmeno ad agosto…”
Tra i numerosi mercati di Roma chi non conosce Porta Portese?
Prendendo spunto da una celebre canzone di Claudio Baglioni che riporta lo stesso titolo, per i pochi ignari è il mercato domenicale più grande e più famoso della capitale. Si estende da via Portuense a via Ippolito Nievo, arrivando sino a Viale Trastevere, o ovviamente sino a Piazza di Porta Portese, da cui prende il nome. Uno dei quei luoghi, che a causa della grande affluenza di gente, può vantare un numero sempre in salita di parcheggiatori abusivi.
Al pari di ogni mercato che si rispetti, apre molto presto, intorno alla 6.00 della mattina, e si smonta il tutto intorno alle 14.00. Porta Portese è tappa obbligata per ogni turista straniero che viene a visitare Roma, alla pari del Mercato delle Pulci in Francia, o di quello Russo, è talmente grande e vario che vi si può trovare di tutto: vestiti usati e nuovi, panini con porchetta e salsiccia, marche taroccate, vecchie biciclette, caschi per le moto, borse, valigie, accessori per la casa, piante, dischi usati, antiquariato di mobili, ombrelli, cd, portachiavi, orologi, giocattoli cosmetici ed ogni altra cosa ci venga in mente che può essere venduta o comprata.
Pellegrino quindi che per metà turistica di aggiri in Agosto a Roma, nelle domeniche romane , non dimenticare di visitare il quartiere storico di Trastevere e non sentirti solo, oltrepassando gli archi di Porta Portese, dove i banchi vengono montati alle prime luci dell'alba, ed i veri appassionati, quelli che cercano l'affare ci vanno prestissimo. In questo mercato così variopinto si incontrano veri e propri rigattieri, che espongono chincaglieria, modernariato, o semplice roba vecchia. Quadri e stampe su legno, porcellane, mobili, lampade tiffany, di tutto un po'.. Sembra quasi di essere al centro di una foresta incantata, dove però e d obbligo riemergere dalla realtà poiché non bisogna dimenticare di tenere saldo il portafoglio, ma basta saperlo e stare accorti!
Rita De Angelis.
Prendendo spunto da una celebre canzone di Claudio Baglioni che riporta lo stesso titolo, per i pochi ignari è il mercato domenicale più grande e più famoso della capitale. Si estende da via Portuense a via Ippolito Nievo, arrivando sino a Viale Trastevere, o ovviamente sino a Piazza di Porta Portese, da cui prende il nome. Uno dei quei luoghi, che a causa della grande affluenza di gente, può vantare un numero sempre in salita di parcheggiatori abusivi.
Al pari di ogni mercato che si rispetti, apre molto presto, intorno alla 6.00 della mattina, e si smonta il tutto intorno alle 14.00. Porta Portese è tappa obbligata per ogni turista straniero che viene a visitare Roma, alla pari del Mercato delle Pulci in Francia, o di quello Russo, è talmente grande e vario che vi si può trovare di tutto: vestiti usati e nuovi, panini con porchetta e salsiccia, marche taroccate, vecchie biciclette, caschi per le moto, borse, valigie, accessori per la casa, piante, dischi usati, antiquariato di mobili, ombrelli, cd, portachiavi, orologi, giocattoli cosmetici ed ogni altra cosa ci venga in mente che può essere venduta o comprata.
Pellegrino quindi che per metà turistica di aggiri in Agosto a Roma, nelle domeniche romane , non dimenticare di visitare il quartiere storico di Trastevere e non sentirti solo, oltrepassando gli archi di Porta Portese, dove i banchi vengono montati alle prime luci dell'alba, ed i veri appassionati, quelli che cercano l'affare ci vanno prestissimo. In questo mercato così variopinto si incontrano veri e propri rigattieri, che espongono chincaglieria, modernariato, o semplice roba vecchia. Quadri e stampe su legno, porcellane, mobili, lampade tiffany, di tutto un po'.. Sembra quasi di essere al centro di una foresta incantata, dove però e d obbligo riemergere dalla realtà poiché non bisogna dimenticare di tenere saldo il portafoglio, ma basta saperlo e stare accorti!
Rita De Angelis.
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martedì 17 agosto 2010
Vacanze a Druogno, il Movimento 5 Stelle Piemonte e la resistenza…
La Regione patrocina, tramite il Comitato preposto, una serie di eventi teatrali con tematica la Resistenza, "Voci dei luoghi", una di queste date cade a Druogno in Val Vigezzo, sopra Domodossola in provincia di Verbania. Essendo io in vacanza nel verbano-cusio-ossola per conoscere ed approfondire le realtà sociali e territoriali più lontane della Regione Piemonte, chiamo l'Ufficio preposto della Regione per segnalare la mia presenza: mi rispondono che è stata confermata la mia presenza al sindaco, Geom. Giovanni Francini.
Quindi giovedì 12 u.s. alle ore 20.45 mi presento nella piazza della Chiesa: il tempo è stato inclemente, ha piovuto tutto il giorno e minaccia ancora pioggia, per fortuna è stato concesso in alternativa un locale al chiuso. Il pubblico è scarsissimo, in tutto una 20ina di persone e sappiamo subito dagli organizzatori che...le locandine stampate con i soldi della Regione non sono state affisse nè nel comune di Druogno nè tanto meno nella valle. Il sindaco si è defilato e ha delegato il vice-sindaco, tal Marco Zanoletti, che si farà attendere tutta la sera invano. Il gruppo teatrale Tekhnè insieme agli organizzatori del Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione Repubblicana decidono di iniziare senza rappresentanti locali alle 9.20. Apro io come rappresentante della Regione Piemonte facendo un intervento morigerato e istituzionale anche se mi ribolle il sangue pensando di essere di fronte ad un vero e proprio caso di boicottaggio che non tarderò di riferire in Regione.
nb Il Geom. Francini è stato eletto sindaco di Druogno nel 2007 a capo di una lista civica (civetta del PDL) Funghi!! (Druogno è famosa anche per i funghi) - il che potrebbe denotare già la "creatività" della stessa - con un mezzo plebiscito (72%), consensi addirittura aumentati alle recenti regionali dove l'80% ha votato per Cota (il M5S ha preso 9 voti, circa il 2%).
