giovedì 19 agosto 2010

Un tal “Gesù Cristo” ri-visto in Cina...

“Ogni grande idea contiene il rischio dell'ideologia. Questo è il velenoso omaggio che il nostro mondo riserva a chi lo infastidisce col pungolo del pensiero, e che non dev'essere mai trascurato da coloro che al pensiero ed alle idee non sono disposti a rinunciare” [da: Globalizzazione e/o cristianesimo? di Giuseppe Fornari.]

DOCUMENTO DI NANCHINO del 1616-17, primo procedimento legale preso contro i missionari cristiani, che comportava l'espulsione (solo...):
“I Barbari affermano all'unanimità che il loro signore del Cielo è il Cielo venerato dai Cinesi. [...] Tuttavia i Barbari hanno pubblicato un Compendio della dottrina del Signore del Cielo in cui è scritto a chiare lettere che il signore del Cielo è nato nel tale anno nel regno dell'Imperatore Hai degli An, che il suo nome è Yesu e che sua madre si chiama Yalima. E' dunque solo un Barbaro dei Mari d'Occidente.
Dicono anche che morì inchiodato da cattivi funzionari su un'impalcatura a forma di dieci. E' dunque solo un Barbaro condannato a morte. Come si potrebbe chiamare Signore del Cielo un Barbaro che ha subìto l'estremo supplizio? [...] E osano offendere gli orecchi imperiali con affermazioni tanto menzognere e contrarie ai riti! Come possono immaginare che nella nostra Cina nessuno si accorga della loro soperchieria?”

Nota mia: lo stesso ragionamento era fatto anche dai Romani. Oggi noi sappiamo che il mito cristico nasce da una sincresi (o simbiosi) fra una moltitudine di "visioni del mondo" che implicavano anche il mito sacrificale (Orfeo; Adone, nato da un albero, ucciso dal cinghiale, simbolo della vegetazione... Mythra, Marcus Curtius (Curzio) che si sacrifica immolandosi agli dei infernali per la salvezza di Roma....)
mentre la CROCE altro non era che il simbolo imperiale (solare ) apparso a Costantino mentre stava per conquistare Roma.

Georgius Vitalicus

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