Se facciamo il paio con una proposta di legge presentata in Regione da diversi consiglieri del PDL (tra cui Botta, Costa, Toselli, Comba e Vignale) per eliminare la parola Resistenza dal Comitato, il tentativo del governo Berlusconi di equiparare i repubblichini di Salò ai partigiani, il disertare da parte degli esponenti di spicco della Lega Nord le feste nazionali della liberazione e della Repubblica, si può dire che la misura è quasi colma.
Anche perchè, porco cane, la Resistenza è stato il parto sofferto della disperazione di un paese dilaniato, una guerra civile in cui metà nazione, stremata dalla guerra mondiale, si rivoltò contro l'altra metà che non riuscì ad abbandonare una dittatura già morta, dittatura che mantenne il consenso grazie alla violenza e alla manipolazione e censura dell'informazione di radio e giornali (vi ricorda qualcosa?).
Una dittatura non è mai, per me almeno, nè di destra nè di sinistra, o se volete, che siano di sinistra (Stalin, Pol Pot, Mao Tse Tung) o di destra (Hitler, Mussolini, Pinochet) non fa molta differenza per chi le subisce. La violenza, la restrizione se non l'annullamento delle libertà personali, del dissenso, della diversità sono di destra o di sinistra, o dovrebbero forse essere concetti alieni da una sana politica che serva a far prosperare un popolo?
Ma vorrei dire altro: la Resistenza non è stata appannaggio dei soli comunisti e dei socialisti, vi erano le brigate cattoliche foriere della dc, i liberali, le brigate Giustizia e Libertà del partito d'azione, gli anarchici. E sarebbe follia pensare ad una sana sinistra o destra che ripudiasse il ricordo di una lotta contro una tirannide.
E ancora: il fascismo fu davvero di destra? E cosa vuol dire "destra" o "sinistra" in senso assoluto ed in senso soggettivo? Lo stato fascista cercò economicamente di costruire la "terza via" tra capitalismo-liberismo e collettivismo-comunismo, prima con lo Stato Corporativo (creando sindacati obbligatori ma impedendo i diritti sindacali di scioperi e serrate! per il superiore bene della nazione) poi con la socializzazione delle imprese, con la quale la proprietà dei mezzi di produzione sarebbe dovuta passare dai proprietari capitalisti ai lavoratori, eliminando di fatto la figura del dipendente: tale riforma osteggiata ovviamente dalle lobby economiche, la Chiesa, la massoneria non divenne strutturale per la fine del Regime. All'interno della riforma si prevedeva la ripartizione degli utili secondo meritocrazia su decisione collegiale di tutti i lavoratori-proprietari. Lo stesso Benito era socialista in origine (come le origini del nazionalsocialismo in Germania) e si definiva un rivoluzionario sindacal-socialista: « I nostri programmi sono decisamente rivoluzionari le nostre idee appartengono a quelle che in regime democratico si chiamerebbero "di sinistra"; le nostre istituzioni sono conseguenza diretta dei nostri programmi; il nostro ideale è lo Stato del Lavoro. Su ciò non può esserci dubbio: noi siamo i proletari in lotta, per la vita e per la morte, contro il capitalismo. Siamo i rivoluzionari alla ricerca di un ordine nuovo. Se questo è vero, rivolgersi alla borghesia agitando il pericolo rosso è un assurdo. Lo spauracchio vero, il pericolo autentico, la minaccia contro cui lottiamo senza sosta, viene da destra. A noi non interessa quindi nulla di avere alleata, contro la minaccia del pericolo rosso, la borghesia capitalista: anche nella migliore delle ipotesi non sarebbe che un'alleata infida, che tenterebbe di farci servire i suoi scopi, come ha già fatto più di una volta con un certo successo. Sprecare parole per essa è perfettamente superfluo. Anzi, è dannoso, in quanto ci fa confondere, dagli autentici rivoluzionari di qualsiasi tinta, con gli uomini della reazione di cui usiamo talvolta il linguaggio »(Benito Mussolini, Milano, 22 aprile 1945)
E ancora: molti si dichiarano antifascisti e mai anticomunisti, dimenticando gli orrori e le barbarie provocate dall'applicazione dell'ideologia comunista. Bene, io sono contro tutte le dittature e le guerre, per il bene comune contro gli interessi private delle lobby, del potere clericale, dei massoni, dei politici burattinati, per la meritocrazia, una proprietà privata da calmierare perchè l'accumulo diventa potere, le libertà tra cui quella d'impresa. E se D'Alema, Bersani e la Bresso si definiscono antifascisti per me non significa nulla. Loro non sono per la libertà e la piena realizzazione dei cittadini ed il loro benessere ed in questi anni con la loro connivenza hanno permesso di costruire un Regime strisciante, mascherato da carrozzone di intrattenimento, per cui siamo sotto attacco - lo vediamo con la precarizzazione che procede sostenuta delle nostre vite - ed il nemico ce l'abbiamo in casa come nel Ventennio, solo che non usa le armi nè porta divisa ma usa la carta visa (giusto per citare la bellissima canzone di Daniele Silvestri); così in fondo focolai di guerra civile non sono mai stati sopiti del tutto, ringalluzzitii da chi si ostina a non volere vedere o a non volere sapere.
Tutto questo sfogo per dire che non tollero più queste prese di posizioni becere ed ignoranti in cui i politicanti, un po' vittime ed un po' carnefici inconsapevoli del Sistema, si trastullano. Bisogna svelare l'inganno della delega a governarci (non già amministrare) e far seguire alla coscienza l'azione: ovvero la partecipazione su ogni scelta che ci riguardi, dal locale al nazionale e la coerenza con i nostri stili di vita, vivendo la sostenibilità e il necessario boicottaggio dei poteri forti (banche, assicurazioni, GDO, multinazionali) come un gioco in cui dimostrare la nostra creatività e spirito di adattamento.
Il Movimento 5 stelle è sulla buona strada, ma bisogna dargli braccia e gambe con cui costruire un cammino difficile, unendo la libertà di informazione e la capillarità della Rete ai modelli movimentisti che da Porto Alegre alla Valsusa stan dimostrando che la partecipazione porta a scelte di buon senso, risparmio e tutela delle risorse, benessere, creazione di legami, la delega porta arrivismo, solitudine, sperpero, precarietà, devastazione e morte.
Movimento 5 Stelle Piemonte – Tramite Claudio Martinotti
Quindi giovedì 12 u.s. alle ore 20.45 mi presento nella piazza della Chiesa: il tempo è stato inclemente, ha piovuto tutto il giorno e minaccia ancora pioggia, per fortuna è stato concesso in alternativa un locale al chiuso. Il pubblico è scarsissimo, in tutto una 20ina di persone e sappiamo subito dagli organizzatori che...le locandine stampate con i soldi della Regione non sono state affisse nè nel comune di Druogno nè tanto meno nella valle. Il sindaco si è defilato e ha delegato il vice-sindaco, tal Marco Zanoletti, che si farà attendere tutta la sera invano. Il gruppo teatrale Tekhnè insieme agli organizzatori del Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione Repubblicana decidono di iniziare senza rappresentanti locali alle 9.20. Apro io come rappresentante della Regione Piemonte facendo un intervento morigerato e istituzionale anche se mi ribolle il sangue pensando di essere di fronte ad un vero e proprio caso di boicottaggio che non tarderò di riferire in Regione.
nb Il Geom. Francini è stato eletto sindaco di Druogno nel 2007 a capo di una lista civica (civetta del PDL) Funghi!! (Druogno è famosa anche per i funghi) - il che potrebbe denotare già la "creatività" della stessa - con un mezzo plebiscito (72%), consensi addirittura aumentati alle recenti regionali dove l'80% ha votato per Cota (il M5S ha preso 9 voti, circa il 2%).
Se facciamo il paio con una proposta di legge presentata in Regione da diversi consiglieri del PDL (tra cui Botta, Costa, Toselli, Comba e Vignale) per eliminare la parola Resistenza dal Comitato, il tentativo del governo Berlusconi di equiparare i repubblichini di Salò ai partigiani, il disertare da parte degli esponenti di spicco della Lega Nord le feste nazionali della liberazione e della Repubblica, si può dire che la misura è quasi colma.
Anche perchè, porco cane, la Resistenza è stato il parto sofferto della disperazione di un paese dilaniato, una guerra civile in cui metà nazione, stremata dalla guerra mondiale, si rivoltò contro l'altra metà che non riuscì ad abbandonare una dittatura già morta, dittatura che mantenne il consenso grazie alla violenza e alla manipolazione e censura dell'informazione di radio e giornali (vi ricorda qualcosa?).
Una dittatura non è mai, per me almeno, nè di destra nè di sinistra, o se volete, che siano di sinistra (Stalin, Pol Pot, Mao Tse Tung) o di destra (Hitler, Mussolini, Pinochet) non fa molta differenza per chi le subisce. La violenza, la restrizione se non l'annullamento delle libertà personali, del dissenso, della diversità sono di destra o di sinistra, o dovrebbero forse essere concetti alieni da una sana politica che serva a far prosperare un popolo?
Ma vorrei dire altro: la Resistenza non è stata appannaggio dei soli comunisti e dei socialisti, vi erano le brigate cattoliche foriere della dc, i liberali, le brigate Giustizia e Libertà del partito d'azione, gli anarchici. E sarebbe follia pensare ad una sana sinistra o destra che ripudiasse il ricordo di una lotta contro una tirannide.
E ancora: il fascismo fu davvero di destra? E cosa vuol dire "destra" o "sinistra" in senso assoluto ed in senso soggettivo? Lo stato fascista cercò economicamente di costruire la "terza via" tra capitalismo-liberismo e collettivismo-comunismo, prima con lo Stato Corporativo (creando sindacati obbligatori ma impedendo i diritti sindacali di scioperi e serrate! per il superiore bene della nazione) poi con la socializzazione delle imprese, con la quale la proprietà dei mezzi di produzione sarebbe dovuta passare dai proprietari capitalisti ai lavoratori, eliminando di fatto la figura del dipendente: tale riforma osteggiata ovviamente dalle lobby economiche, la Chiesa, la massoneria non divenne strutturale per la fine del Regime. All'interno della riforma si prevedeva la ripartizione degli utili secondo meritocrazia su decisione collegiale di tutti i lavoratori-proprietari. Lo stesso Benito era socialista in origine (come le origini del nazionalsocialismo in Germania) e si definiva un rivoluzionario sindacal-socialista: « I nostri programmi sono decisamente rivoluzionari le nostre idee appartengono a quelle che in regime democratico si chiamerebbero "di sinistra"; le nostre istituzioni sono conseguenza diretta dei nostri programmi; il nostro ideale è lo Stato del Lavoro. Su ciò non può esserci dubbio: noi siamo i proletari in lotta, per la vita e per la morte, contro il capitalismo. Siamo i rivoluzionari alla ricerca di un ordine nuovo. Se questo è vero, rivolgersi alla borghesia agitando il pericolo rosso è un assurdo. Lo spauracchio vero, il pericolo autentico, la minaccia contro cui lottiamo senza sosta, viene da destra. A noi non interessa quindi nulla di avere alleata, contro la minaccia del pericolo rosso, la borghesia capitalista: anche nella migliore delle ipotesi non sarebbe che un'alleata infida, che tenterebbe di farci servire i suoi scopi, come ha già fatto più di una volta con un certo successo. Sprecare parole per essa è perfettamente superfluo. Anzi, è dannoso, in quanto ci fa confondere, dagli autentici rivoluzionari di qualsiasi tinta, con gli uomini della reazione di cui usiamo talvolta il linguaggio »(Benito Mussolini, Milano, 22 aprile 1945)
E ancora: molti si dichiarano antifascisti e mai anticomunisti, dimenticando gli orrori e le barbarie provocate dall'applicazione dell'ideologia comunista. Bene, io sono contro tutte le dittature e le guerre, per il bene comune contro gli interessi private delle lobby, del potere clericale, dei massoni, dei politici burattinati, per la meritocrazia, una proprietà privata da calmierare perchè l'accumulo diventa potere, le libertà tra cui quella d'impresa. E se D'Alema, Bersani e la Bresso si definiscono antifascisti per me non significa nulla. Loro non sono per la libertà e la piena realizzazione dei cittadini ed il loro benessere ed in questi anni con la loro connivenza hanno permesso di costruire un Regime strisciante, mascherato da carrozzone di intrattenimento, per cui siamo sotto attacco - lo vediamo con la precarizzazione che procede sostenuta delle nostre vite - ed il nemico ce l'abbiamo in casa come nel Ventennio, solo che non usa le armi nè porta divisa ma usa la carta visa (giusto per citare la bellissima canzone di Daniele Silvestri); così in fondo focolai di guerra civile non sono mai stati sopiti del tutto, ringalluzzitii da chi si ostina a non volere vedere o a non volere sapere.
Tutto questo sfogo per dire che non tollero più queste prese di posizioni becere ed ignoranti in cui i politicanti, un po' vittime ed un po' carnefici inconsapevoli del Sistema, si trastullano. Bisogna svelare l'inganno della delega a governarci (non già amministrare) e far seguire alla coscienza l'azione: ovvero la partecipazione su ogni scelta che ci riguardi, dal locale al nazionale e la coerenza con i nostri stili di vita, vivendo la sostenibilità e il necessario boicottaggio dei poteri forti (banche, assicurazioni, GDO, multinazionali) come un gioco in cui dimostrare la nostra creatività e spirito di adattamento.
Il Movimento 5 stelle è sulla buona strada, ma bisogna dargli braccia e gambe con cui costruire un cammino difficile, unendo la libertà di informazione e la capillarità della Rete ai modelli movimentisti che da Porto Alegre alla Valsusa stan dimostrando che la partecipazione porta a scelte di buon senso, risparmio e tutela delle risorse, benessere, creazione di legami, la delega porta arrivismo, solitudine, sperpero, precarietà, devastazione e morte.
Movimento 5 Stelle Piemonte – Tramite Claudio Martinotti
lunedì 16 agosto 2010
Ucraina, bruciano i boschi contaminati di Chernobyl e le radiazioni ritornano...
Ante Scriptum
Il 26 aprile 1986, nella centrale di Chernobyl, a 120 chilometri da Kiev (Ucraina), alle ore 1 e 23.....
Chernobyl agosto 2010:
Il peggiore degli scenari possibili del dopo Chernobyl si sta drammaticamente avverando. Gli incendi che stanno devastando da settimane la Russia- che rideva dei cambiamenti climatici di cui oggi scopre tutta la drammaticità delle possibili conseguenze - hanno riportato alla luce un problema che per le popolazioni colpite dal fall out della centrale nucleare ucraina esplosa 24 anni fa è purtroppo una condizione quotidiana. La radioattività che si sprigionò allora dal reattore nucleare e che si è riversata in particolare in un'area della Bielorussia al confine con Russia e Ucraina non è scomparsa nel nulla, ma è rimasta invece imprigionata nei terreni e nei rigogliosi boschi di betulle che la caratterizzano. Pronta a tornare in atmosfera a ricreare una nube tossica per la radioattività che si trascina al suo interno e a sconvolgere di nuovo come allora il futuro delle popolazioni che per effetto delle correnti e dei venti potrebbero incrociarla sui propri territori.
«Bisogna spengere in fretta quelle fiamme - ha incitato Aleksej Yablokov, membro dell'accademia delle scienze - il vento può portarle sino a Mosca e avrebbero conseguenze disastrose. Forse persino peggiori di quelle dell'86».
Ma oggi come allora l'approccio da parte di chi ha la responsabilità di ciò che sta accadendo è quello di minimizzare, tranquillizzare, mettere a tacere le informazioni fuori dal coro.
Niet Problema era il leit motiv di 24 anni fa dell'allora comitato centrale dell'Urss; niet problema è quello che dice oggi il presidente Vladimir Putin. Tutto sotto controllo, ripetono le autorità di Briansk, l'area dove stanno andando a fuoco i boschi di betulle carichi di radioattività. Il portavoce del ministero delle situazioni di emergenza, Irina Iégorouchkina, ha dichiarato infatti che gli esperti di Mosca non hanno rilevato nessun aumento del livello di radioattività nella zona di Briansk, regione alla frontiera della Bielorussia e dell'Ucraina che fa parte delle aree più contaminate dall'incidente di Cernobyl.
E sull'assoluta mancanza di rischi ha insistito ieri anche il responsabile del ministero Vladislav Bolov, ribadendo che un controllo delle zone contaminate da Chernobyl, effettuata questa settimana, aveva provato che i fuochi non propagavano alcuna radiazione. Contraddicendo quanto affermato dal ministro delle situazioni di emergenza Sergueï Choïgou che aveva riconosciuto, la settimana scorsa, il pericolo che rappresentavano gli incendi nelle regioni contaminate- che hanno raggiunto circa 4.000 ettari secondo quanto rivelano dal servizio federale russo- e contraddicendo anche quanto asserito da Andrei Sirin, direttore dell'Istituto per le foreste, che dopo le denunce di Greenpeace ha ammesso che «certamente questa regione (parlando di Bryank, ndr), queste foreste necessitano di una particolare protezione dagli incendi perché le fiamme sprigionano la radioattività che poi si può diffondere con il fumo su aree ancora più vaste».
E oltre al problema già serio delle foreste radioattive in fiamme, c'è un'altra preoccupazione altrettanto grave e che allo stesso modo viene taciuta o minimizzata: gli incendi che minacciano le centrali nucleari. Dopo aver faticosamente domato gli incendi che minacciavano il centro nucleare di Sarov, 500 chilometri a est di Mosca, adesso le fiamme stanno lambendo un altro impianto atomico a Snezhinsk, questa volta più lontano, trovandosi a 1.500 chilometri, e sempre nella stessa direzione. E sempre con la stessa entità di rischio.
Ed anche oggi la situazione a Mosca resta sfavorevole, con alti tassi di monossido di carbonio e temperature elevate e un bilancio delle vittime degli incendi che è arrivato a 56 morti. Che si sommano alle oltre 800 persone che hanno dovuto ricorrere a cure mediche e ai 58 ospedalizzati, almeno da quanto si apprende dai bollettini ufficiali. Ma che stando alle testimonianze rilasciate da alcune medici ad agenzie di stampa potrebbero essere molti di più.
Lucia Venturi
Fonte www.greenreport.it
Il 26 aprile 1986, nella centrale di Chernobyl, a 120 chilometri da Kiev (Ucraina), alle ore 1 e 23.....
Chernobyl agosto 2010:
Il peggiore degli scenari possibili del dopo Chernobyl si sta drammaticamente avverando. Gli incendi che stanno devastando da settimane la Russia- che rideva dei cambiamenti climatici di cui oggi scopre tutta la drammaticità delle possibili conseguenze - hanno riportato alla luce un problema che per le popolazioni colpite dal fall out della centrale nucleare ucraina esplosa 24 anni fa è purtroppo una condizione quotidiana. La radioattività che si sprigionò allora dal reattore nucleare e che si è riversata in particolare in un'area della Bielorussia al confine con Russia e Ucraina non è scomparsa nel nulla, ma è rimasta invece imprigionata nei terreni e nei rigogliosi boschi di betulle che la caratterizzano. Pronta a tornare in atmosfera a ricreare una nube tossica per la radioattività che si trascina al suo interno e a sconvolgere di nuovo come allora il futuro delle popolazioni che per effetto delle correnti e dei venti potrebbero incrociarla sui propri territori.
«Bisogna spengere in fretta quelle fiamme - ha incitato Aleksej Yablokov, membro dell'accademia delle scienze - il vento può portarle sino a Mosca e avrebbero conseguenze disastrose. Forse persino peggiori di quelle dell'86».
Ma oggi come allora l'approccio da parte di chi ha la responsabilità di ciò che sta accadendo è quello di minimizzare, tranquillizzare, mettere a tacere le informazioni fuori dal coro.
Niet Problema era il leit motiv di 24 anni fa dell'allora comitato centrale dell'Urss; niet problema è quello che dice oggi il presidente Vladimir Putin. Tutto sotto controllo, ripetono le autorità di Briansk, l'area dove stanno andando a fuoco i boschi di betulle carichi di radioattività. Il portavoce del ministero delle situazioni di emergenza, Irina Iégorouchkina, ha dichiarato infatti che gli esperti di Mosca non hanno rilevato nessun aumento del livello di radioattività nella zona di Briansk, regione alla frontiera della Bielorussia e dell'Ucraina che fa parte delle aree più contaminate dall'incidente di Cernobyl.
E sull'assoluta mancanza di rischi ha insistito ieri anche il responsabile del ministero Vladislav Bolov, ribadendo che un controllo delle zone contaminate da Chernobyl, effettuata questa settimana, aveva provato che i fuochi non propagavano alcuna radiazione. Contraddicendo quanto affermato dal ministro delle situazioni di emergenza Sergueï Choïgou che aveva riconosciuto, la settimana scorsa, il pericolo che rappresentavano gli incendi nelle regioni contaminate- che hanno raggiunto circa 4.000 ettari secondo quanto rivelano dal servizio federale russo- e contraddicendo anche quanto asserito da Andrei Sirin, direttore dell'Istituto per le foreste, che dopo le denunce di Greenpeace ha ammesso che «certamente questa regione (parlando di Bryank, ndr), queste foreste necessitano di una particolare protezione dagli incendi perché le fiamme sprigionano la radioattività che poi si può diffondere con il fumo su aree ancora più vaste».
E oltre al problema già serio delle foreste radioattive in fiamme, c'è un'altra preoccupazione altrettanto grave e che allo stesso modo viene taciuta o minimizzata: gli incendi che minacciano le centrali nucleari. Dopo aver faticosamente domato gli incendi che minacciavano il centro nucleare di Sarov, 500 chilometri a est di Mosca, adesso le fiamme stanno lambendo un altro impianto atomico a Snezhinsk, questa volta più lontano, trovandosi a 1.500 chilometri, e sempre nella stessa direzione. E sempre con la stessa entità di rischio.
Ed anche oggi la situazione a Mosca resta sfavorevole, con alti tassi di monossido di carbonio e temperature elevate e un bilancio delle vittime degli incendi che è arrivato a 56 morti. Che si sommano alle oltre 800 persone che hanno dovuto ricorrere a cure mediche e ai 58 ospedalizzati, almeno da quanto si apprende dai bollettini ufficiali. Ma che stando alle testimonianze rilasciate da alcune medici ad agenzie di stampa potrebbero essere molti di più.
Lucia Venturi
Fonte www.greenreport.it
domenica 15 agosto 2010
Pedofilia religiosa, visione meccanicistica della vita ed umanesimo
CITAZIONI CITABILI:
Armando Matteo: Da una parte il ritorno di Dio denuncia, ci pare, in modo inequivocabile, il passaggio ormai avvenuto dal celeberrimo disagio della civiltà presagito da Freud alla civiltà del disagio dei giorni nostri: l'impensata solidarietà sorta con il '68 tra scomunica del SAPERE tradizionale ed espansione tecnoscientifica della Società, mina quotidianamente ogni tentativo del cittadino europeo di nella "sua casa". QUESTO è IL PUNTO! A ciò si aggiunge il FALLIMENTO delle ideologie ed utopie politiche, sancito con il 1989, cui fa da pari il fallimento del mito di una crescita economica automatica e continua, decretato dalla crisi dell'autunno del 2008 e la più recente CRISI di credibilità dell'Universo delle Chiese istituzionalizzate in seguito alla BUFERA degli scandali degli abusi pedofili.
Jacob Bronowski: Ecco dunque fissata la scena per l'atto finale di quest'opera di chiarificazione: non esistono interruzioni nella continuità della Natura. Ad un polo della sua traiettoria, la stella è stata collegata alla pietra; all'altro, l'uomo è stato situato tra gli animali. Ora non rimane che tirare fra questi due poli un'unica catena che passa attraverso minerali, vegetali, animali, e lungo la quale la Natura s'identifica con le sue CREATURE. Una linea ininterrotta corre dalla pietra al cactus, al cammello, senza che durante il suo percorso si verifichi un salto soprannaturale. Non c'è stato bisogno di nessun particolare atto di CREAZIONE, di nessuna scintilla vitale perchè la materia inanimata si trasformassse in ESSERI VIVENTI. Sia l'una che gli altri sono composti degli stessi ATOMI, sistemati, soltanto, in un ORDINE DIVERSO.
Questa è la TERZA e moderna forma dell'ETERNA ERESIA.
Thomas Hobbes, Leviathan, 1651:Visto che la vita non è che un movimento di membra, il cui principio si trova in qualche parte essenziale all'interno, perchè non possiamo dire che TUTTI GLI AUTOMI (macchine che si muovono grazie a molle e rotelle come fa un orologio) hanno una vita artificiale? Infatti, che cos'è il CUORE, se non una MOLLA; ed i NERVI se non un fascio di corde; e le GIUNTURE se non un sistema di RUOTE che danno movimento al corpo intero, così com'era negli intenti del suo artefice?
Nota mia: ecco la nascita della visione meccanicistica della vita e della natura che parte dalla presa d'atto, da parte di una grande filosofo, che è possibile, attraverso il progresso tecno,ogico (in questo caso.... della meccanica) ricreare una parvenza di vita. Noi siamo ancora a questo livello, se vediamo l'attuale presa di coscienza da un punto di vista puramente riflessivo, filosofico. Il razionalismo, su cui tanto siu basa il potere attuale della Chiesa cattolica, nasce e si alimenta nel seicento. Lo SPIRITUALISMO anche quello idealistico, per il quale lo SPIRITO si MANIFESTA nella Storia, viene dopo e ne è un superamento in senso umanistico (la storia, infatti, è creata dall'uomo, tanto nell'evento concreto quanto nella sua rielaborazione culturale.)
A NOI, AMANTI E CULTORI DELLA DEA NATURA (laudetur Priapus!) il diritto dovere di ri-creare la natura nella sua interezza INDIVISIBILE.
Georgius Vitalicus (alias Giorgio Vitali)
Armando Matteo: Da una parte il ritorno di Dio denuncia, ci pare, in modo inequivocabile, il passaggio ormai avvenuto dal celeberrimo disagio della civiltà presagito da Freud alla civiltà del disagio dei giorni nostri: l'impensata solidarietà sorta con il '68 tra scomunica del SAPERE tradizionale ed espansione tecnoscientifica della Società, mina quotidianamente ogni tentativo del cittadino europeo di
Jacob Bronowski: Ecco dunque fissata la scena per l'atto finale di quest'opera di chiarificazione: non esistono interruzioni nella continuità della Natura. Ad un polo della sua traiettoria, la stella è stata collegata alla pietra; all'altro, l'uomo è stato situato tra gli animali. Ora non rimane che tirare fra questi due poli un'unica catena che passa attraverso minerali, vegetali, animali, e lungo la quale la Natura s'identifica con le sue CREATURE. Una linea ininterrotta corre dalla pietra al cactus, al cammello, senza che durante il suo percorso si verifichi un salto soprannaturale. Non c'è stato bisogno di nessun particolare atto di CREAZIONE, di nessuna scintilla vitale perchè la materia inanimata si trasformassse in ESSERI VIVENTI. Sia l'una che gli altri sono composti degli stessi ATOMI, sistemati, soltanto, in un ORDINE DIVERSO.
Questa è la TERZA e moderna forma dell'ETERNA ERESIA.
Thomas Hobbes, Leviathan, 1651:Visto che la vita non è che un movimento di membra, il cui principio si trova in qualche parte essenziale all'interno, perchè non possiamo dire che TUTTI GLI AUTOMI (macchine che si muovono grazie a molle e rotelle come fa un orologio) hanno una vita artificiale? Infatti, che cos'è il CUORE, se non una MOLLA; ed i NERVI se non un fascio di corde; e le GIUNTURE se non un sistema di RUOTE che danno movimento al corpo intero, così com'era negli intenti del suo artefice?
Nota mia: ecco la nascita della visione meccanicistica della vita e della natura che parte dalla presa d'atto, da parte di una grande filosofo, che è possibile, attraverso il progresso tecno,ogico (in questo caso.... della meccanica) ricreare una parvenza di vita. Noi siamo ancora a questo livello, se vediamo l'attuale presa di coscienza da un punto di vista puramente riflessivo, filosofico. Il razionalismo, su cui tanto siu basa il potere attuale della Chiesa cattolica, nasce e si alimenta nel seicento. Lo SPIRITUALISMO anche quello idealistico, per il quale lo SPIRITO si MANIFESTA nella Storia, viene dopo e ne è un superamento in senso umanistico (la storia, infatti, è creata dall'uomo, tanto nell'evento concreto quanto nella sua rielaborazione culturale.)
A NOI, AMANTI E CULTORI DELLA DEA NATURA (laudetur Priapus!) il diritto dovere di ri-creare la natura nella sua interezza INDIVISIBILE.
Georgius Vitalicus (alias Giorgio Vitali)
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venerdì 13 agosto 2010
Ecologia alimentare contro le allergie, mangiando colorato e depurando l’organismo!
La maggior parte delle persone può mangiare una grande varietà di cibi vegetali e non senza avere nessun problema. Tuttavia attualmente c’ è una percentuale in crescendo di individui, i cui specifici in cui specifici alimenti o componenti alimentari, possono provare reazioni allergiche che si manifestano con eruzioni cutanee, o con una risposta allergica ben più grave. Le reazioni negative agli alimenti possono essere allergia alimentare o intolleranza alimentare.
Circa il 2% della popolazione adulta soffre di allergia alimentare, mentre nei bambini, nella maggior parte dei casi, l’ allergia scompare del tutto nell’ età scolare. Ma qual è la differenza tra allergia ed intolleranza alimentare? La reazione negativa al cibo, viene molto spesso erroneamente definita allergia alimentare. In molti casi viene provocata da un’intossicazione alimentare, o una intolleranza ad uno specifico alimento o ingrediente.
L’allergia alimentare invece è una forma specifica di intolleranza ad alimenti che attiva il sistema immunitario. Una proteina presente nell’alimento, provoca una serie di reazioni del sistema immunitario, tra cui la produzioni di anticorpi. Gli anticorpi determinano il rilascio di sostanze chimiche come l’ istamina che provocano svariati sintomi: prurito, naso che cola, tosse ed in alcuni casi affanno. Le allergie agli alimenti sono spesso ereditarie, e si manifestano nei primi anni di vita.
L’intolleranza alimentare coinvolge quindi il metabolismo, non il sistema immunitario. Un tipico esempio l' intolleranza al lattosio. Che cosa avviene invece in presenza di una reazione allergica? L’allergia è principalmente un’alterazione immunitaria in cui una sostanza generalmente innocua, viene percepita come una minaccia, e attacca le difese immunitarie dell’organismo. In Una vera e propria reazione allergica, l’organismo produce anticorpi, le reazioni negative sono immediate e localizzate.
Ci sono reazioni allergiche che impiegano ore o giorni nel manifestarsi, in questo caso si parla di reazioni di ipersensibilità ritardata. Fortunatamente la maggior parte delle persone allergiche agli alimenti, hanno reazioni lievi, soltanto in un numero ristretto si verifica una reazione violenta, che può essere letale e prende il nome di shock anafilattico, dove nel soggetto scende la pressione arteriosa, e può morire di arresto cardiaco se non gli viene prontamente somministrata adrenalina per aprire le vie respiratorie.
Rita De Angelis
Circa il 2% della popolazione adulta soffre di allergia alimentare, mentre nei bambini, nella maggior parte dei casi, l’ allergia scompare del tutto nell’ età scolare. Ma qual è la differenza tra allergia ed intolleranza alimentare? La reazione negativa al cibo, viene molto spesso erroneamente definita allergia alimentare. In molti casi viene provocata da un’intossicazione alimentare, o una intolleranza ad uno specifico alimento o ingrediente.
L’allergia alimentare invece è una forma specifica di intolleranza ad alimenti che attiva il sistema immunitario. Una proteina presente nell’alimento, provoca una serie di reazioni del sistema immunitario, tra cui la produzioni di anticorpi. Gli anticorpi determinano il rilascio di sostanze chimiche come l’ istamina che provocano svariati sintomi: prurito, naso che cola, tosse ed in alcuni casi affanno. Le allergie agli alimenti sono spesso ereditarie, e si manifestano nei primi anni di vita.
L’intolleranza alimentare coinvolge quindi il metabolismo, non il sistema immunitario. Un tipico esempio l' intolleranza al lattosio. Che cosa avviene invece in presenza di una reazione allergica? L’allergia è principalmente un’alterazione immunitaria in cui una sostanza generalmente innocua, viene percepita come una minaccia, e attacca le difese immunitarie dell’organismo. In Una vera e propria reazione allergica, l’organismo produce anticorpi, le reazioni negative sono immediate e localizzate.
Ci sono reazioni allergiche che impiegano ore o giorni nel manifestarsi, in questo caso si parla di reazioni di ipersensibilità ritardata. Fortunatamente la maggior parte delle persone allergiche agli alimenti, hanno reazioni lievi, soltanto in un numero ristretto si verifica una reazione violenta, che può essere letale e prende il nome di shock anafilattico, dove nel soggetto scende la pressione arteriosa, e può morire di arresto cardiaco se non gli viene prontamente somministrata adrenalina per aprire le vie respiratorie.
Rita De Angelis
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giovedì 12 agosto 2010
“Monocultura e totalitarismo ambientale” di Danilo D’Antonio
Nessuna idea è talmente buona, ha un valore assoluto, da poter essere
affermata a forza, con il sostegno di gente armata (gli statali) sull'intero
territorio di un Paese, di una confederazione di Paesi, di un Pianeta.
Possiamo avere la più gran personale certezza che le nostre idee e conseguenti regole siano quanto di meglio da praticare, ma non abbiamo alcun diritto di forzare altri a seguire le nostre direttive nell'ambito delle loro sfere private.
Quante volte abbiamo, noi persone innamorate della natura, osteggiato la
monocoltura che così gran disastro opera sulla ricchezza espressiva della
vita biologica? Ebbene, se capiamo questo, per quale ragione, quando poi
siamo noi stessi ad agire politicamente, pretendiamo che altri accolgano le
nostre idee in massa rivolgendoci alla forza bruta della legge, agli
statali, per imporle ovunque?
Possiamo avere tutti, qui, a cuore l'ambiente naturale, quindi la nostra
stessa vita. E' più che giusto. Ma chi ci dà il diritto di intervenire sulla
sfera privata altrui istericamente dimenticando ogni regola democratica pur
di vedere praticati i nostri dettami e raggiunti i nostri obiettivi?
Gli ambientalisti hanno da prendere coscienza dei loro errori. Essi stanno
diffondendo a forza il loro verbo sull'intera superficie del Pianeta. Essi
hanno già calpestato le proprietà altrui, diminuendo su di esse la potestà
di tanta gente modesta, impoverendola ed a volte costringendola ad emigrare
altrove in cerca di democrazia. Ed hanno privato tutti del sacro diritto di
vivere sulla terra, intendendo continuare su questa linea d'azione.
Non si rendono minimamente conto che il TOTALITARISMO altro non è che
l'estensione di un potere sulla TOTALITÀ del TERRITORIO di un Paese o di
un'area geografica confederata o dell'intero pianeta, quindi non soltanto su
quella Res Publica di proprietà collettiva dove è più che giusto, logico e
funzionale, attuare una politica decisa collettivamente, ma anche su quella
Res Privata che sola può donare il necessario grado di indipendenza e
libertà ai singoli componenti della società e può perfino giungere a salvare
la società intera per la ricchezza di indipendenti punti di vista ed
espressioni che vi si possono cogliere e realizzare.
L'amore per la natura è, non occorre manco ripeterlo, oltremodo buona cosa,
poiché trattasi di amore per se stessi, poiché noi tutti non siamo altro che
natura. Ma un conto è l'amore per la natura ed un conto è l'ambientalismo,
il forzare altri a seguirci. Gli ambientalisti non possono diffondere la
loro visione delle cose, con le conseguenti regole, imposizioni, divieti,
coercizioni, controlli, repressioni, seguendo il tradizionale APPROCCIO
POLITICO AUTORITARIO sull'intera superficie del Paese e del Pianeta. Persone
che amino davvero la natura, facendone parte e vivendola, ne sanno leggere i
principi e capiscono che mai nessun TOTALITARISMO, venendo meno i due
fondamenti della vita: l'EQUILIBRIO e la MOLTITUDINE di punti di vista e
d'apporto, non conduce ad alcunché di buono ma solo SQUILIBRIO ed
ESTREMISMO, ambientale e sociale.
Gli ambientalisti non si rifugino dietro ad un "noi non obblighiamo nulla" o
qualche altra scusa perché è dal loro misero pensiero (e quanta ignoranza e
superficialità li ricopra si evidenzia dai loro stessi documenti) che
vengono poi ricavate le leggi che ormai opprimono l'intero genere umano.
Bisogna riconoscere che l'approccio specialistico e quello
isterico/superficiale è esattamente ciò che nuoce da tempo alla società.
Allo stato attuale delle cose oggi con i vostri interventi fate più danno
che altro. Perché non avete approfondito a sufficienza la materia sulla
quale intendete intervenire, perché non l'avete correlata ad ogni altro
aspetto della vita, cogliendo quella WHOLENESS, quella completezza, quella
interezza che solo permette azioni che fanno del bene senza aggiungere altro
male.
Specificatamente gli ambientalisti non disdegnino oltre i due principi della
Democrazia:
1) quanto di pertinenza e proprietà della Collettività va condiviso,
2) quanto di pertinenza e proprietà della Persona va rispettato.
Questi sono due cardini senza ruotare intorno ai quali ogni vostra azione
cadrà giù. Perché la natura è vissuta dall'essere umano, quindi è anch'essa
un fatto politico ed essendolo non può derogare dal soddisfare i due
principi della Democrazia. Sono proprio questi due principi che realizzano
EQUILIBRIO e MOLTITUDINE ESPRESSIVA. Le basi stesse dalla vita e di quella
natura che intendete difendere.
Ringrazio e saluto, Danilo D'Antonio
Vale de Mil Anos
Alentejo - Portugal
++351 964986219
affermata a forza, con il sostegno di gente armata (gli statali) sull'intero
territorio di un Paese, di una confederazione di Paesi, di un Pianeta.
Possiamo avere la più gran personale certezza che le nostre idee e conseguenti regole siano quanto di meglio da praticare, ma non abbiamo alcun diritto di forzare altri a seguire le nostre direttive nell'ambito delle loro sfere private.
Quante volte abbiamo, noi persone innamorate della natura, osteggiato la
monocoltura che così gran disastro opera sulla ricchezza espressiva della
vita biologica? Ebbene, se capiamo questo, per quale ragione, quando poi
siamo noi stessi ad agire politicamente, pretendiamo che altri accolgano le
nostre idee in massa rivolgendoci alla forza bruta della legge, agli
statali, per imporle ovunque?
Possiamo avere tutti, qui, a cuore l'ambiente naturale, quindi la nostra
stessa vita. E' più che giusto. Ma chi ci dà il diritto di intervenire sulla
sfera privata altrui istericamente dimenticando ogni regola democratica pur
di vedere praticati i nostri dettami e raggiunti i nostri obiettivi?
Gli ambientalisti hanno da prendere coscienza dei loro errori. Essi stanno
diffondendo a forza il loro verbo sull'intera superficie del Pianeta. Essi
hanno già calpestato le proprietà altrui, diminuendo su di esse la potestà
di tanta gente modesta, impoverendola ed a volte costringendola ad emigrare
altrove in cerca di democrazia. Ed hanno privato tutti del sacro diritto di
vivere sulla terra, intendendo continuare su questa linea d'azione.
Non si rendono minimamente conto che il TOTALITARISMO altro non è che
l'estensione di un potere sulla TOTALITÀ del TERRITORIO di un Paese o di
un'area geografica confederata o dell'intero pianeta, quindi non soltanto su
quella Res Publica di proprietà collettiva dove è più che giusto, logico e
funzionale, attuare una politica decisa collettivamente, ma anche su quella
Res Privata che sola può donare il necessario grado di indipendenza e
libertà ai singoli componenti della società e può perfino giungere a salvare
la società intera per la ricchezza di indipendenti punti di vista ed
espressioni che vi si possono cogliere e realizzare.
L'amore per la natura è, non occorre manco ripeterlo, oltremodo buona cosa,
poiché trattasi di amore per se stessi, poiché noi tutti non siamo altro che
natura. Ma un conto è l'amore per la natura ed un conto è l'ambientalismo,
il forzare altri a seguirci. Gli ambientalisti non possono diffondere la
loro visione delle cose, con le conseguenti regole, imposizioni, divieti,
coercizioni, controlli, repressioni, seguendo il tradizionale APPROCCIO
POLITICO AUTORITARIO sull'intera superficie del Paese e del Pianeta. Persone
che amino davvero la natura, facendone parte e vivendola, ne sanno leggere i
principi e capiscono che mai nessun TOTALITARISMO, venendo meno i due
fondamenti della vita: l'EQUILIBRIO e la MOLTITUDINE di punti di vista e
d'apporto, non conduce ad alcunché di buono ma solo SQUILIBRIO ed
ESTREMISMO, ambientale e sociale.
Gli ambientalisti non si rifugino dietro ad un "noi non obblighiamo nulla" o
qualche altra scusa perché è dal loro misero pensiero (e quanta ignoranza e
superficialità li ricopra si evidenzia dai loro stessi documenti) che
vengono poi ricavate le leggi che ormai opprimono l'intero genere umano.
Bisogna riconoscere che l'approccio specialistico e quello
isterico/superficiale è esattamente ciò che nuoce da tempo alla società.
Allo stato attuale delle cose oggi con i vostri interventi fate più danno
che altro. Perché non avete approfondito a sufficienza la materia sulla
quale intendete intervenire, perché non l'avete correlata ad ogni altro
aspetto della vita, cogliendo quella WHOLENESS, quella completezza, quella
interezza che solo permette azioni che fanno del bene senza aggiungere altro
male.
Specificatamente gli ambientalisti non disdegnino oltre i due principi della
Democrazia:
1) quanto di pertinenza e proprietà della Collettività va condiviso,
2) quanto di pertinenza e proprietà della Persona va rispettato.
Questi sono due cardini senza ruotare intorno ai quali ogni vostra azione
cadrà giù. Perché la natura è vissuta dall'essere umano, quindi è anch'essa
un fatto politico ed essendolo non può derogare dal soddisfare i due
principi della Democrazia. Sono proprio questi due principi che realizzano
EQUILIBRIO e MOLTITUDINE ESPRESSIVA. Le basi stesse dalla vita e di quella
natura che intendete difendere.
Ringrazio e saluto, Danilo D'Antonio
Vale de Mil Anos
Alentejo - Portugal
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